Subarna Rekha
(India 1962, Subarna Rekha, bianco e nero, 139m); regia: Ritwik Ghatak; produzione: J.J. Films; soggetto: Radheshyam Jhunjhunwala; sceneggiatura: Ritwik Ghatak; fotografia: Dilip Ranjan Mukhopadhyay; montaggio: Ramesh Joshi; scenografia: Ravi Chattopadhay; musica: Ustad Bahadur Hossain Khan.
Nel 1948, a Calcutta, un anno dopo la divisione del Bengala, un gruppo di rifugiati costruisce alcune abitazioni provvisorie. Ne fanno parte Ishwar e sua sorella Sita, che formano un sorta di piccola comunità insieme al professor Haraprasad e a sua moglie. A loro si unisce una donna di bassa casta con suo figlio Abhiram. La donna viene rapita da uno zamindar, un signorotto locale; Ishwar, partito alla sua ricerca, non riesce a rintracciarla. Il giovane decide allora di procurarsi un lavoro e incontra un ex compagno di scuola, divenuto uomo d'affari, che gli procura un impiego in una fonderia sulle rive del fiume Subarna Rekha. Poco dopo viene raggiunto da Sita e da Abhiram, ormai considerato orfano. Quest'ultimo frequenta la scuola, mentre Sita rimane a casa e si dedica allo studio della musica. Intanto Ishwar ottiene una promozione alla fonderia. Gli anni passano e Abhiram, che vorrebbe diventare scrittore, dopo un lungo periodo di assenza per terminare gli studi superiori ritorna a casa: Sita è diventata donna, mentre la moglie di Haraprasad si è suicidata. Abhiram ritrova poi l'anziana madre, ormai in punto di morte, e scopre così le proprie umili origini. Ishwar cerca allora di mandarlo in Germania a terminare gli studi, ma il giovane fugge a Calcutta insieme a Sita. I due, pur vivendo di stenti in un tugurio, si sposano e hanno un figlio, Binu. Oppresso dalla solitudine e dalla disperazione, Ishwar pensa al suicidio. Abhiram, costretto a rinunciare alle proprie ambizioni, lavora come conducente d'autobus. Coinvolto in un incidente, perde la vita per mano di alcuni teppisti. Per sopravvivere, Sita si prostituisce. Uno dei suoi primi clienti è proprio Ishwar, di ritorno ubriaco da un'uscita serale. Sita si toglie la vita. Davanti ai giudici Ishwar si accusa della morte della sorella, ma viene scagionato. Il professore gli affida il piccolo Binu, e Ishwar parte in compagnia del nipotino.
Il 18 luglio 1947, per motivi religiosi, il Bengala venne diviso in due. Prese così avvio la massiccia emigrazione musulmana verso il Pakistan (una parte del quale costituirà poi l'attuale Bangladesh) e al tempo stesso l'emigrazione indù verso il Bengala. All'epoca Ritwik Ghatak aveva ventidue anni. Il tema principale di tutta la sua opera è stato poi quello della lacerazione, della divisione del suo paese, dell'esilio. E in Subarna Rekha l'intero sviluppo della narrazione è fondato sull'esilio da un territorio in cui i protagonisti si stabiliscono sempre e soltanto in maniera provvisoria, sulla separazione delle famiglie o dei gruppi che vengono a crearsi, sull'impossibilità di far coincidere ambizioni e realtà professionale, aspirazioni e vita quotidiana. L'esilio equivale alla perdita delle proprie radici, della propria identità. Davanti alla sconfitta, il personaggio di Sita si confronta con la mitologia legata a Kali, dea portatrice di distruzione. Nel rifiuto del misticismo, di fronte all'impossibilità di realizzare le proprie aspirazioni, l'ossessione per il suicidio e l'autodistruzione attraversano i percorsi dei personaggi, così come caratterizzarono la vita e l'opera di Ghatak. Il regista lavorò a vari progetti incompiuti, ma riuscì anche a realizzare capolavori come Subarna Rekha, Ajantrik (Il vagabondo, 1958), Meghe dhaka tara (La stella coperta da una nuvola, 1960), Komal gandhar (Mi bemolle, 1961). Il suo è una sorta di movimento disperato, in cui l'atto creativo potrebbe rappresentare un mezzo per interpretare il mondo attraverso l'impegno sociale e politico, nel tentativo di testimoniare e stabilire un ordine all'interno del caos. Nell'opera di Ghatak dramma personale e lacerazione nazionale sono costantemente fusi, ma il loro intreccio rifiuta l'armonia, l'equilibrio, l'accettazione di una società così com'è, di un destino che si vorrebbe inevitabile. Ghatak, marxista un tempo vicino al partito comunista, è stato un ribelle sradicato che ha vissuto nel caos ma che ha conosciuto attimi di ispirazione folgorante.
In Subarna Rekha le emozioni e i sentimenti sono costantemente portati all'estremo. Il film è al contempo un melodramma (il degrado e la sostituzione dei ruoli all'interno della famiglia) e un'opera realista (il lavoro, il denaro, i tuguri, i teppisti, il potere delle caste, la prostituzione vista sia dalla parte della donna che da quella del cliente). In questa accumulazione di logiche e coincidenze tragiche, tutti gli elementi che contraddistinguono la messa in scena (l'utilizzo dello spazio e delle scenografie, dei suoni e delle musiche, l'attenzione riservata ai volti, l'organizzazione dei rapporti di forza nell'inquadratura) sono frutto di un'idea peculiare di lacerazione, capace di creare tensione, annientamento, un'oscura bellezza dell'impossibile.
Ghatak è di certo uno dei grandi registi dimenticati della storia del cinema. Ai suoi tempi non ottenne alcun riconoscimento, nel suo paese come all'estero: evidentemente l'equilibrio e l'armonia di Satyajit Ray, altro straordinario cineasta indiano, agli occhi occidentali risultavano più comprensibili e affascinanti (e nel 1959 Ajantrik venne a malapena notato alla Mostra di Venezia). Continuando faticosamente a lavorare tra angosce, abusi alcolici e condizioni produttive sempre più modeste, il regista riuscì a portare a termine soltanto otto lungometraggi. Ghatak, scomparso nel 1976, non voleva essere un artista, ma soltanto servire il suo popolo. Solo a partire dal 1983 avverrà la sua scoperta e il riconoscimento della sua grandezza.
Interpreti e personaggi: Abhi Bhattacharya (Ishwar Chakraborty), Madhabi Mukhopadhyay (Sita Chakraborty), Indrani Chakrabarty (Sita da piccola), Satindra Bhattacharya (Abhiram), Sriman Tarun (Abhiram da piccolo), Bijon Bhattacharya (professor Haraprasad), Jahar Ray (Mukherjee), Gita De (Koushalya, madre di Abhiram), Shyamal Goshal (Benimadhab), Abanish Bandyopadhay (Hari Babu), Sita Mukhopadhay (Kajal Didi), Ranen Ray Choudhury (Baul), Umanath Bhattacharaya (Akhil Babu), Radha Govinda Ghosh (direttore), Ritwik Ghatak (insegnante di musica), Pitambar (Rambilas), Arun Choudhury (Gurudev), Sriman Ashok Bhattacharya (Binu).
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