SUNIO (Σούνιον)
Promontorio roccioso all'estremità sud-orientale dell'Attica, al limite del golfo Saronico e del canale di Eubea, uno dei più importanti demi attici per la sua posizione strategica e per la prossimità con le miniere argentifere del Laurion. Consacrato in età storica a Posidone e ad Atena, doveva essere luogo di culto anche in età più remota poiché già in Omero ha l'appellativo di ἱρόν (Od., iii, 278). I ritrovamenti più antichi, che provengono tutti dalla zona del più tardo tempio di Posidone, sono due idoletti cicladici (v.) e un sigillo miceneo; seguono numerosi cocci di età geometrica, frammenti di scarabei, ceramiche ed altri oggetti di provenienza egizia del VII-VI sec. a. C., nonché i grandi koùroi arcaici, ora al Museo Nazionale di Atene.
Gli scavi furono compiuti dai tedeschi nel 1884 e poi dai greci, specialmente negli anni 1899-1915. Recentemente al tempio di Posidone sono state eseguite opere di anastilosi. Il promontorio, alto 60 m, a picco sul mare, fu fortificato con una potente acropoli che occupava circa 350 × 220 m. Le mura presentano diversi tipi di materiali e di tecnica; alcuni tratti sono in blocchi poligonali di pòros, altri in blocchi isodomi, rustici, di una specie di conglomerato simile all'arenaria; spesso appaiono frammenti di marmo. Ogni 20 m c'erano piccole torri (ne restano undici) di pietre irregolari, che avevano la parte superiore costruita in mattoni crudi e appaiono strettamente compenetrate con il nucleo interno delle mura. L'impiego di tecniche e materiali diversi aveva fatto pensare a due epoche nettamente differenziate e lo Stais aveva proposto il IV sec. per le mura in pòros e il V per le altre. Ma adesso si propende ad attribuire tutto il grosso delle fortificazioni al V sec., giustificando con motivi di fretta l'eterogeneità dei materiali e delle tecniche. D'altronde Tucidide (viii, 4) affermava che le mura del S. vennero costruite solo dopo la battaglia di Deceleia (413-412). Verso il mare non c'erano torri. Nella zona N-O dell'acropoli, presso un braccio di muro pure incompiuto e formato di un doppio paramento di blocchi isodomi di marmo e pòros e con due grosse torri, c'è una piccola baia artificialmente ampliata, con una doppia darsena in parte tagliata nella roccia e un tempo coperta, ove potevano trovar riparo due navi a vele spiegate. Vi si accedeva dall'alto a mezzo di una scala ancora conservata. In questa zona si trovava probabilmente anche l'ingresso delle fortificazioni, in corrispondenza con una strada di cui si è riconosciuto il tracciato. Una costruzione che ha l'aspetto di una grossa torre, con pavimento di lastre di marmo, ove furono trovati dei resti di armi, situata all'interno del muro orientale, nell'angolo N-E, fra due torri, è stata riconosciuta come un magazzino, contemporaneo all'ultimo rifacimento delle mura e alla costruzione delle darsene e costruito, quindi, al tempo dell'occupazione macedone (262-229 a. C.).
La parte più elevata dell'acropoli comprende il sacro recinto di Posidone. I limiti del tèmenos coincidevano ad E e a S con le mura di fortificazione, a cui sono contemporanee le mura del recinto costruite nel consueto conglomerato di arenaria. A N e ad O è un muro a blocchi isodomi rustici di marmo che ha la funzione di muro di sostegno e di terrazzamento (fine V sec. a. C.). Nel mezzo del recinto, su un basamento formato da due terrazze, la seconda delle quali costituisce lo stereobate e ove si distinguono due epoche diverse, sorge il tempio dedicato a Posidone i cui avanzi costituiscono oggi l'elemento caratteristico di una delle più pittoresche vedute della Grecia.
È un periptero dorico, anfiprostilo, che misura allo stereobate m 31,12 × 13,47, con 6 × 13 colonne, prive di èntasis e con solo 16 scanalature, in marmo locale di Agrileza, con metope lisce, un architrave di forma ionica e la decorazione di un fregio continuo, in marmo pario, alto cm 82,5; restano 14 lastre molto mutilate, rappresentanti la gigantomachia, la lotta fra i centauri e i Lapiti e le imprese di Teseo, sull'architrave dei quattro lati interni del pronao. Le proporzioni degli elementi architettonici, le colonne particolarmente sottili, le ante del pronao allineate con la terza colonna su ogni fianco, l'anomalia della presenza del fregio, hanno fatto attribuire ad un medesimo, anonimo architetto, lo Pseudo-Theseion (449-444 a. C.), questo tempio del Sunio (444-440 a. C.), il tempio di Ares nell'agorà di Atene (440-436 a. C.) e il tempio della Nemesi a Ramnunte (436-432 a. C.). Lo ionismo di molti elementi ha fatto pensare si trattasse di un architetto di origine insulare o, comunque, di un artista aperto alle esperienze del mondo iomco. Dal frontone E del tempio proviene un torso femminile seduto (Museo Nazionale di Atene).
