scoppiare
Propriamente il " rompersi " di una cosa per troppa pienezza interna o troppa pressione esterna, facendo strepito. Il vocabolo appartiene solo alla Commedia, dove peraltro, in usi traslati o figurati, non sempre si accompagna all'idea del rumore.
Degli usurai è detto: Per li occhi fora scoppiava lor duolo (If XVII 46): il pianto violento esprime il dolore altrettanto violento dei dannati; commenta il Getto (Lett. dant. 320): " In questo formarsi e scoppiare, siamo proprio tentati di dire, di gocce d'acqua dagli occhi, e nell'agitarsi delle mani per difesa del fuoco, consiste la vita degli usurai ".
Il luogo di Pg XXXI 40 quando scoppia de la propria gota / l'accusa del peccato, vuole alludere a quella confessione che per la resistenza dell'amor proprio e della vergogna esce con sforzo (Tommaseo) e con pena dalla bocca stessa del peccatore.
In un campo più decisamente figurato s'immettono altre occorrenze: Pg XX 75 Sanz'arme n'esce e solo con la lancia / con la qual giostrò Giuda, e quella ponta / sì, ch'a Fiorenza fa scoppiar la pancia, a proposito delle arti fraudolente messe in opera da Carlo di Valois contro Firenze; la metafora, in forte stile ‛ comico ', è bene illustrata da Benvenuto: " Eo tempore Florentia erat valde corpulenta, plena civibus, inflata superbia. Et iste Carolus scidit eam per ventrem, ita quod fecit inde exire intestina vitalia, scilicet praecipuos cives... "; in effetti la finalità principale dell'immagine dantesca è di alludere alla fuoriuscita dalla città degli avversari politici sbanditi da Carlo; Pg XXXI 19 sì scoppia' io sottesso grave carco: qui è il carco della commozione che preme su D., sì da farlo s. in lagrime e sospiri; XVI 53 io scoppio / dentro ad un dubbio, s'io non me ne spiego, quasi il dubbio sia una costrizione o un legame da cui il poeta debba liberarsi se non vuoi correre il rischio di s.; If XXIII 10 come l'un pensier de l'altro scoppia: " il verbo efficacissimo ci dice il colpo di fulmine che percuote improvviso e violento la mente del poeta " (F. Maggini, Lettura del canto XXIII dell'Inferno, in Due letture dantesche inedite e altri scritti poco noti, Firenze 1965, 2).
Da ricordare infine la variante scoppiato in luogo di storpiato (a proposito di Maometto), in If XXVIII 31; cfr. Petrocchi, ad locum.