SIN-KIANG (cin. "la nuova frontiera"; A. T., 97-98)
Vasta regione dell'Asia Centrale, annessa nel 1759 alla Cina, che la eresse a provincia col nome attuale nel 1882, dopo la vittoria sui musulmani. È conosciuta anche col nome di Turkestan Cinese.
Esplorazione. - Regione ben nota ai Cinesi, che l'assoggettarono al loro dominio mantenendovelo, sia pur con qualche interruzione, dal sec. II a. C. alla fine del sec. IV dell'era volgare e, successivamente, dal sec. VII al X, il Sin-kiang fu avvolto, per gli Europei, da un fitto velo di mistero, che non valsero certo a diradare le notizie assai generiche e spesso confuse ed errate, tramandateci dagli scrittori dell'antichità (specialmente Tolomeo), i quali dovettero attingerle ai commercianti, sopra tutto greci, che portavano la seta cinese in Europa. A parte le descrizioni del paese lasciate dai pellegrini buddhisti cinesi, quali Fa Hsien (sec. V), Sung Yün (sec. VI), Hsüan Tsang (sec. VII), I Ching (sec. VII) e altri, ì cui scritti solo da poco tempo sono a noi noti, la prima descrizione basata su personali osservazioni, fu, in Europa, la relazione del viaggio di Marco Polo, il quale, com'è noto, percorse (1273) i deserti e le città del bacino del Lob-nor (Kashgar, Yarkend, Khotan, Keria, Chargaljk, ecc.). Ma il suo Milione, narrazione vivace quanto sobria e accurata, parve un racconto fantastico. Viaggiatori posteriori, in prevalenza missionarî (Giovami dei Marignolli, nel 1341, Benedetto Goes, nel 1603, ecc.), tutti presi dalle difficoltà del loro ministero, non portarono alcun contributo alla conoscenza del paese. I primi rilievi fatti con intento scientifico risalgono ai gesuiti d'Arocha e d'Espinha, topografi dell'esercito imperiale cinese, sotto l'imperatore Ch'ienlung (1706-1796), i quali, estendendo i loro studi geografici a questa regione, ne rettificarono la carta con osservazioni astronomiche sufficientemente accurate (1756). Nei primi due terzi del secolo seguente, il Sin-kiang rimase inaccessibile e i pochi Europei che vi si avventurarono pagarono con la vita il loro ardimento, come avvenne, ad es., nel 1857 a Kashgar, al noto esploratore tedesco A. Schlagintweit e all'inglese Hayward nel 1868. Più fortunati, i Russi riuscirono, tuttavia, a penetrarvi. Nel 1858, il Valichanov fa un viaggio dal lago d'Issiq a Kashgar; nel 1867 l'Osten Sacken esplora la regione fra il lago d'Issiq e la Kashgaria; nel 1872, A. W. Kaulbars e l'astronomo C. Scharnhorst vanno da Tokmaq a Kashgar, di cui, e di 12 altri punti, vengono esattamente determinate le coordinate geografiche; nel 1871, lo Šepelev attraversa l'aspro valico di Muzart (T'ien-shan centrale) e nel 1876-77 N. Prževalskij studia la regione del Lob-nor, facendo preziose osservazioni idrografiche. Un lavoro metodico di ricognizioni intraprese, nel 1873, la missione Forsyth, con un complesso di risultati assai importanti per la geografia, la meteorologia, la storia naturale del Turkestan orientale e delle regioni adiacenti. Dopo il ritorno di questo sotto la dominazione cinese, nel 1878, gli esploratori europei ebbero libero accesso e i loro lavori fecero di questa regione una delle meglio conosciute. Il maggior contributo venne dato dallo Sven Hedin, che nella famosa spedizione del 1894-96, esplorò, fra l'altro, la regione del Lob-nor, facendo importantissimi rilievi e scoperte scientifiche e archeologiche. Di grande portata, per la storia e la civiltà della regione, sono state le scoperte archeologiche fatte nel 1900-01 da A. Stein, poi da A. Grünwedel e da von Lecoq e infine, nel 1907 da P. Pelliot che lavorò a Ku-che, a Urumchi, a Turfan e a Tunhuang. Queste scoperte fruttarono un numero rilevante di manoscritti, di argomento religioso e profano, in varie lingue, alcune delle quali sconosciute ed estinte, monete, ricami, pitture su seta e su carta ecc. Le spedizioni scoprirono anche grotte con affreschi e decorazioni, il cui esame diede risultati importanti per la storia dell'arte e delle relazioni fra le civiltà occidentali e quelle orientali.
Compreso fra gli Altai e la Mongolia a N. e a NE., le provincie del Kan-su e del Ts'ing-hai a E. e a SE., il Tibet a S., l'U.R.S.S. a O. e il Kashmir a SO., il territorio copre una superficie di 1.822.720 kmq., ed è fisiograficamente costituito da tre regioni ben distinte: 1. la depressione zungara, fra gli Altai e i T'ien-shan: 2. la catena dei T'ien-shan; 3. il bacino del Lob-nor, corrispondente, press'a poco a quel che si chiama Turkestan Cinese od Orientale.
