TAO.
– Nascita e sviluppo. La situazione in Cina. La situazione nel mondo occidentale. Bibliografia
Nel periodo in cui nasce il pensiero classico cinese, tra il 6° e il 3° sec. a.C., che vede l’origine delle principali scuole filosofiche (scuola dello yin e dello yang, confucianesimo, taoismo, legismo, moismo, logici), il termine tao (dao nella trascrizione pinyin) designa un concetto filosofico fondamentale che, soggetto a numerose definizioni e interpretazioni, influenzerà significativamente lo sviluppo della maggior parte delle successive correnti intellettuali della Cina. Mentre per alcune scuole filosofiche il significato di tale termine può essere limitato a quello di dottrina, o può indicare semplicemente il comportamento corretto dell’essere umano, nel confucianesimo esso indica l’essenza dell’insegnamento, i principi ai quali l’uomo deve conformarsi, il complesso delle norme rituali, cerimoniali, etiche che regolano la sua esistenza e la complessa rete dei rapporti sociali in cui è inserito (rendao); rappresenta, nello stesso tempo, la norma che regola l’universo e che si esprime, nel modo materiale, attraverso il qi (materia, energia, pneuma) e il li (ordine, modello).
Nascita e sviluppo. – Rispondendo alle complesse speculazioni ontologiche che il buddismo stava introducendo in Cina nel 3° sec. d.C., Wang Bi (226-249) diede al termine tao un’interpretazione metafisica, associandolo all’idea di «nulla», di «vuoto» e di «non essere» (wu), in opposizione all’«essere» (you). Il suo commento al Daodejing determinò un’interpretazione filosofica e ontologica del t. che divenne l’unica ufficialmente accettabile per i letterati e i funzionari cinesi, priva dei connotati naturalistici e mistici propri dell’insegnamento taoista. A partire dall’epoca Song (960-1279) il concetto di dao acquistò una nuova rilevanza all’interno della corrente di pensiero che, rifacendosi alle speculazioni cosmologiche di epoca Han (206 a.C.-220 d.C.), contribuì a costituire l’ortodossia confuciana, comunemente nota come neoconfucianesimo o studio del tao (daoxue).
La tradizione che a partire dall’epoca Han è designata come taoismo (daojia o daojiao), ma che ha radici nella scuola dello yin e dello yang e nella cosiddetta corrente Huang-Lao, promuove la nozione di un t. che, superiore a qualsiasi insegnamento umano, oltre a decifrare il cosmo, le sue origini e le modalità del suo sviluppo, costituisce il modello cui è necessario conformarsi per conseguire la saggezza. Tale tradizione, che incarna una filosofia naturalistica testimoniata dai testi attribuiti a pensatori quali Lao Zi e Zhuang Zi, elabora una concezione profonda e sottile del t. come via cosmica e universale, presente di per sé nelle manifestazioni spontanee del mondo e della natura. Il t. è immanente a tutte le cose, è costante ed eterno pur nei suoi continui mutamenti. Non impersona un dio supremo, oggettivo, che per propria volontà ha dato forma all’universo e risiede al di fuori del mondo sensibile, né è un principio metafisico di origine trascendente separato dalle manifestazioni naturali; non corrisponde al concetto di assoluto comune in altri sistemi religiosi. Il suo carattere è inafferrabile e sfugge a ogni definizione; è proprio l’impossibilità di definirlo che lo caratterizza: «Il Tao di cui si può parlare non è l’eterno Tao», recita il Daodejing. Il suo potere creativo si esprime nel generare incessantemente, per mezzo di continue trasformazioni, la totalità degli elementi contraddittori e complementari dell’esistenza. Esso, dando origine all’Uno, innesca un processo di moltiplicazione all’infinito che, passando attraverso le due polarità complementari dello yin e dello yang, costituisce la matrice e la sorgente dalla quale procedono e alla quale ritornano tutte le cose (wanwu, i diecimila esseri, il mondo).
Poiché il taoismo, nelle sue manifestazioni sia individuali sia sociali, più che una dottrina è una pratica spirituale, l’individuo che vi aderisce è alla ricerca dell’unione con il tao. Tale aspirazione si manifesta attraverso pratiche meditative e nella vita sociale. La ricerca dell’immortalità, o della «lunga vita», occupa una posizione centrale dal punto di vista sia storico sia dottrinale. Tale ricerca può comportare l’esercizio dell’«alchimia operativa» (waidan), nella tradizione rappresentata da Ge Hong (283-343), e dell’«alchimia interiore» (neidan) o di altre pratiche meditative, fisiologiche e alimentari, il cui scopo finale è riprodurre il movimento fondamentale del t.: il ritorno, dal molteplice all’unità e al principio originario. Le numerose pratiche permettono all’adepto di unirsi con il t., si tratta di «possedere il tao» o «ottenere il tao». Oltre che a livello individuale, l’armonia con il t. può essere conseguita anche da un’intera comunità grazie al culto e alle celebrazioni liturgiche. Nei testi rivelati delle principali correnti taoiste sviluppatesi tra il 2° e il 5° sec., ossia la «Via dei maestri celesti» (Tianshi dao), la «Purezza suprema» (Shangqing) e il «Tesoro numinoso» (Lingbao), e nelle pratiche devozionali, il t. viene personificato in numerose divinità. Tali divinità sono tuttavia interpretate, in particolare nei testi della tradizione Lingbao, come il frutto di una sola istanza, e la loro molteplicità non è altro che la rappresentazione della progressiva differenziazione che, per mezzo di incessanti trasformazioni, deriva dal t. stesso.
