statine Composti chimici di origine naturale o sintetica, individuati e sintetizzati a partire dalla metà degli anni 1970. Hanno assunto importanza farmacologica per la loro spiccata capacità di inibire, mediante un meccanismo competitivo, l’enzima HMGCoA-reduttasi, che gioca un ruolo fondamentale nella biosintesi del colesterolo da parte del fegato, catalizzando la conversione dell’HMGCoA (3-idrossi-3-metilglutarilcoenzima A) in metavalonato. L’inibizione di tale enzima e la conseguente riduzione della sintesi di colesterolo da parte del fegato determinano un aumento dell’attività dei recettori cellulari per le proteine LDL, che consente alle cellule epatiche di attingere con maggiore efficienza al colesterolo trasportato da queste proteine, in modo da sopperire al decremento della biosintesi. L’effetto delle s. è dunque quello di produrre un abbassamento del colesterolo trasportato dalle LDL nel sangue. Studi clinici condotti nel corso degli anni 1980 hanno mostrato che tale diminuzione della colesterolemia LDL potrebbe diminuire la morbilità e la mortalità cardiovascolare. In particolare, è stata dimostrata un’azione preventiva di tipo secondario, con sensibile riduzione del rischio di ictus fatale e non fatale e di mortalità da cardiopatia ischemica.
La prima s. a essere scoperta (1975) è stata la mevastatina, un metabolita fungino isolato da Penicillium citrinum e Penicillium brevicompactum. Da allora, varie altre s. sono state isolate o preparate per via sintetica: lovastatina (1987), pravastatina (1991), simvastatina (1991), fluvastatina (1993), atorvastatina (1996), cerivastatina (1997).