SATRAPO (iran. khsathra-pa; σατράπης; satrapes)
In particolari circostanze i satrapi persiani coniarono monete proprie imprimendovi la loro immagine e talvolta anche il loro nome. Essi sono rappresentati con il capo ricoperto dalla caratteristica tiara che lascia in vista soltanto parte del volto. È stata avanzata l'ipotesi che tali raffigurazioni non siano dei ritratti veri e proprî, ma che svolgano in modo generico la tipologia del comandante (analogamente a quella degli strateghi greci), trattato volta a volta con lievi differenze (v. ritratto, n. 4). Le satrapie, nel riordinamento di Dario I, 518 a. C., erano 20, poi il loro numero fu accresciuto.
Dal punto di vista cronologico queste monete si dispongono entro un periodo di tempo che va dagli ultimi decennî del V sec. a. C. fino alla conquista di Alessandro Magno; pertanto il limite superiore coincide con gli inizî del ritratto in Grecia, ma in fondo coincide anche con l'età di altre opere ove l'intenzione iconica, pur concepita secondo i modi ellenici, è ampiamente affermata. Oggi si tende a riconoscere almeno in alcune delle monete dei S. un ritratto individuale che l'incisore desume o dal vero oppure da altre rappresentazioni. È questa una opinione accettabile nella sua sostanza, ma non bisogna nascondere che, sia per la generale maniera di concepire il ritratto in quell'epoca, sia per il prevalere di uno schema tipologico sulle singole individualità, sia forse anche per influsso di altri moderni numismatici con immagini di divinità, pare sia avvenuto che l'effigie del S. sulle monete si sia cristallizzata entro una formula che lascia poche eventualità di diversioni. A ciò avrà contribuito, oltre che i motivi suaccennati, anche il fatto che in fondo l'incisore, se fu egli un greco (come sembra) dovette pur sempre agire nell'ambito di una cultura meno ricca di personalità quale fu quella achemènide. Tali considerazioni però non sminuiscono il valore d'arte di qualche conio come quelli di Farnabazo, o quelli di Oronte: in quelli di Farnabazo è finezza di tratti e di espressione; in Oronte (specialmente nel tipo coniato a Colofone) è ben resa una severità volitiva. Più semplice, ma con un certo accento patetico, è il volto dì Spitridato, mentre qualche altro tipo di Oronte, come pure di Tissaferne, di Tiribazo e qualche conio anonimo, non escono in modo sensibile dal generico. Tutto sommato, il "tipo" è presente dappertutto, ma qua e là un incisore più sensibile lo ha vivificato in qualche modo. Per quanto riguarda la cronologia, Farnabazo, figlio di Farnace, successe al padre nella satrapia di Dascylion nel 413: le monete, coniate a Cizico, sono circa del 410. Tissaferne, figlio di Hydarnes, compare nella storia nel 413, muore nel 395; le monete appartengono alla zecca di Iasos in Caria, circa 398-97 e di Aspendos in Panfilia, circa 411 a. C. Oronte, nato in Battriana, pare che nel 362 fosse a capo della satrapia di Dascylion; le monete sono coniate a Colofone e a Lampsaco. Tiribazo, satrapo di Sardi in Lidia nel 393 conia probabilmente a Mallos. Spitridato muore nel 334 nella battaglia del Granico contro Alessandro. Deneveles, del quale pure si hanno monete di questo tipo, è storicamente sconosciuto e sembra che sia vissuto dopo il 395 a. C.
Bibl.: Imhoof-Blumer, Porträtköpfe auf ant. Münzen Hellenischer u. Hellenisierter Völker, Lipsia 1885; L. Breglia, in La Critica d'Arte, V, 1940, p. 58 ss.; J. Babelon, Portrait dans l'antiquité, Parigi 1950, p. 54 ss. (ad essi si rimanda per la bibliografia precedente).