La Zungaria è una vasta depressione coperta da depositi di detriti, accumulatisi in seguito a processi continentali. Regione tutta chiusa da monti, convergenti all'E. in ampie valli longitudinali che la mettono in comunicazione con la Mongolia, è aperta a O. da due larghe brecce che interrompono gli sbarramenti montagnosi: la prima, a N., in cui corre l'Irtyš dopo la sua uscita dal Zaisan-nor (nor "lago"), l'altra a O., costituita dalla ben nota Porta Zungara, gola profonda, larga 10 km., lunga 74, dal fondo piatto e continuamente spazzata da venti furiosi, la quale, spezzando la catena degli Alatau, mette in comunicazione la regione dell'Ebinor (1500 kmq.) col bacino del Balshaš. Fra queste due brecce, s'estende il territorio montagnoso della Zungaria occidentale, tutto fratture formanti l'ossatura di catene, generalmente di altezza limitata (punto culminante il Muss Tau, 3650 m., appartenente ai monti Saur), come quelle dei Djair, dei Saur, dei Tarbagatai, ecc., alternate da fosse percorse da fiumi, quali l'Emil, l'alto Irtyš, il Khobuk, ecc.: paesaggio aspro, nel complesso, costituito da scisti metamorfici e calcari cristallini del Devonico e da scisti del Carbonico, orlati di graniti eruttivi. La parte centrale della depressione è desertica, ma le zone periferiche ai piedi delle catene montuose, grazie ai corsi d'acqua che da queste scendono e che offrono possibilità d'irrigazione, ospitano popolazioni agricole sedentarie, addensate in villaggi e persino in città. Da questo punto di vista, il fiume più importante è l'Emil, che nasce a SO. del Muss Tau e si getta, dopo 300 km. di corso, nell'Ala Kol, il cui bacino, per la posizione riparata, offre larghe possibilità di attività umane. Vi sono sorti due centri importanti, fra campi di cereali e orti: Durbuldshin (5000 ab.) e Chuguchak (9000 ab.), quest'ultimo uno dei principali nodi di comunicazione fra l'Occidente e l'Oriente. Altrove le condizioni sono meno favorevoli all'insediamento umano: all'E., il Khobuk, nascente dai Monti Saur, dopo breve corso viene assorbito dal suolo desertico; il Manas, lungo 450 km., immissario del Telli-nor, e il Kuitun sono i soli, fra i corsi scendenti dai T'ien-shan, che riescono a resistere all'azione assorbente dei terreni detritici.
I T'ien-shan (cin.: "Monti del Cielo") costituiscono un immenso fascio montagnoso, che s'estende dal 62° al 92° meridiano, attraverso 3100 km., coprendo un'area di circa 1 milione di kmq. Geologicamente, nelle porzioni più elevate predominano le rocce sedimentatie metamorfiche, gli scisti scuri e ì calcari, poggianti su rocce eruttive granitiche, melampiri e porfidi. Gli strati marini più recenti rimontano al Carbonico, che fissa la data dell'emersione. Vulcani attivi mancano, ma abbondano solfatare e sorgenti calde. Tutto il sistema fa parte della cintura sismica che circonda la terra all'altezza del 40° parallelo, e i terremoti, abbastanza frequenti, e sempre di origine tettonica, sono fra le cause più attive di variazioni del suo rilievo. Non meno attivamente hanno operato le glaciazioni, di cui sono riconoscibili quattro e talvolta cinque periodi diversi, alternati da altri di assenza di umidità. Ancora oggi i ghiacciai dei T'ien-shan sono fra i maggiori del globo. I più estesi circondano il M. Nicolaj Michailovič (6300 m.), che, col M. Tengri (7200 m.), è fra le vette più alte del sistema, e formano un complesso gigantesco, superato, nella stessa Asia, solo da quello del Karakorum. Altri, di minore estensione, si trovano disseminati dappertutto, al disopra dei 3200 m., nel versante settentrionale; al disopra dei 2750 m., in quello meridionale. L'altitudine del fascio montagnoso aumenta, in generale, al N. e al S.; e solo all'E. dell'86° meridiano la situazione s'inverte, essendo le creste montuose del N. più alte di quelle del S. Ampie valli longitudinali di sprofondamento si alternano a catene, e il loro fondo, a 2500 m. dalle sommità, è inciso da corsi d'acqua e coperto da sedimentazioni continentali.
Nei corsi d'acqua che nascono numerosi da questo gigantesco sistema, è nettamente rilevabile la tendenza a contornare la Zungaria e la regione del Tarim, prima di entrarvi. Nella parte superiore essi hanno corso ripido e interrotto da salti formanti piccole cascate, e vanno, infine, a costituire fiumi scorrenti in valli longitudinali, dal fondo lievemente inclinato, finché, prima o poi, finiscono per trovare uno sbocco, trasversalmente alla direzione delle pieghe, per il quale escono nelle pianure esterne, a un livello da 100 a 2700 m. al disotto della sorgente. L'Ili, ad es., uno dei maggiori di questi fiumi nel versante settentrionale, lungo 1300 km., nel primo tratto del suo corso, discende di 2700 m. su 400 km. e va, infine, a immettere le sue acque nel lago Balqash. Nel versante meridionale l'Asqu, il vero immissario del Lob-nor, ha, come eccezione, corso nettamente trasversale, grazie a un solco ch'esso ha inciso a cañon nei monti Kokshal. Gli altri corsi di questo versante sono torrenti, secchi per la maggior parte dell'anno; alcuni, tuttavia, sono permanenti e fra questi il solo Muzart riesce a raggiungere il Tarim; altri sono presto assorbiti dall'estrema porosità del suolo.
