SPORT (XXXII, p. 415; App. II, 11, p. 879)
Nell'ultimo decennio, superata ormai la fase di assestamento del dopoguerra, l'attività sportiva si è sensibilmente sviluppata in tutti i paesi, favorita da un crescente interesse del pubblico e dall'incoraggiamento di governi e altre autorità. Sul piano internazionale, gli incontri fra atleti di diversi paesi sono stati frequenti, indipendentemente dalle divisioni politiche. In Italia, la pratica degli s., a parte alcune iniziative a carattere dopolavoristico e giovanile, ha continuato ad essere regolata quasi interamente dal CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), che nel 1947 ha avuto la propria legge istitutiva riveduta e aggiornata secondo i principî democratici, dopo quattro anni di gestione commissariale. La guerra aveva recato danni molto gravi alle organizzazioni sportive. Circa 700 impianti di varia importanza erano stati distrutti o danneggiati, causando una perdita di 6 miliardi di lire. L'assunzione in proprio della gestione del Totocalcio, riconosciuta con d. l. 14 aprile 1948, n. 496, ha consentito al CONI di reperire cospicui fondi per le sue attività. Questo servizio, infatti, fornisce in media allo sport italiano 6 miliardi e mezzo di lire l'anno, e all'Erario non meno di 10 miliardi. Il CONI ha impegnato il 40% circa del proprio bilancio nella realizzazione di impianti sportivi. Oltre a quelli olimpici di Roma e di Cortina d'Ampezzo, ne sono stati costruiti a centinaia negli ultimi quindici anni nelle più diverse località: si tratta di palestre tipo, piscine tipo, impianti prototipi, campi scuola, militari e di propaganda, che hanno comportato un'erogazione di circa 14 miliardi. È stato fondato inoltre un Istituto per il Credito Sportivo, che ha concesso fino ad oggi 7.300.000.000 di mutui. Il CONI impegnato altresì 5 miliardi nella costruzione di 92 campi sportivi, uno per ogni Provveditorato agli studî, destinati ad incoraggiare e potenziare lo sport scolastico. Altri interventi avvengono nel settore dell'industria e in quello militare per ottenere una sempre maggiore diffusione della pratica sportiva. Speciali centri di addestramento sono stati istituiti per il nuoto, il tennis, lo sci e la scherma, in modo da avviare allo sport ragazzi in tenera età. Nel 1959, con l'istituzione del Ministero per il turismo, lo spettacolo e lo sport, i rapporti del CONI con gli organi governativi hanno avuto una più chiara definizione. Di stretta intesa con le autorità politiche e locali o con il contributo di esse, il CONI ha provveduto alla realizzazione dei nuovi stadî di Roma, Napoli, Milano e altre città, e soprattutto dei modernissimi impianti per lo svolgimento della XVII edizione dei Giochi Olimpici in Roma: lo Stadio del nuoto, il Palazzo dello sport, il Velodromo, il Palazzetto dello sport, ecc. Impianti sussidiarî sono stati costruiti a Ostia, al Valco San Paolo, alle Tre Fontane, all'Acqua Acetosa, a Napoli, ecc. La supercapienza per le Olimpiadi è stata assicurata mediante installazioni mobili di agevole asportabilità. Sempre a Roma, è stato costruito il Villaggio Olimpico, capace di ospitare 8 mila atleti. I mobili e le attrezzature sono stati forniti dalle Forze Armate, che hanno ritirato il materiale a Giochi ultimati. L'INCIS ha inoltre assegnato gli alloggi del Villaggio Olimpico a dipendenti statali che ne avevano i titoli.
Diamo ora un panorama dei risultati più importanti che si sono avuti nelle diverse specialità dello sport dal 1949 al 1960, rinviando anche per i risultati ottenuti durante i Giochi Olimpici alla voce olimpici, giochi, in questa App.
Aeronautica. - Il primato mondiale di distanza senza scalo (km 18.081,990) fu stabilito dal comandante T. D. Davies, dal comandante E. P. Rankin, dal comandante S. Reid e dal lt. Com. R. A. Tabeling (Marina degli S. U. A.) che volarono da Perth (Australia) a Columbus (Ohio) dal 29 settembre al 1o ottobre 1946. Il primato mondìale di distanza in circuito (km 14.249.656) fu stabilito dal 1o al 3 agosto 1947 dal Lt. Col. Lassiter e dal cap. W. I. Valentine (S. U. A.). Quello di altezza (m 30.942) è del magg. D. G. Simons (Aviazione americana) che lo ha stabilito il 19 e 20 agosto 1957. Il primato mondiale di velocità su base (kmh 2388) è stato stabilito il 31 ottobre 1959 da G. Mossolov (URSS). Quello di velocità in circuito (kmh 1771) è del francese G. Muselli (18 giugno 1959).
Gli eccezionali progressi raggiunti dalla tecnica aeronautica hanno reso possibili nell'ultimo decennio imprese che sembrano sfiorare i limiti della fantasia. Anche la missilistica e i lanci di ordigni nello spazio interessano il volo umano (v. per questo missile; navigazione: n. spaziale, in questa App.).
In Italia, l'industria aviatoria, malgrado la precaria situazione del mercato interno, continua a creare prototipi di classe. Ai velivoli militari a reazione G 91 e MB 326 sono da aggiungersi il "Nibbio" e il "P. 19" dell'Aviamilano, il "Picchio" della Procaer, il "Jolly" della Partenavia. Nel campo degli elicotteri. sono da ricordare il Bell-Agusta 102 e l'Agusta 104, un piccolo biposto economico. L'anfibio F. N. 333 ha stabilito parecchi primati. Per la classe C 3 è stata raggiunta la quota di 7188 m e le velocità di 270 sui 1o0 km e di 268,913 sui 500 km: per la classe C 2 la velocità di 271,180 sui 100 e quella di 268.953 sui 500 km. Campione italiano di volo a motore per il 1960 è stato Giorgio Urbani, vincitore del Giro di Sicilia, della prima Mille km aerea e del Circuito aereo delle Dolomiti. Tra i vincitori dei campionati degli anni precedenti, ricordiamo E. Meille (1950 e 1957), I. Guagnellini (1951), R. Ceschina (1952 e 1955), M. Goldoni (1953), G. Serena (1956), G. Ucelli (1959).
Dal 7 agosto 1957 all'11 febbraio 1958, Maner Lualdi (collaboratori, i piloti Ruggeri e Burrus e il meccanico Massoli) ha compiuto il raid "Italiani nel mondo", a bordo di un Fiat G. 49 S monomotore. battezzato Arcobaleno". I punti salienti dell'impresa sono stati i seguenti: km percorsi, 52.460 in 188 giorni (217 ore effettive di volo); visitate 21 nazioni e 59 città tra Torino (località di partenza) e Buenos Aires (località d'arrivo); traversata dell'Atlantico Nord da Keflavik a Goosebay nel Labrador in ore 19 e 19′; traversata Dallas-Los Angeles (km 2150) in ore 8,35′; traversata delle Ande a quota m 6000 (km 370) in ore 1,40′.
Atletica leggera. - I risultati delle gare di atletica leggera dell'ultimo decennio hanno fatto registrare tempi e misure che prima dell'ultima guerra erano ritenuti quasi irraggiungibili. Tenuto conto però delle possibilità di rendimento dell'organismo umano normale, molti specialisti ritengono che la maggior parte degli attuali record non potranno essere ulteriormente migliorati. Nel complesso, si è avuta una superiorità degli atleti statunitensi e sovietici, peraltro contrastata dagli europei particolarmente in alcune specialità.
Ai Giochi Olimpici del 1952 (Helsinki), nelle gare maschili gli italiani hanno conquistato il sesto posto nei m 400 ostacoli (Armando Filiput), la medaglia d'oro nella marcia km 50 (Giuseppe Dordoni in 4.28′07″8). la medaglia d'argento nel lancio del disco (Adolfo Consolini con m 53,78); nessun buon piazzamento nelle gare femminili. Ai Giochi del 1956 (Melbourne), l'unico risultato soddisfacente per gli italiani è stato il quarto posto ottenuto nella staffetta maschile 4 × 100 (Vincenzo Lombardo, Luigi Gnocchi, Giovanni Ghiselli, Franco Galbiati). All'Olimpiade del 1960 (Roma), invece, l'Italia ha conquistato nelle gare maschili la medaglia d'oro nei 200 m piani (Livio Berruti in 20″5), il quarto posto nella staffetta 4 × 100 (Armando Sardi, Giorgio Cazzola, Salvatore Giannone, Livio Berruti), la medaglia di bronzo nella marcia 50 km (Abdon Pamich in 4.27′55″4); nelle gare femminili, la medaglia di bronzo nei 100 m piani (Giuseppina Leone in 11′3). Per i vincitori delle diverse specialità di atletica leggera alle Olimpiadi, v. la tabella alla voce olimpici, giochi.
Nella tabella a p. 797, diamo un raffronto fra i record mondiali, europei e italiani di atletica leggera.
Atletica pesante. - Nell'ultimo decennio, ferma restando la superiorità dei sovietici, degli statunitensi e dei turchi nelle tre specialità della lotta greco-romana, della lotta stile libero e del sollevamento pesi, l'atletica pesante italiana ha fatto sensibili progressi. Ai Giochi Olimpici di Helsinki (1952), nella lotta greco-romana il peso mosca Ignazio Fabra si è classificato al secondo posto; il piuma Umberto Trippa al quarto; il medio-leggero Osvaldo Riva al quinto; il medio Ercole Gallegati al sesto; e il medio-massimo Umberto Silvestri al sesto. Sempre nella lotta greco-romana, le Olimpiadi di Melbourne (1956) hanno fatto registrare un secondo posto di Ignazio Fabra (mosca), e un terzo posto di Adelmo Bulgarelli (massimi). Risultati più modesti, invece, alle Olimpiadi di Roma (1960): quinto Ignazio Fabra tra i mosca e quarto Umberto Trippa tra i piuma. Ignazio Fabra, però, aveva vinto il titolo della lotta greco-romana (mosca) ai campionati mondiali di Karlsruhe, nel 1955.
Nella lotta stile libero, che in Italia è molto meno praticata della greco-romana, si sono registrati risultati meno brillanti. Tuttavia, il leggero Garibaldo Nizzola si è classificato quinto alle Olimpiadi del 1956 e sesto a quelle del 1960; il mosca Luigi Chinazzo sesto ai campionati mondiali 1960; il welter G. De Vescovi quinto alle Olimpiadi del 1960; il massimo P. Marascalchi quarto alle Olimpiadi e quinto ai campionati mondiali del 1960.
Migliore la situazione nel sollevamento pesi, anche se i nostri atleti restano ancora lontani dai limiti mondiali. Alle Olimpiadi di Melbourne (1956) Ermanno Pignatti con. kg 382,5 e Alberto Pigaiani con kg 452,5 hanno conquistato la medaglia di bronzo, rispettivamente tra i medî e i massimi; alle Olimpiadi di Roma (1960) Sebastiano Mannironi ha ottenuto la medaglia di bronzo dei piuma con kg 352,5
I primati italiani nel sollevamento pesi sono di Rocco Spinola (kg 307,5) per i gallo; di Sebastiano Mannironi (kg 362,5) per i piuma; di Luciano De Genova (kg 365) per i leggeri; di Ermanno Pignatti (kg 38,.5) per i medî; di Leonardo Masu (kg 387,5) per i medio-massimi; di Andrea Borgnis (kg 407,5) per i massimi leggeri; di Alberto Pigaiani (kg 452,5) per i massimi. Ecco invece i primatisti mondiali: Charles T. Vinci (S. U. A.) e Vladimir Stogov (URSS) con kg 345 per i gallo; Issac Berger (S. U. A.) e Evgenii Minajev (URSS) con kg 372,5 per i piuma; Vladimir Lomakin (URSS) con kg 400 per i leggeri; Alexander Kourynov (URSS) con kg 437,5 per i medî; G. Plukfelder (URSS) con kg 457,5 per i medio-massimi; Arkadi Vorobiev con kg 472,5 per i massimi leggeri; Yuri Vlassov con kg 537,5 per i massimi.
È da notare, infine, che l'ammissione del judo nei quadri federali, avvenuta nel 1948, ha ulteriormente arricchito l'attività italiana nel campo dell'atletica pesante.
Automobilismo. - Lo sport automobilistico è stato praticato prevalentemente in Europa mentre negli S. U. A. esso si è identificato soprattutto con la 500 miglia di Indianapolis che, a causa della sua formula particolare (le vetture ammesse devono essere azionate da motori con cilindrata di 4200 cm3 se non sovralimentati o di 2800 cm3 se con compressore), rimane tuttora una manifestazione per la quale l'industria europea non nutre alcun interesse. L'importazione di vetture sport dall'Europa ha tuttavia promosso negli S. U. A. corse di tipo europeo (12 ore di Sebring in Florida, corse per vetture junior a Riverside in California e prove in salita e su circuito riservate a macchine sport), che hanno introdotto nel continente americano il tipo di manifestazione sportiva europea. In Europa lo sport è stato principalmente retto dalle seguenti formule internazionali.
Formula 1 - 1954-1960. - Con il ritiro dalle corse dell'Alfa Romeo al termine della stagione 1951, le massime competizioni automobilistiche del 1952 e 1953 vennero rette dalla "formula 2" (2000 cm3 con compressore o 500 cm3 senza compressore). Dominatrice di queste gare fu la Ferrari 2000 a 4 cilindri con cui Alberto Ascari conquistava il titolo di campione del mondo nel 1952 e 1953. (Nel 1950 il titolo era stato conquistato da Giuseppe Farina su Alfa Romeo e nel 1981 da Juan Manuel Fangio con una macchina della stessa marca).
Nel 1954 entrava in vigore la nuova "formula 1" (2500 cm3 senza compressore, 750 cm3 con compressore) il cui ciclo si è concluso il 20 novembre 1960 sul circuito di Riverside (California) con la disputa del Gran Premio degli S. U. A.
Nei sette anni in cui essa è stata in vigore possiamo distinguere i seguenti aspetti fondamentali tra quelli che l'hanno caratterizzata: negli anni 1954 e 1955, netto predominio della Mercedes-Benz al volante della quale l'argentino Manuel Fangio vinceva il suo secondo e terzo titolo mondiale. La macchina tedesca di cui vennero impiegati due tipi (l'uno con carrozzeria aerodinamica e ruote carenate nelle corse più veloci, l'altro a ruote scoperte) era dotata di motore a 8 cilindri in linea con comando desmodromico delle valvole e albero con presa di forza al centro. L'alimentazione avveniva mediante impianto di iniezione diretta (Bosch).
