TANTALIO (XXXIII, p. 239)
Grazie all'elevata affinità per il carbonio e l'azoto e alla discreta stabilità dei relativi carbo-nitruri il t., insieme col niobio, ha avuto già da diversi anni importanti applicazioni in siderurgia quale elemento speciale di aggiunta agli acciai inossidabili austenitici "stabilizzati", agli acciai microlegati ad alto limite di snervamento e ad alcune leghe di nichel. Per questi impieghi viene di preferenza usata la ferrolega, a 50-60% di niobio e t., che si produce al forno elettrico per riduzione con alluminio del concentrato di ossidi naturali. Il metallo puro, d'altronde, oltre a una notevole espansione delle sue ben note applicazioni nei settori dell'elettrotecnica e dell'elettronica, come materiale per condensatori, per filamenti e getter nelle valvole termoioniche, nei tubi sottovuoto, ecc., viene da qualche tempo impiegato, per l'eccellente resistenza alla corrosione, nell'industria chimica e in quella nucleare: la prima se ne serve per la costruzione di scambiatori, tubazioni, serbatoi e altro, esposti all'azione di particolari agenti corrosivi; la seconda lo utilizza, sia da solo che in forma di lega con 8-10% di W e 2% di Hf, nei reattori nucleari raffreddati con metalli liquidi per le parti a contatto con questi.
Per la sua produzione industriale al classico procedimento di riduzione con il sodio si è affiancato di recente l'altro, basato sull'elettrolisi del fluotantalato di potassio, K2TaF7). Il sale fuso, a temperatura di circa 900 °C, è contenuto in un adatto crogiolo di acciaio, la cui parete ha pure funzione di catodo, e sull'anodo, costituito da un cilindro di grafite immerso nel bagno, va a depositarsi man mano il t. spugnoso. La spugna viene poi consolidata a parte ricorrendo alla sinterizzazione a circa 2000 °C e sotto compressione oppure alla fusione sottovuoto all'arco elettrico. Dai lingotti così ottenuti sì preparano poi lamiere, tubi, fili, ecc., per laminazione, trafilatura, ecc.
Nel 1976 la produzione mineraria di t. e niobio è stata di 23.000 t (di cui due terzi circa del primo) e proveniva in prevalenza dal Brasile, dal Canada e da alcuni paesi dell'Africa.
Bibl.: Niobium, tantalum, molibdenum and tungsten (a cura di A.G. Quarrell), Amsterdam 1961; F. Fairbrother, Chemistry of niobium and tantalum, New York 1967; Metal bulletin handbook, Londra 1975.