SPRINGOLO, Agostino detto Nino
‒ Nacque a Treviso il 1° marzo 1886, figlio di Davide, agiato commerciante di tessuti, e di Giovanna Comisso; fu cugino dello scrittore Giovanni Comisso.
Dopo aver frequentato il liceo classico di Treviso, dove ebbe come insegnante di italiano Augusto Serena, cominciò a scrivere i primi versi poetici e a prendere lezioni di musica da Pier Adolfo Tirindelli e di pittura da Luigi Serena. Completati gli studi liceali nel 1907, si trasferì a Venezia, dove si formò come pittore alla scuola di Cesare Laurenti, incontrò Guido Cadorin, che gli divenne amico, e conobbe Fabio Mauroner.
Nel 1908 partecipò alla prima Mostra di Ca’ Pesaro. Nell’ottobre del 1909 partì con l’amico Adolfo Callegari per Monaco di Baviera, dove seguì i corsi dell’Accademia di belle arti, all’inizio nella classe di Gabriel von Hackl e poi in quella di Hugo von Habermann. Nell’estate del 1910 tornò in Italia e aprì lo studio a Venezia. Questo momento fu caratterizzato da una pittura ‘scura’ e si tradusse soprattutto in ritratti e nature morte. Tra il 1912 e il 1913 nelle rappresentazioni di Springolo tornò la luce ed egli ricominciò a dedicarsi al paesaggio, semplificando le forme e usando colori vivaci, con una tecnica pittorica divisionista. Nel 1914 fu ammesso con un dipinto alla seconda Secessione romana e alla Mostra degli artisti rifiutati dalla Biennale. Il 7 ottobre di questo stesso anno sposò Beatrice Calzavara, figlia del primario ostetrico dell’ospedale civile di Treviso. Il 18 settembre 1915 nacque il figlio Davide, ma egli era già stato chiamato alle armi come ufficiale di fanteria.
Nel maggio del 1919, dopo un soggiorno militare a Messina, rientrò a casa e decise di trasferirsi con la famiglia in un piccolo paese della campagna trevigiana: Onè di Fonte. Gli anni passati nel ritiro trevigiano gli diedero modo di evolvere la sua arte grazie a un rapporto totalizzante con la natura. Nell’autunno del 1923, su suggerimento del pittore Gino Rossi al direttore Nino Barbantini, gli venne riservata una personale a Ca’ Pesaro a Venezia, all’interno dell’Opera Bevilacqua La Masa. L’incontro fra Springolo e Rossi è da collocare all’inizio del 1923. Rossi, infatti, abitava in una casa a Ciano di Crocetta sul Montello e spesso raggiungeva Springolo percorrendo in bicicletta i circa venti chilometri che separano Ciano da Onè.
Nel 1924 Springolo partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia e, in seguito, fu presente in tutte le edizioni fino al 1936. Nel 1925 tornò a vivere a Treviso, nella casa, tuttora esistente, costruita per lui dalla famiglia in via Montello. Nel medesimo anno, alla mostra della Bevilacqua La Masa al Lido di Venezia, gli venne dedicata una sala personale composta da tredici dipinti. Nel 1926 partecipò a Milano alla prima Mostra del Novecento italiano e nel 1928 si recò a Parigi per un viaggio di formazione. Sue opere si videro, oltre che alle mostre veneziane, a Milano nel 1929 (alla seconda Mostra del Novecento italiano) e a eventi espositivi internazionali a Barcellona, Atene, Berlino, Birmingham (USA) e Monaco di Baviera. Nel 1931 fu presente anche alla prima delle Quadriennali romane, alle quali fu sempre invitato prima e dopo la seconda guerra mondiale.
Nel 1933, all’interno della Mostra sindacale di Treviso, gli venne riservata un’esposizione personale con sedici opere; nella presentazione in catalogo Giovanni Comisso confrontava la pittura del cugino Nino con quella dell’amico Filippo de Pisis, definendo il primo «rigido e per così dire matematico» e il secondo «sorprendente e per così dire improvvisatore». Springolo, in effetti, dipingeva molto lentamente, tornando spesso, anche a distanza di anni, sulle stesse composizioni per modificarle, con una grande attenzione verso il proprio mestiere.
Nel 1936 venne pubblicato da Mondadori il romanzo di Comisso I due compagni: le vicende dei due protagonisti presentano episodi autobiografici ai quali se ne mescolano altri tratti dalle vicende di vita del cugino Springolo, dello scultore Arturo Martini e di Gino Rossi.