Da parte italiana venivano schierate: la Maserati a 6 cilindri direttamente derivata dalla "formula 2" del 1952-1953; la Ferrari a 4 cilindri. anch'essa derivata dalla "formula 2", mentre la Lancia, esordiente nel campo delle corse per vetture di formula, si avvalse di una 8 cilindri a V con serbatoi del carburante disposti ai lati del posto di guida.
Fu con una di queste macchine (la Lancia ne aveva fatto dono alla Ferrari quando decise di abbandonare l'attività sportiva diretta) che Fangio poteva conquistare il suo quarto titolo mondiale. Fu il solo anno in cui Fangio corse per la marca di Modena. Nel 1957 optava per una Maserati e con essa si rivelava di nuovo il migliore pilota dell'anno. Il 1957 vide dunque l'affermazione della vecchia 6 cilindri Maserati che al termine della stagione veniva ufficialmente ritirata dalle corse. Ferrari aveva intanto posto in campo una nuova vettura a 6 cilindri ("Dino") con cui l'inglese Mike Hawthorn, al termine di una combattuta stagione di corse, conquistava nel 1958 il titolo di campione del mondo. Già si era andata manifestando durante il 1957, per la prima volta dall'inizio della formula, una seria opposizione delle vetture inglesi e principalmente della Vanwall con motore a 4 cilindri, alimentato a iniezione diretta (Bosch) come l'8 cilindri della Mercedes di quattro anni prima. La Vanwall, inoltre, introduceva per la prima volta in un monoposto l'uso dei freni a disco.
Nelle prime gare del 1958 si metteva poi in luce un'altra macchina inglese, la Cooper, che a sua volta introduceva un concetto nuovo nel campo delle vetture da gran premio: il trasferimento del motore nella parte posteriore del mezzo, concetto che veniva ripreso sia dalle inglesi B.R.M. e Lotus, sia dalla stessa Ferrari. Era questa agile vettura a dominare le corse degli anni 1959 e 1960 consentendo all'australiano Jack Brabham di vincere il campionato mondiale piloti.
Delle 55 prove di campionato mondiale, disputate nei sette anni in cui la formula è stata valida, la Ferrari ne ha vinte 13, la Mercedes 9, la Maserati 8, la Vanwall 9, la Cooper 13, la B.R.M. 1 e la Lotus 2. Va rilevato, però, che la Mercedes ha limitato la sua partecipazione a due stagioni soltanto, la Vanwall a una e mezzo, la Maserati a 4, la Cooper a 3, la B.R.M. a 3 e la Lotus a 1 soltanto. La sola Ferrari è stata presente sui campi di gara in tutto il periodo della formula. Il motore a iniezione diretta (Mercedes e Vanwall), i freni a disco (tutte le macchine del periodo 1959-1960 ne hanno fatto regolarmente uso) e la diversa disposizione delle masse attuata con il trasferimento del motore posteriormente, costituiscono le caratteristiche fondamentali della "formula 1" del periodo 1954-60.
Vetture sport 1953-1960. - Accanto al campionato mondiale di "formula 1" è stato istituito, a partire dal 1953, un campionato internazionale per vetture sport, anch'esso articolatosi su una serie di prove annuali. Fino alla fine del 1957 non vi fu alcuna limitazione di cilindrata, come invece esiste nelle formule relative alle monoposto, sicché talvolta vennero impiegate vetture sensibilmente più potenti delle macchine da gran premio, il che appare tanto più assurdo in quanto le "sport" dovrebbero, come infatti è avvenuto, essere usate su percorsi stradali.
Le marche che più attivamente hanno partecipato al campionato in questione sono state la Ferrari, la Maserati, la Lancia, l'Aston Martin, la Jaguar, la Cunningham e, ultimamente, la Porsche. Dal punto di vista costruttivo la Ferrari è stata la più prolifica avendo schierato in campo vetture di cilindrate diverse a 12, a 6 e a 4 cilindri. Tra le 12 cilindri impiegate nei primi anni del campionato, e alle quali si è fatto di nuovo ricorso ultimamente, vanno ricordate le seguenti: 4954 cm3 (potenza 350 CV a 6400 giri al minuto); 4522 cm3 (potenza 330 CV a 6500 giri); 4494 cm3 (potenza 300 CV a 6300 giri); 4023 cm3 (potenza 380 CV a 7200 giri); 4012 cm3 (potenza 300 CV a 6300 giri); 3783 cm3 (potenza 360 CV a 7600 giri); 2953 cm3 (potenza 290 CV a 7200 giri e 330 CV a 8500 giri).
Nel 1955 la Ferrari si avvalse anche di un motore a 6 cilindri in due differenti edizioni: 4412 cm3 (potenza 360 CV a 7500 giri) e 3747 cm3 (potenza 330 CV a 8000 giri). Nel 1956, infine, anno in cui lo sport del motore risenti le conseguenze della luttuosa "24 ore" di Le Mans del 1955, Ferrari impiegò una 4 cilindri di 2498 cm3 (potenza 240 CV a 7000 giri).
A tre soli tipi fondamentali di macchine ha fatto invece ricorso la Maserati e cioè la 6 cilindri di 2991 cm3 (potenza 240 CV a 6500 giri, successivamente 270 CV a 7000 giri), la 8 cilindri a V di 4478 cm3 (potenza 400 CV a 7000 giri) e la 2900 a 4 cilindri (potenza 250 CV a 6000 giri).
La Lancia, che limitò la sua partecipazione a poche stagioni, impiegò un unico tipo di vettura, la 6 cilindri a V di 3300 cm3 (potenza 270 CV a 6500 giri).
Da parte inglese sono stati impiegati due tipi base di vetture: la Jaguari il cui 6 cilindri in linea è passato da una potenza iniziale di 250 CV a 6000 giri, cilindrata 3442 cm3, ad una di 270 allo stesso regime e di 275 a 5800 giri. La cilindrata di questo motore è stata elevata poi a 3781 cm3 e la potenza a 300 CV a 6400 giri. Infine, in ossequio alla limitazione di cilindrata imposta a partire dal 1958, è stato messo in campo un 6 cilindri di 2986 cm3 (potenza 254 CV a 6300 giri). L'Aston Martin si è valsa a sua volta costantemente di un 6 cilindri in linea la cui cilindrata base è stata di 2922 cm3 (potenza di 180, 210, 240.253, e 260 CV a regimi oscillanti da 5500 a 6300 giri). Nel 1959 la cilindrata di questo motore veniva elevata a 2992 cm3 (potenza 265 Cv a 6500 giri), mentre nel 1957 si è fatto ricorso anche ad una 6 cilindri di 3669 cm3 (potenza 290 CV a 6000 giri).
Nei primi anni del campionato 1960 ha partecipato a talune corse - ad esempio, alla "24 ore" di Le Mans - la Cunningham, azionata da motori americani di grossa cilindrata.
Vanno infine considerate due vetture tedesche: la Mercedes-Benz (motore a 8 cilindri in linea di 2982 cm3, potenza 285 CV a 7450 giri) e la Porsche a 4 cilindri (1587 cm3, potenza 170 CV).
In questo quadro si è tenuto conto soltanto delle marche e delle macchine più rappresentative, di quelle che in sostanza si sono maggiormente affermate in questi 8 anni di campionato che è stato vinto dalla Ferrari nel 1953, 1954, 1956, 1957, 1958, 1960; dalla Mercedes nel 1955 e dall'Aston Martin nel 1959.
È da rilevare che da una potenza specifica di 75 CV/litro si è passati a 100 CV/litro e oltre, cioè a potenze specifiche simili a quelle dei motori di "formula 1". Vero è che tra i due tipi si è venuto a creare un processo di identificazione, essendosi fatto obbligo ultimamente di impiegare, nei motori delle macchine di "formula 1", supercarburante del commercio come in quelle sport. Il motore a iniezione diretta ha fatto la sua comparsa tra le macchine sport grazie alla Mercedes-Benz, mentre il motore posteriore raffreddato ad aria è entrato in lizza soltanto in questi ultimi anni ad opera della Porsche. Le macchine sport sono state le prime (Jaguar nel 1953) ad impiegare i freni a disco, l'uso dei quali è stato esteso negli anni successivi a quasi tutte le monoposto da corsa.
Coppa internazionale Formula F. 2 e Formula Junior. - Dal 1958 sono state istituite anche due Coppe internazionali per i costruttori di vetture rispondenti alla "formula 1" e per quelli di vetture rispondenti alla "formula 2". Quest'ultima, che dal 1960 si identifica in certo qual modo con la nuova "formula 1" era riservata alle macchine azionate da motori di 1500 cm3 non sovralimentati. Sebbene le gare riservate a queste vetture siano state poche, il materiale meccanico impiegato nelle medesime è risultato molto interessante, soprattutto dal punto di vista sperimentale. La tecnica del motore collocato posteriormente. alla quale avevano fatto ricorso sia la Porsche sia la Cooper sia la Cooper-Borgward, è stata seguita nel 1960 dalla Ferrari e dalla Lotus che inizialmente avevano optato per il motore anteriore. Il costruttore italiano si è servito di un 6 cilindri ("Dino"), la Borgward di un 4 cilindri a iniezione diretta (Bosch), mentre la Cooper e la Lotus hanno dato ancora una volta la preferenza al 4 cilindri Coventry-Climax, come d'altra parte anche nelle loro macchine di "formula 1". In media le potenze sviluppate da questi motori hanno oscillato da 120 a 160 CV consentendo velocità molto elevate anche in virtù del ridotto peso dei veicoli.
Lo sport automobilistico, infine, è venuto ad acquistare un aspetto del tutto particolare con la istituzione della "formula junior". Questa formula, nata ed applicata per la prima volta in Italia, e divenuta internazionale dal 1° gennaio 1959, mira a favorire la formazione di nuove schiere di piloti. A tale scopo si è cercato di contenere per quanto possibile il prezzo finale dei mezzi, imponendo che nella loro costruzione si faccia ampio ricorso ad elementi (testa del motore, scatola del cambio, sistema di frenatura, sistema di alimentazione) tratti da vetture già omologate dalla Federazione Internazionale dell'Automobile nella categoria turismo e quindi costruite in almeno 1000 esemplari in 12 mesi consecutivi. Il peso minimo deve essere di 400 kg se viene impiegato un motore di 1100 cm3, di 360 kg con uno di 1000 cm3.
Vetture di questa formula sono state costruite in gran numero in Italia facendo prevalentemente ricorso a motori Fiat 1100/103 collocati sia anteriormente sia posteriormente. In talune vetture è stato montato il 4 cilindri della Lancia Appia. Vetture di "formula junior" sono state costruite un po' ovunque, ma i motori più comunemente impiegati all'estero sono i Ford e BMC inglesi e DKW tedeschi.
Campioni deceduti. - Lo svolgimento delle gare automobilistiche è stato accompagnato da alcuni avvenimenti luttuosi: nel 1955 sono morti Alberto Ascari durante una prova sul circuito di Monza, Levegh alla "24 Ore" di Le Mans (la sua macchina è esplosa, uccidendo 80 spettatori) e Vukovich alla 500 miglia di Indianapolis; nel 1956, a Rivoltella sul Garda, durante la Mille Miglia la macchina guidata da Folzone si abbatteva sugli spettatori, uccidendone uno e ferendone quattro; nel 1957, l'auto di Alfonso De Portago e Nelson Gurner usciva di strada durante la Mille Miglia, provocando la morte di 11 persone, compresi i due piloti; a Modena, moriva Eugenio Castellotti; nel 1958 trovavano la morte Luigi Musso al Gran Premio di Reims e l'inglese Peter Collins sul circuito del Nürburgring, dove già nel 1954 era rimasto ucciso l'argentino Marimon; nel 1959 è morto il francese Jean Behra sulla pista di Berlino.
Baseball. - L'attività italiana nel campo del baseball è cominciata nel 1948 con un campionato a sei squadre, vinto dalla Libertas di Bologna. La federazione (FIPAB, cioè Federazione Italiana Palla A Base) è stata fondata invece nel 1950. Le squadre vincitrici del campionato italiano sono state il Firenze per la Lega Nord e la Lazio per la Lega Sud nel 1949, il Bologna per la Lega Nord e la Libertas Roma per la Lega Sud nel 1950, il Nettuno nel 1951, nel 1952, nel 1953 e nel 1954, la Lazio nel 1955, il Chlorodont Nettuno nel 1956 e nel 1957, l'A. S. Roma nel 1959 e il Seven Up di Milano nel 1960. Nel 1958, per diminuire le spese delle trasferte, si disputarono un "Torneo d'oro" (vinto dall'Algida Nettuno) per le squadre laziali e il campionato di serie A (vinto dal CUS Milano) per le altre. La prima edizione del campionato europeo (1954) fu vinta dall'Italia; le successive dalla Spagna (1955) e dall'Olanda (1956, 1957, 1958 e 1960).
Calcio. - L'attività calcistica nell'ultimo decennio è stata molto intensa, e ha visto diminuire gradualmente la supremazia della scuola inglese, a vantaggio di quella ungherese prima, e di quella brasiliana e spagnola poi. Definitivamente decaduto, invece, si può considerare il prestigio che il calcio italiano aveva conquistato nell'anteguerra con due vittorie ai campionati mondiali. Le nuove edizioni della Coppa del Mondo sono state disputate nel 1950 in Brasile, nel 1954 in Svizzera e nel 1958 in Svezia. e sono terminate con la vittoria, rispettivamente, dell'Uruguay, della Germania occidentale e del Brasile. Ai Giochi Olimpici, vittorie della Svezia (Londra, 1948), dell'Ungheria (Helsinki, 1952), dell'URSS (Melbourne, 1956) e della Iugoslavia (Roma, 1960).
In Italia, il campionato nazionale è stato vinto nel 1949 dal Torino. nel 1950 dalla Juventus, nel 1951 dal Milan. nel 1952 dalla Juventus, nel 1953 e nel 1954 dall'Internazionale, nel 1955 dal Milan, nel 1956 dalla Fiorentina, nel 1957 dal Milan, nel 1958 dalla Juventus, nel 1959 dal Milan, nel 1960 dalla Juventus, nel 1961 dalla Juventus. La Juventus ha vinto anche le edizioni 1959 e 1960 della Coppa Italia; quella del 1958 è stata vinta dalla Lazio. Nel 1949, il Torino fu proclamato campione d'Italia dopo la sciagura aviatoria del 4 maggio (Superga) nella quale perirono 18 giocatori.