Gli scavi compiuti dal Dorpfeld nel 1884 al disotto di questo tempio di età classica misero in luce i resti di un tempio precedente, in pòros, della fine del VI sec., con pianta simile a quella del tempio superiore (periptero dorico di circa m 13,06 × 30,20), con 6 × 13 colonne, ma con la cella suddivisa da due file di colonne addossate alle pareti. Della decorazione scultorea resta solo qualche frammento, fra cui la parte superiore di una figura femminile (da metopa o fregio?). Il tempio fu distrutto dai Persiani nel 490 a. C., prima che ne fosse stata ultimata la costruzione ed i suoi elementi architettonici furono reimpiegati per altri edifici del tèemenos.
In una spaccatura del terreno roccioso, presso il tempio di Posidone, vittime probabilmente anch'esse della distruzione persiana, furono trovate quattro o più colossali statue arcaiche in marmo pario, in frammenti (fine VII-inizio VI sec. a. C.). Una di esse, restaurata, supera i 3 m di altezza. Questi koùroi (v.) inaugurano, insieme ad altri frammenti trovati ad Atene presso il Dipylon, la plastica monumentale attica (v. greca, arte).
Alla terrazza del tempio si accedeva da N mediante un propileo dorico a tre navate, con un pronao con due colonne in antis, costruito nel noto conglomerato di arenaria e che attualmente si ritiene del V secolo. Ad O del propileo, appoggiata sul muro di sostegno del tèmenos ed aperta verso il santuario, è una lunga stoà (25 × 9 m), divisa in due navate da una fila di colonne, riadoperate dal tempio arcaico, contemporanea o di poco posteriore al propileo. Ad angolo con questo e addossata al peribolo O del tèmenos, in età più tarda fu costruita un'altra stoà minore. Al complesso del santuario appartengono inoltre abitazioni per i sacerdoti e edifici per il culto; case private databili dal VI sec. fino in età imperiale romana sono venute in luce ai lati della strada che, partendo dal propileo, menava al piccolo porto di N-O.
Alla distanza di circa 500 m, su una collina più bassa a N di quella dell'acropoli, era il tèmenos di Atena, il cui culto avrebbe, secondo alcuni, addirittura preceduto, al Sunio, quello di Posidone. Il tèmenos ha le dimensioni di circa 55 × 35 m ed era circondato da mura in poligonale di cui restano tracce a S e ad O. Nella parte orientale sono invece i resti di mura isodome, forse più tarde, e di una rampa che doveva scendere fino al porto situato ad E del capo. Nel sacro recinto sono state trovate le fondamenta di due templi, uno maggiore ed uno minore. Il tempio minore è una semplice cella quadrangolare; nel fondo della cella è la base in pietra nero-azzurra della statua di culto con l'impronta per un piede sinistro avanzante. Innanzi al tempio restano tracce dell'altare.
Nel peribolo del tempio di Atena, durante gli scavi del 1915, fu trovata la bella stele funeraria di età severa rappresentante un fanciullo ignudo che si incorona (Atene, Museo Nazionale).
L'abitato antico doveva trovarsi presso il porto meridionale (a N-O del capo) ove sono resti di altri edifici e probabilmente dell'agorà. Qui presso passava la strada di Agrileza, costruita su blocchi di calcare e uno dei più begli esempi di strada greca. Poiché le cave che fornirono il marmo per il secondo tempio di Posidone giacciono sul percorso di questa strada è da presumere che essa sia stata costruita almeno prima della metà del V sec. a. C.
Incerto è il luogo dove sorgeva l'heròon dedicato a Eros Stephanophòros.
Nella zona occidentale era la necropoli. Nelle adiacenze della strada di Agrileza si trovano sei gruppi di costruzioni formate ciascuna da una torre rotonda o rettangolare e annessi minori. La loro funzione è stata variamente interpretata come quella di fortini, di torri da guardia, fari, torri di segnalazioni, rifugi contro i pirati, ecc. Lo Young che ultimo recentemente li ha studiati (in Hesperia, xxv, 1956, pp. 122-146), ha concluso, sulla base di numerosi confronti, che possa trattarsi di parti di fattorie agricole, di cui le più antiche risalgono alla metà dei V sec. a. C. ed una almeno di esse sembra ancora in uso nel I sec. d. C.
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