Nel 1937, all’Esposizione internazionale di Parigi, Springolo venne insignito di una medaglia d’oro per l’opera Gigetta del 1924, mentre nel 1942 la Biennale di Venezia gli conferì il premio Omero Soppelsa per l’opera Il fiume in primavera del 1920. Prima e durante la seconda guerra mondiale importanti gallerie d’arte cominciarono a interessarsi all’opera di Springolo e a richiedere suoi dipinti per rassegne espositive, fra cui quelle a Venezia presso la galleria Arcobaleno nel 1938, a Milano presso la galleria Annunciata nel 1943 e nuovamente nella città lagunare presso la Piccola Galleria nel 1944. In quest’ultima occasione il critico d’arte del Gazzettino Silvio Branzi curò il catalogo della mostra, che divenne la prima monografia dedicata all’artista; essa fu immediatamente seguita dal piccolo volume monografico Nino Springolo, pubblicato dalle edizioni Delfino di Rovereto (seguite dallo stesso Branzi), con uno scritto di Dario Ortolani.
Con la fine del secondo conflitto mondiale il mercato artistico continuò a richiedere le opere di Springolo, che entrò quindi nell’orbita di due importanti galleristi: Carlo Cardazzo ed Ettore Gian Ferrari. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta molti furono i riconoscimenti che gli vennero conferiti, come il premio Marzotto di Valdagno del 1955, che la giuria decise di dividere con Pio Semeghini e Luigi Bartolini. Nel 1959 il Comune di Venezia organizzò una mostra antologica di Springolo con catalogo a cura del direttore della Galleria d’arte moderna di Venezia Guido Perocco; nel volume venne inserita una raccolta di lettere inedite di Gino Rossi a Springolo. Così il dirigente veneziano descriveva la pittura dell’artista in uno stralcio della presentazione: «I toni verdi di Springolo, i suoi verdi così intensi e inconfondibili, da quelli cupi degli abeti, agli smeraldi luminosi dell’acqua, ai teneri delle foglie a primavera, hanno le vibrazioni immediate dell’artista commosso innanzi alla natura» (Mostra antologica..., 1959, p. 8). Nel 1960 uscì, per le edizioni Canova di Treviso, una raccolta di poesie scritte dal pittore tra il 1912 e il 1960 dal titolo Svaghi poetici.
Nel 1967 Springolo venne scelto da Carlo Ludovico Ragghianti per partecipare all’esposizione fiorentina «Arte moderna in Italia, 1915-1935». Nella scheda di catalogo, Branzi sostiene che il pittore trevigiano seguì, forse non del tutto consapevolmente, il sentiero tracciato da Guglielmo Ciardi, e tuttavia aggiunge che, «se questo è vero, bisognerà pur dire come se spettasse soltanto alla sua raccolta sensibilità e al suo tenace amore per la natura di scoprire in sé, nell’intimo dello spirito, quella voce di sommessa e autentica poesia che ne definì chiaramente l’opera allorché, superate le esperienze d’avvio, seppe fondere i ripensamenti culturali con le sollecitazioni emotive della fantasia» (Branzi, 1967). Nel 1968 il Comune di Venezia organizzò a Ca’ Vendramin Calergi una rassegna tematica dedicata all’opera di Springolo con particolare attenzione al genere del ritratto. Nel 1969 i coniugi Maria e Natale Mazzolà donarono ventidue quadri di Springolo, dipinti tra il 1913 e il 1941, al Museo civico di Treviso, opere che, con quelle già presenti nelle collezioni comunali, formarono una grande mostra permanente.
Springolo morì a Treviso il 21 gennaio 1975. Le sue spoglie riposano nella tomba di famiglia nel cimitero cittadino; qui, per generosità dello stesso artista, furono custodite per più di vent’anni, e poi traslate in un sepolcro autonomo, anche quelle dell’amico Gino Rossi, morto nel 1947.