La nazionale di calcio nel 1949 ha battuto il Portogallo (4 a 1) a Genova, la Spagna (3 a 1) a Madrid l'Austria (3 a1) a Firenze, ha pareggiato con l'Ungheria (1 a 1) a Budapest e ha perduto con l'Inghilterra (0 a 2) a Londra. Nel 1950, ha battuto il Belgio (3 a 1) a Bologna, ha perduto con l'Austria (0 a 1) a Vienna e con la Svezia (2 a 3) a San Paolo del Brasile, e ha battuto il Paraguay (2 a 0) a San Paolo del Brasile. Nel 1951, ha battuto il Portogallo (4 a 1) a Lisbona e la Francia (4 a 1) a Genova, e ha pareggiato con la Iugoslavia (0 a 0) a Milano, con la Svezia (1 a 1) a Firenze e con la Svizzera (1 a 1) a Lugano. Nel 1952, ha battuto gli S. U. A. (8 a 0) a Helsinki e la Svizzera (2 a 0) a Palermo, ha pareggiato con l'Inghilterra (1 a 1) a Firenze e con la Svezia (1 a 1) a Stoccolma, e ha perduto con il Belgio (0 a 2) a Bruxelles e con l'Ungheria (0 a 3) a Helsinki. Nel 1953 ha battuto l'Egitto (2 a 1) al Cairo e la Cecoslovacchia (3 a 0) a Genova, e ha perduto con l'Ungheria (0 a 3) a Roma e con la Cecoslovacchia (0 a 2) a Praga. Nel 1954, ha battuto l'Egitto a Milano (5 a 1), la Francia a Parigi (3 a 1), il Belgio a Lugano (4 a 1) e l'Argentina a Roma (2 a 0), e ha perduto con la Svizzera a Losanna (1 a 2) e a Basilea (1 a 4). Nel 1955, ha battuto il Belgio a Bari (1 a 0) e la Germania occidentale a Stoccarda (2 a 1) e a Roma (2 a 1), e ha perduto con la Iugoslavia a Torino (0 a 4) e con l'Ungheria a Budapest (0 a 2). Nel 1956 ha battuto la Francia a Bologna (2 a 0), il Brasile a Milano (3 a 0) e l'Austria a Genova (2 a 1). ha pareggiato con la Svizzera a Berna (1 a 1) e ha perduto con l'Argentina a Buenos Aires (0 a 1) e col Brasile a Rio de Janeiro (0 a 2). Nel 1957, ha battuto l'Irlanda del Nord a Roma (1 a 0) e il Portogallo a Milano (3 a 0), ha pareggiato con l'Irlanda del Nord a Belfast (2 a 2) e ha perduto con la Iugoslavia a Zagabria (1 a 6) e col Portogallo a Lisbona (0 a 3). Nel 1958 ha pareggiato con la Francia a Parigi (2 a 2) e con la Cecoslovacchia a Genova (1 a 1) e ha perduto con l'Irlanda del Nord a Belfast (1 a 2) e con l'Austria a Vienna (2 a 3). Nel 1959, ha pareggiato con la Spagna a Roma (1 a 1), con l'Inghilterra a Londra (2 a 2) e con l'Ungheria a Firenze (1 a 1) e ha perduto con la Cecoslovacchia a Praga (1 a 2). Nel 1960 ha battuto la Svizzera a Napoli (3 a 0) e ha perduto con la Spagna a Barcellona (1 a 3) e con l'Austria a Napoli (2 a 3). Nello stesso anno, per il torneo di calcio dei Giochi Olimpici, la squadra italiana ha battuto quella di Formosa a Napoli per 4 a 1, ha pareggiato con la Gran Bretagna a Roma per 2 a 2, ha battuto il Brasile a Firenze (3 a 1) e ha pareggiato a Napoli con la Iugoslavia per 1 a 1.
Canottaggio. - Ai Giochi Olimpici del 1952 (Helsinki), i titoli dalle gare di canottaggio furono così assegnati: il singolo all'URSS, il due senza agli S. U. A., il due con alla Francia, il due di coppia all'Argentina, il quattro con alla Cecoslovacchia e il quattro senza alla Iugoslavia. Il miglior piazzamento italiano fu il quarto posto nel due con. Ai campionati europei del 1953, il titolo del singolo andò allo iugoslavo Perica Vlasic, quello del due di coppia alla Svizzera, quelli del due senza e dell'otto all'URSS, quello del due con alla Francia, quello del quattro senza alla Danimarca e quello del quattro con alla Cecoslovacchia. L'URSS fu prima nella Coppa Glandaz e nella Coppa Montù. I piazzamenti migliori degli 1taliani furono un quarto posto nel quattro con (equipaggio della Libertas Capodistria) e un quarto posto nell'otto (equipaggio della Moto Guzzi). Sempre nel 1953, ai campionati mondiali di canoa slalom a Merano si registrarono vittorie della Svizzera (cat. C 1 maschile e cat. C 2 maschile e mista), della Germania, occ. (cat. F 1 maschile) e dell'Austria (cat. F 1 femminile). Dei titoli europei di canottaggio del 1954, due furono assegnati alla Svizzera (singolo e due con), due all'URSS (quattro con e otto), uno all'Italia (quattro senza, con l'equipaggio della Moto Guzzi comprendente Giuseppe Moioli, Giovanni Zucchi, Marco Carri e Attilio Cantoni), uno alla Germania (doppio) e uno alla Danimarca (due senza). L'URSS conquistò la Coppa Glandaz. Ai campionati europei del 1955, disputati a Gand, tre titoli (due di coppia, due senza e otto) andarono all'URSS; la Svizzera vinse nel due con, la Romania nel quattro senza, l'Argentina nel quattro con e il polacco Tedor Kocerka nel singolo. Il miglior piazzamento italiano fu il quarto posto della Canottieri Firenze nel due senza. L'URSS, che ottenne la Coppa Glandaz e la Coppa Montù, si aggiudicò anche tutti e cinque i titoli in palio ai campionati femminili di Vienna. Nel 1956, i campionati europei maschili si svolsero a Bled, e l'Italia conquistò un titolo, grazie alla vittoria dell'equipaggio della Moto Guzzi nel quattro senza. L'URSS vinse nel singolo. nel due di coppia e nel due senza, e si aggiudicò ancora una volta le Coppe Glandaz e Montù. Germania, Finlandia e Cecoslovacchia vinsero rispettivamente nel due con, nel quattro con e nell'otto. Ai campionati femminili (disputati pure a Bled), vittorie della Germania (singolo), della Cecoslovacchia (due di coppia) e dell'URSS (quattro senza, quattro con e otto). Lo stesso anno, ai Giochi Olimpici di Melbourne, l'Italia conquistava la medaglia d'oro nel quattro con (Franco Trincavelli, Angelo Vanzin, Romano Sgheiz, Alberto Winkler, Ivo Stefanoni) e il quarto posto nel quattro senza, vinto dal Canada. Gli altri titoli venivano assegnati all'URSS (singolo e due di coppia) e agli S. U. A. (due senza e due con).
L'anno seguente, ai campionati europei maschili, vittoria dell'Italia nell'otto con l'equipaggio della Moto Guzzi. La Germania, vincitrice della Coppa Glandaz e della Coppa Montù, ottenne i titoli del due con, del quattro senza e del quattro con; vittorie dell'Australia nel singolo, dell'URSS nel due di coppia e della Gran Bretagna nel due senza. Ai campionati femminili, l'URSS vinse tutte le gare. Ai campionati europei di canoa, si ebbero poi 6 vittorie dell'URSS, 3 della Germania, 3 dell'Ungheria e 1 della Romania per le categorie maschili; i sette titoli delle categorie femminili andarono tutti all'URSS.
L'otto italiano (Moto Guzzi) fu campione d'Europa anche nel 1958. Gli altri titoli andarono all'Australia (singolo), all'URSS (due di coppia), alla Finlandia (due senza) e alla Germania (due con, quattro senza e quattro con). Al secondo e al quarto posto, rispettivamnente del due con e del quattro con, si classificarono gli equipaggi italiani. Ai campionati mondiali di canoa, si ebbero 5 vittorie dell'URSS, 3 della Germania, 2 della Polonia, 1 della Finlandia. 1 del Belgio e 1 dell'Ungheria.
Ai campionati europei del 1959, l'Italia si assicurò il secondo posto nel due con (Armida Torino) e il quarto nell'otto (Moto Guzzi). I titoli del due senza, del due con, del quattro con e dell'otto andarono alla Germania, vincitrice delle Coppe Glandaz, Montù e Muelleg; quelli del singolo e del doppio all'URSS; quello del quattro senza alla Svizzera. Per le altre categorie femminili, vittoria dell'Ungheria nel singolo, dell'URSS nelle altre gare. Ai campionati mondiali di canoa, 6 titoli furono conquistati dalla Germania orientale, uno dalla Cecoslovacchia, uno dalla Gran Bretagna e uno dalla Francia.
Ai Giochi Olimpici di Roma (1960), l'Italia ha conquistato una medaglia d'argento nel quattro senza (T. Baraglia, R. Bosatta, G. Crosta, G. Galante) e una di bronzo nel quattro con (F. Balatti, R. Sgheiz, F. Trincavelli, G. Zucchi, I. Stefanoni). I titoli del singolo e del due senza sono stati vinti dall'URSS; del due con, del quattro con e dell'otto dalla Germania; del doppio dalla Cecoslovacchia; del quattro senza dagli S. U. A. Per quanto riguarda la canoa, l'Italia ha vinto una medaglia d'argento nella gara di canoa biposto m 1000 (A. Dezi, F. Lamacchia). Delle sette medaglie d'oro in palio, tre sono state assegnate all'URSS, una alla Danimarca, una alla Svezia, una all'Ungheria e una alla Germania (Cfr. anche la tabella alla voce olimpici, giochi).
Ciclismo. - Nel 1949, Fausto Coppi che aveva vinto il Giro d'Italia, vinse anche quello di Francia, compiendo un'impresa (da lui stesso poi ripetuta nel 1952) che non era mai riuscita in precedenza a nessun altro corridore. Coppi, che è morto il 2 gennaio 1960 all'ospedale di Tortona per una malattia da virus contratta in Africa, fu per un lungo periodo la figura dominante del ciclismo mondiale. Subito dopo di lui, va ricordato Gino Bartali (passato ora all'attività di direttore sportivo) che, nel corso di una lunga carriera, ottenne numerose vittorie in campo internazionale. Vincitore dei Giri di Francia del 1938 e del 1948, Gino Bartali fu secondo in quello del 1949. Ed ecco i vincitori delle altre edizioni del "Tour": Ferdy Kubler (Svizzera) nel 1950, Hugo Koblet (Svizzera) nel 1951, Fausto Coppi nel 1952, Louison Bobet (Francia) nel 1953, 1954 e 1955, Roger Walkowiak (Francia) nel 1956, Jacques Anquetil (Francia) nel 1957, Charly Gaul (Lussemburgo) nel 1958, Federico Bahamontes (Spagna) nel 1959, Gastone Nencini (Italia) nel 1960.
ll Giro d'Italia, che delle corse a tappe europee rimane la seconda per importanza, ha avuto i seguenti vincitori: Hugo Koblet (Svizzera) nel 1950, Fiorenzo Magni nel 1951, Fausto Coppi nel 1952 e nel 1953, Carlo Clerici (Svizzera) nel 1954, Fiorenzo Magni nel 1955, Charly Gaul nel 1956, Gastone Nencini nel 1957, Ercole Baldini nel 1958, Charly Gaul nel 1959, Jacques Anquetil nel 1960, Arnaldo Pambianco (Italia) nel 1961.
Nel Giro della Svizzera, si sono registrate 4 vittorie dell'italiano Pasquale Fornara: nel 1952, nel 1954, nel 1957 e nel 1958. Le altre edizioni sono state vinte da G. Weilenmann (1949), Hugo Koblet (1950, 1953 e 1955), Ferdy Kubler (1951), Rolf Graf (1956), Hans Junkermann (1959) e Frederick Ruegg (1960). Il Gran Premio ciclomotoristico delle Nazioni (con tratti dietro motori) è stato vinto da Jean Robic (Francia) nel 1950, Ferdy Kubler nel 1951, Fiorenzo Magni nel 1952 e nel 1953, Bruno Monti nel 1954 e nel 1955, Stan Ockers (Belgio) nel 1956, Vout Wagtmans (Olanda) nel 1957, Jos Hoevenaers (Belgio) nel 1958, Louison Bobet nel 1959 e nel 1960.
