STERILITÀ
. Fisiopatologia umana. - Nell'uomo è l'incapacità a fecondare, e nella donna l'incapacità a concepire.
Ma un uomo può essere incapace di fecondare una donna, e non un'altra, come una donna può essere incapace di concepire con un uomo e non con un altro. Inoltre tanto l'uomo quanto la donna possono essere sterili solo temporaneamente, per cause transitorie o correggibili; s'intende che dalla vera sterilità s'esclude la volontaria infertilità di esseri che si uniscono. Sterilità è quindi il contrario di fecondità fisiologica e di capacità procreativa. La sterilità temporanea può essere fisiologica, cioè legata nell'uomo e nella donna all'età, nella donna anche a una certa fase del periodo mensile ovarico. Si pensa che l'uomo diventi fecondo solo a crisi pubere bene avviata, e cioè con le prime eiaculazioni spermatiche (nei nostri climi verso 14-15 anni), e rimanga fecondo fino a un'età molto avanzata, per una certa percentuale di casi fino a 80 anni. Per la donna l'attitudine a concepire non sempre coincide con la prima mestruazione, cioè la maturità o fecondabilità si stabilisce un po' più tardi. Con la menopausa (45-55 anni) e secondo alcuni (J. Halban) anche nel periodo precritico, la fecondabilità della donna di norma cessa. V'è poi una sterilità fisiologica mensile o ciclica, la quale corrisponde ai 10-11 giorni che precedono il flusso mestruale, dato che la massima fecondabilità si ha nel periodo di 7-8 giorni che circonda l'epoca in cui l'ovulo maturo esce dal follicolo ovarico (verso il 14° giorno del ciclo), ed è quindi possibile il suo incontro con lo spermatozoo. Tale periodo di massima fecondabilità va quindi dal 12° giorno al 17° prima del mestruo (settimana intermestruale). Nell'uomo, come nella donna, le cause della sterilità si possono dividere in tre gruppi: cause costituzionali, cause locali, cause inerenti alla disaffinità biologica delle cellule sessuali d'un individuo rispetto alle cellule dell'altro sesso con cui deve incontrarsi. Le cause costituzionali sono più frequenti nell'uomo rispetto alle locali, le cause locali più frequenti nella donna. Le cause costituzionali per l'uomo consistono nel mancato o incompleto sviluppo dei testicoli (aplasia e ipoplasia testicolare, infantilismo genitale), nell'azoospermia e oligospermia (mancanza di spermatozoi o scarsezza di essi nel liquido che esce dai testicoli), nella mancanza o scarsezza di vitalità dei nemaspermî (necrospermia, astenospermia). Si aggiungano le anomalie della secrezione esterna e interna testicolare per malattie del ricambio e delle ghiandole endocrine (diabete, morbo di Basedow, acromegalia, e per avitaminosi o intossicazioni acute e croniche, ecc.). Le cause locali, molto meno frequenti, consistono in infiammazioni dei testicoli (tubercolosi, sifilide, parotite epidemica, blenorragia, febbre di Malta, ecc.) con conseguente distruzione del tessuto seminifero (o asportazione dei testicoli per malattie) o più spesso ostruzione dei canali deferenti (epididimite blenorragica doppia, cui segue infecondità nell'80% dei casi) ovvero impotenza funzionale al coito (nevrastenia sessuale). Alle cause locali appartiene anche l'ipospadia, la flogosi prostatica e delle vescicole seminali. In più di 1/3 dei casi di matrimonî sterili la colpa è della sterilità maschile. Nella donna le cause costituzionali sono l'ipoplasia ovarica grave e l'infantilismo uterino grave, anomalie gravi di posizione dell'utero e stenosi delle trombe, anomalie della funzione ovarica e dell'utero da processi generali del ricambio o malattie di ghiandole endocrine o avitaminosi. Le cause locali, assai più frequenti, sono le infiammazioni dell'ovaio, delle trombe, dell'utero. La sterilità maschile o femminile da disaffinità biologica delle cellule seminali consiste nel fatto che un individuo è infecondo con un individuo sano d'altro sesso, per una specie d'incompatibilità chimica tra i due elementi sessuali, che devono unirsi, mentre è fecondo con altro individuo adatto. Si pensa che la secrezione vaginale e uterina di una donna possa avere un'azione agglutinante o necrosante per i nemaspermî di un uomo, a causa di differenza di gruppo sanguigno tra i due esseri o di formazione, negli umori della donna, di spermolisine o sostanze antispermatiche a causa dell'assorbimento continuato di sperma per coiti troppo ripetuti. Tali secrezioni uterine e vaginali alterate chimicamente possono anche esercitare sugli spermatozoi un'azione inibitrice della motilità e vitalità, p. es., secrezioni acide per malattie costituzionali. Tale sterilità cosiddetta "immunitaria" o da disaffinità biologica può essere temporanea.
