Spielberg, Steven
Regista e produttore cinematografico e televisivo statunitense, nato a Cincinnati (Ohio) il 18 dicembre 1948. Insieme all'amico George Lucas, ha influito forse più di ogni altro sull'evoluzione del cinema americano degli ultimi vent'anni del 20° sec. e dei primi del 21°, in termini sia di metamorfosi dell'immaginario hollywoodiano sia di sviluppo delle strategie di promozione e marketing dei film. Le sue opere hanno sancito l'affermazione, a Hollywood, di un cinema di genere sino a quel momento prodotto con mezzi limitati e destinato perlopiù a spettatori adolescenti, che improvvisamente è divenuto sofisticato, spettacolare, costoso, ricco di effetti speciali e soprattutto pensato per un pubblico di dimensioni planetarie. La tendenza di S. a indulgere nel sentimentalismo e nella retorica, spesso stigmatizzata dalla critica, nasce dal desiderio di costellare i propri film di situazioni di forte impatto emotivo che risultino, al contempo, in qualche modo universali, in grado dunque di commuovere e coinvolgere varie tipologie di spettatori. È il caso della 'resurrezione' dell'alieno in E.T. the extra-terrestrial (1982; E.T. l'extra-terrestre), dei bambini intrappolati in una stanza insieme a feroci dinosauri in Jurassic Park (1993), dell'epilogo di Schindler's list (1993; Schindler's list ‒ La lista di Schindler), della morte del capitano Miller in Saving private Ryan (1998; Salvate il soldato Ryan). Al di là dell'argomento affrontato, S. ha in sostanza sempre pensato al cinema come a un catalizzatore di grandi sentimenti e forte spettacolarità. Nello stesso tempo, è stato fra i primi a intuire che lo sfruttamento commerciale delle sue opere poteva spingersi oltre i confini della sala e basarsi su un merchandising, fatto di gadget e capi d'abbigliamento che rimandano a situazioni, personaggi e frasi del film. Un'idea che ha avuto a Hollywood un vasto seguito, inaugurando di fatto l'era dei blockbusters, e che si trova mirabilmente sintetizzata nel parco divertimenti di Jurassic Park, geniale esempio di film che esplicita, sul piano narrativo, le medesime strategie di promozione che hanno contribuito a lanciarlo sul mercato. Nella sua carriera, pluripremiata, spiccano i due Oscar per la regia, vinti rispettivamente nel 1994 con Schindler's list e nel 1999 con Saving private Ryan. Nel 1993 alla Mostra del cinema di Venezia gli è stato conferito il Leone d'oro alla carriera.
Sin da giovanissimo mostrò una spiccata predisposizione per il cinema, realizzando una serie di film amatoriali, girati prima in 8 mm e più tardi in 16 mm. Il suo primo film in 35 mm, il cortometraggio Amblin' (1969), attirò l'attenzione della Universal Pictures, che gli offrì un contratto di sette anni per la propria sussidiaria televisiva, la MCA. Realizzò così, nel biennio 1971-72, tre lungometraggi per il piccolo schermo, tra cui l'originale Duel (1971), surreale road movie sul 'duello mortale' in cui si trova coinvolto un automobilista, inseguito da un autotreno; girato in soli sedici giorni e distribuito due anni dopo nelle sale dalla Universal, ottenne un clamoroso successo di critica. Dopo un altro road movie, The Sugarland Express (1974; Sugarland Express), su una giovane coppia in fuga decisa a riprendersi il figlio dato in affidamento, sulle cui tracce si scatenano imponenti forze dell'ordine, arrivò anche il grande successo di pubblico con Jaws (1975; Lo squalo), un thriller sapientemente costruito, che solo negli Stati Uniti incassò 130 milioni di dollari. Da quel momento S. si specializzò nella realizzazione di spettacolari e sofisticati film di fantascienza e d'avventura, che riusciranno puntualmente, a dispetto delle ingenti somme investite dalla produzione, a tradursi in redditizie macchine da intrattenimento. Nel 1977 uscì Close encounters of the third kind (Incontri ravvicinati del terzo tipo), film di grande impatto visivo ‒ gli effetti speciali vi giocano un ruolo di primo piano ‒ in cui S. affronta per la prima volta il tema dell'incontro tra terrestri ed alieni, declinandolo in positivo, attraverso un'altra figura caratteristica del suo cinema, quella della persona normale (Richard Dreyfuss) che diviene protagonista di una vicenda straordinaria. Dopo la parentesi di 1941 (1979; 1941 ‒ Allarme a Hollywood), incursione nel genere comico-demenziale che non riscosse l'atteso successo di pubblico (anche se divenne un cult movie tra le giovani generazioni, grazie soprattutto alla presenza di John Belushi), S. riconquistò le grandi platee con Raiders of the lost ark (1981; I predatori dell'arca perduta), film che inaugura la saga dell'avventuriero-archeologo Indiana Jones (interpretato da Harrison Ford), di cui negli anni Ottanta sarebbero usciti gli altri due fortunati capitoli, Indiana Jones and the temple of doom (1984; Indiana Jones e il tempio maledetto) e Indiana Jones and the last crusade (1989; Indiana Jones e l'ultima crociata), tutti declinati sull'immaginario fumettistico, ma anche costruiti su una sottile ironia di stampo cinefilo.