Ai campionati mondiali del 1949, vittorie del belga Rik van Steenbergen (strada), dell'inglese Reginald Harris (velocità), di Fausto Coppi (inseguimento) e di Elia Frosio (mezzofondo) tra i professionisti; dell'olandese Faanhof (strada), dell'australiano Sidney Patterson (velocità) e del danese Andersen (inseguimento) tra i dilettanti. I titoli mondiali del 1950 (professionisti) sono andati al belga Brik Schotte (strada), all'inglese Reginald Harris (velocità), all'italiano Antonio Bevilacqua (inseguimento), al francese Lesueur (mezzofondo) e al francese Jean Robic (ciclocross); quelli dei dilettanti, all'australiano Hoobin (strada), al francese Verdeur (velocità) e all'australiano Sidney Patterson (inseguimento). Nel 1951, quattro vittorie italiane: Antonio Bevilacqua (inseguimento professionisti), Gianni Ghidini (strada dilettanti), Enzo Sacchi (velocità dilettanti) e Mino De Rossi (inseguimento dilettanti). Gli altri titoli andarono allo svizzero Ferdy Kubler (strada professionisti), all'inglese Reginald Harris (velocità professionisti), all'olandese Pronk (mezzofondo), al francese Roger Rondeaux (ciclocross). Nel 1952, i titoli mondiali di ciclismo per i professionisti furono così assegnati: strada, Heinz Mueller (Germania); velocità, Oscar Plattner (Svizzera), inseguimento Sidney Patterson (Australia), mezzofondo Adolf Verschueren (Belgio). I titoli dei dilettanti andarono all'italiano Luciano Ciancola (strada), all'italiano Enzo Sacchi (velocità) e all'olandese Piet Van Heusden (inseguimento). Roger Rondeaux fu nuovamente campione mondiale di ciclocross. Ai campionati mondiali del 1953 gli italiani conquistarono quattro titoli: strada professionisti (Fausto Coppi), strada dilettanti (Riccardo Filippi), velocità dilettanti (Marino Morettini) e inseguimento dilettanti (Guido Messina). Nelle altre specialità, vittorie dell'olandese Arie Van Vliet (velocita prof.), dell'australiano Sidney Patterson (inseguimento prof.), del belga Adolf Verschueren (mezzofondo) e del francese Roger Rondeaux (ciclocross). Nel 1954, i campioni del mondo (categoria professionisti) furono L. Bobet (Francia) per la strada, R. Harris (Inghilterra) per la velocità, G. Messina (Italia) per l'inseguimento e A. Verschueren (Belgio) per il mezzofondo. I titoli mondiali per i dilettanti della strada, della velocità e dell'inseguimento furono assegnati, rispettivamente. a E. Van Cauter (Belgio), Peacock (Gran Bretagna) e Leandro Faggin (Italia). I risultati del campionato mondiale 1955 furono i seguenti: strada professionisti, Stan Ockers (Belgio), strada dilettanti Sante Ranucci (Italia), velocità prof. Antonio Maspes (Italia). inseguimento prof. Guido Messina (Italia). mezzofondo G. Timoner (Spagna), velocità dilettanti Giuseppe Ogna (Italia). inseguimento dilettanti Norman Scheil (Gran Bretagna), ciclocross André Dufraisse (Francía). Nel 1956, i campioni del mondo furono il belga Rik Van Steenbergen (strada prof.), l'olandese Franz Mahn (strada dil.), l'italiano Antonio Maspes (velocità prof.), l'italiano Guido Messina (inseguimento prof.), l'australiano Graham French (mezzofondo), il francese Michel Rousseau (velocità dilettanti), l'italiano Ercole Baldini (inseguimento dilett.), il francese André Dufraisse (ciclocross). Nel 1957, Rik Van Steenbergen, Michel Rousseau e André Dufraisse riconquistarono i rispettivi titoli; gli altri furono assegnati al belga Louis Proost (strada dilettanti), all'olandese Jean Derksen (velocità prof.), al francese Roger Rivière (inseguimento prof.), al belga Paul De Paepe (mezzofondo), all'italiano Carlo Simonigh (inseguimento dilettanti). Ai campionati mondiali del 1958, vittorie di Ercole Baldini (Italia) nella strada professionisti, Gustav Adolf Schur (Germania orientale) nella strada dilettanti, Michel Rousseau (Francia) nella velocità professionisti, Roger Rivière (Francia) nell'inseguimento professionisti, Bucher (Svizzera) nel mezzofondo, Valentino Gasparella (Italia) nella velocità dilettanti, Sheil (Gran Bretagna) nell'inseguimento dilettanti, Meister (Germania orientale) nel mezzofondo dilettanti, André Dufraisse (Francia) nel ciclocross. Sempre nel 1958, si disputarono per la prima volta i campionati mondiali femminili di ciclismo, terminati con le vittorie della lussemburghese Jacobs nella strada, della sovietica Galina Ermolaeva nella velocità e della sovietica Kocekova nell'inseguimento. Nel 1959, i titoli mondiali furono così assegnati: strada professionisti, André Darrigade (Francia); strada dilettanti, Gustav Adolf Schur (Germania orientale); velocità prof. Antonio Maspes (Italia); inseguimento prof. Roger Rivière (Francia); mezzofondo prof. Guillermo Timoner (Spagna); velocità dilettanti Valentino Gasparella (Italia); inseguimento dilettanti Rudi Altig (Germania occidentale); mezzofondo dilettanti Van Houvelingen (Belgio); ciclocross Renato Longo (Italia). Le gare femminili furono vinte dalla belga Yvonne Reynders (strada), dalla sovietica Galina Ermolaeva (velocità) e dall'inglese Beryl Burton (inseguimento). Ed ecco i campioni del mondo di ciclismo 1960: Rik Van Looy (Belgio), strada prof.; B. Eckstein (Germania orientale), strada dilettanti; Antonio Maspes (Italia), velocità prof.; R. Altig (Germania occidentale), inseguimento prof.; G. Timoner (Spagna), mezzofondo prof.; Sante Gaiardoni (Italia), velocità dilettanti; M. Delattre (Francia), inseguimento dilettanti; G. Stolze (Germania orientale), mezzofondo dilettanti; R. Wolfsholl (Germania occidentale), ciclocross. I titoli femminili della strada e dell'inseguimento sono andati a Beryl Burton (Gran Bretagna); quello della velocità alla sovietica Galina Ermolaeva.
Tra le vittorie italiane nelle corse cosiddette "classiche" su strada, ricordiamo quelle nella Milano-Sanremo del 1949 (Fausto Coppi), del 1950 (Gino Bartali), del 1952 e 1953 (Loretto Petrucci) e quelle nella Parigi-Roubaix del 1949 (Serse Coppi a pari merito con Mahé), del 1950 (Fausto Coppi) e del 1951 (Antonio Bevilacqua). Nel 1949 e nel 1950 Fiorenzo Magni vinse il Giro delle Fiandre.
Il campionato italiano professionisti su strada è stato vinto da Fausto Coppi (1949 e 1955), A. Bevilacqua (1950), F. Magni (1951,1953 e 1954), G. Bartali (1952), Giorgio Albani (1956), E. Baldini (1957 e 1958), Diego Ronchini (1959), Nino De Filippis (1960); quello di velocità da Italo Astolfi (1949 e 1950), Mario Ghella (1951), A. Maspes (1952, 1953, 1954, 1956, 1957, 1959 e 1960), Enzo Sacchi (1955) e Giuseppe Ogna (1958); quello di inseguimento da Antonio Bevilacqua (1949, 1950 e 1951), Donato Piazza (1952 e 1953), Guido Messina (1954, 1955 e 1956) e Leandro Faggin (1957, 1958, 1959 e 1960).
Il primato dell'ora, che era stato stabilito da Fausto Coppi nel 1942 con km 45,798, venne superato il 29 giugno 1956 dal francese Jacques Anquetil con 46.159 in una prova svoltasi al Velodromo Vigorelli di Milano. Il 19 settembre dello stesso anno, sempre al Vigorelli, Ercole Baldini stabiliva il nuovo primato con 46.393,61. Un anno dopo, sulla stessa pista, il primato era battuto dal francese Roger Rivière (km 46.923,42) che lo migliorava ancora nel 1958 (km 47.346). Per i risultati degli italiani nelle gare delle Olimpiadi, v. la voce olimpici, giochi.
Ginnastica. - Nelle ultime tre edizioni dei Giochi Olimpici, hanno affermato la loro netta superiorità i sovietici, specie in campo femminile, con qualche eccezione per ginnasti svizzeri, tedeschi, svedesi, giapponesi, ungheresi, finlandesi e cecoslovacchi. A Helsinki (1952), nelle gare maschili l'URSS si classificò prima nel concorso generale a squadre e individuale (con V. Ciukarine), e ottenne le medaglie d'oro del volteggio al cavallo, del cavallo con maniglie e degli anelli; quelle delle parallele e della sbarra andarono alla Svizzera, quella del corpo libero alla Svezia. Nelle gare femminili, medaglie d'oro all'URSS per la trave e il volteggio, all'Ungheria per le parallele e il corpo libero; vittorie dell'URSS nel concorso generale, individuale e a squadre.
A Melbourne (1956), nelle gare maschili tutti i titoli in palio furono assegnati all'URSS, tranne quello della sbarra che andò al Giappone (nel volteggio al cavallo il sovietico Valentin Muratov fu primo ex-aequo col tedesco H. Bautz). Nelle gare femminili, l'URSS vinse nel concorso generale individuale e a squadre, nel volteggio e nel corpo libero (ex-aequo con l'Ungheria). Le rimanenti medaglie d'oro (trave e parallele) furono assegnate alla ginnasta ungherese Agnes Keleti.
A Roma (1960), nelle gare maschili il sovietico Shaklin ha vinto il concorso generale individuale, e il Giappone quello a squadre. Medaglie d'oro al giapponese Ono (sbarra), al sovietico Shaklin (parallele), al sovietico Asaryan (anelli), al giapponese Aihara (corpo libero), ex-aequo col finlandese Ekman e col sovietico Shaklin (cavallo con maniglie), ex-aequo col giapponese Ono e col sovietico Shaklin (volteggio al cavallo). Nelle gare femminili, prima la sovietica Latynina nel concorso generale individuale e l'URSS in quello a squadre. Medaglie d'oro alla sovietica Astakhova (parallele), alla Latynina (corpo libero), alla sovietica Nicolaeva (volteggio al cavallo) e alla cecoslovacca Bosakova (trave).
I ginnasti italiani hanno ottenuto i migliori piazzamenti ai Giochi Olimpici del 1960, con una medaglia d'argento di Giovanni Carminucci nelle parallele e una medaglia di bronzo di Franco Menichelli nel corpo libero. Nel concorso generale a squadre, l'Italia (G. e P. Carminucci, F. Menichelli, O. Polmonari e A. Vicardi) si è classificata al terzo posto.
(Cfr. anche la voce olimpici, giochi).
Hockey. - Nell'hockey a rotelle (su pista), Portogallo, Spagna e Italia sono le tre nazioni che dominano il campo europeo. La rappresentativa italiana (con Bolis, R. Cataletto. Dagnino, E. Bertuzzi, Marchetto, Gelmini II, Panagini e C. Brezigar) vinse il campionato mondiale del 1953, dopo avere sfiorato la conquista del titolo nelle stagioni precedenti. Nel 1954, il campionato mondiale fu vinto dalla Spagna, nel 1955 ancora dalla Spagna (nello stesso anno l'Italia fu prima nel torneo di hockey a rotelle dei Giochi del Mediterraneo), e nel 1956 dal Portogallo, che riconquistò il titolo nel 1957, nel 1958, nel 1959 e nel 1960. Le squadre vincitrici del campionato italiano sono state il Novara H. C. nel 1949, nel 1950, nel 1958 e nel 1959. l'H. C. Monza nel 1951, nel 1953 e nel 1956, l'U. S. Triestina nel 1952, nel 1954 e nel 1955, l'Amatori Modena nel 1957 e nel 1960.
Nell'hockey su ghiaccio, dopo la sconfitta subìta dalla nostra squadra ai Giochi di st. Moritz nel 1948, si è potuta notare una certa ripresa. Superata la fase di riorganizzazione, nel 1951, mentre il Canada otteneva ancora una volta il titolo mondiale, l'Italia si aggiudicava la vittoria nel Criterium d'Europa. Lo stesso anno, la squadra dei Diavoli Rossoneri di Milano vinceva la Coppa Spengler. Nel 1952, l'Italia era terza nel Criterium d'Europa vinto dall'Inghilterra, mentre il Canada conquistava la medaglia d'oro ai Giochi di Oslo. L'anno seguente, l'Italia tornava alla vittoria nel Criterium d'Europa, e la Svezia era campione del mondo. Nel 1954, il titolo mondiale passava all'URSS. Il Criterium d'Europa nel 1955 era ancora una volta appannaggio dell'Italia, e il Canada vinceva nuovamente il campionato del mondo. Nel 1956, l'attività nel campo dell'hockey su ghiaccio era molto ridotta, in vista del torneo in programma ai Giochi di Cortina, che si concludeva con la vittoria dell'URSS. L'anno successivo, la Svezia è stata campione del mondo e d'Europa ma nel 1958 il titolo mondiale è tornato al Canada, che ha vinto ancora nel 1959. Nel 1960, gli S. U. A. hanno vinto sia il campionato mondiale, sia il torneo di hockey su ghiaccio ai Giochi di Squaw Valley. Il campionato italiano di hockey su ghiaccio è stato vinto dai Diavoli Rossoneri nel 1949, dall'H. C. Milano nel 1950, dal Milano-Inter nel 1951 e nel 1952, dai Diavoli Rossoneri nel 1953, dal Milano-Inter nel 1954 e nel 1955, dal Cortina nel 1957 (il campionato non fu disputato nel 1956 per la concomitanza con le Olimpiadi invernali), dal Milano-Inter nel 1958, dal Cortina nel 1959 e dal Diavoli H. C. Milano nel 1960.
Piuttosto modesto è rimasto il livello tecnico dell'hockey su prato italiano. Ai Giochi Olimpici del 1952 (Helsinki) e del 1956 (Melbourne) la medaglia d'oro andò all'India; alle Olimpiadi 1960 (Roma), invece, si è classificato primo il Pakistan. Le squadre vincitrici del campionato italiano di hockey su prato sono state il CUS Genova nel 1949, il Genova H. C. nel 1950, il CUS Genova nel 1951, il Genova H. C. nel 1952, l'Amsicora Cagliari nel 1953, il CUS Genova nel 1954, il CUS Bologna nel 1955, l'Amsicora Cagliari nel 1956, il Genova H. C. nel 1957, l'Amsicora Cagliari nel 1958, l'H. C. Genova nel 1959.
Ippica e sport equestri. - Nel 1949, le principali corse al galoppo furono vinte da Antonio Canale e Mignard della Dormello Olgiata, Stigliano e Samba della Razza del Soldo, Zagarolo (Razza Rossano), Golfo (Scud. Miani) e Ermellino (Neni da Zara). Nel 1950, ci fu l'affermazione di Daumier (Dormello Olgiata), vincitore del Gran Criterium Nazionale e del Premio Chiusura a Milano. Altre corse furono vinte da Fiorillo della Scuderia Castelverde (Gran Premio Milano, Premio Emanuele Filiberto e Gran P. d'Italia), Saccaroa, Tommaso Guidi e Balestrina. Nel 1951 Daumier, preconizzato campione, aveva un inizio di stagione deludente, ma poi vinceva nell'Emanuele Filiberto, nel 68° Derby di Roma, nel St. Leger di Milano e nel Premio del Jockey Club. Si affermava intanto Nuccio (Razza Sila) che, vincitore dell'Omnium di Roma, batteva Daumier nel G. P. d'Italia e arrivava secondo all'Arc de Triomphe a Parigi (Nuccio vinceva poi l'anno seguente, e veniva acquistato dall'Agha Kahn). Al "Chiusura", vittoria di Arson (Razza Ticino), capofila della generazione 1949, e vincitore di 8 corse su 12 disputate. Nel 1952, Arson e altri soggetti brillanti come Zamoretto (un "tardivo" della Razza di Rozzano) e Iroquois (Razza Villa Verde) delusero o mancarono di continuità per incidenti o per altri motivi. La stagione si chiuse con promettenti vittorie di Dacia e Alberigo (Razza del Soldo). Nel 1953, primeggiarono Toulouse Lautrec (Dormello Olgiata) e Alberigo. Sul finire, si mise in luce Orvieto. Lo stesso anno moriva Federico Tesio, creatore dell'allevamento di Dormello. Le principali monete del 1954 furono vinte da Botticelli, Oise e Norman. Nel 1955, due importanti affermazioni di soggetti italiani in corse estere: il 4 anni Botticelli vinceva la Gold Cup di Ascot (m 4000) e il 3 anni Ribot l'Arc de Triomphe (m. 2400), battendo i migliori cavalli francesi, inglesi e irlandesi. Il fuoriclasse Ribot, figlio di Tenerani e Romanella, si aggiudicava anche il Jochey Club a San Siro, ed era poi il dominatore dell'annata 1956, vincendo 16 corse, fra le quali il Prix de l'Arc de Triomphe e le King George VI and Queen Elizabeth Stakes di Ascot. Il G. P. Jochey Club era vinto da Tissot. Il 1957, passato Ribot in produzione, dava poche soddisfazioni all'ippica italiana: i migliori soggetti erano Tissot fra gli anziani e Braque fra i 3 anni. Nel 1958, Sedan, della Razza Ticino, passava di vittoria in vittoria sui 2400 del Derby, del Premio Principe Amedeo e del G. P. d'Italia, per vincere poi sui 3000 m del G. P. Milano. Nel 1959, le principali monete andavano a Rio Marin, Feria, Sedan, Exar e Marguerite Vernaut. Nel 1960 hanno fatto spicco Marguerite Vernaut, Surdi, Exar (secondo alla Gold Cup di Ascot) e Fils d'Eve.