La situazione in Cina. – A partire dall’inizio del nuovo corso politico inaugurato da Deng Xiaoping nel 1976, nella Repubblica Popolare Cinese, come a Taiwan dopo la fine della legge marziale nel 1987, si verificò una vivace rinascita di tutte le attività religiose, compreso il taoismo. Oggi, con rinnovato vigore, continua la fervente opera di restauro o di completa ricostruzione di templi taoisti, vengono eseguiti rituali abbandonati già prima della fondazione della Repubblica Popolare Cinese e si provvede all’istruzione di un nuovo clero, che ha ripreso la propria attività presso le comunità locali. In particolare, nella provincia cinese del Fujian gli scambi frequenti con la vicina Taiwan, in cui il taoismo era rimasto comunque vitale, favoriscono una crescita rapida delle attività tradizionalmente legate a esso. La rinascita dei culti locali e il restauro degli antichi luoghi sacri sono resi possibili dalle donazioni dei cinesi residenti all’estero, dal recente aumento del reddito dei cittadini, nonché dall’opportunità dell’industria turistica di sfruttare una nuova risorsa.
La maggior parte delle iniziative nella Cina continentale è diretta o autorizzata dall’Associazione nazionale taoista (Zhongguo Daojiao Xiehui), di emanazione governativa. Di particolare importanza è il fatto che sia di nuovo ammessa la diffusione del clero aderente alla corrente dei maestri celesti (Tianshi dao o Zhengyi), la cui trasmissione è ereditaria e che vive a contatto con le comunità locali in stato laicale. Questo fatto restituisce al clero taoista le sue funzioni principali: agire da tramite con le divinità, consacrare templi, eseguire cerimonie di purificazione, organizzare processioni e offerte agli dei, anche su richiesta di privati cittadini. Questa scuola era stata precedentemente proscritta eleggendo a solo rappresentante del taoismo nella Cina continentale la corrente della completa perfezione (Quanzhen), che presenta un’organizzazione più simile al monachesimo buddhista.
La situazione nel mondo occidentale. – Il taoismo in Europa e negli Stati Uniti è una delle numerose culture esotiche a cui le persone si rivolgono nella ricerca di una nuova spiritualità, di un nuovo significato dell’esistenza e di autenticità della vita, al di fuori delle organizzazioni religiose tradizionali.
Si tratta di un fenomeno stimolato dalla modernità e dal processo di privatizzazione della religione, in seguito al quale l’adesione a una religione diviene una scelta personale che dipende strettamente dalle proprie esperienze individuali. Tali esperienze possono essere tratte da una vasta scelta di stimoli esterni, tra i quali assume un ruolo importante la filosofia legata al concetto di t. assieme a una vaga nozione della religione taoista nel suo complesso. Spesso questo avviene attraverso l’adesione a pratiche che hanno una connotazione taoista e che mirano al benessere individuale, quali le arti marziali, il taiji quan, la medicina tradizionale cinese, il qigong, il fengshui. Il bisogno di un’esperienza spirituale, negata dalla modernità, ha creato l’esigenza di un ritorno alla magia, al mistero, alle regole della natura che conduce a cercare un’esperienza unificatrice della propria esistenza: il taoismo viene interpretato come una via per il benessere fisico o la guarigione.
In Italia la comunità cinese probabilmente non è ancora abbastanza radicata nel territorio né sufficientemente numerosa e strutturata dal punto di vista culturale per avere una propria tradizione taoista, come in altri Paesi della diaspora. Qui, come altrove in Europa, le attività religiose collegate al taoismo sono quasi sconosciute dal punto di vista storico, sociologico e antropologico. Anche in Italia simpatizzanti non cinesi si avvicinano al pensiero taoista attraverso la pratica del taiji quan, del qigong e della medicina tradizionale. A Caserta è stata fondata nel 2013 una Chiesa taoista d’Italia i cui fondatori e aderenti sono di nazionalità italiana.
Bibliografia: K. Schipper, Le corps taoïste: corps physique,corps social, Paris 1982 (trad. it. Roma 1983); A.C. Graham, Disputers of the Tao. Philosophical argument in ancient China, La Salle (Ill.) 1989 (trad. it. La ricerca del Tao. Il dibattito filosofico nella Cina classica, Vicenza 1999); I. Robinet, Histoire du taoïsme des origines au XIVe siècle, Paris 1991 (trad. it. Roma 1993); A. Cheng, Histoire de la pensée chinoise, Paris 1997 (trad. it. in 2 voll.,Torino 2000); A. Cadonna, “Quali parole vi aspettate che aggiunga?”. Il Commentario al Daodejing di Bai Yuchan, maestro taoista del XIII secolo, Firenze 2001; C.-T. Lai, Daoism in China today, 1980-2002, «The China quarterly: an international journalfor the study of China», 2003, 174, pp. 413-27; R. Kirkland, Taoism. The enduring tradition, New York-London 2004 (trad. it.Roma 2006); L. Komjathy, Tracing the contours of Daoism in North America, «Nova religio. The journal of alternative and emergent religions», 2004, 8, 2, pp. 5-27; T. Michael, The pristine Dao. Metaphysics in early Daoist discourse, Albany 2005; R.J. Kirkland, Dao, in Encyclopedia of Taoism, ed. F. Pregadio, 2voll., London-New York 2008, pp. 304-09; E. Siegler, Back to the pristine: identity formation and legitimation in contemporary American Daoism, «Nova religio. The journal of alternative andemergent religions», 2010, 14, 1, pp. 45-66.