Il bacino del Lob-nor è una vastissima depressione, tutta chiusa intorno da una potente cintura montagnosa: a O. i Pamiri, a N. e a S. i T'ien-shan e gli Altin-tagh, i quali convergono a E. chiudendo anche da questo lato il bacino e lasciando solo una comunicazione con l'esterno attraverso la valle profonda del Su-lo-ho. La sua superficie (470 kmq.) è per circa 4/5 un vasto deserto sabbioso, che gl'indigeni chiamano Takla Makan, spazzato da venti violentissimi (specialmente da febbraio a marzo, quando soffia il karaburan o uragano nero), e la cui porzione occidentale ha cominciato a esser nota attraverso le ricognizioni di S. Hedin e di A. Stein. Il resto forma una fascia verde, più o meno larga, intorno al deserto e ai piedi della cintura montuosa, fascia dove i corsi d'acqua, alimentati dai ghiacciai montani, hanno reso possibile l'attività agricola. Questi corsi che scendono innumerevoli dai monti circostanti e convengono nel deserto, hanno press'a poco tutti gli stessi caratteri. Alimentati quasi esclusivamente dai ghiacciai e dalle nevi, e solo poco dalle scarse piogge che cadono nelle stagioni di piena, hanno corso impetuoso d'estate e si riducono in grande magra il resto dell'anno. La maggior parte hanno breve corso e muoiono poco dopo il loro sbocco nel piano, sia perché assorbiti dal terreno poroso, sia perché impoveriti dalla rete d'irrigazione ch'essi alimentano, sia, infine, perché soggetti ad attiva evaporazione, per l'aridità dell'atmosfera. Solo sette fra essi riescono, unendo le loro acque, a resistere a questi fattori annullanti e formano, così, il Tarim o Yarkend Darya (2750 km.), che sbocca nella palude di Karaburan, le cui acque, accresciute da quelle del Cherchen Darya, vanno a finire nella depressione allungata del Karaqoshun, meglio noto col nome antico di Lob-nor (2500 kmq.), vasta distesa di depositi salini, di laghi, di pozze, di dune, di canneti, che trattenendo le sabbie trasportate dai venti, vanno lentamente colmando le acque. Queste, profonde al massimo 5-15 m., estendentisi per circa 100 km. verso E.-NE. coprono un letto lacustre che è quanto rimane di un antico lago quaternario, le porzioni disseccate del quale sono ancora nettamente visibili nella coltre salina mista ad argilla indurita e solcata da un'infinità di piccole creste, disposte in fitte file parallele, che coprono una vasta area estendentesi, per circa 15.000 kmq., fin quasi a 300 km. a E.-NE. del lago attuale.
Indicazioni errate, contenute in vecchie carte cinesi, hanno fatto supporre che il Lob-nor abbia subito spostamenti in epoche storiche, ma l'antico letto attribuitogli è occupato da depositi neolitici. Sven Hedin, tuttavia, ha dimostrato che il corso inferiore del Tarim subisce spostamenti alternati da nord a sud e viceversa. Ugualmente da scartare è l'ipotesi di un progressivo disseccamento di tutto il bacino in epoche storiche. È evidente, come dimostrano ad es. i letti dei corsi d'acqua, troppo sproporzionati al volume d'acqua attuale, che l'idrografia della regione ha dovuto subire notevoli cambiamenti; gran parte, anzi, del Takla Makan offre i segni di un'antica immersione, come dimostrano i fossili disseminati nel suolo argilloso, ma è da escludersi che il disseccamento, per altro anche attualmente in atto, abbia avuto decorso tanto rapido da essere rilevabile in tempi storici: le condizioni generali idrografiche e meteorologiche della regione sono ora quelle che erano 2000 anni fa e ragioni diverse dal graduale inaridimento e dalle oscillazioni periodiche del clima, ora più ora meno asciutto, hanno causato le migrazioni e la diminuzione di popolazione e di cultura che la storia registra: lo spostamento dei corsi d'acqua, le invasioni, le guerre, le epidemie, la deviazione delle correnti commerciali sono stati indubbiamente fattori assai più decisivi.
Clima. - Per la sua posizione al centro del continente asiatico, lungi dall'influenza del mare, il Sin-kiang ha clima estremamente continentale. Gl'inverni, specialmente per effetto dei ghiacciai, sono rigidissimi (−25° a Kashgar, −18° a Khotan) con una media generale di −6° in gennaio. In estate si sale in media a 24-27°, con un massimo di 35°. Nelle sabbie si hanno da 5° a 6° di meno della media, in inverno, di più in estate. A Qulja, ad es., si hanno −9° in gennaio, e 25° in luglio. Nonostante la forte escursione termica, il clima è, nel complesso, tollerabile e propizio alle attività. Le precipitazioni sono scarse. La secchezza dell'aria e la moderazione dei venti (eccezion fatta per il karaburan rendono meno soffocante il calore e meno aspro il freddo.
Vegetazione. - La depressione della Zungaria e il bacino del Lobnor sono in massima parte desertici e coperti su vastissime estensioni da accumuli sabbiosi. Solo lungo i corsi d'acqua si trovano fasce steppose e nastri di boscaglie formate soprattutto da salici e pioppi (caratteristico il Populus suaveolens). Steppe si estendono pure nelle zone meno aride ai piedi delle grandi catene montuose degli Altai, dei T'ien-shan e dell'Altin-tagh, e sono spesso saline (frequenti, in esse, quindi, le alofite; le specie più diffuse appartengono ai generi Haloxylon, Tamarix, Nitraria, Reaumuria, Zygophyllum, Ferula, Dorema, Narthex, Arundinella ecc.). Le eatene montuose (specialmente gli Altai e i T'ien-shan) sono in parte coperte da belle foreste di latifoglie fin verso i 1800 m., poi, fino ai 2800-3000 m., da foreste di aghifoglie (peculiare l'Abies Schrenkiana). Sulle pendici più basse s'incontrano di frequente, frammisti alle altre essenze, peri, meli, prugni, albicocchi e peschi selvatici. I pascoli occupano estese superficie nelle zone montuose oltre il limite della vegetazione arborea.
Fauna. - I caratteri della fauna sono quelli dei territorî meridionali della Cina e precisamente di quel complesso faunistico che va sotto il nome di fauna indocinese. I Primati sono rappresentati dal genere Macacus; varie specie di Chirotteri dei gruppi degli Pteropi, Rinolofi, Vespertilioni e Noctilioni. Gl'Insettivori annoverano varî Sorex. Tra i Carnivori si nota la lince, varie viverre, martore, orsi. Tra gli Ungulati cervi, cinghiali. I Roditori annoverano varî topi, arvicole, scoiattoli, istrici, lepri. Tra gli Sdentati vi è il pangolino cinese. Rilevante è il numero di specie di Uccelli tra le quali le più caratteristiche sono l'uccello cucitore, il tordo garrulo della Cina ed altri tordi, varie timalie, l'Aracnothera o mangiaragni, varie rondini, fringuelli, storni, cuculi, colombe, fagiani, falchi ed altri rapaci. La fauna erpetologica annovera varie specie di Ofidî, Sauri e Cheloni. Similmente gli Anfibî sono rappresentati da varie specie di rane, rospi e urodeli. Numerosi i Pesci d'acqua dolce e sommamente ricca la fauna degl'Invertebrati.