La cura della sterilità maschile e femminile è assai complessa e richiede la collaborazione medica e chirurgica; soprattutto è utile la cura preventiva, e a tale scopo sono sorti in Italia centri di studio e dispensarî per la lotta contro la sterilità e il miglioramento della fecondità della stirpe.
Medicina legale. - La sterilità interessa particolarmente la medicina legale in relazione a molteplici questioni civili e penali. I principali problemi che al perito si prospettano si riferiscono al matrimonio e alla figliazione. Infatti quasi tutte le legislazioni contemplano l'idoneità all'atto procreativo, secondo l'accoppiamento fisiologico, fra le condizioni della validità del vincolo matrimoniale.
La ragionevole valutazione delle condizioni che possono viziare il consenso intorno alle fondamentali esigenze delle nozze possono formare oggetto di azione di nullità. Anche il diritto canonico (can. 1013) dichiara: "finis matrimonii primarius est procreatio prolis; secundarius mutuum adiutorium et remedium concupiscentiae". Sennonché lo stesso Cod. iur. can., cui in Italia s'informa la legislazione civile, non solo distingue l'impotenza all'accoppiamento (impotentia coeundi), ma anche l'impotenza alla capacità generativa (impotentia generandi), giacché la prima può perfettamente sussistere indipendentemente dalla seconda. Per l'idoneità al matrimonio gran parte della giurisprudenza considera sufficiente la dimostrazione della capacità alla congiunzione carnale, in quanto l'idoneità alla fecondazione, al concepimento, al parto, ecc., non è sempre e facilmente prevedibile e dimostrabile. Non sarebbe quindi impugnabile il matrimonio allorché sussista la possibilità al compimento dell'actus per se aptus ad prolis generationem nell'estrinsecazione delle varie sue fasi fisiologiche.
È d'altronde da osservare che l'impotentia generandi, pur bene spesso compatibile con la possibilità dell'atto copulativo, può dipendere da una grande quantità di cause anatomiche e fisiopatologiche, talune delle quali di manifesta constatazione, mentre altre cause sfuggono a un accertamento medico-legale, sicché riescono di dubbia interpretazione e d'incerta perpetuità. Così è che, mentre l'impotenza di generare, quando sia perpetua e anteriore al matrimonio, in taluni casi per cui la copula non sia perfetta con immissio seminis, ecc., potrebbe essere proposta come causa di nullità dall'altro coniuge, il quale non ne abbia avuto notizia prima del matrimonio, non così si potrebbe dire della semplice sterilità. Lo stesso n. 3 del can. 1068 del Cod. iur., can. soggiunge che la sterilitas matrimonium nec dirimit nec impedit. Se l'impotenza di generare è dunque certa, manifesta e irrimediabile, consistente cioè in speciali e riconoscibili alterazioni anatomiche (per incorso errore nelle qualità personali) può essere proposta a motivo di nullità, mentre la semplice sterilità, che può essere puramente funzionale, relativa e incerta rispetto alla fecondabilità e alla procreazione, non può costituire motivo d'impedimento dirimente dell'atto matrimoniale. Sterilitas è mancanza di generazione per accidens (propter defectum accidentalem), mentre l'impotenza di generare sarebbe tale per defectum substantialem; improduttività non significa assoluta impossibilità a produrre. Si dovrebbe quindi medico-legalmente e canonisticamente distinguere la sterilità dall'impotenza assoluta di generare.