Il motivo dell'incontro con forme di vita extraterrestri ritorna invece in E.T. the extra-terrestrial, altro film di grandissimo successo, dove l'alieno (il famoso pupazzo creato da Carlo Rambaldi) diviene protagonista, con sorprendenti effetti di immedesimazione. Ha avuto invece un risultato deludente, se non altro dal punto di vista commerciale, il seguente The color purple (1985; Il colore viola), tratto dal romanzo di A. Walker, con cui S. ha affrontato un altro tema significativo della sua filmografia, quello della segregazione razziale, ripercorrendo l'odissea esistenziale della protagonista. Un esito analogo è toccato ai due film successivi, in cui l'epica romantica e sentimentale si sposa con una grande maestria formale: Empire of the Sun (1987; L'impero del sole), tratto da J. Ballard e ambientato durante la Seconda guerra mondiale (un periodo storico su cui S. tornerà a più riprese nel corso degli anni Novanta), e Always (1989; Always ‒ Per sempre), remake di A guy named Joe (1943) di Victor Fleming, in cui S. sperimenta la commistione tra genere sentimentale e fantastico.
Gli anni Novanta sono stati inaugurati dalla regia di Hook (1991; Hook ‒ Capitan Uncino), trasposizione sul grande schermo della favola di Peter Pan, operazione tutt'altro che sorprendente per un regista che ha sempre avuto un occhio di riguardo per i giovani e che ha dichiarato in più di un'occasione di aver sovente realizzato i film che avrebbe voluto vedere da ragazzo. Poi, con l'enorme successo di Jurassic Park, con il quale ha voluto 'riportare in vita' i dinosauri ‒ inaugurando una saga proseguita con The lost world. Jurassic Park (1997; Il mondo perduto ‒ Jurassic Park) diretto dallo stesso S. e con Jurassic Park III (2001) di Joe Johnston ‒ ha rafforzato la sua posizione nell'establishment hollywoodiano. Il 1993 è stato però anche l'anno di Schindler's list, film in bianco e nero sulla Shoah e sul valore della memoria che, nel ricostruire la vicenda di Oskar Schindler (l'industriale nazista che riuscì a salvare più di mille ebrei), ha inaugurato una nuova stagione dedicata dal regista alla rievocazione, in forma comunque spettacolare, di eventi storici traumatici come il dramma dello schiavismo, raccontato con grande partecipazione in Amistad (1997), o lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, grandiosamente ricostruito in Saving private Ryan.
Nel 2001, con A.I. Artificial intelligence (A.I. Intelligenza artificiale), nato da un progetto di Stanley Kubrick, S. è ritornato alla fantascienza esplorando la dimensione inquietante della tecnologia con la storia del piccolo automa abbandonato, alla ricerca della 'madre'. Suggestioni che ritornano in Minority report (2002), dall'omonimo racconto di Ph.K. Dick, dove si descrive una società del futuro in cui regna la giustizia preventiva, e da cui emergono profeticamente i lati oscuri del mondo globalizzato. È invece ambientato negli Stati Uniti degli anni Sessanta, ma altrettanto critico nei confronti della società americana, Catch me if you can (2002; Prova a prendermi), commedia malinconica ispirata alla leggendaria ma reale vicenda di Frank Abagnale Jr, geniale truffatore, capace di sfruttare a suo vantaggio gli inganni dell'apparenza e di tenere in scacco per anni il FBI.
I successi ottenuti come regista hanno consentito a S. di giocare un ruolo da protagonista anche in ambito produttivo, fin dal 1984, anno in cui ha fondato la Amblin Pictures, società con cui ha finanziato, tra gli altri, film come Poltergeist (1982; Poltergeist ‒ Demoniache presenze) di Tobe Hooper, Gremlins (1984) di Joe Dante, Back to the future (1985; Ritorno al futuro) di Robert Zemeckis e Who framed Roger Rabbit (1988; Chi ha incastrato Roger Rabbit) diretto ancora da Zemeckis. Nel 1994 S. ha dato vita ‒ insieme a Jeffrey Katzenberg e David Geffen ‒ alla DreamWorks SKG, uno studio hollywoodiano pensato e concepito sul modello delle vecchie majors, da cui sono usciti film di grande successo.
Da ricordare anche l'iniziativa della Shoah Foundation, avviata da S. nel 1994, dopo la realizzazione di Schindler's list, e dedicata alla raccolta e all'organizzazione di un vasto archivio di testimonianze audiovisive per far conoscere la tragedia dei campi di sterminio nazisti attraverso le interviste agli ebrei sopravvissuti.
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Spielberg su Spielberg, a cura di M.T. Cavina e F. La Polla, Torino 1995.
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Incubi e meraviglie. Il cinema di Steven Spielberg, a cura di E. Alberione, Milano 2002.