Etnografia. - Le prime popolazioni del Turkestan Cinese appartennero al ceppo indo-europeo. Esse popolarono le oasi ai piedi dei monti e vissero per lungo tempo in armonia con i Turco-Mongoli nomadi dei pascoli montani sovrastanti. Disseminate in piccoli gruppi viventi di vita autonoma in un territorio immenso e dalle comunicazioni difficili, costrette a duro lavoro per sopperire ai bisogni elementari dell'esistenza, lavoro che dovette assorbire ogni loro attività, queste popolazioni sedentarie non ebbero mai modo di costituirsi in unità politica e furono così, alla mercé di tutti gl'invasori, di cui subirono la dominazione: Unni, Battriani, Cinesi, Indo-Sciti, Avari, Turchi, Tibetani, Mongoli. Spettatori e non attori, essi uscirono da questa loro storia poco o punto modificati nel carattere, pochissimo nei tratti somatici, alquanto nella lingua. Pratici, interessati, facili alla gaiezza e amanti del divertimento, privi di energia essi conservano ancora le caratteristiche fisiche del tipo primitivo: capelli e barba folti e bruni, pelle bianco-rosea, statura superiore alla media, faccia lunga e ovale, naso fine e prominente, occhio bruno, cranio corto. Su questo substrato etnico, specie all'est e all'ovest, meno al nord e al sud, si è innestato il tipo turco, riconoscibile dalla scarsa pelosità, dai capelli lisci, grossi e radi, dagli zigomi larghi e sporgenti, dal naso largo alla base.
Quanto ai costumi, caratteristica è la libertà che gode la donna, libertà ch'essa ha conservato nonostante i rigori dell'islamismo, introdotto e imposto con la forza nel sec. X. Le abitazioni, talvolta in mattoni (non cotti, ma solo seccati al sole), quasi sempre di argilla mescolata a paglia, hanno un'ossatura di legno (salice o pioppo) e sono caratterizzate dall'aivan, specie di atrio coperto che fa le veci di vestibolo, sul quale si aprono le varie stanze e nel cui soffitto è praticata un'apertura quadrata (tungluk), ricordo della tenda primitiva. Anguste, umide, malsane, senza vetri né pavimento, sporche dentro e fuori, queste abitazioni sono poco invitanti per i loro inquilini, i quali, perciò, vi stanno il meno possibile e passano il loro tempo sulla terrazza o sulla soglia, dove il viaggiatore può vederli ricoperti dei loro logori vestiti. L'abbigliamento ordinario consiste in una lunga camicia e larghe mutande di colore bianco, sui quali si suol mettere un soprabito di cotone colorato, lungo fino alle caviglie e aperto davanti. I ricchi vestono pellicce, seterie e stoffe inglesi o russe. Alla base dell'alimentazione è il pane, che li collega alla civiltà mediterranea, staccandoli dal mondo cinese, non meno dell'uso dei latticinî, per i quali il palato cinese ha un'invincibile avversione, e del pilaw, piatto a base di riso e di carne, diffuso in tutto il mondo musulmano e originario della Persia.
Popolazione e centri. - La popolazione del Sin-kiang era valutata, nel 1926, a 2.688.305 abitanti, in gran parte di tipo turanico (Sarti orientali, mescolanza di Arî e di Turchi), in minoranza di Turchi (i Dulan), Kirghisi, Tagicchi, Mongoli e Cinesi (Dungan è il nome dei Cinesi islamizzati). La lingua in uso è il turki, i Cinesi usano la loro lingua. Quasi tutti sono maomettani, i Mongoli sono buddhisti.
La popolazione vive in piccola parte sui pascoli montani, in massima parte concentrata nelle oasi estesissime ai piedi dei monti, nelle quali sono i centri da cui esse prendono nome. La maggiore è quella di Yarkend (in cinese: So-che, 2100 kmq.) con la città omonima (100.000 ab., la più popolosa); minori sono quella di Khotan (in cinese: Ho-t'ien, 1600 kmq.), con la città omonima (26.000 ab.), celebre per le ruine sepolte nelle sue sabbie, fra le quali A. Stein eseguì le sue fruttuose ricerche; Aqsu (in cinese: Wen-suh, forse 25.000 ab.), Kashgar (in cinese: Shu-fu, 35.000 ab.), centro comnerciale importante. Urumchi (in cinese: Ti-hwa, 20.000 abitanti), città assai ricca, è il capoluogo. Ili, posta in una valle fertile, ricca di foreste e di pascoli, è nota per i suoi frutteti e come centro metallurgico.
