SOFIA (A. T., 81)
Capitale del regno bulgaro, una delle più importanti città della regione balcanica (42° 41′ 40′′ N., 23° 19′ 39″ E.). È situata nella parte SO. della conca (tettonica) omonima - la maggiore (un migliaio di kmq. sul fondo) di quelle che s'aprono su questo lato della Bulgaria - chiusa fra una serie di alture (Balcani, Ljulin, Vitoša, Lozena) che segnano con elevazioni relativamente modeste (salvo il Cerni vărh, 2286 m., che fa da sfondo alla città da mezzodì) gli spartiacque fra i bacini della Nišava (Morava), dell'Iskăr, della Marica e dello Struma. Il punto più depresso della conca è a 512 m.; la città sorge invece alquanto più in alto, a 550 m., in media, non lungi dalle sorgenti termali che contrassegnano il margine meridionale di quella, allo sbocco della via naturale di comunicazione che il Vladaiiska reka, afluente dell'Iskăr, apre verso la valle dello Struma, e di qui all'Egeo, e che lo stesso Iskăr continua in direzione opposta, correndo al Danubio attraverso l'arco balcanico, dov'è seguito da una ferrovia. La via s'incrocia nella conca sofiota con quella che, utilizzando i facili valichi di Dragoman (373 m.) e di Vakarel (825 m.), forma la grande direttrice Belgrado-Costantinopoli, anch'essa accompagnata da una ferrovia.
Quanto la scelta di Sofia a capitale dello stato bulgaro (1879) abbia corrisposto agl'interessi del paese, è visibile, oltre che dal processo di europeizzazione compiuto, attraverso Sofia, dal giovane stato bulgaro, anche dal rapido e continuo sviluppo della città che ne ha guidato i destini. Nessuno dei centri storici della Balcania ha subito una trasformazione altrettanto profonda. Le tracce del vecchio insediamento, qual'era innanzi il 1878 (anno della liberazione dal dominio turco), dalla topografia tipicamente disordinata (strade tortuose con frequenti vicoli ciechi, piazze irregolari e irregolare deflusso delle acque, assenza di pavimentazione, anarchia edilizia con prevalente impiego di legno, ecc.), propria di molti dei grossi centri rurali dell'Oriente vicino, sono state quasi del tutto cancellate nella nuova pianta cittadina, il cui motivo fondamentale è dato dal solito scacchiere geometrico delle vie e delle piazze, e dal preordinato differenziarsi delle varie attività in quartieri, almeno nel periodo iniziale dello sviluppo urbanistico. Così, mentre il centro della vita politica ed economica si è fissato nella zona (orientale) compresa all'ingrosso fra il Palazzo del parlamento e il boulevard H. Botev, la maggior parte delle fabbriche trovano posto a NE. presso la stazione ferroviaria principale e l'estremità occidentale dell'abitato; oltre i limiti del vero e proprio nucleo urbano (assai più ristretto dell'agglomerato cittadino) rimane quella cospicua massa di indigenti che vive ai margini della capitale, fluttuando secondo le sue varie fortune. Le due grandi arterie, Maria Luisa e Vitoša, che mettono capo alla Piazza S. Nedelia, dov'è la nuova cattedrale, dividono l'abitato in due parti, di cui la più occidentale - con vie parallele e perpendicolari a queste due arterie - ha avuto un più recente sviluppo e che tende a dilatare verso NO; verso oriente la direzione del reticolo stradale, obliqua alla divisoria meridiana, è determinata dal boulevard Dondukov, che congiunge S. Nedelia alla stazione ferroviaria, e dai due boulevards Osvobotidel e Ignatiev, che portano al Giardino Boris, una delle passeggiate preferite dai sofioti.
La città che contava appena 16.000 ab. nel 1878, ne aveva 20.856 nel 1880; 67.789 nel 1900; 102.812 nel 1910; 154.025 nel 1920; attualmente (1935) certo non meno di 300.000. L'accrescimento è dovuto in gran parte all'immigrazione, proveniente da tutte le regioni della Bulgaria, ma più ancora dalla Macedonia e dalla Tracia, e che si è intensificato nel periodo postbellico (profughi). La composízione etnica è, come in tutte le città bulgare, ancora molto varia; secondo il censimento del 1926, accanto a 175.681 Bulgari, vivevano nella capitale 20.991 Ebrei, 40.660 Russi, 3325 Zigani, 2171 Armeni e numerosi Turchi, Romeni, Greci, Cecoslovacchi, ecc. Gl'Italiani, che erano alla stessa data 502 (di cui 265 nati in Bulgaria), costituiscono una delle colonie più apprezzate, partecipando a posti eminenti nell'attivita economica e culturale del paese.
