SIERRA NEVADA (A. T., 43)
NEVADA La fascia più cospicua, per masse e altezza, del sistema montuoso betico, che occupa la parte sud-orientale della penisola iberica. In senso proprio, la Sierra è tutta compresa nella provincia di Granada, estendendosi dall'alto Río de Almería (che la divide dalla Sierra de los Filabres) fino al solco del Guadalfeo (oltre il quale s'inarca la Sierra de Alhama) e perciò per un'ottantina di chilometri da E. a O., con una larghezza che oscilla in media sui 30-40 km. Il gruppo è costituito da una potente pila di scisti cristallini, ricoperta in parte sui fianchi da calcari mesozoici, che rappresentano però solo una piccola parte del tegumento originario, asportato dall'intensa erosione delle acque convogliate sugli opposti versanti (a N. verso il Guadiana Menor, affluente del Guadalquivir; a S. verso la zona dell'Alpujarras, drenata dal Guadalfeo, dal Río Grande e dal Río de Almería). La linea di cresta che s'alza ripidissima su ambedue i fianchi, s'eleva a oltre 3000 m. su ampie superficie; caratteristica è anzi la presenza di un alto livello, su cui numerose cime s'adergono con differenze relativamente modeste (Mulhacén, 3481 m., la massima vetta della penisola; La Veleta, m. 3470; La Alcazata, m. 3386; Tajo de los Machos, 3120 m.; Pico del Cuervo, 3172 m.). Pochi i pinnacoli e le piramidi alpine; per contro ben pronunciato il bulinio dovuto alla glaciazione pleistocenica che v'intagliò numerosi circhi, in parte occupati da laghi, e cavità convertite poi in stagni e torbiere. La neve si mantiene a lungo sulle sommità meglio riparate; un piccolo ghiacciaio, il più meridionale d'Europa (Ventisquero de La Veleta), manda la sua lingua terminale fino a 2485 m. (durante il glaciale è probabile che il limite delle nevi persistenti scendesse fino circa i 2000 m.; le morene giungono sui 2300). In nessun'altra plaga della penisola il succedersi, con l'altezza, delle diverse forme della vita vegetativa, assume un'evidenza egualmente netta e conchiusa entro limiti altrettanto angusti. Le piante tipiche del distretto mediterraneo si arrestano intorno ai 1200 m. (la vite tra i 1110 e i 1200 m. verso S., a circa 1400 m. verso N.; l'olivo è, fino a 1000 m., l'essenza arborea dominante), mentre castagni, gelsi, noci e ciliegi si spingono fino a 1600, e grano e mais toccano, in lembi staccati, il limite superiore della zona. Nella successiva l'originario bosco di querce e conifere (lembi rivestiti da Pinus silvestris s'incontrano ancora fino a 2100 m.) si è degradato in associazioni arbustive con prevalenza di ginestre e rose selvatiche; le piante legnose spariscono poi quasi del tutto oltre i 1800 m. Più in alto si stendono prati di graminacee, inframezzati da piante annuali a fiori vivaci o da arbusti spinosi, dominio della pastorizia transumante (capre e pecore soprattutto) che vi ha eretto tiendas e hattos fin circa i 2500 m. e portato tra i 2100 (a N.) e i 2460 (a S.) le ultime colture (segale, patata). Lo iuniperus nanus raggiunge, in mezzo alla rada vegetazione dei licheni, propria delle zone più elevate, i 3000 m. Delle abitazioni permanenti il villaggio più alto tocca i 1624 m. (versante S.); ma varî cortijos isolati si spingono fin oltre i 1700 m.
La Sierra Nevada costituisce, con le regioni vicine (Alpujarras), uno dei distretti più isolati della Spagna meridionale ed è rimasta anche per questo fra i meno densamente popolati, nonostante le sue considerevoli risorse minerarie (piriti a Jérez, Güéjar-Sierra a Trevélez; mercurio a Torbiscón e Ugíjar), la cui vera consistenza è, d'altronde, ancor mal conosciuta.
Bibl.: J. Rein, Beiträge zur Kenntnis des spanischen Sierra Nevada, in Abhandlung. der geogr. Gesellsch., Vienna 1899; H. Obermaier e J. Carandell, Los glaciares cuaternarios de Sierra Nevada, Madrid 1916; A. H. Brouwer, Zur Geologie der Sierra Nevada, in Geol. Rundschau, 1926; P. Fallot, État de nos connaissances sur la structure des chaînes bétique et subbétique, in Livre Jubil. du Cinquant. de la Soc. Géol. de France, II (1930), pp. 279-307.