Risorse economiche. - Benché solo imperfettamente conosciute, le ricchezze del sottosuolo sembrano per più indizî cospicue. Oro, carbone, petrolio e rame sono i prodotti principali, ma estratti in piccola quantità e con processi primitivi. Filoni di quarzo aurifero si trovano nei monti del NO. della Zungaria, e oro alluvionale in molti punti ai piedi degli Altin-tagh (o Monti d'Oro), specie a Surghaq, sul fiume Ulugh-sai. In generale l'estrazione è fatta con mezzi primitivi dalle autorità cinesi. Il carbone abbonda ed è assai diffuso (monti NO. della Zungaria, T'ien-shan, Pe-shan, ecc.), ma vengono sfruttati solo giacimenti superficiali, specie a Kanjigan, ad Aqsu e a Ku-che. Nella valle di Fu-kan, a NE. di Urumchi, sono state riconosciute formazioni di uno sviluppo eccezionale e nei pressi di Qulja viene imperfettamente sfruttata una miniera che avrebbe una potenza di 100 milioni di tonn. Minerali assai ricchi di rame sono intorno a Kashgar, vicino ad Aqsu, a Bai, a Ku-che, a Urumchi e vengono trattati sul posto con carbone di legna. La serie petrolifera del Fergana si prolunga nella regione di Kashgar, fino a Ku-che, dove sono in opera alcuni pozzi; altri sono a Kanjigan e ad Aqsu. Il prodotto grezzo viene lavorato specialmente a Kashgar e ad Aqsu. Argento e zinco si trovano nei Pe-shan. Notevole è pure la produzione dell'ozocerite, nella regione di Ku-che e di Yarkand, dell'allume, del sale ammoniaco e del gesso. Importantissima è la giada, proveniente dagli scisti micacei e orneblendici del K'un-lun, donde viene trasportata a valle dai fiumi (Qaraqash, Yurung-quash e Keriya) nel cui letto viene raccolta e inviata quasi tutta in Cina, dove alimenta un'arte che ha tradizioni gloriosissime ed è molto apprezzata dai collezionisti europei e indigeni.
Le piogge, troppo rare, limitano l'agricoltura alle oasi, alimentate dai corsi montani dopo il loro sbocco nel piano. In esse vive, densamente concentrata, tutta la popolazione agricola, che coltiva tabacco, riso, cotone, mais, legumi, miglio, oltre a frutta eccellenti (specie albicocche, poponi e uva). L'allevamento del bestiame grosso è diffuso e praticato dalle popolazioni montane (Calmucchi, Kirghisi, ecc.) nei pascoli che coprono le ampie valli e i pendii dei T'ien-shan; cavalli, asini, pecore, cammelli, montoni sono, tuttavia, anche allevati dalle popolazioni delle oasi, come pure il baco, che dà una seta molto pregiata.
Le industrie sono manifatturiere e affatto primitive. La tessitura del cotone ha il primo posto ed è esercitata ovunque; la produzione viene anche esportata in copia. Tessuti di seta si fabbricano nelle regioni di Khotan; tappeti e feltri di lana in quelle di Aqsu, di Kashgar, di Yarkend e di Khotan. Concerie si trovano a Kashgar e a Ili (o Qulja, in cinese: Ning-yüan), dove alimentano molti calzaturifici. La metallurgia ha poca importanza.
Comunicazioni. - Per la posizione centrale e le condizioni del rilievo, il Turkestan Cinese fu in passato il tramite naturale per le comunicazioni fra il mondo occidentale e quello estremo-orientale. Per esso la seta, da Chang-an (oggi Hsi-an, la Sera Metropolis degli antichi), giungeva in Europa e per esso i più antichi viaggiatori del Medioevo, come Guglielmo di Rubruck, Giovanni da Pian del Carpine, Marco Polo e altri penetrarono nell'Asia orientale. Due erano le strade seguite: la prima, più antica, passava a sud dei T'ien-shan ed era, perciò, detta dai Cinesi Nan-lu o Via del Sud. Partiva da Chang-an e per Lan-chow (l'antica Thagura), Kan-chow, Tun-huang, Ku-che giungeva a Kashgar. Di qui attraverso i Pamiri, o per Garm, o per Tashkurgan, giungeva a Battria, donde proseguiva per Antiochia. Una derivazione, e insieme scorciatoia, di questa strada, seguita dai Polo, univa Khotan a Chargalik (la Lop di Marco Polo) e raggiungeva Tun-huang passando a sud del Lob-nor. L'altra grande via, più recente essendo stata inaugurata l'anno 2 d. C., passava a nord del T'ien-shan ed era, perciò, detta Pe-lu o Via del Nord; traversando i Peshan, essa passava per Qomul, Barkul, Ku-cheng, Manas ed entrando nella vallata dell'Ili giungeva a Tokmak. Destinata a soppiantare l'altra, questa via abbreviava a 370 km. il tratto di deserto da percorrere, che per le altre era da 3 a 4 volte più lungo.
Le strade attuali seguono in parte il tragitto di quelle antiche. L'arteria maggiore va da Ili a Lan-chow, per Urumchi, Turfan, Qomul e An-si-chow; l'altra, la via postale, va da Kashgar, per Yarkend a Turfan e qui s'innesta alla precedente. Da queste due maggiori, altre piste meno importanti traversano il paese in ogni direzione.
Il traffico si fa per mezzo delle araba, carri a due ruote e un cavallo, se per viaggiatori, a due cavalli, se per merci. Dei langar, posti di ristoro, si trovano in media a ogni 35 km. Se la pista traversa zone desertiche, i viaggi si compiono su cammelli.
Le comunicazioni hanno di recente subito una notevole evoluzione che per ora è solo agl'inizî, e che permetterà in futuro uno sfruttamento sempre migliore delle risorse economiche del paese. Dal luglio 1931, un servizio di automobile collega Urumchi a Khalgan, con un viaggio di 10 giorni, passando per Barkul e Urga. Il servizio è controllato dai Russi. Recentissima è anche la linea ferroviaria che unisce Ili, grande mercato russo, a Tashkent e quindi alla Turk-Sib dell'U.R.S.S. Questa linea, l'uniea per ora, permetterà ai Russi una grande espansione economica nel Sin-kiang. Nell'agosto 1930, il governo cinese ha firmato un contratto con la società tedesca "Lufthansa" per l'istituzione, fra l'altro, di una grande aviolinea Berlino-Shanghai (10.000 km. in 6 giorni), che farà scalo a Urumchi. La linea è tuttora in progetto. La posta cinese, con centro pure a Urumchi, è organizzata con sistemi primitivi e penetra nelle località più lontane. Urumchi è sulla grande linea postale Pechino (oggi Peiping) -Yarkend (7079 km., la più lunga del mondo), che i corrieri a cavallo percorrono in 40 giorni. Il telegrafo da Pechmo per Lan-chow giunge a Turfan, dove si biforca; una linea prosegue per Kashgar e di qui per la frontiera russa, con diramazione Kashgar-Khotan; un'altra linea va, invece, a Urumchi, con diramazioni per Ili, Chuguchak e Khobdo. A Urumchi e a Kashgar funzionano le due stazioni principali di T.S.F.
