DORICO, Stile
Si intende per stile d. lo stile proprio dell'arte dei Dori, di quelle popolazioni cioè stabilitesi verso la fine del II millennio a. C. nelle regioni meridionali del Peloponneso e, in seguito, di qui irradiatesi in talune colonie della Magna Grecia e della Sicilia, ove, pur con flessioni al gusto indigeno, serbarono l'indirizzo originario. Le qualità costanti di questo stile furono nel corso dei tempi e nel più ampio svolgersi della civiltà greca, una precisione e una essenzialità formali che rivelano una predilezione per le tecniche metalliche e il ripudio pertanto di forme troppo ornate, un interesse prevalente per la figura virile ignuda, una tettonica basata su solidi volumi, ecc. I regimi politici e gli indirizzi sociali di queste regioni geograficamente poco accessibili, e quindi poco aperte alle influenze esterne, favorirono un conservatorismo che, nel corso dei tempi, si risolse spesso in una certa povertà inventiva e, nel caso di manifestazioni artistiche meno felici, in formule provinciali. Si può cominciare a parlare di stile d. fin dagli inizî del I millennio a. C., ove esso appare negli abbondantissimi ritrovamenti dei santuarî di Artemide Orthia, del Menelaion e dell'acropoli di Sparta e dell'Amyklaion (figurine in avorio e in piombo, maschere di culto, ecc.), strettamente influenzati dall'arte orientale; i contatti con l'Oriente vengono confermati per questa epoca dal nome di Bathykles di Magnesia (v.), autore del simulacro di Apollo Amyklàios. Attraverso la tradizione dedalica ed i mitici nomi di Dipoinos (v.) e Skyllis (v.) la prima arte dorica è legata a Creta e tale la rivela una serie di opere che vengono appunto inserite in una corrente detta cretese-peloponnesiaca. Il periodo più brillante dello stile d. è tra l'VIII ed il VI sec. a. C.
La grande plastica, espressa in forme serrate e precise, costruite in solidi volumi e su piani paralleli, si sviluppa intorno al VI sec. e conosce nelle statue di Cleobi e Bitone di Poiymedes di Argo (v.), nell'Artemide offerta da Chimaridas, nella testa di Hera da Olimpia, nel cosiddetto Leonida (v. sparta), in talune stele spartane e infine nelle metope di Selinunte le sue opere più significative. Nello stesso periodo cade anche il fiore e la massima diffusione della ceramica laconica a figure nere. Mentre col V sec. la ceramica laconica decade di fronte al prepotere e all'eccellenza del mercato attico, la scultura assume un ruolo dominante nella storia dell'arte greca con la scuola dei bronzisti argivi; ma già per essa non si parla più genericamente di stile d. bensì di stile argivo, o meglio di scuola argiva e con tale nome lo stile d. affiderà il proprio retaggio, attraverso le personalità di Hageladas e di Policleto, ai rimanenti secoli dell'arte greca.
Una particolare accezione del termine stile d. si ha nel suo riferimento all'ordine architettonico d., che fu il più antico usato in Grecia e che compare con certezza per la prima volta nel capitello (v.) di una colonna del tempio di Atena Prònaia a Delfi.