Col rapido sviluppo urbano di Sofia è andata di pari passo la sua trasformazione in centro industriale, i cui progressi l'hanno posta ormai alla testa delle città bulgare. Attualmente la città conta oltre 150 imprese con 18.000 operai; fra le principali, le industrie meccaniche e metallurgiche, le tessili, le alimentari e le chimiche. Il commercio vi è assai attivo (14.000 addetti nel 1926), e si giova di una buona rete di vie di comunicazione, fra le quali sei linee ferroviarie, e un complesso bancario (9 grandi e 22 piccole banche per un capitale di 1,2 miliardi di leva nel 1926) che è senza confronto il più cospicuo nel paese. L' influenza esercitata su Sofia dall'Occidente europeo è ben riconoscibile, soprattutto quando si confronta l'aspetto di Sofia con quello delle altre città bulgare, pure essendo rimaste anche alla prima più di una delle caratteristiche che ricordano ancora il mondo orientale.
Come in tutti i grandi agglomerati urbani moderni, rapido è stato anche lo sviluppo alla periferia di centri satelliti, quasi tutti da piccoli insediamenti rurali preesistenti, d'interesse storico (Bojana, Vladaja, Dragalevci, Pančarevo, ecc.) o turistico (bagni termali di Knjaževo, Ovča Kupel, Banki, Gornja Banja), ecc.
Monumenti. - Sofia è anche il centro della vita artistica della Bulgaria. La Scuola di pittura, fondata nel 1896 e trasformata nel 1921 in Accademia delle belle arti, ha avuto molta parte nello sviluppo artistico della Bulgaria e ha formato un gran numero di artisti di talento. Quattro società di belle arti organizzano esposizioni quasi ogni anno: la Società degli artisti bulgari, L'arte contemporanea, L'arte nazionale, e la Società dei pittori indipendenti.
La collezione più importante di opere d'arte è nel Museo Nazionale (pittura e scultura). In secondo luogo bisogna ricordare la collezione privata del palazzo reale. Il Ministero dell'istruzione pubblica possiede pure una collezione notevole. Opere di pittori bulgari sono sparse nelle varie istituzioni pubbliche e nelle chiese, come pure presso privati. Il Museo Nazionale possiede anche collezioni importanti di opere d'arte antiche e medievali: l'Accademia di belle arti ha un piccolo museo di opere d'arte applicata.
La costruzione più antica a Sofia è la chiesa di S. Giorgio, in origine edifizio termale romano che fu trasformato in chiesa nel sec. V. Vi si trovano affreschi dei secoli XII e XIV abbastanza ben conservati. La chiesa di Santa Sofia, che risale probabilmente al sec. VI, offre un grande interesse dal punto di vista della storia dell'architettura. Fra le costruzioni turche bisogna ricordare la Grande Moschea con le sue 9 cupole, costruita nel 1474, attualmente sede del Museo Nazionale. L'architettura moderna presenta numerosi elementi attinti all'architettura bizantina o bulgara medievale. Gli edifici più importanti di questo genere sono: la cattedrale di S. Alessandro Nevski, il palazzo del Sinodo, l'accademia di teologia, i Bagni e il mercato municipale.
Istituti di cultura. - L'Università di Stato, assurta a tale funzione nel 1904 (prima era soltanto una scuola di studî superiori), ha oggi una propria sede e sette facoltà: storico-filologica, fisico-matematica, giuridica, agronomica, medica, veterinaria e teologica, ed è frequentata da circa 5000 studenti.
L'Università Libera, fondata nel 1920 e posta sotto il controllo del Ministero dell'istruzione pubblica, consta di tre facoltà: diplomatica e consolare, amministrativa e finanziaria, economica commerciale. È frequentata da circa 2000 studenti.
