SCRUPULO (scriptulum; scriplum; scripulum e scrupulum)
Voce d'origine etrusca, fu accolta in Roma non per indicare moneta spicciola corrente, ma denaro-base di conto per l'oro e per l'argento prima della coniazione del denarius. In età tarda, lo scrupulo d'oro sotto Gregorio III (731-741) è considerato equivalente al gramma di grani 21, e a 1/4 del soldo d'oro. Fu inoltre considerato eguale a 6 silique (o Keratia), secondo l'atto del 564.
Fu anche peso farmaceutico dal Medioevo in poi; ancora oggi esso è citato all'estero (v. scruple), nonché in Italia, come, per es., a Napoli, dove i farmacisti hanno tuttora l'oncia di 30 scrupuli, e ogni scrupulo si divide in 2 oboli, 20 acini (gr. 0,088).
Si usò inoltre anticamente per misura di superficie, quale 1/288 dello iugerum, equivalente a 100 piedi quadrati romani, o a mq. 8,744. Quale misura lineare, ancora oggi in Russia il piede anglo-russo si divide in 12 pollici, 120 linee, 1200 scrupoli.
La classica importanza dello scrupulo, però, si deve alla parte fondamentale che esso ebbe nei sistemi monetarî etrusco, campano e romano dal sec. IV al III a. C.
Bibl.: K. Regling, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v. Scripulum, ov'è aggiunta tutta la bibliografia; B. V. Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911; E. J. Haeberlin, in Zeitschr. f. Numism., XXVI, p. 239 segg.; XXVIII, pp. 52-56; id., in Numismat. Zeitschrift, LII, p. 98 segg.; F. Hultsch, Griech. u. Röm. Metrologie, 2ª ed., Berlino 1882; E. Babelon, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire, s. v. Scripulum.