Per quanto riguarda il trotto, vittorie di Ticino, Mandorlo, Rialto, Bayard, Sagunto nelle principali corse della stagione 1949. Nel 1950 si affermavano Katiusca, Altissimo, e ancora Ticino e Bayard. Nel 1951, superiorità di Basilea, Unico, Montana, Ubertide, Mar Ionio e Mighty Ned, che vinceva il Prix d'Amérique a Vincennes. Il campione del 1952 era l'anziano Birbone, e si registravano anche interessanti affermazioni di Mar Ionio, Dakota e Unico. Molti i protagonisti dell'annata 1953: Hit Songu, Karamazov, Vestone, Permit, Birbone, Toni Prà, Livenza, Scotch Thistle e Empire. Nel 1954, Saint Clair, Nelumbo, Fourrier, Gelinotte e Mighty Fine vincevano le principali corse italiane. L'anno seguente, clamorose affermazioni di Oriolo (vincitore del Criterium Continentale a Vincennes), Assisi e Mighty Fine. Si affermavano anche Zibellino e Boccaccio. Il 1956 vedeva le corse al trotto italiane dominate da Oriolo, Assisi, Checco Prà e Tornese, che era poi il campione assoluto del 1957. Crevalcore era invece il dominatore dei 4 anni, perdendo due sole volte nell'annata. Nel 1958 continuava la supremazia di Tornese, che batteva fra l'altro il record del miglio (1′15″7) e quello dei 2100 m (1′18″8). Si affermavano anche Lohengrin fra i 2 anni e Nievo fra i 3 anni. Tornese e il francese Icare IV erano i protagonisti della stagione trottistica 1959. Nel 1960, oltre ai veterani Tornese e Crevalcore, si sono imposti i più giovani Nievo e Ledro, mentre Gualdo e Guiglia hanno dominato il campo dei 3 anni. Tornese ha portato a 1′17″1 il record dei 2100 metri.
Nei concorsi ippici, l'equitazione italiana ha ottenuto numerose affermazioni in campo internazionale, per merito soprattutto dei fratelli Piero e Raimondo D'Inzeo. A parte la deludente e sfortunata prova ai Giochi Olimpici del 1952, fra le più importanti vittorie sono da ricordare: la Coppa delle Nazioni ripetutamente conquistata al Concorso Ippico Internazionale di Roma, il campionato mondiale di salto di Aquisgrana (1956) vinto da Raimondo D'Inzeo, il secondo e terzo posto rispettivamente di R. e P. D'Inzeo al Premio delle Nazioni individuale dei Giochi Olimpici 1956, il secondo posto dell'Italia (R. D'Inzeo P. D'Inzeo, A. Oppes) nella classifica a squadre dei Giochi Olimpici 1956, il primo posto ex-aequo dei fratelli D'Inzeo nella Coppa Re Giorgio V a Londra (1957), il primo posto della squadra italiana (S. Oppes, L. Ambrosio, R. e P. D'Inzeo) nel Premio delle Nazioni a Parigi (1957), la vittoria della squadra italiana (G. Tassani. F. Puccini, P. Spezzotti) al Premio Città di Varsavia del 1957, le vittorie del 1958 di Piero D'Inzeo (secondo classificato al Campionato Europeo di Aquisgrana) al Gran Premio Roma e al G. P. Città di Milano, il primo posto di Piero D'Inzeo nel campionato europeo di salto svoltosi a Parigi nel 1959, la medaglia d'oro di Raimondo D'Inzeo e la medaglia d'argento di suo fratello Piero nel Gran Premio di salto a ostacoli disputato nei Giochi Olimpici di Roma nel 1960. Nel Gran Premio di salto a squadre, l'Italia (R. D'Inzeo, P. D'Inzeo, A. Oppes) ha conquistato la medaglia di bronzo. Sempre nel 1960, Raimondo D'Inzeo ha vinto il campionato mondiale di salto d'ostacoli disputato a Venezia. Al Premio Coppa delle Nazioni del Concorso internazionale di Torino, vittoria della squadra italiana (G. Mancinelli, G. Castellini, P. D'Inzeo, R. D'Inzeo).
Motociclismo. - La figura dominante dell'ultimo decennio di motociclismo è quella di Carlo Ubbiali, che ha conquistato 9 titoli mondiali, compiendo un'impresa che non era mai riuscita a nessun altro corridore e che sembra difficile eguagliare. Costante è stata anche la supremazia delle macchine italiane nelle principali competizioni internazionali. Ecco i campioni del mondo dal 1949 al 1960: nel 1949, classe 125 Nello Pagani su Mondial, classe 250 Bruno Ruffo su Guzzi, classe 350 Freddie Frith (Inghilterra) su Velocette, classe 500 Leslie Graham (Inghilterra) su A. J. S., categoria sidecars Oliver e Jenkinson (Inghilterra) su Norton; nel 1950, classe 125 Bruno Ruffo su Mondial, classe 250 Dario Ambrosini su Benelli, classe 350 Bob Foster (Inghilterra) su Velocette, classe 500 Umberto Masetti su Gilera, categoria sidecars Oliver e Dobelli (Inghilterra) su Norton; nel 1951 classe 125 Carlo Ubbiali su Mondial, classe 250 Bruno Ruffo su Guzzi, classe 350 Geoffrey Duke (Inghilterra) su Norton, classe 500 Geoffrey Duke su Norton, categoria sidecars Oliver e Dobelli (Inghilterra) su Norton; nel 1952, classe 125 Cecil Sandford (Inghilterra) su M.V. Agusta, classe 250 Enrico Lorenzetti su Guzzi, classe 350 Geoffrey Duke (Inghilterra) su Norton, classe 500 Umberto Masetti su Gilera, categoria sidecars Smith e Clements (Inghilterra) su Norton; nel 1953, classe 125 Werner Haas (Germania) su N.S.U., classe 250 Werner Haas su N.S.U., classe 350 Fergus Anderson (Inghilterra) su Guzzi, classe 500 Geoffrey Duke su Gilera, categoria sidecars Oliver e Clements (Inghilterra) su Norton; nel 1954, classe 125 Rupert Hollaus (Austria) su N.S.U., classe 250 Werner Haas su N.S.U., classe 350 Fergus Anderson su Guzzi, classe 500 Geoffrey Duke su Gilera. categoria sidecars Noll e Cron (Germania) su B.M.W.; nel 1955, classe 125 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 250 H. P. Muller (Germania) su N.S.U., classe 350 Bill Lomas (Inghilterra) su Guzzi, classe 500 Geoffrey Duke su Gilera, categoria sidecars Faust e Remmert (Germania) su B.M.W.; nel 1956, classe 125 Carlo Ubbiali su M.v. Agusta classe 250 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 350 Bill Lomas su Guzzi, classe 500 John Surtees (Inghilterra) su M.V. Agusta, categoria sidecars Noll e Cron (Germania) su B.M.W.; nel 1957, classe 125 Tarquinio Provini su Mondial, classe 250 Cecil Sandford (Inghilterra) su Mondial, classe 350 Keith Campbell (Inghilterra) su Guzzi, classe 500 Libero Liberati su Gilera, categoria sidecars Hillebradt e Grunwald (Germania) su B.M.W.; nel 1958, classe 125 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 250 Tarquinio Provini su M.W. Agusta, classe 350 John Surtees su M.V. Agusta, classe 500 John Surtees su M.V. Agusta, categoria sidecars Walter Schneider (Germania occidentale) su B.M.W.; nel 1959, classe 125 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 250 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 350 John Surtees su M.V. Agusta, classe 500 John Surtees su M.V. Augusta, categoria sidecars Walter Schneider su B.M.W.; nel 1960, classe 125 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 250 Carlo Ubbiali su M.V. Agusta, classe 350 John Surtees su M.V. Agusta, classe 500 John Surtees su M.V. Agusta, categoria sidecars Helmut Fath (Germania occidentale) su B.M.W.
Motonautica. - All'avanguardia in Europa. la motonautica italiana ha conquistato numerosi titoli mondiali: nel 1952 con Mario Verga (Racers 450 kg), nel 1953, ancora con Verga (Racers 500 kg), nel 1956 e nel 1957 con Ezio Selva (Racers 800 kg), nel 1959 con Lino Spagnoli (Racers 800 kg), nel 1960 con Flavio Guidotti (Racers 800 kg). Il campionato europeo (istituito nel 1950) ha visto vittorie italiane nelle seguenti categorie: nel 1950, fuoribordo corsa 500 cm3 (Carlo Pagliano); nel 1951, fuoribordo corsa 500 cm3 (Giuseppe Guerini) e entrobordo sport 2800 cm3 (Ezio Selva); nel 1952, fuoribordo corsa 500 cm3 (Carlo Pagliano); nel 1953, fuoribordo corsa 1000 cm3 (Renzo Romani); nel 1955, fuoribordo corsa classe 250 cm3 (Luigi Dell'Orto); nel 1956, fuoribordo corsa 350 cm3 (Alberto Vitali), 1000 cm3 (Augusto Romani), fuoribordo sport 590 cm3 (Aldo Lombardi), 660 cm3 (Giancarlo Goitre), Runabouts classe 4 (Siviero); nel 1957, fuoribordo corsa 250 cm3 (Emilio Osculati), 1000 cm3 (Renzo Romani), entrobordo corsa 500 kg (Ezio Selva), fuoribordo sport 350 cm3 (Ettore Ambrosini), 500 cm3 (Michelangelo Galimberti), 700 cm3 (Giulio De Angelis); nel 1958, fuoribordo corsa classe 700 (Paolo Mora), fuoribordo sport classe 600 (Amerigo Minardi), entrobordo corsa 800 kg (L. Guidotti); nel 1959, fuoribordo corsa classe 660 (Carlo Pagliano), classe 1000 (Renzo Romani), entrobordo corsa 800 kg (Liborio Guidotti), fuoribordo sport classe BU (Arnaldo Braglia), classe C-1-U (Silvia Baldini); nel 1960, fuoribordo corsa classe 700 Guido Carini), classe 1000 (Renzo Romani), fuoribordo sport classe CU 500 (Ugo Persiano), classe C-1-U 600 (Antonio Dal Monte), entrobordo corsa 800 kg (Lino Spagnoli).
Nel 1954, il campione mondiale Mario Verga moriva sul Lago d'Iseo, nel tentativo di superare il primato di velocità. Ezio Selva, ripetutamente campione italiano, europeo e mondiale rimaneva ucciso a Miami Beach il 29 dicembre 1957. L'Italia detiene oggi 68 records mondiali (seconda dopo gli S. U. A. che ne detengono 121). I primati italiani sono 20 nella classe fuoribordo sport, 17 nella classe furibordo corsa, 10 nella classe entrobordo corsa, 21 nella classe entrobordo turismo.
Nuoto. - L'attività natatoria ha fatto registrare nell'ultimo decennio un generale progresso. Numerosi primati sono stati migliorati, e le tre edizioni dei Giochi Olimpici svoltesi nel 1952, nel 1956 e nel 1960 sono state caratterizzate da risultati sensazionali ottenuti dai nuotatori americani e australiani. Sono migliorate sensibilmente le prestazioni degli italiani, nonostante le difficoltà di preparazione dovute al fatto che manca ancora nel nostro paese un'attrezzatura adeguata per la pratica del nuoto invernale. È da segnalare comunque la vittoria di Paolo Pucci nella gara dei 200 m stile libero ai campionati europei del 1958 (questi campionati sono quadriennali e si disputano negli anni pari non coincidenti con i Giochi Olimpici). Nella stessa occasione, l'Italia conquistò il secondo posto nei 200 m rana (Roberto Lazzari) e nella staffetta 4 × 200 s.l. (Federico Dennerlein, Paolo Galletti, Angelo Romani, Paolo Pucci), e il terzo posto nella staffetta 4 × 100 mista (G. Elsa, R. Lazzari, F. Dennerlein, P. Pucci).
Nella tabella alla pag. prec. diamo un raffronto dei record mondiali, europei e italiani di nuoto.
Per i risultati delle gare di nuoto alle Olimpiadi, v. la tabella alla voce olimpici, giochi.
Pallacanestro. - Il sensibile progresso compiuto dalla pallacanestro italiana è stato dimostrato nel 1960 dal quarto posto conquistato ai Giochi Olimpici, dietro le fortissime rappresentative degli S. U. A., dell'URSS e del Brasile. La squadra italiana era formata da M. Alesini, A. Calebotta, A. Canna, A. Gamba. G. Gavagnin, A. Giomo, G. Lombardi, G. Pieri, A. Riminucci, G. Sardagna, G. Vianello e P. Vittori. Sempre nel 1960, l'URSS ha vinto il campionato europeo femminile. che si disputa ad anni alterni con quello maschile. Il titolo europeo femminile della pallacanestro era andato all'URSS anche nelle precedenti edizioni del campionato, tranne nel 1958, quando vinse la Bulgaria. Il campionato europeo maschile è stato vinto invece nel 1949 dall'Egitto, nel 1951, nel 1953, nel 1957 e nel 1959 dall'URSS e nel 1955 dall'Ungheria. Per quanto riguarda il campionato mondiale, si sono avute vittorie dell'Argentina nel 1950 (maschile), degli S. U. A. nel 1953 (femminile) e nel 1957 (femminile), dell'URSS nel 1954 (femminile) e nel 1959 (femminile), del Brasile nel 1959 (maschile). Il Trofeo Mairano è stato vinto nel 1952 dall'Italia, nel 1954, nel 1956 e nel 1958 dall'URSS.
Il campionato italiano maschile di pallacanestro è stato vinto nel 1949 dalla Virtus Bologna, dal 1950 al 1954 dal Borletti di Milano, nel 1955 e nel 1956 dalla Virtus Minganti, dal 1957 al 1960 dal Simmenthal Monza. Quello femminile è stato vinto nel 1949 dall'Indomita Roma, dal 1950 al 1954 dalla Ginnastica Comense, nel 1955 dalla Bernocchi, nel 1956 e 1957 dalla Ginnastica Triestina, nel 1958 dalla Stock Trieste, nel 1959 e nel 1960 dall'Udinese.