La sterilità nell'uomo si può avere, per es., in caso di malattie epididimitiche, dei deferenti e della prostata (dotti eiaculatori) producenti ostruzione di questi sistemi canalicolari; casi in cui non si potrebbe, in senso assoluto, escludere che tale sterilità possa essere transitoria dal momento che solo in circa il 20-25% l'azoospermia epididimitica si può ritenere permanente e continua, tantoché in qualche caso d'azoospermia epididimitica ebbe a verificarsi la fecondazione.
Oltre che nel campo delle questioni civili matrimoniali e di figliazione, la constatazione della sterilità può anche interessare nel campo penale, allorché si tratti di fatti lesivi inducenti perdita della capacità procreativa (art. 583 c. p.) intesa in senso lato e comprensivo. La sterilità temporanea o permanente può essere procurata anche a scopo terapeutico, allorché riescano pericolose le conseguenze della gestazione e del parto. Le indagini e i metodi di questi delicati interventi terapeutici riguardano il campo chirurgico e ostetrico dell'argomento. Medico-legalmente possono però sorgere gravi questioni di responsabilità e di deontologia. (V. anche sessuologia; sterilizzazione eugenica).
Botanica.
Quando i processi riproduttivi non si svolgono normalmente, risultandone diminuita o abolita la fertilità, qualunque ne sia la causa, si dice che la pianta è sterile. Numerosissime sono le cause e le modalità con le quali si verifica la sterilità. Bisogna distinguere una sterilità autonoma, che si manifesta senza intervento apparente di fattori esterni, e una sterilità indotta, che si manifesta soltanto sotto l'apparente azione di questi ultimi. Nelle piante con alternanza di generazione si distingue una sterilità gamica, se è menomata la fertilità dei gameti e quindi del gametofito, una sterilità sporica, se lo è quella delle spore e quindi dello sporofito, e una sterilità completa, quando lo è quella di ambedue le generazioni.
Fattori climatici eccezionali e occasionali possono impedire la fecondazione in piante con gameti perfettamente sviluppati, come, ad es.: per distruzione del polline in seguito a piogge prolungate, per impedimento della germinazione del polline o dell'accrescimento del tubetto pollinico in seguito ad abbassamenti termici improvvisi, per impedimento del trasporto del polline sullo stigma a causa della mancanza di insetti pronubi, in conseguenza dell'andamento stagionale o in piante acclimatate fuori della loro patria di origine, ecc.
I suddetti fenomeni si verificano con maggiore facilità e maggiore frequenza nelle piante coltivate e non perfettamente acclimatate nei paesi dove non crescono spontanee, ma sono state introdotte dall'uomo, ovvero al limite dell'area naturale di distribuzione geografica.
Fattori esteriori di natura diversa, come, ad es.: freddi improvvisi, eccessivi riscaldamenti, penuria di acqua, squilibrî osmotici, deficenza di composti azotati e fosforati, sostanze tossiche provenienti da organismi simbionti (micorrize) o parassiti, ecc., possono provocare la sterilità parziale o totale, impedendo non solo la funzione di gameti normali, ma menomando la fertilità della pianta più profondamente, col turbare cioè anche il normale sviluppo del gametofito e infine anche col turbare lo sviluppo delle spore per mezzo di disturbi del meccanismo cariocinetico delle due divisioni meiotiche. Specialmente in quest'ultimo caso, l'abnorme sviluppo delle cellule o degli organi destinati alla riproduzione in seguito all'azione di fattori esteriori presenta all'osservazione microscopica molte somiglianze con quello che si verifica negl'individui la cui sterilità è una conseguenza della loro origine ibrida.
