Canton, sistema di
Apparato commerciale che regolava gli scambi tra i mercanti cinesi e stranieri (1759-1842), fondato su una politica di chiusura e di controllo da parte cinese, con base nella città meridionale di Canton (Guangzhou), unico porto aperto agli stranieri, dove la gestione del commercio era riservata a un gruppo di ditte cinesi locali ufficialmente abilitate, il Cohong. Insieme al sovrintendente alle dogane di Canton (lo hoppo) e al governatore generale dei Liangguang (Guangdong e Guanxi), il Cohong stabiliva i prezzi e il volume degli scambi. I mercanti, membri del Cohong, versavano notevoli somme di denaro allo hoppo e si garantivano profitti considerevoli speculando sia sugli scambi con gli europei che con il governo stesso. Durante le stagioni commerciali (ottobre-marzo), in un quartiere speciale della città, le tredici agenzie commerciali, inglesi e americane, tra cui la Compagnia britannica delle Indie orientali, avevano il permesso di vendere cotone, stagno e piombo, e acquistare tè, medicinali, seta e porcellane. I commercianti stranieri potevano risiedere a Canton solo durante la stagione commerciale e dovevano rispettare alcune regole, tra cui l’obbligo di effettuare gli scambi commerciali in contanti; l’esecuzione delle transazioni commerciali solo attraverso il Cohong; l’uscita dalla città alla fine di ogni stagione commerciale. Il monopolio venutosi così a costituire creava agli occidentali pesanti passività. Il grave deficit finanziario causato dalla domanda di tè cinese da parte degli europei indusse gli inglesi a contrabbandare l’oppio, derrata prodotta dalla Compagnia delle Indie orientali e proibita in Cina, tranne che per usi medici. Contemporaneamente, al fine di ottenere una maggiore apertura cinese al mercato mondiale, nel 1793 l’Inghilterra inviò a Pechino un’ambasceria guidata da lord Macartney, ma non ebbe i risultati sperati. Dal canto suo, la corte cinese rifiutò l’espansione delle attività commerciali con l’Occidente, mirando piuttosto a risolvere la questione del traffico dell’oppio che stava minando le basi morali e finanziarie dell’impero. Nonostante l’intensificazione delle pressioni occidentali, il sistema di C. rimase in vigore sino alle guerre dell’oppio (1839-42 e 1856-60), che permisero la penetrazione occidentale in Cina attraverso i «trattati ineguali», che garantivano l’apertura di porti, le concessioni territoriali e la gestione delle dogane.