SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE
(v. san tommaso, XXX, p. 790; App. III, II, p. 665; são tomé e príncipe, App. IV, III, p. 268)
La superficie di questo piccolo stato africano, situato al largo della costa del Gabon, è di 964 km2, di cui 836 spettano all'isola di São Tomé e 128 a quella di Príncipe. La popolazione (124.000 ab. nel 1991), costituita per lo più da meticci e neri, in parte provenienti dal Mozambico e dall'Angola, vive in genere nei villaggi agricoli delle piantagioni o nei piccoli centri commerciali come Santo António, nell'isola di Príncipe. La capitale, São Tomé, posta sulla costa nord-orientale dell'isola omonima, è una cittadina di circa 35.000 ab. (stima 1984).
L'economia si basa ancora in gran parte sull'agricoltura di piantagione (in particolare, cacao), nonostante all'indomani dell'indipendenza sia stato avviato un processo di trasformazione delle colture sia per ridurre la dipendenza del paese dalla produzione di cacao (i cui prezzi nel corso degli anni Ottanta hanno registrato un certo declino sul mercato internazionale), sia per cercare di raggiungere l'autosufficienza alimentare (il paese importa ancora il 90% delle derrate alimentari necessarie per vivere). Altra attività economica di rilievo è la pesca (3583 t di pescato nel 1991), mentre modesto è l'allevamento del bestiame e quasi inesistente l'industria.
Assai ridotte sono le vie di comunicazione, limitate a 380 km di strade e a scarsi collegamenti aerei e navali. La capitale è il principale centro portuale e aereo dell'arcipelago, collegato con il Camerun, l'Angola e il Gabon. Gli scambi con l'estero, che accusano da anni un pesante deficit, si svolgono soprattutto con il Portogallo (34% delle importazioni) e con la Germania (32% delle esportazioni); altri partners sono i Paesi Bassi e il Belgio. Le esportazioni sono costituite dal cacao, seguito da copra e noci di cocco, mentre le importazioni consistono in generi alimentari e combustibili
Storia. - La stabilità del piccolo stato insulare, indipendente dal luglio 1975, fu ripetutamente messa in pericolo da tentativi di colpi di stato nel 1978, nel 1980 e, con conseguenze più gravi, nel marzo 1988. M. Pinto da Costa, il presidente dell'indipendenza, cambiò più volte la compagine di governo: la carica di capo del governo fu ripristinata nel 1988 e fu occupata da C. Rocha da Costa. Dopo una prima fase ispirata, sia pure senza rigidità ideologiche, al socialismo, con una preferenza per l'alleanza con i paesi dell'Est, nel 1985-86 si procedette a una profonda riforma, che portò all'abbandono dello statalismo in molti settori dell'economia, all'apertura delle isole al turismo e all'incentivazione dei capitali esteri. Dal 1977 vi fu una presenza di truppe dell'Angola e di consiglieri cubani e sovietici; l'Unione Sovietica ha goduto anche di facilitazioni militari. Accordi di assistenza militare furono firmati con gli USA nel 1985 e con il Portogallo nel 1987, equilibrando maggiormente una politica estera non allineata. Nel 1989 il regime decise di abbandonare il marxismo come ideologia ufficiale e annunciò un'ulteriore democratizzazione previa la revisione della Costituzione. La transizione al pluripartitismo fu sanzionata da un referendum costituzionale nel 1990. Fino ad allora l'Assemblea nazionale era stata eletta ogni cinque anni su liste bloccate proposte dal Movimento de Libertação de São Tomé e Príncipe (MLSTP). Nelle elezioni parlamentari del gennaio 1991 il MLSTP fu inaspettatamente battuto; nelle successive elezioni presidenziali (3 marzo 1991) s'impose M. Trogoada, candidato del nuovo partito di maggioranza, il Partido de Convergencia Democratica (PCD). Trogoada, primo ministro dal 1975 al 1979, era caduto in disgrazia ed era stato imprigionato per un contrasto con il presidente Pinto da Costa, che successivamente gli permise di lasciare il paese per un esilio durato circa dieci anni. Il presidente uscente, Pinto da Costa, aveva rinunciato a competere nelle elezioni del 1991 dopo la sconfitta del suo partito. Nel 1993 si sono avute aperture in direzione di un possibile governo di unione nazionale. Il cambio di governo tra il 1990 e il 1991 si è accompagnato a una grave crisi economica con dispute sindacali e a un brusco deterioramento della bilancia commerciale a causa del crollo dei prezzi internazionali del cacao, principale prodotto di esportazione del paese.
Bibl.: F. Tenreiro, A ilha de São Tomé, Lisbona 1961; T. Hodges, M. Newitt, São Tomé and Príncipe. From plantation to microstate, Boulder 1988; L.M. Deny, D.I. Ray, São Tomé and Rife, New York 1989.