suicidale
agg. Del suicidio; che spinge al suicidio.
• La lontananza dalla serietà esistenziale della narrativa degli anni Novanta non poteva essere più rimarcata: l’ironia relativizza il reale, prende atto della sua insufficienza. «Abbiamo una visione monolitica del Nord come triste e suicidale ‒ spiega Emilia Lodigiani editore di Iperborea ‒ ma la nota comica sta nelle saghe o in Kierkegaard come nell’ironia sottile e leggera di Tove Jansson, la prima umorista». (Sebastiano Triulzi, Repubblica, 13 aprile 2013, p. 48, Cultura) • In un interessante reportage televisivo curato da Nos un membro della cooperativa si reca a casa di un’anziana signora, elegante, in salute fisicamente e mentalmente, per spiegarle i vantaggi del composto. Come un qualsiasi rappresentante di commercio, apre una valigetta e ne estrae un flaconcino contenente una polverina bianca. Precisa che sono 8 grammi, sufficienti per 4 persone: quindi solo per lei ne bastano 2. A questo punto tira fuori una medicina molto comune per il mal di testa, «da usare prima dell’atto suicidale, per contrastare l’unico effetto collaterale, che consiste nell’emicrania», chiarisce. La misteriosa polverina va sciolta nell’acqua e bevuta subito, proprio come un’aspirina. Il risultato di questa lugubre procedura non si fa attendere a lungo: «La pressione del sangue scende velocemente, nel giro di 20 minuti si entra in coma, mezz’ora dopo la vita termina». (Maria Cristina Giongo, Avvenire, 5 ottobre 2017, p. 16, è Vita).
- Derivato dal s. m. e f. e agg. suicida con l’aggiunta del suffisso -(i)ale.
- Già attestato nella Repubblica del 10 ottobre 1991, p. 36 (Giovanni Maria Pace).