Giovanni Battista (Batista), santo
Figlio di Zaccaria e di Elisabetta, cugino di Gesù e suo precursore (Luc. 1, 57-63). Il nome di G. fu per primo interpretato da s. Girolamo come " Dominus grafia eius ", ma più tardi modificato da s. Pier Damiano - seguito da Goffredo e da s. Tommaso - e inserito nella tradizione figurale come " loannes Baptista, qui interpretatur in quo est gratia Dei, et veterem et novam legem repraesentat "; e questa sigla figurale sarà forse da tener presente per meglio capire nel ‛ disegno ' della rosa mistica la posizione dal Battista occupata.
D. Io menziona come Giovanni in Pd IV 29 e quel Giovanni / che prender vuoli (dove però la menzione vale anche per s. Giovanni Evangelista); in Vn XXIV 4 però che lo suo nome Giovanna è da quello Giovanni lo quale precedette la verace luce, dicendo: ‛ Ego vox clamantis in deserto: parate viam Domini ' (dove D. della tecnica dell'interpretatio impiega non tanto stricto sensu quella a nomine - come farà invece in Pd XII 80-81 oh madre sua veramente Giovanna, / se, interpretata, val come si dice!, che va inteso come passo parallelo e illuminante -, ma quella a facto che è riprova della sua conoscenza di quella particolare tecnica che egli aveva compendiato nella sentenza Nomina sunt consequentia rerum in Vn XIII 4, tratta non dalla tradizione giuridica ma da quella dell'esegesi scritturale, e che rivela per consequens già ai tempi della Vita Nuova una dimestichezza non certo peregrina); come San Giovanni in Fiore CXXI 4 sì chito a San Giovanni que' boscaggi! (ove il richiamo alla vita solitaria del Battista troverà riscontro in altri passi del Paradiso, che citeremo); come gran Giovanni in Pd XXXII 31 (così di contra quel del gran Giovanni); come il Batista in If XIII 143 I' fui de la città che nel Batista / mutò 'l primo padrone; XXX 74 là dov'io falsai / la lega suggellata del Batista; Pg XXII 152 Mele e locuste furon le vivande / che nodriro il Batista nel diserto; Pd XVI 47 da poter arme tra Marte e 'l Batista; come ‛ Praecursor ' in Ep VII 7 incertitudine dubitare compellimur et in vocem Praecursoris irrumpere sic: ‛ Tu es qui venturus es, an alium expectamus? ' (ove D. trasforma, sul caposaldo della teologia-politica, Enrico VII nel typus Christi gerens e lo indica, impiegando il passo profetico, come atteso veltro liberatore la cui missione diventa così soteriologica); è menzionato infine con poderosa e sintetica circumscriptio, che in una sola terzina abbraccia tutta l'essenza della vita e dell'opera del Battista, in Pd XVIII 133-135 Ben puoi tu dire: " I' ho fermo 'l disiro / sì a colui che volle viver solo / e che per salti fu tratto al martiro... ".
La terzina citata compendia quei punti salienti dell'agiografia del Battista, già da noi enucleati per entro le opere di D., a cui aggiungeremo i due anni trascorsi nel Limbo (dalla sua morte a quella del Cristo), menzionati in Pd XXXII 33 (e poi l'inferno da due anni), che è l'ultimo tocco che solo a D. è dato di aggiungere per aggiornare quell'agiografia ideale di cui si è parlato.
Non si dimentichi infine che, essendo il Battista patrono di Firenze, D. definirà il Battistero come il mio bel San Giovanni in If XIX 16-18 e la stessa Firenze come l'ovil di San Giovanni in Pd XVI 25.