Commercio. - Se la storia e la politica hanno portato il Sin-kiang sotto la sfera d'influenza cinese, la natura lo porta verso il Turkestan Russo, cui lo legano affinità di civiltà, vicinanza e facilità di comunicazioni. Ecco perché la Russia ha buon gioco sulla Cina nelle competizioni commerciali e perché gl'interessi russi nel paese sono preponderanti. Nel febbraio 1931, oltre 10.000 Cosacchi si sono stabiliti nel Sin-kiang, che presto attirerà cercatori d'oro. Gli scambî avvengono: a) con l'U. R. S. S., che vi importa (nel 1932 per 12 milioni di rubli) cotonami, velluti e seterie di Tashkent, bestiame, zucchero, metalli, candele, fiammiferi; ne esporta (nel 1932 per 15 milioni di rubli) feltri, tappeti, lane di Khotan, ecc.; b) con la Cina, che acquista oro e giada e vende tutto ciò di cui la popolazione ha bisogno, specialmente seterie e tè compresso; c) con l'India, che acquista lane, feltri, tappeti, ḥashīsh, tè cinese e vende cotonami, pelli conciate, zucchero, spezie, indaco, colori e utensili metallici.
Divisione amministrativa. - Il Sin-kiang, incorporato alla Cina, è posto sotto il controllo di un governatore che risiede a Urumchi (in cinese: Ti-hwa), capoluogo. Amministrativamente è diviso in sette prefetture: Urumchi, Ili, Aqsu, Kashgar, Khotan, Chuguchak e Altai, comprendenti 41 sottoprefetture (hien). A funzionarî cinesi sono affidate le cariche superiori; essi controllano i funzionarî indigeni, cui sono affidate quelle inferiori.
La politica cinese nel Sin-kiang ha dovuto sempre tener conto degl'interessi dei musulmani, i quali costituiscono la schiacciante maggioranza del paese. Sotto la passata dinastia mancese, e anche sotto la repubblica, essa consisteva nell'applicazione del principio del divide et impera, per cui si cercava di aizzare l'uno contro l'altro i varî gruppi islamici, creando fra loro divergenze di interessi. Dal 1928, la nuova politica tributaria e di colonizzazione seguita dalla Cina ha mutato le cose e condotto a un movimento separatista musulmano, che ha reso puramente nominale l'autorità della Cina nella Kashgaria; alla fine del 1932, anzi, si è perfino ivi proclamata una Repubblica Federativa Indipendente del Sin-kiang, sotto la presidenza di Ghazi Niyaz Hagim, residente in Aqsu. Nella Zungaria, invece, l'autorità cinese è ancora solida.
Storia.
Durante molti secoli il Sin-kiang costituì una via di scambio fra le antiche civiltà dell'India e della Cina e dei regni ellenistici dell'Asia occidentale. I geografi e gli storici cinesi hanno chiamato Si-yü "paesi d'Occidente" questa regione.
Gli sforzi per proteggere la Cina dagli Unni che abitavano la Mongolia, indusse il grande imperatore Wu-ti (140-87 a. C.) della dinastia Han, nel 138 a. C., a inviare il giovane generale Chang Ch'ien in missione alla tribù degli Yüeh-chih noti poi anche col nome di Indo-Sciti. Dopo tredici anni di viaggi, questo grande esploratore rivelò ai Cinesi l'esistenza di grandi popoli civili al di là delle tribù barbare che circondavano la Cina. In seguito a una serie di campagne vittoriose, gli Unni furono respinti nel 121 a. C. al N. del deserto e furono stabilite relazioni politiche e commerciali tra la Cina e i popoli dell'Asia centrale fino alla Bactriana e alla Persia.
Nel 108 a. C. il re di Lou-lan (vicino al Lob-nor) fu sconfitto dai Cinesi. Nel 99 a. C. un esercito cinese fu circondato dagli Unni nel deserto di Gobi, nella regione di Hami.
Gli Unni, che erano rimasti a N. del T'ien- shan, costituivano una minaccia costante contro la via commerciale della seta attraverso il Turkestan. Fu allora costruito un grandioso prolungamento della grande muraglia per difendere la nuova via. Imponenti rovine di mura e di torri di guardia attestano ancor oggi la solidità dell'antico limes cinese. Una serie ininterrotta di guarnigioni cinesi, difendevano le carovane in viaggio da un'oasi all'altra; le oasi divenivano floridi centri commerciali. La decadenza dell'Impero Cinese e i disordini alla fine della dinastia degli Han anteriori (6 a. C.-5 d. C.) permise la formazione di piccoli stati indipendenti in questa regione che durante una sessantina di anni ricadde in potere degli Unni. L'imperatore Ming-ti iniziò la riconquista nel 73 d. C. con una grande battaglia presso il lago Barkol, contro gli Unni, vinta dai generali cinesi Pan Ch'ao e Tou Ku. Dopo uno sforzo di tredici anni il generale Pan Ch'ao ristabilì l'autorità imperiale nel bacino del Tarim. Nel 97 d. C. una missione diplomatica cinese giungeva fino al mare nel Golfo Persico. Una rivolta generale degli Unni (107 d. C.) fu repressa. Le incursioni degli Unni, la decadenza, e finalmente la caduta della dinastia Han nel 220 d. C., fecero sorgere rivolte locali. Mentre la Cina era divisa da dinastie rivali, gli Unni si spingevano verso occidente. Nel bacino del Tarim, per circa un secolo, sorgeva la dominazione del regno degli Eptaliti, o Unni bianchi, ai quali succedevano i Turchi occidentali. Soltanto la dinastia T'ang, sorta nel 618 d. C. ricominciò a preoccuparsi dell'espansione cinese verso occidente. La supremazia turca fu abbattuta dopo una lunga lotta nel 660 d. C. e il dominio della Cina fu esteso dai monti Altai fino al Hindukush.
