SGUANCIO (o Schiancio)
Si dice in generale tutto ciò che si pianta obliquamente rispetto all'asse principale di un sistema murato e in particolare le divaricazioni laterali delle aperture. Queste aperture che possono servire: al passaggio dell'aria e della luce, come nelle finestre; delle persone e delle cose, come nelle porte; oppure dei mezzi offensivi e difensivi, come nei sistemi fortificati; possono avere sguancio interno o esterno oppure interno ed esterno e in questo caso l'apertura si dice a doppio sguancio.
Gli sguanci nei diversi periodi stilistici assumono svariatissime forme in ordine alla struttura resistente ed alla forma architettonica, decorativa e scenografica, tanto da rappresentare, come in alcune costruzioni del Medioevo, la nota dominante di tutta la composizione. Le prime impostazioni a sguancio s'incontrano saltuariamente nelle opere romane, accessorie o di secondaria importanza (criptoportico di Tiberio sul Palatino).
Alcune case di Pompei presentano esempî più interessanti. Hanno finestre con varie svasature interne seguenti la direzione dei raggi, diretti o indiretti, della luce e con sguanci decorati con pitture e stucchi come nelle case dette di Castore e Polluce, di Meleagro, ece.
Altri esempî interessantissimi s'incontrano nelle celle tombali romane. Si tratta di piccole feritoie con sguanci interessanti tutto lo spessore delle murature, aventi lo scopo di assicurare la ventilazione e di lasciar passare un po' di luce. Queste feritoie, nelle tombe laterizie ad edicola, assumono l'importanza di vere finestrelle e qualche volta sono a doppio sguancio come nella tomba detta del Dio Redicolo alla Caffarella ed in altre coeve lungo la Via Appia, la Latina, la Nomentana, ecc.
Infine nelle opere di fortificazione del tardo impero incontriamo sistematicamente le aperture a sguancio. Esse hanno lo scopo di offrire all'esterno la minima superficie vulnerabile ed all'interno ampî squarci di osservazione, di manovra e di difesa a ventaglio come nella cinta Aureliana di Roma.
Nelle costruzioni paleocristiane persiste l'uso sporadico degli sguanci, semplici o doppî, nelle feritoie di ventilazione e nelle piccole finestre. Esempî del primo genere: nella vòlta a corona anulare del Mausoleo di S. Costanza in Roma (324-328); del secondo genere nelle navate laterali di alcune basiliche primitive come in quella di S. Sabina sull'Aventino (422-432). Nel mausoleo di Galla Placidia in Ravenna (450 circa) incontriamo per la prima volta piccole finestre con regolari sguanci interni da tutte le parti e decorati in musaico come le vicine pareti. Esempî del genere nelle chiese del ciclo bizantino-ravennate del see. V e VI e in qualche rara e tarda penetrazione in Roma come nella cappella di S. Zenone a S. Prassede. Meritano particolare cenno i complessi sistemi a sguancio delle opere di fortificazione, sorte tra il sec. VI e il X, nella Normandia, nella Renania e nell'Aquitania. Si tratta di impostazioni analoghe a quelle già accennate per la cinta Aureliana, ripetute e sovrapposte in tutte le maniere, ed usate, oltre che nelle mura e porte di città, nei castelli privati e perfino nei conventi.
Ma nella storia dell'architettura esistono due periodi stilistici nei quali le aperture a semplice e doppio sguancio trovano la loro sistematica applicazione, raggiungono il loro massimo sviluppo e costituiscono, in alcuni casi, il motivo più caratteristico dello stile. I periodi sono il romanico e il gotico che vanno dal sec. X al XV.
