STEFANO VI (o V) papa
Romano, nobile, noto per la sua pietà e carità, protetto dai papi Adriano II e Marino I, fu ordinato papa (settembre 885) alla morte di Adriano III. Carlo il Grosso, che aveva forse in animo un'altra candidatura, tentò di farlo deporre, ma St. poté mostrare all'inviato imperiale, l'arcicancelliere Liutvardo, vescovo di Vercelli, che la sua elezione era stata perfettamente regolare. Quando Carlo il Grosso fu deposto e si pose il problema della successione imperiale, St., dopo avere per qualche tempo tergiversato fra Guido duca di Spoleto e Arnolfo duca di Carinzia, consacrò imperatore il primo (21 febbraio 891), probabilmente per avere un valido appoggio contro la minaccia bizantina che si profilava nuovamente nel sud dell'Italia. Nei suoi rapporti con la chiesa bizantina St. ebbe modo di difendere contro l'imperatore Basilio il Macedone la validità canonica dell'elezione di papa Marino I (settembre-ottobre 885) e nei riguardi di Fozio adottò l'atteggiamento più intransigente negando la canonicità della sua elevazione al patriarcato. In rapporto con Sventiboldo, principe dei Moravi, St. volle imporre (886) a quella chiesa l'uso della liturgia in lingua latina, condannando così l'opera di S. Metodio e la direttiva politica seguita da Giovanni VIII. Due anni dopo i discepoli di S. Metodio erano espulsi da Sventiboldo e si trasferirono in Bulgaria. St. morì alla fine di settembre 891.
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