Le guarnigioni cinesi, dislocate non soltanto nelle oasi del Tarim, ma anche a N. dei T'ien-shan erano continuamente attaccate dalle tribù turche. I Cinesi vincevano talvolta in grandi battaglie (come nel 641 a Bogdo Ola, presso Urumchi), ma spesso con una politica abile riuscivano a trarre profitto dai dissensi delle tribù.
Sorgeva frattanto la potenza tibetana. Il re tibetano Sron-bcan sgam-po attaccava la Cina (630-650). Fu sconfitto, ma ottenne in sposa una principessa cinese. I Tibetani, per breve tempo alleati dei Cinesi, avevano accresciuta la loro potenza militare. Nel 670 cacciarono i Cinesi dalle città di Khotan, Yarkend, Kashgar e, con l'aiuto dei Turchi di Ili, li cacciarono dal Turkestan.
L'imperatrice cinese Wu hon ordinò, nel 692, una spedizione la quale riprese ai Tibetani le città da essi conquistate.
Le lotte continuarono finché fu firmata una tregua con i Tibetani nel 730. Sorgeva frattanto la potenza araba nell'Asia centrale. Ma i Cinesi si limitarono dapprima ad azioni diplomatiche ìndirette. Nel 747 d. C. il generale cinese Kao Hsien-chih, con diecimila uomini, attraversato il Pamir, riusciva a respingere i Tibetani, ma nel 751 fu sconfitto nella battaglia di Atlah, vicino a Tālās, dagli Arabi alleati coi Turchi Uigur. Secondo la tradizione, i prigionieri cinesi in questa battaglia, condotti dagli Arabi a Samarcanda vi iniziarono la fabbricazione della carta. Questa nuova industria si propagò rapidamente in Occidente con uno sviluppo maraviglioso.
Intanto l'Asia centrale era nuovamente perduta dai Cinesi. Nell'impero, spossato dalle guerre continue, sorgevano rivolte. I Tibetani invasa la Cina saccheggiavano la capitale Chan-an nel 763. I Cinesi di fronte al pericolo tibetano si alleavano allora con gli Uigur, i quali sconfiggevano i Tibetani nel 789 e nel 791. Infine l'alleanza tra l'Impero cinese e il califfo Hārūn ar-Rashīd nel 798, faceva definitivamente sparire il pericolo tibetano. Il trattato di pace dell'822, che è conservato in una iscrizione sopra un pilastro in pietra a Lhasa, stabiliva un accordo definitivo con la Cina. Nel Tibet intanto sotto l'influenza del buddhismo, i costumi si addolcivano e il popolo si indirizzava verso altre vie. Nel bacino del Tarim l'Islām si sostituiva poco a poco al buddhismo. Col declinare della dinastia T'ang l'influenza della Cina nell'Asia centrale diminuiva sempre più.
Sorgeva invece la nuova potenza dei Mongoli. La Cina dei Sung limitò la sua azione all'interno, mentre i K'i-tan conquistavano la Cina del N. Il principe Ye-lü ta-shih conquistava una gran parte dell'Asia centrale e fondava la dinastia dei Kara K'itan la quale durava fino al 1211, distrutta dagli eserciti di Genghiz khān (v.). L'ordine e la disciplina stabiliti da questo grande conquistatore riaprivano le vie commerciali dell'Asia centrale.
I viaggiatori e i missionarî europei hanno lasciato descrizioni vive (basti citare Marco Polo) della nuova vita delle oasi e delle città che in esse rifiorivano. Durante la dinastia mongola i Nestoriani dall'Asia centrale dove avevano convertito varie tribù turco-mongole, si estendevano nella Cina. I missionarî cattolici fondavano fiorenti comunità tra i Mongoli e tra i Cinesi. La Cina, l'Iran e l'Occidente entravano in contatto.
Con la caduta della dinastia mongola, la nuova dinastia cinese Ming (1638), la Cina perdeva nuovamente ogni contatto con l'Occidente. Il Turkestan orientale si convertiva all'Islām e si separava sempre più dalla Cina. Nel 1513 i Cinesi perdevano l'oasi di Hami che avevano cercato di conservare lottando coi discendenti della dinastia Chagatai (il secondo figlio di Genghiz khān al quale era stato assegnato il Turkestan orientale). Si noti che l'apertura delle comunicazioni marittime tra la Cina e l'Europa, diminuiva molto il valore delle vie commerciali attraverso l'Asia centrale.
La conquista della Cina da parte dei Manchu (1660) ridestava l'interesse della nuova dinastia verso l'Occidente. Gli Eleuti (dal mongolo Ölöt) erano una delle quattro tribù principali dei Calmucchi (da cui proviene il nome dei Mongoli stabilitisi in Russia); essi dimostrarono una notevole attività intellettuale perfezionando il loro alfabeto niguro-mongolo. Il loro re Galdan, salito al trono nel 1677, il quale aveva studiato a Lhasa, cercò con l'appoggio del lamaismo tibetano, di ricostituire l'impero di Genghiz khān. Conquistò nel 1680 Kashgar che era allora governata da una famiglia di santi musulmani, i Khōgiā, succeduti da un secolo alla dinastia Chagatai, e nel 1681 giunse fino a Hami. L'imperatore K'ang-hsi dopo averlo sconfitto in Mongolia riconquistò una parte del Turkestan e stabilì colonie militari in Hami, Barköl, e Turfan. Dopo la morte di Galdan (1697), il suo successore lottò contro i Cinesi per il dominio del Tibet, dove l'imperatore K'ang-hsi era riuscito a esercitare una influenza sul dalai-lama. Gli Eleuti conquistarono Lhasa nel 1719 ma ne furono cacciati dai Cinesi nel 1720. La guerra con varie vicende durò fino a una tregua nel 1735. Gli Eleuti furono allora aiutati da uno svedese, Giovanni-Gustavo Renat, fatto prigioniero dai Russi, e poi dai Calmucchi nel 1716, il quale insegnò agli Eleuti a fondere cannoni e bombe.
