SFONDRATI
. Famiglia cremonese. Appaiono mercatores già in documenti cremonesi del sec. XIII e più frequentemente dal sec. XIV in poi. Nel 1388 Maffeo fu, con altri, incaricato della rinnovazione degli Statuti dell'Universitas Mercatorum. Si distinse in seguito Giovan Battista, di Francesco, giureconsulto collegiato in Cremona, che si trasferì a Milano, dove ottenne, nel 1487, la cittadinanza, con diploma del duca Gian Galeazzo Sforza; creato senatore da Ludovico il Moro, fu mandato in molteplici ambascerie. Col figlio di Giovan Battista, Francesco (v.) la famiglia salì a grande potenza. Dei figli di Francesco, Nicolò fu pontefice (Gregorio XIV), Paolo, barone di Valassina e poi conte della Riviera e del Sacro Romano Impero, creato da Filippo II senatore nel senato milanese e consigliere segreto, inviato da lui presso Carlo Emanuele I di Savoia; morì nel 1587. Il suo primogenito, Ercole, militò da giovane nei Paesi Bassi sotto le insegne del Re cattolico; creato, dallo zio pontefice, duca di Montemarciano e capitano generale dell'esercito spedito in Francia in aiuto della Lega cattolica, continuò nella stessa carica sotto Innocenzo IX e Clemente VIII; morì nel 1637. Dei fratelli di Ercole, Francesco ebbe dallo zio pontefice (1591) il marchesato di Montafia, fu generale delle galere pontificie, castellano di Castel S. Angelo; Paolo Emilio (1561-1618) cardinale di Santa Cecilia, vescovo di Cremona e di Albano. Dei figli di Ercole si illustrò Valeriano, commissario generale degli eserciti spagnoli in Lombardia, e nel 1645 ambasciatore del re di Spagna a S. M. Cesarea.
Il primogenito di Valeriano, Ercole, combatté in una compagnia di ordinanza dello stato di Milano in tutte le guerre del tempo, distinguendosi in parecchi fatti d'arme. Nel 1667, col consenso della Santa Sede e d'accordo coi fratelli, vendette il feudo di Montafia, passato in lui all'estinzione del ramo secondogenito della famiglia, a Carlo Emanuele Filiberto Fimiana, marchese di Pianezza. Dei figli di Ercole soltanto Giuseppe Valeriano rivestì cariche di qualche importanza. La casa, da tempo declinante, si estingue col figlio di Giuseppe Valeriano, Carlo (1788), tenente colonnello nell'esercito cesareo, il quale, nominato erede il conte Alessandro Serbelloni, lo autorizzò a portare il cognome S.: così feudi e nome degli S. passarono nei Serbelloni.
Bibl.: L. Cavitelli, Annales Cremonenses, Cremona 1588; F. P. Morigi, Historia dell'antichità di Milano, Venezia 1592; G. P. de' Crescenzi, Anfiteatro romano, Milano s. a.; id., Corona della nobiltà d'Italia, Bologna 1639-1642; A. Campo, Cremona fedelissima. Cremona 1582; Bresciani, I dottori del collegio di Cremona, Cremona 1652; W. Imhoff, Genealogiae viginti illustrium in Italia familiarum, Amsterdam 1710; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum mediolanennsium, Milano 1745; T. A. Vairani, Cremonensium monumenta, Roma 1778; F. Calvi e altri, Famiglie notabili milanesi, Milano 1875 segg., L. Astegiani, Codex diplomaticus Cremonae, Torino 1895-98.