〈stëvìn〉 (latinizz. Stevinius o Stevinus, in it. Stevino), Simon, detto Simone di Bruges. - Matematico fiammingo (n. Bruges 1548 - m. forse Leida o L'Aia 1620). Dette numerosi contributi in vari campi delle scienze applicate. Operò in modo determinante a diffondere in Europa il sistema numerico posizionale basato sulla suddivisione decimale. A S. è dovuto l'enunciato esplicito del paradosso idrostatico e l'introduzione del concetto di metacentro. Oltre a contributi alla teoria delle maree e alla geologia gli si dovono invenzioni relative alle chiuse, ai mulini a vento, ai trasporti su strada.
Vita.Contabile nella prima giovinezza, viaggiò molto per l'Europa settentrionale; nel 1581 si stabilì a Leida, dove frequentò l'università e più tardi insegnò matematica; nel 1590 si trasferì a Delft e nel 1593 fu nominato intendente generale delle armate olandesi, carica che mantenne sino alla morte. Nel 1600 organizzò l'insegnamento della matematica nella scuola d'ingegneria annessa all'università di Leida.
Opere. S. fu forse il più originale scienziato della seconda metà del sec. 16º, ma purtroppo i suoi scritti ebbero scarsa diffusione perché egli scrisse in olandese e la traduzione latina (e francese) apparve assai dopo (Hypomnemata mathematica, 5 voll., 1605-08; Les oeuvres mathématiques, 6 voll., 1634). S. esordì nel 1582 con la pubblicazione di una tavola d'interessi, compilata sulle tavole d'origine italiana diffuse in forma di manoscritti. Seguirono pubblicazioni di matematica con contributi originali, tra i quali ricordiamo: l'introduzione (1585) dell'uso sistematico dei numeri decimali; la soluzione approssimata di equazioni numeriche d'ogni grado; la riduzione a sei delle formule sufficienti per risolvere tutti i problemi relativi ai triangoli rettangoli sferici. Fece epoca l'originale ricerca (1586) della condizione d'equilibrio di un corpo appoggiato su un piano inclinato, in cui si postulava l'impossibilità del moto perpetuo di prima specie, per la prima volta utilizzata come principio scientifico; dalla condizione d'equilibrio erano fatte seguire la regola del parallelogramma delle forze e quella della scomposizione di una forza in due componenti normali tra loro.