Gli sguanci delle piccole aperture del sec. X si presentano sempre disadorni o rudemente sagomati come si erano già presentati nelle chiese basilicali della Siria ed in quelle earolinge del Palatinato. Nei secoli seguenti, col crescere in ampiezza delle aperture, gli sguanci - specialmente esterni - andarono sempre più arricchendosi ed incorniciandosi con colonnine, lesene ed altre profilature - qualche volta decorate con bassorilievi - allargantesi a ventaglio in maniera da favorire l'entrata e la diffusione della luce attraverso le aperture nelle spesse muraglie. I primi esempî di questo genere li troviamo nelle porte e finestre di S. Ambrogio di Milano, di S. Michele e S. Pietro in Ciel d'Oro a Pavia, di S. Abbondio e S. Carpoforo in Como e in tante altre chiese romaniche del sec. XI e XII.
Particolare funzione architettonica e strutturale acquistano l'insieme dei doppî sguanci delle finestre che si aprono nelle parti absidali delle chiese fino a modellarne tutto il perimetro, come nell'abside di S. Maria Maggiore in Bergamo e più tardi ai Frari e Ss. Giovanni e Paolo a Venezia.
Con l'evolversi dello stile, queste forme embrionalmente accennate si trasformarono continuamente fino ad assumere tali e tanti rapporti strutturali e forme decorative quante sono state le espressioni di questo periodo regionale per eccellenza.
Nei secoli XIII e XIV, perfezionandosi la tecnica costruttiva, s'inizia la serie delle grandi finestre polifore che hanno sguanci sempre doppî e variamente e nervosamente sagomati come nel S. Petronio di Bologna, S. Martino di Lucca, ecc. Talvolta queste strombature sono decorate con marmi lavorati, incastonati e policromi, tanto da sembrare vere e proprie opere di cesello come nel campanile di Giotto e in S. Maria del Fiore in Firenze, nel duomo di Siena, ecc.
Come caso di eccezione si possono ricordare gli sguanci esterni delle finestre laterali ed absidali del duomo di Milano. Sono adornati da un susseguirsi di statue con relativi peducci e baldacchini cuspidali, seguenti anche l'archivolto, alla maniera delle cattedrali gotiche d'Oltralpe come in quelle di Parigi, Amiens, Reims, Colonia, Strasburgo, Vienna, ecc.
Come massima espressione d'arte, raggiunta attraverso motivi a sguancio, meritano particolare menzione gli sguanci dei portali degli ultimi secoli del Medioevo. Hanno strombature complesse e profonde, addentrantisi a semisquadro e si presentano come se sui loro piani obliqui si spiegassero facce di pilastri polistili, talvolta con colonnine addossate agli angoli rientranti. Esempî: battistero di Parma, duomi di Ferrara, Zara, ecc., abbazia cisterciense di Fossanova, cattedrali delle Puglie, della Sicilia, ecc.
Intorno al 1400, come a coronamento di questo ciclo gloriosissimo, incontriamo nei portali i sistemi a sguancio più complessi e più sontuosi, i quali o invadono tutta la larghezza della facciata principale come nei duomi di Genova, Siena, Orvieto, ecc., oppure diventano fulgidissime gemme dell'architettura e della scultura decorativa italiana, come gli sguanci dei portali del battistero di Siena, della Porta della mandorla in S. Maria del Fiore in Firenze, di S. Petronio in Bologna, ecc. Importanza decorativa compresa tra i portali e le finestre hanno gli sguanci, sempre doppî, dei rosoni che incontriamo nelle costruzioni chiesastiche dei secoli XIII e XIV come nei duomi di Piacenza, di Modena, ecc., in alcune chiese del Veneto, della Liguria, delle Puglie e di altre parti.
Gli sguanci delle finestre e dei portali delle costruzioni civili medievali seguono in qualche modo quelli delle costruzioni religiose. Hanno carattere e fisionomia più locale, sono meno profondi, e l'esempio migliore ci è offerto da quelli in cotto delle finestre del Palazzo comunale di Piacenza e da quelli di pietra del portale del Palazzo dei priori di Perugia.
Nelle costruzioni militari, dal sec. X al XIV, persistendo i sistemi offensivi e difensivi già visti, gli sguanci nelle opere di fortificazione, pur moltiplicandosi e perfezionandosi in tutti i sensi, non variano sostanzialmente.
