SOLIDO
. Numismatica. - Greco νομισμα, nei testi greco-egizî talvolta ὁλοκόττινος. Moneta d'oro del peso di 4 scrupoli cioè 1/72 di libra (gr. 4,55 della libra computata usualmente 327,45 gr.). L'aureo romano, dopo una serie di progressive diminuzioni di peso, fu coniato, dal 325 circa, su questo piede monetario.
Con la coniazione abbondante del solido l'impero romano cercò di dare al mondo romano una valuta stabile. Dalla pratica stessa dei contratti, dove i solidi sono caratterizzati come moneta di pieno peso e di metallo puro, appare la preoccupazione nel pubblico di garantirsi una moneta di un valore stabile.
In Egitto, nei papiri, appare frequente l'uso di solidi varî, solidi ϕυξῷ δεημοσίῷ di 24 κεράτια (v. siliqua), ζυγῷ ἰδιωτικῷ. di 22 κεράτια e solidi ζυγῷ 'Αλεξανδρρείας, di circa 23 4/5 κεράτια. Nell'età araba troviamo i solidi ἐχόμενα di 24 e gli ἀρίϑμια di 217/8 κεράτια.
I solidi egiziani dei ritrovamenti sono di regola di pieno peso per cui non pare che le categorie di solidi ζυγῷ ἰδιωτικῷ, 'Αλεξανδρείας ecc., corrispondessero a monete effettivamente coniate. Si tratta piuttosto di monete di conto.
Nelle Gallie invece assieme coi solidi di pieno peso circolavano solidi di 21 silique (novella di Valentiniano III, Cod. Theod., XIX, 4). In Egitto il solido è usato normalmente come moneta di conto, come risulta dai calcoli in frazioni di solido che non sono mai state coniate, cioè minori dei tremissi, τριμήσια, e dei quadranti. È probabile che lo stesso accadesse in tutto il resto del mondo bizantino.
Il solido d'oro circola prevalentemente nei paesi d'Oriente perché l'Occidente cade in una specie di economia naturale che è al tempo stesso causa ed effetto della scarsità di numerario. L'Impero d'Oriente segue consciamente una politica economica che ha per scopo di non fare uscire oro dall'impero (Cod. Iust., IV, 64, 4) e riesce a mantenere la circolazione aurea.
I rapporti fra la moneta d'oro e quella d'argento sono probabilmente oscillanti perché i rapporti fra l'oro e l'argento nel sec. IV-VI oscillano fortemente (Cod. Theod., XIII, 2,1; Cod. Iust., 10, 76, 1; cambio 1:15, Cod. Theod., VIII, 4, 27, cambio 1:18). La tendenza dell'Impero d'Oriente a un monometallismo oro, dopo che la moneta d'argento si era svalutata in seguito alla coniazione dei pezzi di rame argentato, fa salire il valore dell'oro rispetto all'argento. E forse la scomparsa dell'oro dall'Occidente potrebbe essere spiegata dallo squilibrio di valutazione fra l'oro e l'argento per cui l'argento sarebbe valutato rispetto all'oro più alto in Occidente che in Oriente.
Per i rapporti del solido con altre monete v. follis; miliarbense; numo; siliqua.
Bibl.: F. Hultsch, Griech. und röm. Metrologie, 2ª ed., Berlino 1882, p. 327 segg.; A. Solari, Circolazione monetaria, Roma 1922, p. 53 segg.; id., Metrologia, Bologna 1928, pp. 439, 455; K. Regling, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, col. 920 segg.