SPIRITUALISMO
. Termine filosofico, i cui possibili valori dipendono da alcuni dei significati che, nella sua complessa evoluzione, è venuto assumendo il termine "spirito" (v.). In quanto quest'ultimo si adopera per designare complessivamente la sfera di ciò che si pensa contrapposto alla realtà materiale, la qualifica di "spiritualismo" viene a competere generalmente ad ogni concezione che consideri come fondamento o sostanza o elemento predominante dell'universo la realtà "spirituale", comunque concepita come mondo della psiche o del logo o dell'idea o del pensiero o dell'io. Si può parlare perciò, in vario senso e misura, di uno spiritualismo platonico e aristotelico come di uno spiritualismo cartesiano, leibniziano, berkeleyano, hegeliano e via dicendo, nonostante le notevoli diversità di valore che in ciascuno di tali casi il termine assume. Un significato più specifico esso invece ha in quanto al termine "spirito" aderisce, pur nell'età moderna, un certo carattere di esistenzialità e sostanzialità, che lo contraddistingue nei confronti della pura soggettività, trascendentale e funzionale, dell'io, e lo ricollega così in certa misura alla "psiche" dell'antica gnoseologia e metafisica. Da questo punto di vista, infatti, "spiritualismo" non s'identifica più con "idealismo", ma anzi gli si contrappone: "spiritualistiche" sono le dottrine che, pur subordinando la realtà materiale a quella spirituale, continuano tuttavia a considerare quest'ultima ontologicamente come una realtà. Una particolare derivazione di questo uso del termine è infine quella che si manifesta nell'idealismo italiano contemporaneo, nel quale, infatti, tale considerazione ontologica dello spirito risultando più rigorosamente esclusa in forza del motivo attualistico, tende in compenso ad assumere il nome di "spiritualismo" ogni concezione che miri a salvare, contro il pericolo di un soggettivismo empiristico e positivistico, la sfera delle categorie e dei valori nell'ambito stesso dell'io.