Pacomio, santo
Fondatore del cenobitismo cristiano (Tebaide inferiore, Egitto, 292 ca.-Pbow, Egitto, 346). Di famiglia pagana, fu soldato a Isna, dove si convertì al cristianesimo. Completò la sua istruzione religiosa a Šeneset e ricevette poi il battesimo. Sotto la direzione spirituale dell’anacoreta Palamone ne seguì, per alcuni anni, la rigorosa dottrina ascetica, conoscendo così i limiti dell’anacoretismo, di cui cercherà di superare i difetti mediante il cenobitismo. Recatosi a Tabennesi sulla riva del Nilo, raccolse intorno a sé discepoli, che raggiunsero presto il centinaio; per loro organizzò la vita in comune, prescrisse una regola, si fece esperto maestro di vita spirituale. L’afflusso sempre crescente di discepoli indusse P. a fondare altri monasteri a Pbow, a Šeneset, quindi a Temusson e a Thebiu, poi più a N a Panopolis (Akhmim) e più a S a Phenum. Morì durante un’epidemia di peste. P. ha il merito di avere per primo concepito la vita ascetica come vita in comune, nell’osservanza di una regola valida per tutti e sotto la direzione di un superiore, nell’ambito di una stessa residenza. Base di tale vita comune fu la regola di P., giuntaci in una traduzione etiopica e nella versione latina di una traduzione greca, oggi perduta, dell’originale copto, di cui solo recentemente sono stati trovati frammenti. La regola stabiliva l’unità del movimento cenobitico, affidandone la direzione a un unico superiore, che controllava l’operato dei superiori locali e due volte all’anno riuniva intorno a sé tutti i monaci, per l’esame della loro vita spirituale e materiale. P., per l’equilibrio e la moderazione della sua opera, ebbe successo non solo ai suoi tempi in Egitto (i monaci pacomiani, nel momento della maggiore fioritura, furono decine di migliaia), ma anche in tutto il mondo orientale; in Occidente, mediante l’opera di Cesario di Arles e di Cassiodoro, la riforma cenobitica di P. fornì la premessa del monachesimo benedettino.