Alderotti, Taddeo (Thaddaeus Florentinus)
È il medico che D. ricorda (Pd XII 83) come uno fra i più noti maestri di quell'arte viventi nel suo tempo, e (Cv I X 10 Taddeo ipocratista) come traduttore in volgare dell'Etica di Aristotele.
L'A. nacque nel 1223 a Firenze da famiglia modesta e studiò medicina in età non più giovanile; tuttavia, fu ben presto assai noto per la dottrina e per l'efficacia delle sue cure. Operò per il resto della sua vita in Bologna, ove insegnò nello Studio a partire dal 1260 circa; nel 1289 fu fatto cittadino bolognese. L'importanza di lui nella storia della medicina è dovuta, oltre alla fama derivatagli dall'esercizio della professione medica, ai commenti composti per illustrare le opere di Ippocrate e di Galeno, fedele com'egli fu alle tradizioni greco-arabistiche della scuola salernitana. La sua speculazione dottrinale diede avviamento alla scuola medica bolognese, la quale si affermò nello Studio e prosperò fin quasi al termine del secolo XV, caratterizzandosi per l'applicazione del metodo scolastico alle questioni mediche. Ma soprattutto sono particolarmente importanti come espressione del suo metodo di osservazione dei casi clinici i Consilia, che lo mostrano molto lontano dall'indirizzo diagnostico comune al suo tempo. I Consilia sono arrivati fino a noi nella tradizione di tre codici (Vaticano lat. 2418; Rimini, Bibl. Civica, D. XXIV, 3; Bologna, Bibl. dell'Università, ms. 1418), che servirono all'edizione fattane nel 1937 a cura di G.M. Nardi; comprendono 156 consulti. Altri scritti dell'A. furono dati alle stampe postumi nei secoli XV e XVI; altri infine sono rimasti inediti.
La fama acquistata con l'esercizio fortunato della professione gli procurò in Bologna onori e privilegi, e gli valse, nel 1287, la chiamata a Roma, al capezzale del morente papa Onorio IV. L'A. morì in Bologna nel 1295 e fu sepolto nella chiesa dei francescani di quella città.
Bibl. - G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., IV, Firenze 1806, 218-223; M. Sarti - M. Fattorini, De claris archigymnasii Bononiensis professoribus, I, Bologna 1880, 554-564; G. Pinto, T. da Fiorenza o la medicina in Bologna nel XIII secolo, Roma 1888; A. Bucelli, Le conoscenze di otorinolaringoiatria di T. da Fiorenza, in " Il Valsalva " IV (1928) 528-532; L. Thorndike, A History of Magic and Experimental Science, III, New York 1934, 14; ID., Further Incipits, in " Speculum " XXVI (1951) 675; si vedano anche le voci biografiche in Biogr. Lexicon der hervorrag. Aerzte aller Zeiten und Völker, 506; in Enc. Ital., II 277; in Dizion. biogr. degli Ital. II (1960) 85. Per la sua posizione e la sua importanza nella storia della medicina, cfr. S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, Napoli 1849, 93, 165, 211. Il suo testamento è stato pubblicato da D. Barduzzi, Il testamento di maestro T. degli A., Pisa 1891. Sulle sue opere, cfr. L. Frati, Per due antichi volgarizzamenti: II. L'Etica di Aristotele volgarizzata da T. di A., in " Giorn. stor. " LXVIII (1916) 192-195; B. Nardi, L'averroismo bolognese nel secolo XIII e T.A., in " Rivista di storia d. filos. " IV (1949) 11-22.