stringere (istringere; strignere)
Verbo di media frequenza, presente in tutte le opere canoniche, nel Fiore ma non nel Detto, e usato con valore proprio e figurato, in costruzione transitiva e riflessiva o pronominale.
Propriamente significa " premere con forza un corpo contro un altro ": Ditemi, voi che sì strignete i petti / ... chi siete? (If XXXII 43), a proposito dei fratelli Alessandro e Napoleone degli Alberti. L'espressione di D., che parrebbe suggerita dalla visione di un abbraccio, suona intensamente ironica, com'è chiarito dalle circostanze narrative e come appare anche da quel che segue (ei come due becchi / cozzaro insieme, tanta ira li vinse, vv. 50-51): le fonti storiche ci parlano dell'odio corrente fra i due (si uccisero vicendevolmente per ragioni d'interesse).
Un valore di poco diverso contrassegna il vocabolo nel passo in cui Beatrice, mentre espone la teoria dell'istinto, esemplifica l'azione di questa forza provvidenziale sia con l'immagine del fuoco che è portato a innalzarsi inver' la luna, sia ricordando il movimento dei bruti e l'impulso che " comprime " tutti gli elementi della terra verso il suo centro (che è a sua volta il centro dell'universo) e ne determina la compattezza (questi la terra in sé stringe e aduna, Pd I 117), secondo la dottrina cosmologica che implica la tendenza di ogni cosa ad assumere il suo posto naturale nel gran mar de l'essere.
La costruzione pronominale di Pd XXII 98 'l collegio si strinse, occorrenza che ha qualche affinità concettuale con la precedente, mette in evidenza il " riunirsi " degli spiriti contemplanti poco prima che, come turbine denso, s'innalzino all'Empireo.
Un'altra variazione semantica si verifica nel corso del citato episodio dei fratelli Napoleone e Alessandro degli Alberti. I due traditori, confitti nel ghiaccio del Cocito fronte contro fronte in modo da confondere insieme i capelli, alle parole di D., che vuoi sapere chi siano, alzano il capo, lasciando gocciare il pianto dagli occhi su per le labbra: e 'I gelo strinse / le lagrime tra essi e riserrolli (If XXXII 47). Che strinse voglia in questo caso dire " gelò " è suffragato, oltre che dalla situazione contestuale e dall'oggetto le lagrime, dall'analogia con Pg XXX 87 Sì come neve tra le vive travi / per lo dosso d'Italia si congela / soffiata e stretta da li venti schiavi, dove tuttavia la presenza di congela al v. 86 e la necessità di evitare una poco dantesca sinonimia ripetitiva fanno pensare che la parola indichi il " raddensarsi " della neve sotto l'urto dei venti freddi, in una fase immediatamente precedente la trasformazione in ghiaccio. Ma la spiegazione " congelò " non toglie tutti i dubbi sul senso di If XXXII 46-48, dubbi che derivano principalmente dal complemento tra essi e dal successivo paragone con legno legno spranga mai non cinse / forte così (vv. 49-50). Il Porena suggerisce di leggere al v. 47 li labbri e intende che le lagrime " fermandosi tra labbro e labbro, gelarono, e serrarono le labbra stesse, che furono fasciate e chiuse dal gelo così fortemente come mai due legni lo furono da una spranga di ferro " (per le argomentazioni addotte a sostegno dell'esegesi, v. ad l.). Secondo Casini-Barbi il freddo congelò le lagrime " tra essi i due fratelli, e li ricongiunse l'uno all'altro, bocca a bocca ", proposta inaccettabile perché in pieno contrasto col successivo cozzare dei due fratelli a guisa di montoni (vv. 50-51). Altri (Lombardi) dà a labbra il senso di " palpebre ", forzando innaturalmente la costruzione gocciar su per (v. Petrocchi, ad l.).
In definitiva è preferibile riferire tra essi a occhi (è il punto di vista tradizionale) intendendo che le lagrime, gelando tra gli occhi (dentro gli occhi? in ambedue gli occhi [Vandelli]? nello spazio compreso tra gli occhi, incluse le occhiaie?), li ‛ riserrarono ', li chiusero nuovamente - è da supporre che prima le anime li tenessero ugualmente chiusi - con la forza di una spranga che tiene saldati tra loro due pezzi di legno: cinse richiama veramente l'immagine dei cerchioni attorno alle doghe delle botti, ma può darsi che la fantasia di D. si sia aflfisata ad altro oggetto imprecisabile.
