SANSEVERINO, Gaspare detto Capitan Fracassa
– Nato nel 1455 (sul luogo non si hanno notizie certe), Sanseverino apparteneva all’esteso e influente casato dei Sanseverino, originario del Regno di Napoli ma radicatosi anche in Lombardia. Era il figlio di Roberto e della sua prima moglie, Giovanna da Correggio.
Durante la giovinezza errò per l’intera penisola insieme con il padre, di cui seguì la carriera di condottiero a servizio di diversi signori d’Italia. Sposò Margherita Pio, la cui famiglia sostenne nel 1480 con le armi nel tentativo di riprendere il controllo del dominio di Carpi. La rottura del padre con Ludovico Sforza costrinse anche Sanseverino ad allontanarsi da Milano e a porsi a servizio dei veneziani, le cui truppe guidò ripetutamente tra il 1481 e il 1483 contro il Ducato di Ferrara. I successi dei Sanseverino vennero festeggiati a Venezia con una giostra alla quale parteciparono sia Sanseverino sia i suoi fratelli. Nel 1485-86 accompagnò il padre nel Regno di Napoli per sostenere, sotto le insegne papali, la rivolta dei baroni, tra cui i consanguinei principi di Salerno, contro gli Aragonesi, sostenuti invece dal duca di Milano Ludovico il Moro e dal fratello maggiore di Sanseverino, Giovan Francesco.
Tornato a servizio della Serenissima, fu impegnato in alcuni scontri con gli imperiali durante i quali il padre perse la vita. A partire da allora Sanseverino si riavvicinò alla corte sforzesca, della quale il fratello Galeazzo era diventato uno dei principali esponenti. Per conto del duca di Milano compì diverse missioni militari nel centro Italia, tra cui una a Forlì in soccorso di Caterina Sforza. In occasione della morte di Innocenzo VIII accompagnò con un gruppo di armati il fratello Federico a Roma per favorire la sua accettazione nel Collegio cardinalizio e per tentare di condizionare l’esito del conclave a favore di un candidato milanese. In ricompensa della sua fedeltà, tra il 1494 e il 1495 ricevette dal duca di Milano diversi feudi nel Cremonese, nonché i beni e i diritti di cui godeva Clara Sforza. Guidò una parte delle truppe ducali destinate a scortare Carlo VIII nel suo attraversamento della penisola. Nel momento in cui il Moro scelse di schierarsi contro il re, anche Sanseverino, così come i suoi fratelli, partecipò alla difesa del ducato. Nei mesi successivi venne inviato a Ferrara per assicurare la lealtà del duca a un’eventuale futura coalizione antifrancese.
Nel luglio del 1497 occupò con la forza Carpi, feudo della moglie, ma fu poi costretto al ritiro. Nel 1498 si recò alla corte imperiale per rinsaldare i legami tra lo Sforza e Massimiliano. I rapporti con il duca di Milano si guastarono però alla vigilia della discesa in Italia di Luigi XII, nell’estate del 1499, quando gli vennero sequestrati tutti i suoi beni nel ducato; la riconciliazione si ebbe grazie alla mediazione del fratello cardinale. Il 10 aprile 1500 a Novara anche Sanseverino venne catturato dai francesi insieme con il Moro e con il fratello Galeazzo, ma nel giro di poche settimane ottenne la libertà dietro pagamento di un riscatto e trovò riparo a Mantova. Con Galeazzo si recò alla corte imperiale, nella speranza di una riscossa antifrancese. Per conto di Massimiliano si diresse verso la Toscana, ma fu catturato dai fiorentini nel 1502. Negli anni successivi, sempre alla ricerca di una condotta, passò in maniera disinvolta dal servizio di diversi signori tra cui Cesare Borgia in Romagna, il re di Francia per conto del quale combatté in Abruzzo, e Giulio II, che lo inviò a sottomettere Forlì e poi a Genova contro i francesi.
Durante la guerra della Lega di Cambrai contro la Serenissima, Sanseverino si trovò a operare tra le file imperiali in Veneto, a Vicenza e a Verona. Qui, a causa di sospetti contatti con i nemici veneziani, l’imperatore lo fece incarcerare per diversi mesi nel corso del 1510. Liberato in seguito all’intervento del fratello cardinale, si stabilì prima a Mantova e poi in terra veneziana, convinto di poter ottenere una condotta dalla Serenissima. Nonostante le ripetute pressioni ricevute da Roma e dalla corte di Francia e malgrado l’indiscusso talento militare riconosciutogli da più parti, il doge preferì non affidargli il comando del proprio esercito, proprio per le relazioni troppo strette tra gli altri membri della sua famiglia e Luigi XII. Gli vennero concessi soltanto incarichi di scarso prestigio e modesti finanziamenti, al punto da convincerlo nel 1513 a cercare fortuna a Roma: dopo aver fatto sosta a Urbino, l’11 aprile 1513 partecipò accanto a Francesco Maria della Rovere alle cerimonie per l’incoronazione di Leone X. Ma anche nella capitale della cristianità la situazione rimase critica per le ambizioni che egli nutriva: soltanto Giuliano de’ Medici, fratello del nuovo pontefice, accettò di prenderlo come consigliere nel 1515. L’anno successivo, la scomparsa di Giuliano e del fratello cardinale lo privarono dei pochi appoggi rimastigli in Curia. Trascorse gli ultimi anni di vita, sui quali la documentazione è molto scarsa, a Roma in un crescente stato di frustrazione e di miseria economica.
Morì sulle sponde del Tevere il 28 maggio 1519.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Condottieri, Sanseverino , b. 291; Archivio sforzesco, Carteggio generale, bb. 504, 514, 519, 523, 535, 540, 551, 554, 561, 563, 566, 567, 570, 574, 603, 608, 611-618; Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, bb. 26, 31-36, 60; Archivio di Stato di Modena, Cancelleria ducale estense, Capitani di ventura e condottieri, Gaspare San Severino. Molte sue lettere sono riprodotte in appendice a V. Adami, Il carteggio di un capitano di ventura. Gaspare S. Severino d’Aragona detto Fracasso, 1475-1518, in Miscellanea veneta, IV (1930), pp. 3-162.
S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze 1580, 2, pp. 23 s.; B. Corio, Storia di Milano, Milano 1857, p. 3; P.D. Pasolini, Caterina Sforza, III, Roma 1893, ad ind.; G. Gherardi, Dispacci e lettere, Roma 1909, ad ind.; E. