CUSANI, Stefano
Nacque a Solopaca (Benevento) il 24 dic. 1815, e non nel 1816 come erroneamente affermano i biografi contemporanei, da Filippo e da Caterina Cardillo. Compiuti i suoi studi e la sua prima formazione culturale e intellettuale a Napoli, dove fu tra gli "eletti" della scuola purista del marchese B. Puoti insieme con Francesco De Sanctis e Stanislao Gatti, si distinse subito tra gli allievi più promettenti.
Uno dei meriti di maggiore importanza della scuola del Puoti, che segnò una traccia profonda nell'evoluzione del pensiero del C., fu quello di aver perseguito un ideale pedagogico non semplicemente formalistico e retorico e di aver stimolato i giovani ad unire allo studio delle lettere quello della storia e della filosofia con lo scopo di formare culturalmente il cittadino in grado di porsi al servizio della società. Il Se Sanctis nutrì una profonda stima nei confronti del C. e ne descrisse così il carattere modesto e le qualità intellettuali: "Il Cusani dato agli stessi studi [di filosofia], aveva maggiore ingegno [del superbissimo Gatti], ed era mitissima natura d'uomo" (La Giovinezza, p. 156).
Dopo la scuola del Puoti il C. divenne discepolo del filosofo calabrese Pasquale Galluppi, manifestando sin dall'inizio i suoi interessi spiccatamente filosofici. Si dedicò così, come afferma il Serafini, "ai prediletti studi filosofici nei quali dette prova di un ingegno Severo, profondo, investigatore". Da molto giovane il C. insegnò filosofia nel collegio Tulliano di Arpino, dove poi gli successe Bertrando Spaventa. Passò quindi ad insegnare in forma privata la medesima disciplina a Napoli in un suo studio "con tanto plauso de' buoni e de' dotti" secondo il giudizio del suo biografo Panfilo Serafini. Il 10 ott. 1842 si unì in matrimonio con Teresa Marcarelli, divenendo nello stesso torno di tempo socio dell'Accademia Pontaniana di Napoli.
Nel 1832, fondato da Giuseppe Ricciardi, vide la luce nella stessa città uno tra i più prestigiosi periodici italiani, Il Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, espressione quanto mai tipica della svolta culturale verificatasi a Napoli intorno al 1830 e continuazione simbolica, per quanto riguarda le linee del programma culturale, della Antologia fiorentina del Vieusseux: diffusione della filosofia dei lumi, cooperazione scientifica e culturale con gli altri paesi europei, interesse specifico per i problemi della "filosofia civile". A questa rivista il C. prestò una vivace collaborazione, con grande assiduità e con notevole entusiasmo, a partire dall'anno 1837, pubblicandovi anzi la maggior parte dei suoi scritti di carattere filosofico.Larga parte il C. ebbe anche nella fondazione nel 1841 insieme con il suo amico S. Gatti della nuova rivista intitolata Museo di letteratura e filosofia (poi dal 1843 Museo di scienza e letteratura), durato con varia fortuna oltre il 1860; a questo periodico il C. collaborò intensamente nei primi due anni, pur continuando a pubblicare saggi, note e recensioni in altri periodici come l'Omnibus. la Temi napolitana e la Rivista napolitana. Di lui ci sono rimasti scritti di piccola mole, di argomento filosofico e di critica letteraria, che lo rivelano scrittore profondo ed acuto, appassionato prima delle idee cousiniane e poi di quelle hegeliane.
Nell'ottobre 1845 si svolse a Napoli il VII congresso degli scienziati italiani ed il C. partecipò al dibattito con tale fervore dialettico che, come disse un suo allievo, "da tutta la persona grondava onorato sudore" (G. Giucci, Degli scienziati italiani formanti parte del VII congresso in Napoli..., Napoli 1845, p. 160); questa tensione gli causò un danno alla salute che doveva essergli fatale.
Il C. morì a Napoli il 5 genn. 1846 poco più che trentenne.