Notevole in tutto il brano il susseguirsi di suoni duri e martellanti (cfr. la terzina d'apertura con l'accenno alle rime aspre e chiocce, necessarie a ben esprimere in questa zona del poema il suco dei concetti) prevalentemente connessi all'idea-base dello s.: stretti, strignete, gocciar, strinse, riserrolli, spranga, becchi, cozzaro (cfr. C. Grabher, in Lett. dant. 618).
S. può anche significare " serrare una cosa entro un'altra " o " premere una cosa fra altre ": così Ercole prese lui [Anteo]; e stringendo quello e levatolo da la terra, tanto lo tenne... che lo vinse per soperchio e uccise (Cv III III 8), riecheggiamento molto probabile di un luogo lucaneo: " ‟ haerebis pressis intra mea pectora membris, / huc, Antaee, cades ". Sic fatus sustulit alte / nitentem in terras iuvenem... / Alcides medio tenuit iam pectora pigro / stricta gelu " (IV 648-653). Vedi anche Fiore CLXXXVII 12 istringal forte e bascil tuttavia, e inoltre la variante congetturale del Torraca in Pg XIX 121 strinse in luogo di spense, per corrispondenza con stretti del v. 123 (ma cfr. le forti obbiezioni del Barbi, Problemi I 228-229, e del Petrocchi, ad l.).
In questo senso il verbo si adatta bene a raffigurare il gesto dell'avaro che ‛ stringe ' tra le mani i beni che ha raccolto e che prima o poi dovrà lasciare: da sera e da mane / hai raunato e stretto ad ambo mano / ciò che sì tosto si rifà lontano (Rime CVI 83).
D'altro genere, ma sulla stessa linea di valori, l'occorrenza di If XXI 137 che ha come protagonisti nove demoni di Malebolge, colti in atteggiamento beffardo verso il loro duca Barbariccia: ma prima avea ciascun la lingua stretta / coi denti, verso lor duca, per cenno.
Per Pg XVI 64 Alto sospir, che duolo strinse in " uhi! ", / mise fuor prima, sembra primaria la connessione al " condensarsi " sonoro del sospiro nel gemito. Tuttavia non può escludersi il rimando alla natura del suono emesso restringendo le labbra (v. UHI).
S. è anche adoperato a proposito di luoghi angusti che impediscono i liberi movimenti di una persona: Noi salavam per entro 'l sasso rotto, / e d'ogne parte ne stringea lo stremo (Pg IV 32).
In costrutto riflessivo, seguito da ‛ a ' e sostantivo, denota l'" addossarsi " di una persona ad altra persona o a cosa: gridavan sì alto, / ch' i' mi strinsi al poeta per sospetto (If IX 51); si strinser tutti ai duri massi / de l'alta ripa (Pg III 70); Ben son di quelle [pecore] che temono 'l danno / e stringonsi al pastor (Pd XI 131; figurazione realistica in contesto traslato, che accenna ai pochi domenicani ancora fedeli alla regola).
Numerosi e vari i valori figurati. In Pg XXXI 119 Mille disiri più che fiamma caldi / strinsermi li occhi a li occhi rilucenti, gli ardenti desideri di D. " sospinsero e tennero fissi " i suoi occhi agli occhi di Beatrice: " mi fecero congiungere, mi legarono ", interpreta il Chimenz.
Durante il processo creativo un vincolo (vime) inscindibile nel mezzo strinse potenza con atto (Pd XXIX 35), congiunse insieme, tra l'Empireo e il mondo sublunare, la potenza e l'atto, producendo i cieli.
Similmente s. Bernardo promette a D. di sciogliere il forte legame in cui lo stringon (Pd XXXII 51) i sottili ragionamenti vanamente tentati per risolvere il problema della diversa beatitudine dei bambini, secondo quanto risulta dalla disposizione che essi assumono nella rosa paradisiaca.