Pallanuoto. - Dopo i Giochi Olimpici di Londra in cui aveva conquistato la medaglia d'oro, la squadra italiana di pallanuoto fu battuta nel 1948 dall'Olanda al Trofeo Italia. Nel 1951, vinse però il Torneo quadrangolare disputato a Roma con Iugoslavia, Olanda e Svezia. Nel 1952, la squadra italiana (E. Arena, L. Ceccarini, R. De Sanzuane, R. Gambino, S.. Gionta, M. Mannelli, G. Ognio, C. Peretti, V. Polito, C. Rubini. R. Traiola) fu terza al torneo di pallanuoto dei Giochi Olimpici vinto dall'Ungheria. L'anno seguente, la nostra rappresentativa fu quinta al Trofeo Italia vinto dalla Iugoslavia. Ai campionati europei del 1954 l'Italia fu terza dietro Ungheria e Iugoslavia. Terza fu pure al Trofeo Ricciardi di Napoli nel 1956, dietro Ungheria e URSS. Nello stesso anno, l'Ungheria vinse anche il Torneo di Budapest (4ª l'Italia). Altre vittorie ungheresi si ebbero al campionato europeo del 1958 (4ª Italia) e al Torneo di Mosca del 1959 (4ª Italia). L'URSS e la Iugoslavia vinsero invece rispettivamente il Trofeo Italia a Zagabria nel 1957 (4ª Italia) e il Trofeo Adriatico del 1959 (2ª Italia). Nel 1960, l'Italia ha vinto il torneo di pallanuoto ai Giochi Olimpici di Roma, con una squadra comprendente D. Rossi, A. Ambron, D. Bardi, G. D'Altrui, S. Gionta, G. Guerrini, F. Lavoratori, G. Lonzi, L. Mannelli, R. Parmeggiani. E. Pizzo, B. Spinelli. Al secondo e al terzo posto si sono classificate, rispettivamente, URSS e Ungheria.
Il campionato italiano di pallanuoto è stato vinto nel 1949 e nel 1950 dalla Rari Nantes Napoli, nel 1951 dalla Canottieri Napoli, nel 1952 e nel 1953 dal Camogli, nel 1954 dall'A. S. Roma, nel 1955 e nel 1957 ancora dal Camogli, nel 1956 dalla Lazio, nel 1958 dalla Canottieri Napoli, nel 1959 e nel 1960 dalla Pro Recco.
Pallavolo. - Netto predominio dei paesi dell'Europa orientale nel campo della pallavolo. Molto modesto è invece il livello tecnico del gioco italiano. L'URSS ha vinto i campionati europei maschili e femminili del 1951, i campionati mondiali maschili e femminili del 1952, il campionato mondiale femminile del 1956, il campionato europeo femminile del 1958 e il Torneo dei tre Continenti disputato a Parigi nel 1959. La Cecoslovacchia, campione d'Europa maschile e femminile nel 1955, ha vinto anche il campionato mondiale maschile del 1956 e il campionato europeo maschile del 1958, classificandosi seconda al Torneo dei tre Continenti di Parigi nel 1959. Nel 1957, al Torneo di Sofia (a inviti). vittoria della Bulgaria davanti a Cecoslovacchia e URSS (l'Italia si classificò al sesto e ultimo posto).
Ecco le squadre vincitrici del campionato italiano: per la categoria maschile, Robur Ravenna (1949 e 1952), Ferrovieri Parma (1950 e 1951), Minelli Modena (1953, 1954 e 1955), Crocetta Modena (1956), Avia Pervia (1957, 1958 e 1959); per la categoria femminile, Invicta Trieste (1949), Lega Naz. Triestina (1950), Fari Brescia (1951 e 1952), Audax Modena (1953, 1957, 1958 e 1959), Minelli Modena (1954 e 1955), Avis Modena (1956).
Pattinaggio. - Nel pattinaggio su ghiaccio, continua, nonostante singole affermazioni di atleti di altri paesi, l'indiscussa superiorità dei nordici, dei sovietici e degli americani, superiorità che ha avuto una conferma ai Giochi Invernali di Squaw Valley nel 1960.
Altrettanto netta è la superiorità degli italiani nel pattinaggio a rotelle. Numerosi sono i titoli conquistati dai nostri specialisti nelle varie edizioni del campionato mondiale. Nel 1951 Giorgio Venanzi è stato campione dei m 1000 e dei m 5000, Luciano Lazzari dei 10.000 e 20.000, e Franca Rio dell'artistico femminile. Nel 1952 non si sono svolti i campionati su strada. Nel 1953, vittorie di Giorgio Venanzi (1000 e 5000 velocità maschile), Enrico Rossi (10.000), Guido Caroli (20.000), Alberta Vianello (m 500 velocità femminile), Wanda Lazzari (5000) e Anna Gobitta (10.000). Nel 1954 (campionati mondiali su pista), G. Cavallini conquistava i titoli dei m 1000 e m 5000 velocità maschile, L. Lori quelli dei m 10.000 e m 20.000, W. Lazzari quello dei m 500 velocità femminile, A. Tassi quello dei m 5000 e A. Vianello quello dei m 10.000. Dopo la pausa del 1955, nel 1956, Sergio Rossi si aggiudicava i titoli dei m 1000 e m 20.000 maschili, Loriano Lori quello dei m 5000, Luciano Cavallini quello dei 10.000, Alberta Vianello quelli dei 500, 5000 e 10.000 femminili. Nel 1957, vittorie di L. Lori (5000 e 20.000) e S. Rossi (10.000) nei campionati mondiali maschili; di A. Vianello (500 e 10.000) e Lucia Murazzi (5000) nei femminili. Nel 1958, F. Guardigli era campione mondiale maschile dei m 1000. P. L. Faggioli dei 5000. S. Rossi dei 10.000, L. Lori dei 20.000, A. Vianello dei 500 e dei 5000 femminili, M. Danesi dei 10.000 femminili. Ai campionati mondiali di pattinaggio artistico e danza del 1959, Gianna Piglia s'è classificata seconda nell'individuale femminile (vinto dalla tedesca Ute Kitz) e Diego Menegotto è stato terzo nell'individuale maschile (vinto dal tedesco Karl Heinz Losch). Nel 1960, si sono svolti i campionati mondiali di corsa su strada: per le categorie maschili, vittorie di Federico Guardigli nei m 1000, del francese Lachambre nei 5000, di Alberto Civolani nei 10.000, del neo-zelandese Wybrott nei 20.000, di Civolani e Guardigli nell'americana a coppie m 20.000; per le categorie femminili, Alberta Vianello ha vinto i titoli dei m 500 e dei m 10.000; Lucia Murazzi quello dei 5000; la Vianello e Marisa Danesi hanno vinto anche nell'americana a coppie m 5000.
Molti sono i record mondiali detenuti da pattinatori italiani. Nella corsa su pista piatta, 10 primati su 31 appartengono a Giorgio Venanzi (m 500, 1000, 1500, 15.000, 20.000, 25.000, 30.000, mezz'ora, 1/4 di miglio, 1/2 miglio). Lo stesso Venanzi è detentore di 5 primati mondiali nel campo della corsa su pista con curve sopraelevate. I restanti 14 primati appartengono tutti a Luciano Cavallini. Cavallini e Venanzi sono inoltre detentori di tutti i primati mondiali (12) di americana a coppie. Per quanto riguarda la corsa su strada, Venanzi è primatista mondiale dei m 500, 10.000, 15.000. 50.000 e 100.000. P. Faggioli dei m 1000, 1500, 5.000, V. Pelizzari dei m 20.000, 25.000, 30.000 e dell'ora. Tutti i primati mondiali femminili di corsa su strada appartengono ad Alberta Vianello.
Pugilato. - Dal 1949 al 1960, i detentori dei titoli mondiali di pugilato sono stati, per la categoria mosca, Rinty Monaghan (G. B.), Terry Allen (G. B.), Dado Marino (Hawaii), Yoshío Shirai (Giappone), Pascual Perez (Argentina), Pone Kingpetch (Thailandia); per la categoria gallo, Vic Toxeel (Sud Africa), Jimmy Carruthers (Australia), Robert Cohen (Francia), Mario D'Agata (Italia), Alphonse Halimi (Francia), Joe Becerra (Messico); per la categoria piuma, Willie Pep (S. U. A.). Sandy Saddler (S. U. A.), Hogan Bassey (Nigeria), D. Moore (S. U. A.); per la categoria leggeri, Ike Williams (S. U. A.), James Carter (S. U. A.), Lauro Salas (S. U. A.), ancora Carter, Paddy De Marco (S. U. A.), Wallace Smith (S. U. A.). Joe Brown (S. U. A.); per la categoria welters, Ray Robinson (S. U. A.), Johnny Bratton (S. U. A.), Kid Gavilan (Cuba), Johnny Saxton (S. U. A.), Tony De Marco (S. U. A.). Carmen Basilio (S. U. A.), Virgil Akins (S. U. A.). D. Jordan (S. U. A.), F. Paret (Cuba); per la categoria medî, Jack La Motta (S. U. A.), Ray Robinson (S. U. A.), Randolph Turpin (G. B.), ancora Robinson, Carl Olson (Hawaii), di nuovo Robinson, Gene Fullmer (S. U. A.), Robinson ancora una volta, Carmen Basilio, Robinson, Pender (S. U. A.); per la categoria medio-massimi, Joey Maxim (S. U. A.), Archie Moore (S. U. A.), imbattuto dal dicembre 1952 al 1960; per la categoria massimi, Ezzard Charles (S. U. A.). Joe Walcott (S. U. A.), Rocky Marciano (S. U. A.). Floyd Patterson (S. U. A.), Ingemar Johansson (Svezia), ancora Patterson.
Ed ecco i campioni d'Europa dal 1949 al 1960: per la categoria mosca, Rinty Monaghan (Gran Bretagna), Terry Allen (G. B.), Jean Sneyers (Belgio), Ted Gardner (G. B.), Louis Skena (Francia), Nazzareno Giannelli (Italia), Dai Dower (G. B.), Young Martin (Spagna), Riste Luukkonen (Finlandia); per la categoria gallo, Guido Ferracin (Italia), Luis Romero (Spagna), Peter Keenan (G. B.), Jean Sneyers (Belgio), ancora Keenan, John Kelly (G. B.), Robert Cohen (Francia), Mario D'Agata (Italia), Piero Rollo (Italia), Freddie Gilroy (Irlanda); per la categoria piuma, Ray Famechon (Francia), Jean Sneyers (Belgio), ancora Famechon, Fred Galiana (Spagna), Cherif Hamia (Francia), Sergio Caprari (Italia), Gracieux Lamperti (Francia); per la categoria leggeri, Billy Thompson (G. B.), Kid Dussart (Belgio), Roberto Proietti (Italia), Pierre Montané (Francia), Elis Ask (Finlandia), Jorgen Johansen (Danimarca), Duilio Loi (Italia), Mario Vecchiatto (Italia), Dave Charnley (G. B.); per la categoria welters, Livio Minelli (Italia), Michele Palermo (Italia), Eddie Thomas (G. B.), Charles Humez (Francia), Gilbert Lavoine (Francia), Wally Thom (G. B.), Idrissa Dione (Francia), Emilio Marconi (Italia), Duilio Loi (Italia); per la categoria medî, Tiberio Mitri (Italia), Randolph Turpin (G. B.), ancora Mitri, Charles Humez (Francia), Gustav Scholz (Germania); per la categoria medio-massimi, Freddie Mills (G. B.), Albert Yvell (Francia), Don Cockell (G. B.), Connie Rux (G.B.), Jacques Hairabedjan (Francia), Gerhard Hecht (Germania), Willi Hoepner (Germania), ancora Hecht, Artenio Calzavara (Italia), ancora Hoepner, Eric Schoeppner (Germania); per la categoria massimi, Bruce Woodcock (G. B.), Jo Weidin (Austria), Jack Gardner (G. B.), Hein Ten Hoff (Germania), Karel Sys (Belgio), Heinz Neuhaus (Germania), Franco Cavicchi (Italia), Ingemar Johansson (Svezia), Dick Richardson (G. B.).
Nel 1960, battendo ai punti il portoricano Carlos Ortiz, Duilio Loi ha conquistato, oltre al campionato europeo dei welters, il titolo mondiale dei "welters junior". Per i risultati delle gare di pugilato e il piazzamento degli italiani alle Olimpiadi, v. olimpici, giochi.
Rugby. - Nonostante alcune iniziative di società, i contatti con l'estero sono ancora molto limitati, ed è quindi difficile farsi un'idea precisa del livello tecnico raggiunto dal rugby italiano sul piano internazionale. Chiara rimane comunque la superiorità francese. La nazionale italiana di rugby ha giocato nel 1949 con la Francia B. perdendo per 0 a 27 e con la Cecoslovacchia, perdendo per 6 a 14; nel 1950, con la Francia B, perdendo per 0 a 27; nel 1951 con la Spagna, vincendo per 12 a 0; nel 1952 con la Spagna, vincendo per 6 a 0, con la Germania occidentale vincendo per 14 a 6, e con la Francia perdendo per 8 a 17; nel 1953 con la Francia perdendo per 8 a 22, con la Germania vincendo per 21 a 3, e con la Romania vincendo per 16 a 14; nel 1955 con la Germania vincendo per 24 a 8 e con la Francia, perdendo per 0 a 24; nel 1956 con la Cecoslovacchia, vincendo per 17 a 6, con la Germania vincendo per 12 a 3, con la Cecoslovacchia vincendo per 19 a 9 e con la Francia perdendo per 3 a 16; nel 1957 con la Francia, perdendo per 6 a 38; nel 1958 con la Romania vincendo per 6 a 3; nel 1959 con la Francia, perdendo per 0 a 22; nel 1960 con la Germania, vincendo per 11 a 5 e con la Francia, perdendo per 0 a 26. Le squadre vincitrici del campionato italiano di rugby sono state la Rugby Roma (1949 e 1950), il Rovigo (dal 1951 al 1954), il Parma (1954, 1955 e 1957), la Faema Treviso (1956), le Fiamme Oro Padova (1958, 1959 e 1960).
Scherma. - I vincitori dei campionati mondiali di scherma individuale maschile sono stati: nel 1949, Christian D'Oriola (Francia) per il fioretto; D. Mangiarotti (Italia) per la spada; G. Darè (Italia) per la sciabola; nel 1950, R. Nostini (Italia) per il fioretto, Luchow (Danimarca) per la spada, Levavasseur (Francia) per la sciabola; nel 1951, M. Di Rosa (Italia) per il fioretto, E. Mangiarotti (Italia) per la spada, G. Gerevich (Ungheria) per la sciabola; nel 1953, C. D'Oriola per il fioretto, J. Sakovics (Ungheria) per la spada, P. Kovacs (Ungheria) per la sciabola; nel 1954, C. D'Oriola per il fioretto, E. Mangiarotti per la spada, R. Karpaty (Ungheria) per la sciabola; nel 1955, J. Gyuricza (Ungheria) per il fioretto, G. Anglesio (Italia) per la spada, G. Gerevich per la sciabola; nel 1957, M. Fulop (Francia) per il fioretto. A. Mouyal (Francia) per la spada, J. Pawloski (Polonia) per la sciabola; nel 1958, G. C. Bergamini (Italia) per il fioretto, H. W. Hoskyns (Gran Bretagna) per la spada, J. Rylskii (URSS) per la sciabola; nel 1959, A. L. Jay (Gran Bretagna) per il fioretto, V. Khabarov (URSS) per la spada, R. Karpaty (Ungheria) per la sciabola.
