ṬĀHIRIDI
. Dinastia musulmana, tra le prime sorte con pratica semi-indipendenza dal califfato ‛abbāside di Baghdād, che regnò sul Khorāsān (Persia nord-orientale) dall'inizio del sec. II al 259 ègira, sec. IX d. C. Fondatore ed eponimo è quel Ṭāhir ibn al-Ḥusain, di origine servile, che fu fedele generale di al-Ma'mūn nella sua lotta per la conquista del trono contro il fratello al-Amīn, e da lui vittorioso ricevette "il governo", in realtà un'investitura di potere quasi autonomo nel Khorāsān (205 eg./ 820 d. C.; altri fanno datare l'inizio del potere dei Ṭāhiridi dalla nomina di Ṭāhir a comandante delle truppe di al-Ma'mūn nella guerra civile contro il fratello: 194/810).
Ṭāhir governò per due anni la sua provincia, e alla sua morte (207/822) gli successe prima il figlio Ṭalḥah (207/822-213/828), poi l'altro figlio ‛Abd Allāh (213/828-230/844); a quest'ultimo il figlio Ṭāhir II (230/844-248/862) e il nipote Muḥammad (248/862-259/873), sotto il quale la dinastia fu soppiantata nel dominio del Khorāsān dai Ṣaffāridi.
All'importanza politica dei Ṭāhiridi, nell'inizio del processo di sfaldamento della compagnia unitaria del califfo arabo-musulmano, corrisponde una culturale: persiani di origine, essi favorirono lo sviluppo della letteratura araba, e la sua fecondazione con i germi dell'antica civiltà iranica. La lunga epistola di consigli di governo, attribuita a Ṭāhir e indirizzata al figlio ‛Abd Allāh, allorché questi fu nominato governatore nel 206/821 del territorio mesopotamico dei Diyāh Rabī‛ah, è uno dei più celebri documenti della prosa araba del sec. III, fondente letterariamente un materiale gnomico semitico con uno di antica tradizione iranica.
Bibl.: W. Barthold, in Encycl. de l'Islam, IV, pp. 644-645; E. De Zambaur, Manuel de Chronologie et de généalogie pour servir à l'histoire de l'Islam, Hannover 1927; per la lettera di Ṭāhir, G. Richter, Studien zur Geschichte der älteren arabischen Fürstenspiegel, Lipsia 1932.