L'Accademia delle scienze, sorta nel 1869 a Brăila (Romania) sotto il nome di Associazione bulgara del libro (Bǎlgarsko Kniževno družestvo) e trasportata dopo la liberazione, nel 1881, a Sofia, è assurta, mutato il nome, nel 1911, alle sue odierne funzioni. Essa ha tre sezioni: storico-filologica, filosofico-sociale, fisico-matematica.
L'Accademia di belle arti, così denominata dal 1921 (le sue origini risalgono al 1896), consta di due sezioni: una per le arti belle e plastiche, l'altra per l'arte applicata.
L'Accademia di musica, esistente dal 1921 (dal 1904 al 1921 era una semplice Scuola di musica), ha tre sezioni.
L'Istituto scientifico macedone, fondato nel 1925, è interamente destinato agli studî di carattere storico, politico, sociale, letterario, filologico sulla Macedonia.
A Sofia hanno inoltre sede un seminario, una scuola militare, varî musei e la biblioteca nazionale (oltre 200.000 volumi).
Vita teatrale. - La vita teatrale bulgara è sostanzialmente concentrata nel Teatro Nazionale (Naroden Teatǎr) di Sofia, nel quale vengono eseguite opere liriche e lavori drammatici. La scena è molto curata. Anche l'esecuzione è generalmente esemplare nei riguardi del dramma, che vanta artisti di prim'ordine anche nelle parti secondarie e ottimo coordinamento dell'azione, sull'esempio della scuola russa. Meno perfetta è l'esecuzione dell'opera lirica. Ma vi sono, anche in questo campo, artisti eccellenti e non rare sono le esecuzioni di particolare valore artistico.
Esistono anche teatri minori di prosa e teatri di operetta. Di questi ultimi il migliore è il Teatro Cooperativo (Kooperativen Teatăr).
Bibl.: R. H. Markham, Meet Bulgaria, Sofia 1931; N. T. Balabanov, Narodnijat Teatar. Drama i Opera (Teat. naz. Dramma e Opera), ivi 1928.
Storia. - Sofia è nel sito di Serdica, antica agglomerazione della Tracia; essa fu sottomessa da Licinio Crasso (29 a. C.); Traiano vi stabilì una colonia di veterani romani, donde il suo nome di Colonia Ulpia Serdica. Da Marco Aurelio a Gallieno (sec. II-III) ebbe il privilegio di battere moneta, e la sua zecca fornì sopra tutto il soldo alle legioni durante le campagne contro i barbari del Danubio nel sec. III. Fu sede (343) del concilio che condannò l'eresia ariana. Nel sec. V fu distrutta dagli Unni che ne massacrarono gli abitanti. Nel sec. VI fu ricostruita e fortificata da Giustiniano I, che vi fece erigere la basilica di Santa Sofia. Nell'809 fu conquistata dai Bulgari, che guidati dal loro Khān Krum annientarono 6000 soldati bizantini. Nel 1018 fu ripresa dai Bizantini che la trasformarono in piazzaforte per le loro spedizioni contro i Serbi e gli Ungheresi. I Comneni la fortificarono e l'abbellirono (sec. XII). Sotto Asen I, nel 1194, ridivenne bulgara. Nel 1383 fu attaccata, senza successo, dai Turchi di Lāleh Sohiābīn beg, e nel 1386, il governatore di Filippoli, Ingé Balabān, riuscì a prenderla in seguito a un tradimento che fece cadere nelle mani dei Turchi il ban Janko, difensore di Sofia. Per più di quattro secoli fu la capitale del "beglerbeg" delle provincie europee dell'Impero e cominciò a perdere della sua importanza solo col declino della potenza ottomana. Nel 1443, fu presa dai Polacchi capitanati dal re Vladislao e dai loro alleati ungheresi guidati da Giovanni Hunyadi, i quali però la riperdettero tosto. Murād II la fece incendiare e saccheggiare dalle sue truppe. Nel sec. XVI vi subirono il martirio S. Giorgio e S. Nicola di Sofia. I banchieri ragusei nel sec. XII, poi lo stabilirvisi degli Ebrei italiani e spagnoli, fecero di Sofia un centro di commercio internazionale che decadde durante i torbidi dei Kirgialis (fine del secolo XVIII-principio del sec. XIX).