STEFANO IV (o III) papa
Alla morte (28 giugno 767) del papa Paolo, l'aristocrazia militare romana, stanca dell'oppressione esercitata su lei così dal papa come dal primicerio Cristoforo, vero ispiratore della politica di quello, aveva eletto papa un laico, Costantino (v. costantino, antipapa). Cristoforo, costretto a fuggire, rivoltosi per appoggio a Desiderio re dei Longobardi, era riuscito ad entrare, per mezzo di un tradimento, a Roma, accompagnato da un incaricato di Desiderio, Waldiperto, e da un piccolo esercito longobardo comandato dal figlio di Cristoforo, Sergio, (28 luglio 768). Waldiperto, all'insaputa di Cristoforo, fece acclamare papa il prete Filippo, candidato gradito ai Longobardi; ma Cristoforo la pensava diversamente e, fatto togliere di mezzo il neoeletto, fece eleggere (1° agosto) un vecchio prete siciliano, Stefano, noto per la sua grande pietà e per la sua altrettanto grande debolezza di carattere. Costantino, suo fratello Passivo e il vescovo Teodoro ebbero gli occhi strappati e la stessa sorte toccò al longobardo Waldiperto al quale pure Cristoforo doveva la vittoria: il disgraziato non sopravvisse al supplizio. Il 7 agosto St. era consacrato e Cristoforo, temendo le vendette di Desiderio per la morte di Waldiperto, si affrettò a comunicare la notizia dell'elezione ai figli di Pipino, Carlo e Carlomanno, chiedendo loro d'inviare a Roma i principali rappresentanti dell'episcopato franco per regolarizzare la situazione. Il giorno di Pasqua 769 un concilio riunito al Laterano, udita la deposizione del cieco Costantino, dichiarò nulla la sua elezione e invalide le ordinazioni e gli atti di Costantino; stabilì che solo i cardinali preti o diaconi fossero eleggibili al papato ed escluse dal corpo elettorale i membri dell'aristocrazia militare e civile come anche tutte le persone estranee alla città di Roma. Cristoforo, più che St., aveva riportato vittoria completa. Vero padrone della situazione, egli cercò di orientare sempre più la politica papale verso i Franchi, ma non riuscì a impedire che Desiderata, figlia di Desiderio, andasse sposa a Carlomagno. Desiderio, ormai in buoni rapporti con i Franchi, riuscì, con l'intercessione di Bertranda, madre di Carlo, venuta a Roma per trattare del matrimonio del figlio, a influire sull'animo del debole Stefano. Quando il re longobardo, accompagnato dal suo ciambellano Paolo Afiarta, venne a Roma, St., praticamente, si disinteressò della sorte di Cristoforo e di Sergio, che furono accecati. Cristoforo morì quasi subito; Sergio, tenuto in carcere quasi un anno, fu alla fine strangolato e sepolto ancora vivo. D'altra parte Desiderio, una volta fatte le sue vendette, poco si curò di difendere St. dalle rappresaglie di Carlomanno, e lo costrinse così a un ultimo atto di debolezza: a scrivere cioè a Carlomagno per sfruttare a suo favore i germi di discordia esistenti fra i due fratelli. Ma Carlomagno morì al principio di dicembre del 771 e il 3 febbraio 772 St. lo raggiunse nella tomba.
Bibl.: Liber Pontificalis, ed. L. Duchesne, I, Parigi 1886, pp. 468-485; Ph. Jaffè, Regesta, I, Lipsia 1881, pp. 285-288; lettere di St. in Mon. Germ. historica, Ep. Merovingici et Karolini aevi, I, Berlino 1892, pp. 558-567, 713-715; L. Duchesne, Les premiers temps de l'état pontifical, 3ª ed., Parigi 1911, pp. 111-132; Héfélé-Leclercq, Hist. des conciles, III, ivi 1910, pp. 727-737.