Le vincitrici dei campionati mondiali di fioretto individuale femminile sono state: nel 1949, l'austriaca E. Preiss, nel 1950 a pari merito l'austriaca E. Preiss-Muller e la francese R. Garilhe. nel 1951 l'ungherese I. Elek, nel 1953 l'italiana Irene Camber, nel 1954 la danese K. Lachman, nel 1955 l'ungherese Lidia Domolki, nel 1957 la sovietica A. Zabelina, nel 1958 la sovietica Kosseleva, nel 1959 la sovietica Efimova.
Nel 1952, nel 1956 e nel 1960, non si sono disputati i campionati mondiali, per la concomitanza con i Giochi Olimpici.
Per quanto riguarda i campionati mondiali di scherma a squadre, i titoli vinti dall'Italia sono stati: nel 1949 e nel 1950, quelli di fioretto maschile, spada e sciabola; nel 1953, quello di spada; nel 1954 e nel 1955, quelli del fioretto maschile e della spada; nel 1957. quelli della spada e del fioretto femminile; nel 1958, quello della spada.
Sci e sport invernali. - Nel campo dello sci e degli sport invernali, gli specialisti italiani hanno ottenuto numerose affermazioni in campo internazionale, oltre alle vittorie e agli ottimi piazzamenti conquistati nei Giochi Invernali (per i quali v. olimpici, giochi). Nel 1950, Zeno Colò vinceva i titoli mondiali della discesa libera e della combinata alpina. L'anno seguente, era primo nella gara di skandahar maschile, che aveva già vinto nel 1949. Sempre nel 1951, Nino Bibbia vinceva lo skeleton nella Coppa a vantaggi e nella Coppa d'oro di St. Moritz. Bibbia ripeteva la vittoria nella Coppa d'oro 1952. Nello stesso anno, ai Giochi Invernali di Oslo, Zeno Colò era medaglia d'oro per la discesa libera maschile, e Giuliana Minuzzo medaglia di bronzo nella discesa libera femminile. Nel 1954, Scheibmeier e Zambelli (Italia) vincevano il campionato mondiale di bob a due.
Nel 1955, alla Coppa Kurikkala, vittoria di I. Taffra (Italia) nella gara di fondo femminile km 10, e della staffetta maschile italiana 4 × 10 km (A. Prücker, O. Compagnoni, J. Chatrian, F. De Florian); al concorso internazionale femminile di Grindelwald, vittoria di Giuliana Chenal Minuzzo nello slalom speciale; alla Settimana del Monte Bianco, vittorie di F. De Florian (Italia) nel fondo maschile km 15 e della staffetta italiana 4 × 10 km (A. Prücker, P. Fattor, Mich, J. Chatrian); all'Internazionale di Obertsdorf, vittoria di Glück (Italia) nello slalom speciale.
Nel 1956, ai Giochi Invernali di Cortina d'Ampezzo, l'Italia conquistava la medaglia d'oro con Lamberto Dalla Costa e Giacomo Conti e la medaglia d'argento con Eugenio Monti e Renzo Alverà nel bob a due; la medaglia d'argento con Eugenio Monti, U. Girardi, R. Alverà e R. Mocellini nel bob a quattro. O. Picchiottino, D. David e O. Glück vincevano inoltre la Coppa dei tre Comuni ladini. Alla Coppa Kurrikkala, vittorie di A. Delladio, J. Chatrian, F. De Florian e O. Compagnoni nella staffetta 4 × 10 km e della Romanin nei 10 km femminili. L'Italia era prima nella classifica finale.
Nel 1957, E. Monti e R. Alverà vincevano il campionato mondiale di bob a due. Carla Marchelli conquistava la vittoria nello slalom gigante, nello slalom speciale e nella combinata al Concorso femminile di Grindelwald. Alla Coppa dei tre Comuni ladini, vittoria dell'Italia (I. Pedroncelli, D. Pompanin, D. David) nella classifica per nazioni della combinata e di Picchiottino nello slalom speciale.
Nel 1958, Monti e Alverà ("Italia I") erano nuovamente vittoriosi ai campionati mondiali di bob a due. M. Zardini e S. Siorpaes ("Italia II") si classificavano al secondo posto. Nel bob a quattro, l'"Italia I" (S. Zardini, A. Righini, Bogana e R. Mocellin) era terza. Al terzo posto si classificava pure Carla Marchelli nella discesa libera femminile ai campionati mondiali di sci. L'Italia era poi prima nella classifica per nazioni della Coppa Kurikkala, dove Elisabetta Bellone vinceva il fondo femminile km 10 e l'Italia I" (M. De Dorigo, O. Compagnoni, F De Florian, G. Steiner) vinceva la staffetta maschile 4 × 10 km.
Ai campionati mondiali di bob a due nel 1959, Monti e Alverà ("Italia I") vincevano ancora una volta. Al secondo posto, l'"Italia II" (S. Zardini, L. Alberti). Nel bob a quattro, S. Zardini. A. Righini, E. Della Torre e R. Bonagura conquistavano il secondo posto, dietro gli S. U. A. Sempre nel 1959, vittorie di Lino Zandanel nel Trofeo Campari Internazionale di salto, di F. De Nicolò nello slalom maschile al Trofeo Mont Lachaux. Alla Coppa Kurikkala e Criterium internazionale di Chamrousse, l'Italia era prima nella classifica a squadre.
Nel 1960, l'unica medaglia conquistata dall'Italia ai Giochi Invernali di Squaw Valley è stata quella di bronzo di Giuliana Chenal Minuzzo nello slalom gigante femminile. Piena affermazione italiana ai campionati mondiali di bob: vittoria di Eugenio Monti e Renzo Alverà nel bob a due e nel bob a quattro (con F. Norio e S. Siorpaes). S. Zardini e L. Alberti si sono classificati al terzo posto nel bob a due. L'Italia è stata seconda nella classifica per nazioni della Coppa Kurikkala vinta dalla Francia, seconda nella classifica seniores (vinta dall'Austria) e prima nella classifica juniores del Trofeo Kongsberg.
Sci nautico. - La federazione italiana dello sci nautico è stata fondata nel 1952. Netta la supremazia degli S. U. A. in questo sport, che però ha fatto registrare anche notevoli affermazioni italiane, perlomeno sul piano europeo. I campionati mondiali si svolgono ogni due anni. Nel 1955, tutti i titoli maschili e femminili furono conquistati dagli specialisti americani, e l'Italia si classificò al settimo posto. Un certo progresso si riscontrò ai campionati europei del 1956, quando Franco Carraro vinse nello slalom e nella combinata. Ai campionati mondiali del 1957, larga affermazione degli S. U. A. Piera Castelvetri si piazzò tuttavia al secondo posto nello slalom e nelle figure femminili. La stessa Castelvetri, sempre nel 1957, conquistò il titolo delle figure femminili ai campionati europei, mentre F. Carraro era secondo nello slalom e nel salto. L'anno seguente, la Castelvetri, vinceva i titoli europei femminili di slalom, figure e combinata. Nel 1960, ancora la Castelvetri conquistava il titolo mondiale di figure femminili; ai campionati europei, era prima nello slalom, nella combinata e nelle figure femminili. L'Italia era al primo posto nella classifica per nazioni. Ai campionati europei del 1960, l'Italia è stata ancora una volta prima nella classifica per nazioni. Piera Castelvetri ha riconquistato i titoli dello slalom, della combinata e delle figure femminili, e Bruno Zaccardi ha vinto le gare maschili di salto e combinata.
Tennis: - Nell'ultimo decennio, S. U. A. e Australia hanno continuato a contendersi la Coppa Davis. Gli S. U. A. hanno vinto nel 1949, nel 1954 e nel 1958, l'Australia nel 1950, nel 1951, nel 1952, nel 1953, nel 1955, nel 1956, nel 1957, nel 1959, nel 1960 e nel 1961. Molte le affermazioni internazionali dei tennisti italiani, che hanno vinto fra l'altro la zona europea di Coppa Davis nel 1952, nel 1955, nel 1956, nel 1958, nel 1959, nel 1960 e nel 1961. In queste due ultime edizioni, hanno anche battuto gli S. U. A. nella finale interzone, perdendo tuttavia la "finalissima" con l'Australia.
Ed ecco i campioni italiani: nel 1949, P. G. Canepele (singolare maschile), A. Bossi (singolare femminile), R. Del Bello-M. Belardinelli (doppio maschile), Nicla Migliori-Lucia Manfredi (doppio femminile), Migliori-Belardinelli (doppio misto); nel 1950, R. Del Bello (sing. m.). L. Manfredi (sing. f.), G. Cucelli-Marcello Del Bello (doppio m.), L. Manfredi-Manuela Bologna (doppio f.), Migliori-Belardinelli (misto); nel 1951, Fausto Gardini (s. m.), Nicla Migliori (s. f.), R. Del Bello-Belardinelli (d. m.), Manfredi-Bologna (d. f.), doppio misto non disputato; nel 1952, Gardini (s. m.), Silvana Lazzarino (s. f.). Cucelli-M. Del Bello (d. m.), Manfredi-Bologna (d. f.), Lazzarino-Giorgio Fachini (misto); nel 1953, Gardini (s. m.), Lazzarino (s. f.), Cucelli-M. Del Bello (d. m.), Lucia Manfredi-Chiaretta Ramorino (d. f.), Vittoria Tonolli-M. Del Bello (misto); nel 1954, Gardini (s. m.), Lazzarino (s. f.), Nicola Pietrangeli-G. Fachini (d. m.), Annalisa Bellani-Nicla Migliori (d. f.), N. Migliori-Orlando Sirola (misto); nel 1955, Gardini (s. m.), Migliori (s. f.), Pietrangeli-Sirola (d. m.), N. Migliori-Lea Pericoli (d. f.), Pericoli-Fachini (misto); nel 1956, Giuseppe Merlo (s. m.), Lazzarino (s. f.), Pietrangeli Sirola (d. m.), Bellani-Pericoli (d. f.). Migliori-Fachini (misto); nel 1957, Merlo (s. m.), Lazzarino (s. f.), Pietrangeli-Sirola (d. m.), Bellani-Pericoli (d. f.), Migliori-Sergio Jacobini (misto); nel 1958, Pietrangeli (s. m.), Pericoli (s. f.), Pietrangeli-Sirola (d. m.), Bellani-Pericoli (d. f.), Pericoli-Fachini (misto); nel 1959, Pietrangeli (s. m.), Lazzarino (s. f.), Pietrangeli-Sirola (d. m.), Migliori-Maria Teresa Riedl (d. f.), Lazzarino-Sirola (misto); nel 1960, Merlo (s. m.), Lazzarino (s. f.), Pietrangeli-Sirola (d. m.), Lazzarino-Pericoli (d. f.), Bassi-Jacobini (misto).
Tiro. - Oltre alle medaglie conquistate ai Giochi Olimpici nel tiro al piattello (L. Rossini medaglia d'oro e Ciceri medaglia di bronzo nel 1956, Rossini medaglia d'argento nel 1960), l'Italia ha ottenuto altre buone affermazioni in campo internazionale. Nel 1953, il campionato europeo di tiro al piattello era vinto da G. Prati. Nel 1954, Andrea Sessa conquistava il titolo mondiale di tiro al piccione e Liano Rossini quello europeo di piattello. Nel 1955, E. Limongelli, L. De Donato e C. Pinto erano campioni europei di tiro al piccione, a pari merito con l'americano Isetts. Due anni dopo, il titolo europeo di tiro al piccione passava a Bodini. Rossini era campione europeo di piattello nel 1958. Ai campionati mondiali del 1959, Giovanni Bodini vinceva il titolo di tiro al piccione, e l'Italia (Casciano, Rossini, Tomassini, Ciceri) era prima nella classifica a squadre di tiro al piattello. Nel 1960, ai campionati mondiali C. Giorgetti conquistava il titolo individuale di tiro al piccione, e la rappresentativa italiana quello a squadre. Nel tiro al piattello vanno ricordate le vittorie italiane nella gara a squadre e in quella individuale (L. Rossini) del campionato europeo.
Vela. - Tino Straulino e Nico Rode, che ai Giochi Olimpici del 1952 diedero con "Merope" la medaglia d'oro all'Italia per la classe "Stelle", avevano vinto l'anno precedente il campionato europeo. Dopo l'impresa olimpica, riconquistarono il titolo europeo e ottennero anche quello mondiale. Nel 1953, campionato europeo e campionato mondiale per la classe "Stelle" erano vinti da "Merope II" (Straulino, Rode). L'anno seguente, vittoria di Straulino e Rode per la classe "Stelle" e di "Fandango" (F. Cavallo, E. Magrì, M. Cavallo) per la classe "Lightning" ai campionati europei. Nel 1955, "Portorose" (M. Capio, L. Podestà) conquistava il titolo mondiale per la classe beccaccini. Ai campionati europei, vittorie di Straulino e Rode nella classe "stelle". "Turbine II" (M. Merola, M. Lo Sardo, G. Cannada) nella classe "Lightning", "Istria", (V. Porta e B. Barnao) nella classe Flying Dutchman. Straulino e Rode si assicuravano poi nel 1956 i titoli mondiale ed europeo della classe "Stelle" e conquistavano la medaglia d'argento ai Giochi Olimpici. "Temporale" (M. Camardella, S. Capogino, S. Bonetti) era campione europeo della classe Lightning. Nel 1957, vittoria ai campionati europei di "Posillipo II, (G. Pesce, G. Galante, A. Molfini) nella classe Lightning. Nel 1958, il titolo europeo della classe "Lightning" andava a "Fandango" (F. e M. Cavallo, E. Magrì), quello della classe "Finn" a "Adria" (A. Pellaschier). Ai campionati mondiali del 1959, vittoria di "Aldebaran II" (Mario Capio, Tullio Pizzorno) nella classe "Flying Dutchman". Ai campionati europei, vincevano "Merope III" (T. Straulino, C. Rolandi) nella classe "Stelle" e "Fandango II" (F. Cavallo, M. Cavallo, E. Magrì) nella classe "Lightning". Nel 1960, ai Giochi Olimpici, l'Italia conquistava la medaglia di bronzo nella classe "Dragoni" con "Venilia" (A. Ciciliano, A. Cosentino, G. De stefano). Ai campionati europei, vittoria di "Fandango" (Franco e Mario Cavallo, Franco Valentino) nella classe "Lightning". Alla settimana velica di Kiel, "Merope III" (Straulino, Rolandi) vinceva nella classe "stelle". Numerose altre vittorie sono state ottenute da equipaggi italiani in regate internazionali di poligono.
