STAFILOCOCCO (dal gr. σταϕυλή "grappolo" e κόκκος "bacca") e infezioni stafilococciche
I cocchi (v. batterio) appartenenti a questo gruppo, di forma sferica e di grandezza variabile da 0,5 a 1 μ di diametro, vengono così denominati dalla disposizione a forma di grappolo che assumono nei preparati a striscio e nelle colture, e rappresentano gli agenti patogeni abituali dei più comuni processi suppurativi localizzati e d'infezioni a carattere setticemico generalizzate, fra le più importanti della patologia umana.
La forma a grappolo è la più tipica ma non costante, e talora viene sostituita da una disposizione a brevi catenelle, a elementi accoppiati, oppure, raramente, isolati. Gli stafilococchi crescono facilmente nei varî terreni di coltura (agar, siero di sangue, ecc.), ivi elaborano pigmenti di vario colore, che servono principalmente alla differenziazione batteriologica delle varie specie. Si distingue così: 1. lo stafilococco piogene aureo, che è la specie più comune, e produce nelle colture un pigmento giallo più o meno vivo o giallo-oro; 2. lo stafilococco piogene albo, che dà colture di un colore bianco simile a quello della porcellana; 3. lo stafilococco piogene citreo, che dà colture di un colore giallo-verdastro o giallo-limone.
Tutte queste specie sono grampositive e aerobie: si conosce però anche uno stafilococco anaerobio obbligato, che H. Schottmüller e altri hanno riscontrato in certe forme di sepsi puerperale. Gli stafilococchi producono anche in vitro numerose tossine, alcune delle quali ci sono conosciute: così un'emolisina bene dimostrabile nei terreni all'agar-sangue (esistono però anehe delle varietà anemolitiche), una tossina a potere litico verso i leucociti (leucocidina), ecc. Le specie ora ricordate sono patogene, oltre che per l'uomo, anche per varî animali da esperimento, soprattutto per il coniglio, nel quale provocano il quadro di una setticemia con ascessi in varî organi, artriti purulente, ecc. Sono note invece numerose specie di stafilococchi non patogeni che rappresentano innocui e comuni saprofiti dell'ambiente esterno, della cute, di alcune mucose; essi si distinguono dagli stafilococchi patogeni perché non provocano infezione generale né focolai purulenti nel coniglio, per il diverso aspetto delle colture, perché non vengono agglutinati da sieri di animali immunizzati con le specie patogene.
Le vie di penetrazione nell'organismo umano preferite dagli stafilococchi nei casi d'infezione generale sono: la cute (da lesioni pustolose, foruncoli, paterecci, ecc.) e le mucose, specie quelle genitali e delle vie urinarie (da infezioni della pelvi, della vescica), più raramente quelle del cavo faringeo e più di rado ancora altre vie. Da queste porte d'ingresso i germi invadono il sangue o per via linfatica, attraverso un processo di linfoangioite e di linfoadenite, o per via venosa attraverso una tromboflebite che spesso è purulenta; una volta giunti nel territorio sanguigno, essi per lo più non vi si moltiplicano, ma invadono numerosi organi producendovi dei focolai purulenti multipli che costituiscono una delle maggiori e più frequenti (90-95% dei casi) caratteristiche della sepsi stafilococcica. Una moltiplicazione degli stafilococchi nel sangue avviene solo in condizioni speciali e di regola nelle fasi terminali del processo setticemico. Nelle affezioni circoscritte gli stafilococchi penetrano quasi sempre per le stesse vie e specie per quella cutanea; la loro penetrazione viene indubbiamente facilitata da numerose condizioni inerenti allo stato della porta d'entrata (poca pulizia o precedenti alterazioni della cute o delle mucose) oppure dell'individuo (scarsa resistenza dovuta a malattie croniche, del ricambio, ecc.).
Le affezioni circoscritte da stafilococchi più comuni sono: il foruncolo, il favo, il patereccio, i flemmoni e gli ascessi, le pustole (nelle varie forme di piodermiti), le osteomieliti, le artriti purulente, le linfoangioiti e le linfoadeniti acute, ecc.; inoltre gli stafilococchi possono produrre focolai ascessuali a carico degli organi più diversi, come nel cavo orale (denti e cavità vicine), nel cervello, nelle meningi, nelle tonsille, nell'orecchio, nei bronchi, nel polmone, nella pleura, nel fegato e nelle vie biliari, nei reni, negli annessi, ecc. Alcuni di questi focolai purulenti possono rappresentare la porta d'entrata di un'affezione generale settica; ciò si verifica specialmente per i foruncoli (in particolare quelli della nuca, delle labbra, delle guancie, del naso, ecc., che possono produrre una tromboflebite che si estende in profondità ai seni meningei), per i focolai osteomielitici, otitici, anginosi, uterini, ecc. Inoltre può avvenire che una raccolta purulenta, per es., cutanea, anche minima, dia origine a un focolaio ascessuale di assai maggiore importanza in un altro organo, per es. nel polmone, senza che ciò si accompagni necessariamente allo stato di sepsi. Tutte queste affezioni possono essere prodotte da una delle suddette varietà di stafilococco (per lo più quello aureo) o da più specie insieme, oppure da stafilococchi associati a streptococchi e ad altri germi piogeni.
Le affezioni generali settiche da stafilococchi sono innanzi tutto caratterizzate, come si è detto, dalla grande frequenza delle metastasi purulente nei varî organi (onde un tempo venivano considerate come le forme cliniche più rappresentative del gruppo delle piemie), le quali avvengono con speciale frequenza nel polmone, nelle parti molli, nel cuore, nella milza, nelle articolazioni, nei reni; inoltre dal fatto che l'invasione dei germi nel circolo avviene in modo continuo e subcontinuo e non intermittente come nella sepsi streptococcica. Le forme cliniche più importanti sono: 1. quelle di origine dalla cute o dai tessuti superficiali (foruncoli, favo, flemmoni, ecc.), dalle ossa (sepsi osteomielitica); 2. quelle di origine otitica, postanginosa o da altre infezioni del cavo orale; 3. le sepsi nefrogene, in cui focolai settici si formano nei reni o nei bacinetti renali; 4. la sepsi puerperale, in cui gli stafilococchi, quasi sempre isolati, intervengono in poco meno del 20% dei casi di tutte le forme; 5. l'endocardite settica acuta, in cui lo stafilococco si riscontra in circa la metà dei casi.