Asceta (3°-4° sec. d.C.), è considerato l'organizzatore delle comunità anacoretiche in Egitto ed è conosciuto con l'appellativo di "Padre dei monaci". Gli sono state attribuite 20 lettere contenenti precetti e indicazioni di comportamento, ma solo sette hanno la probabilità di essere autentiche.
Secondo la biografia scritta (verso il 370) con intenti edificativi da sant'Atanasio (tradotta in latino da Evagrio di Antiochia), nacque a Quena, villaggio presso Eracleopoli nel Medio Egitto (251 o 252); rimasto orfano a 18 anni, si ritirò presso un'antica tomba, poi in un castello abbandonato oltre il Nilo, presso Afroditopoli, per circa 20 anni; ivi gli si unirono discepoli. Si recò ad Alessandria a incuorare i cristiani durante la persecuzione di Massimino Daia (311), quindi si ritirò nel deserto presso il Mar Rosso; tornò ad Alessandria nel 335 per combattervi gli ariani e infine si ristabilì nel suo eremo dove morì a 105 anni circa nel 356. Il corpo sarebbe stato traslato ad Alessandria (565), quindi a Costantinopoli (635), e di lì in Francia (sec. 9º-10º); a Saint-Julien di Arles nel 1491. Festa, 17 genn. La cosidetta Regola non è certo sua; delle 20 lettere, tramandateci in due raccolte, sette sembrano autentiche mentre le altre sarebbero del suo discepolo Ammonas. Ma l'importanza di A. (una delle più grandi figure dell'ascetismo cristiano antico) è nell'avere appunto inaugurato il tipo di vita semi-anacoretico, di cui le laure orientali, e taluni tipi di vita eremitica occidentale, possono ritenersi la continuazione. A. è protettore degli animali, specie domestici, condotti il 17 genn. a essere benedetti; invocato contro il fuoco sacro o fuoco di sant'A. (herpes zoster).