Un trattato del 1740 lasciò agli Eleuti la Zungaria e la Kashgaria. Nel 1755 la guarnigione cinese di Kulgia era massacrata. L'imperatore Ch'ien-lung iniziava allora una nuova campagna che ristabiliva l'amministrazione cinese nella Zungaria e nel bacino del Tarim fino al Pamir e ai monti Altai.
Il popolo degli Eleutì era distrutto (1756). I Cinesi ripopolarono il paese con immigranti provenienti da varie regioni, specialmente musulmani della Kashgaria, del Kan-su e dalla Manciuria. Nel 1758 l'esercito cinese discendeva dalla vallata di Ili al bacino del Tarim, e conquistava Yarkand, ove il re Galdan aveva ristabilito la dinastia musulmana dei Khōgiā. La conquista era definitiva. L'impero cinese formava allora (1759) la nuova provincia Kan-su-Sin-kiang (il nome Sin-kiang significa "nuovi", sin, "confini" kiang).
Le conquiste cinesi preoccuparono allora gli emiri di Bokhāra e dell'Afghānistān. Nel 1765 una guarnigione cinese era massacrata, ma le truppe cinesi inviate da Kashgar e da Ili ristabilivano il dominio cinese. Nel 1820 ricominciavano i disordini. Le truppe cinesi, più volte battute, con un esercito di 30 mila uomini, riconquistavano Kashgar nel 1827. Altre ribellioni devastarono il Sin-kiang nel sec. XIX. Nel 1847 il Khōgiā Kattavan dopo aver conquistato Yarkend e Kashgar fu infine respinto dalle truppe cinesi e con lui ventimila abitanti, fuggendo da Kashgar, morirono in gran parte di freddo attraversato il passo di Terek. Altre insurrezioni ebbero luogo nel 1856 e 1857. Nel 1860 l'insurrezione dei Dungani, tribù musulmana, iniziata nel Kan-su si estese a tutto il Sin-kiang negli anni successivi. Nel 1864 si pose a capo dell'insurrezione Ya‛qūb Bek (nato nel 1820, morto nel 1877). Coraggioso e intelligente, combatté contro i Russi, e da un'umile posizione riuscì a conquistare la fiducia degl'insorti. Nel 1865, dopo quattordici mesi d'assedio, conquistò la città di Yarkend, presidiata da truppe cinesi. Dopo una serie di vittorie, occupò la metà del Sin-kiang e il territorio di Ili. Nel 1871 i Russi conquistarono Ili, mentre Ya‛qūb Bek cercava il riconoscimento dell'India e della Turchia. Nel 1874 si proclamò khān di Kashgar. Fece allora trattati di commercio con la Gran Bretagna e la Russia. La Cina non lo riconobbe, ma iniziò la riconquista del Sin-kiang per mezzo del generale Tso Tsung-t'ang (nato nel 1812, morto nel 1885). Nel 1876 la maggior parte del Sin-kiang era rioccupato. A Ya‛qūb Bek rimaneva soltanto una parte a O. di Turfan. Il suo duro governo e le gravi imposte lo resero impopolare; le sue truppe stanche cominciarono a disertare. Nel 1877 morì, o fu ucciso. Nel 1878 il Sin-kiang tornava sotto la Cina. Con il trattato di Livadia del 1879, tra la Russia e la Cina, la Russia restituiva Ili alla Cina.
Dopo la rivoluzione cinese del 1911, vi furono nuove insurrezioni, ma di poca importanza. Dopo la guerra mondiale l'influenza della Russia sul Sin-kiang andava crescendo. Nel settembre del 1933 fu proclamato ad Aqsu lo stato turco del Turkestan Orientale, di forma repubblicana federativa, presieduto da Niyaz Hagim che da due anni combatteva contro i Cinesi. Il nuovo governo era padrone delle città di Kashgar, Yarkend, Khotan, Maralbashi e Aqsu. La nuova repubblica rimase nominalmente sotto la sovranità della Cina, ma era di fatto soggetta all'influenza russa.
Bibl.: Per la storia antica del Sin-kiang, oltre agli storici cinesi, che costituiscono le fonti principali, si possono consultare le versioni francesi ed inglesi dei viaggi dei pellegrini buddhisti, specialmente di Hsüan Tsang; l'edizione e i commenti dei viaggi di Marco Polo, gli scritti di Aurel Stein, uno sguardo d'insieme dei quali è dato nel suo volume On Ancint Central Asian Tracks, Londra 1933; E. Schuyler, Turkistan, voll. 2, Londra 1876; Nisci Tocugirò, L'Asia centrale, trad. dal giapp. da N. Nocentini, Torino 1911; R. Grousset, Histoire de l'Extrême Orient, voll. 2, Parigi 1929, con ricca bibliografia che comprende un accurato elenco degli scritti di P. Pelliot, A. Stein, Sylvain Lévi, A. Grünwedel, von Lecoq, ecc.; G. Soranzo, Il papato, l'Europa cristiana ed i Tartari, Milano 1930, che illustra il periodo dalla metà del sec. XIII alla metà del sec. XIV. Per la storia contemporanea, si vedano le cronache della rivista Oriente moderno, che utilizza fonti turche, e il recente libro di Sven Hedin, Die Flucht des Grossen Pferdes, Lipsia 1935.