Nel 1975 la città di Treviso dedicò a Springolo una grande mostra postuma al Museo di Ca’ da Noal, il cui catalogo raccoglie testi di Luigi Menegazzi, Giuseppe Marchiori, Giuseppe Mazzotti, Paolo Rizzi, Luigina Bortolatto e Franco Solmi. Nel 1983 Luigina Bortolatto curò un’esposizione e un catalogo che fecero il punto sulla produzione artistica trevigiana del primo Novecento partendo dalle opere depositate presso il Museo della città; Springolo fu tra gli artisti più rappresentati, con ben ventinove titoli. Tra il 1987 e il 1988 una rassegna analoga fu realizzata a Venezia per riportare alla luce gli artisti esposti nelle sale del mezzanino di Ca’ Pesaro tra il 1908 e il 1920. Nel catalogo della mostra, «Venezia, gli anni di Ca’ Pesaro, 1908-1920», la sezione dedicata a Springolo fu curata da Eugenio Manzato. Nel 1991 Marco Goldin realizzò un’esposizione monografica sul pittore che si concentrava in particolar modo sull’aspetto paesaggistico. Nel 1992 uscì il catalogo generale dell’artista, curato da Luigina Bortolatto e intitolato Nino Springolo, 1886-1975. Grintosa dignità.
Il successo di pubblico e di vendite segnò il perdurare di un certo gusto collezionistico: opere di Springolo furono acquistate per le grandi raccolte d’arte pubbliche e private. Tra quelle pubbliche italiane posseggono opere di Springolo il Museo Bailo di Treviso, la Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, la Galleria d’arte moderna di Milano, la Galleria d’arte moderna di Verona, il Museo del Novecento di Firenze, i Musei civici di Noto, Padova, Asolo, Conegliano, Vittorio Veneto, e la Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
La maggior parte dei dipinti, l’archivio e la biblioteca personale sono conservati a Treviso dagli eredi dell’artista.
Fonti e Bibl.: Esposizione di alcuni artisti rifiutati alla Biennale veneziana (catal.), Venezia 1914; Seconda Esposizione internazionale d’arte della Secessione (catal.), Roma 1914, p. 26; Catalogo della XIV Mostra di Ca’ Pesaro. Autunno 1923, Venezia 1923, p. 19; Catalogo della prima esposizione degli artisti di Ca’ Pesaro al Lido, Venezia 1925, p. 17; IX Mostra trevigiana d’arte (catal.), Treviso 1933; D. Ortolani, Nino Springolo, Rovereto 1944; Springolo (catal.), a cura della Piccola Galleria, presentazione di S. Branzi, Venezia 1944; Mostra antologica di Nino Springolo (catal.), a cura di G. Perocco, Venezia 1959; N. Springolo, Svaghi poetici, Treviso 1960; S. Branzi, Nino Springolo, in Arte moderna in Italia, 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, p. 258; Mostra di Nino Springolo. Pitture di figure, 1909-1955 (catal.), Venezia 1968; Esposizione di ventidue dipinti di Nino Springolo. Donazione di Maria e Natale Mazzolà, Treviso 1969; G. Perocco, Le origini dell’arte moderna a Venezia (1908-1920), Treviso 1972, pp. 349-372; Lettere di Gino Rossi, a cura di L. Rossi Bortolatto, Vicenza 1974, pp. 98-115; N. Springolo, a cura di L. Rossi Bortolatto, Treviso 1975; C. Mamprin, La vita e l’arte del pittore trevigiano Nino Springolo, tesi di laurea, Università degli studi di Padova, a.a. 1980-81; F. Scotton, Nino Springolo, in I Maestri di Ca’ Pesaro, 1908-1923, Venezia 1982; Artisti trevigiani della prima metà del Novecento... (catal.), a cura di L. Bortolatto, Treviso 1983, p. 142; E. Manzato, Nino Springolo, in Venezia, gli anni di Ca’ Pesaro, 1908-1920 (catal., Venezia), a cura di C. Alessandri - G. Romanelli - F. Scotton, Milano 1987, pp. 202-204; L. Bortolatto, Nino Springolo, in Pittura a Treviso tra le due guerre (catal., Conegliano), a cura di M. Goldin, Treviso 1990, pp. 298-304; Nino Springolo: i paesaggi (catal., Castelfranco Veneto), a cura M. Goldin, Treviso 1991; Nino Springolo, 1886-1975. Grintosa dignità, a cura di L. Bortolatto, Treviso 1992; G. Bianchi, Nino Springolo, in Arte e Stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie, 1927-1944 (catal., Trieste), a cura di E. Crispolti - D. De Angelis - M. Masau Dan, Milano 1997, p. 273; N. Springolo (catal.), a cura di F. Butturini, Verona 1998; Gino Rossi, Arturo Martini e gli altri. Il “Cenacolo” di Bepi Mazzotti (catal.), a cura di L Baldin - G. Bianchi - E. Manzato, Treviso 2002, pp. 119-121.