Nelle costruzioni religiose e civili del sec. XV notiamo il persistere delle aperture a doppio sguancio: nelle manifestazioni ogivali in ritardo, come negli sguanci affrescati o graffiti oppure in cotto sagomato delle costruzioni viscontee e sforzesche della Lombardia, come in quelli di pietra lavorata della chiesa di Collemaggio, dell'Ospedale dell'Annunziata di Sulmona, nel tempietto di Vicovaro, ecc., nell'Italia centrale ed altrove; le notiamo in forme architettoniche del Rinascimento usate come rivestimento e decorazione di strutture precedenti, come nei portali e nelle finestre del duomo di Como, nella Certosa pavese, in S. Maria dei Miracoli a Venezia, ecc.; oppure le notiamo ancora come riflesso di antico spirito in nuovi edifici, come nelle opere del Brunelleschi e dei brunelleschiani nella chiesa e sagrestia di S. Lorenzo in Firenze, nel duomo di Faenza e di Torino, in S. Maria delle Grazie al Calcinaio di Cortona, a S. Cosimato in Roma, ecc.
Come manifestazione nuova troviamo in questo secolo le strombature usate come traduzione dei motivi delle leggi prospettiche centrali. I primi esempî ce li offrono i donatelliani nei loro tabernacoli di Firenze e Roma seguiti in forme ben più grandiose da Agostino di Duccio nella facciata di S. Bernardino a Perugia e, verso la fine del secolo, da Bramante nel finto coro prospettico di S. Satiro in Milano.
A chiusura di questi sistemi a sguancio usati come inviluppo di motivi prospettici centrali vale la pena di ricordare la galleria prospettica di palazzo Spada in Roma (Borromini, 1632), e la Scala Regia in Vaticano (Bernini, 1665 circa). L'affermarsi delle armi da fuoco, agli albori del secolo XV, portò nelle opere militari sostanziali variazioni al metodo offensivo e difensivo ed impose nuovi e più complicati sistemi a sguancio per il piazzamento e il tiro delle artiglierie. Esempî di ogni genere nella rocca di Ostia, nei castelli di S. Leo, Sassocorvaro, ecc., e perfino nel sistema difensivo di S. Maria di Loreto.
Nel sec. XVI prendono il sopravvento le cinte fortificate ad angoli stellati ed anse per i tiri radenti, perciò con tagli sghembi più accentuati. Esempî nelle fortezze di Nettuno, di Civitavecchia, ecc., e nelle cinte fortificate di Roma, Perugia, Firenze, Verona, ecc. I secoli seguenti non hanno offerto altre novità nei sistemi a sguancio usati nelle opere militari.
Nell'architettura civile e religiosa del sec. XVI nulla da segnalare in ordine agli sguanci. Si nota invece una loro ripresa decorativa interna con affreschi, grottesche e stucchi di squisito sapore decorativo.
In seguito proseguono le opere di decorazione pittorica degli sguanci interni e si accentuano quelli in stucco. Si affermano e acquistano maggiore importanza i motivi prospettici degli sguanci esterni che hanno anche lo scopo di inquadrare meglio l'apertura col motivo architettonico esterno spesse volte monumentale. Esempî nel loggiato centrale del palazzo Barberini in Roma, opera berniniana del 1630 circa, e nell'Italia settentrionale nel castello di Stupinigi e nella cupola della basilica di Superga a Torino, dello Iuvara, ecc.
Altra novità negli sguanci del sec. XVII ci è data dal Borromini, il quale introduce il concetto scenografico e lascia i suoi esempî migliori nell'interno di S. Giovanni in Laterano e nell'esterno del palazzo di Propaganda Fide in Roma.
Recentemente è stato ripreso dagli architetti e sfruttato con tendenze nuove il motivo dello sguancio che poté essere considerato quasi come la massima espressione della decorazione architettonica. Si è usato infatti foggiare in tal modo le mostre, sia di pietra sia di stucco, di porte e finestre, giungendo in qualche caso ad ampliare il motivo sagomando a sguancio anche parte della stessa massa muraria dell'edificio.