Sterili sono anche le piante che presentano il fenomeno della partenocarpia (v.) e appunto per questo molto spesso preferite nelle coltivazioni. A questo proposito si può anche aggiungere che assai spesso le piante coltivate si presentano sterili (piante partenocarpiche con frutti senza semi, piante con fiori stradoppî in cui gli antofilli sono trasformati in petali): questo fatto può dipendere o dalla tendenza dell'uomo a coltivare, propagandole vegetativamente, razze più o meno mostruose, ma pregevoli dal punto di vista utilitario o estetico, oppure dal fatto che le piante coltivate sono spesso ibridi più o meno complessi e nei quali, come tali, la sporogenesi o la gametogenesi si svolge in modo anormale, ovvero da ambedue i fatti sopraddetti concomitanti.
La sterilità completa può diventare una caratteristica di alcune piante viventi in ambienti eccezionali: specie perenni, perfettamente fertili in condizioni climatiche favorevoli, sono al contrario completamente sterili, pur moltiplicandosi vigorosamente per via vegetativa, nei climi freddi; così la Pteris aquilina L., felce cosmopolita, è del tutto sterile nelle parti boreali della sua area geografica, non formando spore e in conseguenza neppure gametofiti e gameti; la Petasites officinalis Moench fiorisce soltanto sui confini meridionali dell'area di distribuzione, mentre è sterile nella regione artica, dove si propaga estesamente per rizomi; la Wolffia arrhiza Wimm. è sempre sterile in Europa, mentre non lo è nella regione tropicale.
Molti o anche tutti gl'individui di una razza o di una specie possono aver perso la possibilità di riprodursi e si propagano perciò esclusivamente per via vegetativa: fra i muschi ricordiamo la Barbula papillosa e il Dicranodotium cristatum, che non producono mai né gameti né spore; fra le piante superiori si possono citare alcune razze sterili di gelso, di patata, nonché le piante vivipare che presentano tutti i fiori trasformati in bulbilli, come la Poa alpina var. vivipara L. e altre Graminacee, l'Allium vineale L. var. compactum Thuill., ecc.
La sterilità non dipende però soltanto da abnorme sviluppo dei gameti o delle spore in conseguenza dell'azione di fattori ambientali o in conseguenza anche del rapporto nucleo-plasmatico alterato del polline: una superficie troppo piccola del nucleo vegetativo in relazione alla massa del citoplasma non è sufficiente a secernere gli enzimi necessarî a mobilitare i materiali nutritizî; la germinabilità del polline può essere indotta in tal caso sperimentalmente con una soluzione di diastasi, come in Cassia (Tischler).
Da non confondersi col problema della sterilità è quello dell'autosterilità, la quale si verifica quando il polline di un individuo di una determinata razza germina male o non germina affatto sullo stimma dello stesso fiore o su quello di un fiore di un altro individuo ma della stessa razza, oppure di qualche altra razza. Nell'autosterilità i gameti non sono sterili in senso assoluto: lo sono soltanto in condizioni di autoimpollinazione non essendo possibile l'autogamia, mentre sono fertili quando l'alloimpollinazione rende possibile l'allogamia. L'autosterilità fu scoperta dal Koelreuter nel 1764 in Verbascum phoeniceum; il suo studio ha molta importanza nella frutticoltura, essendo numerose le razze di susini, peschi, albicocchi, ciliegi, meli, ecc. autosterili. Siccome molte razze sono moltiplicate per mezzo d'innesti e i molti individui che ne derivano rappresentano geneticamente parlando un unico individuo, così può essere necessaria la presenza di razze differenti nei frutteti al fine di assicurare la fertilità di razze autosterili. Tipico esempio di pianta autosterile può essere considerato quello dell'Hemerocallis fulva L., la quale, propagata vegetativamente da tempo immemorabile in Cina prima e in Europa poi, si può considerare come una popolazione assolutamente omogenea, rigorosamente autosterile (Stout).