Nelle regate crociera oltre ai successi dell'Artica II, vanno segnalate le vittorie nella regata della Giraglia dei panfili: 1° cl. Rorc "Miranda IV" (C. Ciampi) negli anni 1954-55; 2° cl. "Nina V" (F. Mazzucchelli) 1954-55-56; 3° cl. "Chiar di Luna" (G. Pera) 1955 e (G. D'Antonio) 1957; 1° cl. "Dijmn" (S. D'Ascoli) 1958; 1° cl. "Pazienza" (G. Bruzzo) 1959; 2° cl. "Panda Primo" (P. Ruffini) 1959; 1° cl. "Lys" (G. Lancia) 1960.
Vanno inoltre ricordate per le altre regate del Mediterraneo il 1° cl. "EA" (G. Giovannelli e F. Cameli) vincitore di 7 competizioni negli anni dal 1953 al 1956, il 1° cl. "Prima Stella" (P. Sada) ed il 3° cl. "Chiar di Luna" (N. Murzi) vincitori di una competizione ognuno.
Medicina dello sport.
La medicina dello s. è quella branca della medicina che studia con finalità preventive, terapeutiche e scientifiche le modificazioni fisiologiche indotte dalla attività sportiva sull'organismo e gli eventi patologici talora specificamente connessi con tale attività. Secondarî, ma niente affatto trascurabili, sono altresì i suoi aspetti riabilitativi, medico-legali e sociali.
Le principali discipline mediche che concorrono a formarne il corpo dottrinario sono la fisiologia, la clinica, la biochimica, la scienza dell'alimentazione, la traumatologia e l'ortopedia, l'igiene. Alcune nozioni emerse dalla osservazione di atleti hanno, a loro volta, trovato applicazione nel recupero funzionale di cardiopatici e di malati dell'apparato respiratorio e di quello locomotore.
L'individualità della medicina dello s. è stata recentemente sancita in Italia, come anche in altre nazioni, dai titoli accademici di libero docente e di specialista. Le varie società nazionali di medicina sportiva sono aderenti ad una Federazione Internazionale (FIMS), mentre sezioni di medicina sportiva sono state create in seno alla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e all'UNESCO.
In Italia esiste fino dal 1930, nell'ambito del CONI, la Federazione medico-sportiva italiana (FMSI); ad essa è affidata per disposizione legislativa (legge 1055 del 28 dicembre 1950) la tutela sanitaria delle attività sportive. La FMSI persegue i proprî obiettivi assistenziali, didattici e scientifici attraverso varie attività; fra l'altro organizza la visita medica annuale di idoneità di tutti gli sportivi professionisti e di alcuni dilettanti, il pronto soccorso agli atleti ed al pubblico durante le competizioni sportive, il controllo e la valutazione degli atleti di interesse nazionale e infine indice corsi di qualificazione per medici sportivi effettivi e i congressi nazionali della materia.
Il compito terapeutico della medicina dello s. consiste ovviamente nel trattamento degli eventi patologici connessi con l'attività sportiva; questi possono essere sia l'accidentale conseguenza dell'esercizio sportivo (traumatismi) oppure il danno cumulativo prodottosi nel tempo ad opera della attività agonistica a carico di qualsiasi distretto organico (lesioni microtraumatiche o da usura: cardiopatie da incongruo lavoro in soggetto disadatto, epicondilite dei tennisti o dei lanciatori, pubialgie dei calciatori, "caviglia" degli sciatori, lombalgie dei pesisti e dei canottieri, disturbi psichici da sport come le nevrosi da insuccesso dei calciatori o lo pseudo-Korsakov dei pugili, ecc.). La percentuale generale delle lesioni traumatiche negli sportivi è del 2,30%; rugby, pugilato, atletica pesante, calcio, ciclismo presentano le più elevate incidenze di traumatismi che però non hanno, nella grande maggioranza dei casi, carattere di tipicità: relativamente scarse sono infatti le lesioni tipicamente da sport come la frattura dell'omero nei lanciatori, quella della base del primo metacarpo e della testa del secondo metacarpo e talvolta dello scafoide dei pugili, quella del primo metacarpo degli sciatori; più frequenti, ma assai meno tipiche, le lesioni meniscali che si riscontrano in varî sport, le lesioni della caviglia negli sciatori e calciatori, le varie distorsioni, le lesioni muscolo-tendinee (cosiddetti strappi muscolari), le borsiti, ecc.
La prevenzione dei danni da sport viene perseguita attraverso la selezione preventiva dei soggetti che intendono dedicarsi all'esercizio agonistico mediante la ricerca delle affezioni controindicanti e l'avviamento del neofita al gruppo di sport maggiormente rispondenti alle doti o caratteristiche psico-fisiche individuali, specialmente nel caso di attività fisica auxologica, ed inoltre mediante il controllo periodico degli atleti praticanti tendente a svelare i deficit indotti o semplicemente rivelati dalla attività sportiva.
La valutazione funzionale dell'atleta è la sintesi degli aspetti scientifici della medicina dello s., e riveste una non trascurabile importanza anche sotto l'aspetto preventivo; indispensabile premessa è ovviamente la conoscenza delle modificazioni anatomiche e funzionali indotte dall'allenamento dei varî apparati organici. La muscolatura scheletrica aumenta di volume per sviluppo del sarcoplasma (ipertrofia) e per incremento della vascolarizzazione; a livello biochimico si verificano alcuni mutamenti per cui nella fibrocellula muscolare aumenta la mioglobina, il glicogeno, la disponibilità di sistemi enzimatici che consentono quel cosiddetto esaltato ricambio al quale si deve l'incremento della forza e della velocità di contrazione oltre all'accorciamento della fase di ripristino.
Il grado di efficienza degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio risulta migliorato sia in condizioni di riposo sia durante lo sforzo; ciò è dimostrato dallo studio di alcuni importanti parametri quali la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa, la gittata sistolica, il volume cardiaco, la capacità vitale, quella di ventilazione massima, il consumo dell'ossigeno, il coefficiente di ventilazione e molti altri indici. Il comportamento di questi può assumersi come elemento di giudizio del grado di allenamento raggiunto dall'atleta cioè dell'adattamento dell'organismo al lavoro sportivo.
Alla medicina dello s. sulla base delle doti morfologiche, funzionali e psicologiche presentate dai migliori atleti viene richiesta anche la determinazione del profilo attitudinale dei candidati ai varî s.; sia i criterî di giudizio sia le metodiche di esame sono differenti a seconda che le varie attività agonistiche vengano svolte singolarmeme o in squadra, con o senza impegno fisico, con mezzi meccanici, in ambienti diversi o innaturali, ecc.
In pratica i dati emersi dalla valutazione funzionale dell'atleta servono per giudicare il sistema di allenamento seguito ed il grado di adattamento raggiunto, ma soprattutto per svelare al primo insorgere il fenomeno del sovrallenamento. Con il termine di sovrallenamento si intende, da un punto di vista fisiopatologico, uno stato di fatica cronico nel quale sono presenti, benché sfumati, tutti quegli eventi caratteristici dell'affaticamento acuto o strapazzo. Il sovrallenamento interessa soprattutto il metabolismo e gli apparati più impegnati nell'attività sportiva; ma soprattutto sono le funzioni psichiche e neurovegetative che precocemente sono interessate: di qui la sintomatologia subiettiva e obiettiva consistente in astenia e stancabilità eccessiva, apatia e irritabilità, insonnia, perdita di pressoché tutti gli adattamenti positivi raggiunti nel periodo di efficienza atletica, soprattutto della capacità di un rapido restauro.
Nell'ambito della medicina dello s. ha grande importanza l'ergogenia medicamentosa sia nei suoi aspetti positivi sia per quelli relativi al drogaggio (doping). Interesse dottrinario e pratico hanno infatti le sostanze anti-fatica che a varî livelli del ricambio interferiscono per prevenire o combattere la fatica psicofisica dell'atleta; alcuni farmaci sono tuttavia dannosi perché oltre al pericolo di intossicazioni acute, richiedendo in seguito alla assuefazione dosi progressivamente crescenti, possono permettere che l'atleta lavori oltre i carichi limite concessigli dal suo organismo e raggiunga lo strapazzo con danni irreversibili.
Bibl.: E. Micheli, Medicina e traumatologia dello sport, Torino 1948; U. Cassinis, Reazioni organiche nello sport, Roma 1954; T. Lucherini e C. Cervini, Medicina dello sport, Roma 1960; L. Gedda e A. Venerando, Sport e salute, Roma 1961.
Diritto sportivo.
Solo verso la fine del secolo scorso si è venuta formando un'organizzazione a carattere mondiale che disciplina, con un sistema completo di statuti e regolamenti tecnici, lo s. nelle sue molteplici espressioni. Carattere precipuo di tale sistema è che esso non è opera di poteri statuali, ma è formato e aggiornato dagli stessi organi o enti che preparano e organizzano l'attività sportiva.
L'ordinamento sportivo supernazionale non ha limitazioni di frontiere; esprime la sua sovranità in modo negativo vietando ai proprî atleti di entrare in competizione con persone che ad esso non si sono assoggettate; non omologando i risultati conseguiti da atleti appartenenti a stati che non riconoscono l'organizzazione mondiale dello sport. È stato rilevato (M. S. Giannini) che, per quanto si tratti di un ordinamento profondamente diverso da quelli tradizionali (stati, religioni), quello sportivo è tuttavia un ordinamento giuridico poiché in esso concorrono i tre elementi essenziali: plurisoggettività, organizzazione e normazione. È un ordinamento originario, sia per la sua genesi storica, sia perché non ripete da altro ente il potere cogente delle sue norme. Le federazioni internazionali, nelle quali esso si articola, diventano operanti in seno ai singoli stati mediante il collegamento con le federazioni nazionali costituite per la disciplina dei particolari tipi di sport.
L'ordinamento sportivo nei singoli stati assume un aspetto notevolmente diverso poiché le istituzioni sportive, nell'ambito statale, sono necessariamente sottoposte all'ordinamento giuridico interno; la normazione promanante dagli organi federali ha carattere derivato. La derivazione, peraltro, non può essere totale né in contrasto con quella supernazionale, altrimenti verrebbe a porsi fuori dell'organizzazione mondiale dello sport con tutte le conseguenze sopra esaminate. Ogni stato, in realtà, riserva alla legislazione federale un vastissimo margine specialmente in materia di regolamentazione tecnica dello sport e di disciplina dei soggetti che ad esso si dedicano. Esistono, tuttavia, delle materie che, pur avendo attinenza con lo s., lo stato ritiene di preminente interesse pubblico, e che perciò regola direttamente. Sono così da considerare due gruppi fondamentali di norme.
Il primo concerne la emanazione di leggi dello stato per regolare alcuni settori che hanno attinenza con la pratica dello sport. Le leggi di questa specie riguardano tutti i cittadini e sono ormai numerose poiché vanno da quelle sull'edilizia sportiva e sull'istituzione del CONI e delle altre federazioni aventi personalità giuridica, alle norme sul porto delle armi in occasione dello svolgimento di attività sportive, sui requisiti per condurre aerei, autoveicoli e natanti a fine sportivo, alle cautele di ordine pubblico e sanitario concernenti la pratica dello s., ecc. In tale gruppo rientrano anche gli accordi internazionali conclusi in occasione di competizioni che impegnano atleti di cittadinanza diversa.
Il secondo gruppo riguarda la ricca e variata normazione federale in ordine ai regolamenti tecnici dei singoli giuochi, all'ingaggio e alla qualificazione degli atleti, alle attribuzioni dei giudici di gara e degli altri commissarî federali, alla costituzione e al funzionamento delle associazioni sportive, alla risoluzione delle vertenze di natura disciplinare ed economica che possono sorgere fra persone fisiche o enti appartenenti all'organizzazione sportiva e così via.
Quanto all'ambito del diritto sportivo, una parte della dottrina ritiene che debba essere limitato alla sola normazione promanante dagli organi sportivi (cui solo alcuni attribuiscono efficacia erga omnes); altri, invece, con maggiore aderenza alla realtà, includono in tale ambito anche la legislazione dello stato che si riferisce comunque allo sport. Viene posto l'ulteriore quesito se esista un'autonomia del diritto sportivo. Non vi è dubbio che esiste un'autonomia ai fini didattici data l'imponente quantità di norme riguardanti lo s., ma un'autorevole dottrina (W. Cesarini Sforza, M. S. Giannini, P. Mirto Randazzo, ecc.) è per l'affermativa anche sotto il profilo dogmatico, rilevando che esiste un corpo organico di norme ispirate a principî diversi e talvolta opposti a quelli di sistemi paralleli. Naturalmente autonomia non significa indipendenza e anzi la casistica più interessante si ha proprio quando la norma sportiva interferisce con quella comune. È stato anche rilevato che il diritto sportivo, inteso come normazione federale, ha la caratteristica della specialità perché si indirizza a soggetti determinati il cui comportamento non è regolato dalla legge comune generale.
Volendo accennare a qualcuna delle questioni più discusse ricorderemo quella relativa alla natura del contratto sportivo, inquadrato, in qualche sentenza, nello schema del contratto di lavoro nonostante che presenti caratteristiche proprie e contenga limitazioni della libertà personale così penetranti che in altro campo sarebbero considerate vessatorie. Il tema del rischio sportivo è un capitolo in evoluzione; in materia di responsabilità vengono proposti nuovi criterî in relazione alla possibilità di squalifica dell'atleta per mancanza di combattività e alla necessità tecnica che il suo ardimento, teso verso il primato, rasenti la temerità. L'invasione di campo solo eccezionalmente dà luogo a fattispecie delittuose, ma nell'ambito sportivo comporta una sanzione anomala in quanto non colpisce coloro che hanno commessa l'infrazione, ma la squadra che essi hanno inteso favorire. L'offesa all'arbitro ha dato occasione a discusse sentenze nelle quali si è affermata la sussistenza di reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Vi è, poi, il vastissimo settore della giustizia sportiva che ha condotto a riesaminare la natura e i limiti dei poteri degli organi federali, la legittimità della clausola compromissoria, in virtù della quale viene interdetta allo sportivo la possibilità di ricorrere all'autorità giudiziaria per fatti occasionati dalla pratica dello s., ma che incidono nella sfera dei diritti patrimoniali del cittadino.
Bibl.: J. Loup, Les sports et le droit, Parigi 1930; G. Renato, Lo sport nel diritto pubblico e nel diritto di polizia, Milano 1953; P. G. Canepele e M. Ramat, Codice delle leggi sportive, Milano 1954; C. Masera, La direzione delle società sportive, Milano 1957; A. Montel, Problemi di diritto automobilistico, Milano 1959.