Contribuì notevolmente alla formazione filosofica del C., oltre che il Puoti e il Galluppi, la conoscenza attraverso la traduzione italiana effettuata da quest'ultimo dei Frammenti filosofici del filosofo eclettico francese Victor Cousin, che introdusse nella cultura napoletana la distinzione di ascendenza kantiana delle "due epoche" della nostra mente, quella della "spontaneità" e quella della "riflessione". Secondo il C., solo quando si sia trasceso il piano della spontaneità e si sia pervenuti alla coscienza riflessa, è possibile cogliere l'"idea filosofica" che presiede allo sviluppo storico-sociale dell'umanità. Dichiarazione di fede eclettica può considerarsi l'articolo del C. Del reale obietto d'ogni filosofia e del solo procedimento a poterlo raggiungere (in Progresso, XXIII [1839], pp. 27-60), in cui la lunga diss "ervizione sulla necessità di porre a fondamento della filosofia la psicologia per poi passare all'ontologia e la definizione dei tre oggetti della filosofia (il mondo, l'anima e Dio) e dei tre ordini dei fenomeni nell'interno della coscienza (i sensitivi, i volontari e gli intellettivi) sono ispirate dall'opera di Cousin. Nel saggio Della scienza fenomenologica o dello studio dei fatti di coscienza, pubblicato sul Progresso (1839-1840) il C.. svolge una critica serrata dell'empirismo e contrappone il sensismo di Condillac all'empirismo di Locke in quanto quest'ultimo ha distinto la "sensazione" dalla "riflessione" ed ha quindi riconosciuto al soggetto una forma creatrice e spontanea di attività. Nell'analisi dei principi della nostra mente che rivelano l'attività dell'io negata dal sensismo, il C. afferma che i principi universali e necessari non derivano dall'esperienza pur essendo essi strumenti di interpretazione della realtà. Il C. vede chiaramente che la sintesi a priori non appartiene all'esperienza ma al pensiero che la produce. In un altro saggio del '40, D'un obbiezione dell'Hamilton intorno alla filosofia dell'Assoluto (in Progresso, XXVI [1840]), il C. confuta la concezione della relatività della conoscenza dei filosofo scozzese e particolarmente le obiezioni che questi aveva mosso in proposito al Cousin, per il cui "altissimo ingegno" il C. nutriva una profonda ammirazione. Egli osserva che il pensiero può superare nell'ambito della conoscenza la semplice relazione tra soggetto e oggetto ed afferma che oltre il soggetto empirico e il mondo esterno c'è qualcosa superiore all'uno e all'altro, cioè la sintesi a priori. Il C. dimostra che un'applicazione corretta del metodo kantiano sottrae alla soggettività i principi a priori della conoscenza e rivela nella ragione un'attività spontanea pervenendo così ad una filosofia come idealismo assoluto. Negli ultimi articoli, il C. si sforza di interpretare, invero con risultati non troppo convincenti, la critica letteraria alla luce dell'estetica hegeliana.
Tutti i suoi scritti, apparsi nelle varie riviste di cui fu collaboratore, avrebbero dovuto essere raccolti in un volume ad opera di F. Trinchera subito dopo la sua morte prematura. Ma questo progetto rimase irrealizzato e bisogna ancora cercarli in quelle riviste. Tra i suoi articoli più importanti sono inoltre da ricordare: Del metodo filosofico e d'una sua storia infino agli ultimi sistemi di filosofia che sonosi veduti uscir fuori in Germania ed in Francia, Napoli 1839; Del reale obbietto d'ogni filosofia e del solo procedimento a poterlo raggiungere, ibid. 1839; Alcune idee intorno al romanzo storico, ibid. 1839; Della scienza fenomenologica o dello studio de' fatti di coscienza, ibid. 1839-40; Della poesia drammatica, ibid. 1839; D'un'obbiezione dell'Hamilton intorno alla filosofia dell'Assoluto, ibid. 1840; Della logica trascendentale, ibid. 1840; Idea d'una storia compendiata della filosofia, ibid. 1841-42; Della lirica considerata nel suo svolgimento storico e del suo predominio sugli' altri generi di poesia ne' tempi moderni, ibid. 1841; Dell'economia politica considerata nel suo principio e nelle sue relazioni colle scienze morali, ibid. 1841; Del modo da trattare la scienza degli esseri. Disegno di una metafisica, ibid. 1842; Della percezione considerata relativamente alle esistenze esterne, ibid. 1842; Della scienza assoluta, ibid. 1842.