Isolata l'accezione di Fiore CVIII 10 i' sono da nessun biasmato, / perch'io il pover lascio e 'l ricco stringo, dove Falsembiante afferma di non curarsi del povero e di tener stretto a sé il ricco (in altre parole: di non dipartirsi da lui) per esortarlo cinicamente a disfarsi dei beni terreni e guadagnarsi il Paradiso.
Nel linguaggio amoroso il vocabolo ha funzione di tecnicismo volto a indicare la presa, il possesso imperioso dell'amore, quindi il suo dominio sull'anima, lungo il solco di una ben attestata tradizione volgare (ma era voce comune anche nella lirica provenzale): " Madonna, se l'amor mi stringe " (Chiaro Davanzati Io non posso celare 9); " Amor mi stringe così coralmente " (Dante da Maiano Rimembrivi oramai del greve ardore 10; v. anche Oh lasso, che tuttor disio ed amo 8, Angelica figura umìle e piana 14); " Sì mi stringe l'amore / coralemente " (Cino da Pistoia). Degli esempi danteschi, due appartengono alle Rime (se n'anderà l'amor che m'ha sì stretto, LXVIII 33: il Maggini sente qui nel verbo la probabile idea di " dar tormento e affanno "; e Ben è verace amor quel che m'ha preso, / e ben mi stringe forte, XCI 34); uno alla Vita Nuova (la donna per cui Amore ti stringe così, XIII 5), e uno alla Commedia: Noi leggiavamo un giorno per diletto / di Lancialotto come amor lo strinse (If V 128).
Al pari dell'amore anche altri sentimenti possono s. l'anima, con valori varianti da " premere " a " stimolare " a " urger dentro ": quanta pietà mi stringe per te, qual volta leggo, qual volta scrivo cosa che a reggimento civile abbia rispetto (Cv IV XXVII 11); gran disio mi stringe di savere / se 'l ciel li addolcia o lo 'nferno li attosca (If VI 83; cfr. Chiaro Davanzati La mia gran beninanza 2 " lo disire / mi stringe di cantare degnamente "; e Cino da Pistoia: " Lo gran disio, che mi stringe cotanto / di riveder la vostra gran bieltade ", ecc.); fé sembiante / d'omo cui altra cura stringa e morda (If IX 102); Poi che la carità del natio loco / mi strinse, ecc. (XIV 2: " in questa parola strinse ascoltiamo non soltanto l'angoscia di questa affettuosa compassione, ma il raccoglimento e la concentrazione di questa forma di sentimento ": C. Varese, Lett. dant. 252); or mi diletta / troppo di pianger più che di parlare, / sì m'ha nostra ragion la mente stretta (Pg XIV 126: la ragion è il doloroso ragionamento di Guido del Duca sulla Romagna); mia benvoglienza inverso te fu quale più strinse mai di non vista persona (XXII 17).
Detto del male, ha il senso di " tormentare ": il mal che sì m'ha stretto (Fiore VIII 14).
Altrove reca il significato di " costringere ": sua condizione / mi stringe a seguitare alcuna giunta (Pd VI 30); A descriver lor forme più non spargo / rime, lettor; ch'altra spesa mi strigne, / tanto ch'a questa non posso esser largo (Pg XXIX 98: espressioni tutte legate alla metafora dello ‛ spendere ', entro la quale s'inserisce il contrasto mi strigne-esser largo); la sua [di Dio] larghezza non si strigne [cioè " non è costretta, delimitata "] da necessitade d'alcuno termine, non ha riguardo lo suo amore al debito di colui che riceve, ma soperchia quello, ecc. (Cv III VI 10).
In due occasioni vale " restringere ": la presenzia oltre la veritade stringe (Cv I III 6), cioè la presenza di una persona diminuisce la sua fama; non stringer, ma rallarga ogne vigore (Pg IX 48): " Questo significa ‛ non temere ma spera ': imperò che l'animo nostro, come per merore o per timore si contrahe, e ristrigne, così per letizia o per speranza si diffunde e dilata " (Landino).
In Fiore CCXVI 8 e' fu quasi morto / ... ancor si par ben nel visaggio mio, / che molto mi vi fu strett' ed a corto, l'espressione assai oscura (risultante da una correzione del Parodi su strette da torto) allude al pericolo, quasi un " essere distretto ". Per il participio passato con funzione aggettivale, v. STRETTO. V. anche RISTRINGERE.