TAPSO (Thapsus, Θάϕος)
Città dell'Africa proconsolare, posta sulla costa orientale, nel sito dell'attuale Ras Dimas. Il nome è probabilmente fenicio e deriva forse da un termine comune designante qualche particolarità del luogo, dato che si ritrova eguale in altro punto della costa africana (v. rusicade) e in Sicilia. Certo la città fu fiorente emporio marittimo al tempo dell'egemonia cartaginese e prima della dominazione romana, a giudicare non solo da quanto sappiamo delle sue vicende, ma altresì dalle numerose tombe dei sec. IV-II a. C. rinvenute nei suoi pressi, piuttosto ricche di suppellettile, fra cui sono frequenti i prodotti greci e italo-greci d'importazione. Nel 310 a. C. cadde in potere di Agatocle, e al principio della terza guerra punica si dichiarò dalla parte di Roma; per questo suo atteggiamento, al pari di altre città della regione, ebbe dopo la caduta di Cartagine la libertà (Appian., Lib., 94; Lex agraria del 111 a. C.), pure essendo compresa naturalmente nel territorio della provincia. Vi accorsero allora in gran numero commercianti romani, che nel sec. I a. C. formavano probabilmente un conventus. Al tempo delle guerre civili, la città e il conventus dei cittadini romani si schierarono dalla parte di Pompeo; cosicché l'una e gli altri furono, dopo la vittoria di Cesare, riportata proprio nelle vicinanze di essa, colpiti da multa. La città perdette, allora, forse, la libertà, che è lecito pensare peraltro le fosse restituita da Augusto, dato che il suo nome compare fra quelli degli oppida libera ricordati da Plinio. Durante l'impero non ebbe alcuna particolare importanza, e pochi sono i resti di essa ancora superstiti.
La Battaglia di Tapso. - Fu combattuta il 6 aprile (equivalente al 7 febbraio del calendario riformato) del 46 a. C. in quella duplice striscia di terra situata fra la costa, su cui sorge la città, e la retrostante Laguna di Moknine. Dopo quattro mesi di campagna, durante i quali aveva inutilmente cercato di trarre a battaglia i pompeiani, guidati da Metello Scipione e da Afranio, e alleati al re Giuba, Cesare la notte del 4 aprile marciò contro Tapso e ne iniziò il blocco dalla parte di terra: Scipione tentò di chiudergli ogni via di uscita, sbarrando sia il passo meridionale dell'istmo tra il mare e la laguna, dove forse erano l'accampamento di Afranio e quello di Giuba, sia il passo a nord-ovest, dove iniziò la costruzione di un nuovo accampamento. Cesare approfittò della divisione delle forze nemiche e della loro non felice posizione, per assalirle. L'episodio decisivo della battaglia fu a settentrione contro le truppe di Scipione, schierate con le legioni al centro, gli elefanti, la cavalleria indigena e la fanteria leggiera alle ali; Cesare aveva con sé cinque legioni di veterani e una o due di reclute. L'ala sinistra di Scipione cedette all'urto dei soldati di Cesare, e gli elefanti, retrocedendo, scompigliarono, e obbligarono alla fuga, il resto dello schieramento. Battuto così Scipione, Cesare si volse rapidamente a mezzogiorno, dove peraltro Afranio e Giuba avevano già abbandonato i loro campi. La vittoria di Tapso decise, in favore di Cesare, la campagna africana.
Bibl.: St. Gsell, Hist. anc. Afrique d. Nord, II, Parigi 1918, p. 133 seg.; VIII, ivi 1928, p. 123 segg. (con bibl. precedente).