Fonti e Bibl.: P. Serafini, Necrologia di S. C., in Il Progresso, XXXVII (1845), pp. 146 s.; G. Prati, Al sig. S. C. collaboratore del "Progresso", di Napoli, in Giorn. euganeo di scienze lettere ed arti, II (1845), pp. 475 s.; E. Rocco, Necrologia di S. C., in Il Lucifero, VIII (1845-46), pp. 403 s.; E. Poerio, Necrologia di S. C., in Omnibus, XIII (1846), p. 182; C. De Sterlich, Commem. di persone ragguardevoli mancare alle Due Sicilie, Napoli 1846, p. 10; F. Trinchera, Necrologia di S. C., in Riv. napolitana, IV (1846), 1, pp. 396 s.; D. Giella, Filosofia critica sulla filosofia del bar. P. Galuppi, Napoli 1856, p. 19; P. Calà Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, II, Genève 1859, pp. 383 s.; M. Monnier, Le mouvement ital. à Naples de 1830 à 1865 dans la littérature et dans l'enseignement, in Revue des Deux Mondes, XXXV (1865), pp. 1010-42; F. Fiorentino, La filosofia contemp. in Italia, Napoli 1876, pp. 4, 14; C. Correnti, Scritti scelti, I, Roma, 1891, pp. 496-500; V. Pagano, Galluppi e la filosofia ital., Napoli 1897, p. 140; L. De Caro, S. C., in Rivista stor. del Sannio, I (1915-16), pp. 165-172; G. Gentile, Bertrando Spaventa, Firenze 1925, pp. 16-19; Id., Storia della filosofia italiana dal Genovesi al Galluppi, II, Milano 1930, pp. 124-128; F. De Sanctis, La letteratura ital. nel sec. XIX, II, La scuola liber. e la scuola democratica, a cura di N. Cortese Napoli 1931, pp. 136 s. e passim; C. Spellanzon, Storia del Risorg. e dell'unità d'Italia, III, Milano 1936, p. 57; B. Croce, Storia della storiografia ital. nel secolo XIX, I, Bari 1947, pp. 66-288; F. Zerella, L'eclettismo francese e la cultura filosofica meridionale nella prima metà del sec. XIX, Roma 1952, pp. 27-30, 32-36; S. Mastellone, Victor Cousin e il Risorcimento ital. ..., Firenze 1955, pp. 194, 202, 210; G. Gentile, Le origini della filosofia contemp. in Italia, III, I neokantiani e gli hegeliani, a cura di V. A. Bellezza, Firenze 1957, pp. 229-243; E. Cione, Napoli romantica, 1830-1848, Napoli 1957, pp. 65 s. e passim; F. Alessio, C. S., in Enc. filosof., I, Venezia-Roma 1957, ad vocem; F. De Sanctis, La giovinezza. Memorie postume seguite da testimonianze biografiche di amici e discepoli, a cura di G. Savarese, Torino 1961, pp. 46, 113, 138 e passim; M. F. Sciacca, Il pensiero ital. nell'età delRisorgimento, Milano 1963, pp. 370-373; G. Oldrini, Gli hegeliani di Napoli. A. Vera e la corrente "ortodossa", Milano 1964, pp. 21, 23, 32 s.; Il primo hegelismo italiano, a cura di G. Oldrini, Firenze 1969, pp. 123-160, 355 s. (bibl.); M. Dell'Aquila, Critica e letter. in tre hegeliani di Napoli: S. C., G. B. Aiello, S. Gatti, Bari 1969, pp. 75-95; S. Mastellone, Dall'eclettismo all'hegelismo in Italia, in Il Pensiero politico, III (1970), pp. 271-277; F. Tessitore, La cultura filos. tra due rivoluzioni (1799-1860), in Storia di Napoli, IX, Napoli 1972, pp. 250-254; G. Oldrini, La cultura filos. napoletana dell'Ottocento, Bari 1973, pp. 165-182 e passim; A. Zazo, Diz. biobibliografico del Sannio, Napoli 1973, pp. 105 s.; E. Garin, Storia della filosofia ital., III, Torino 1978, pp. 1094, 1225 s.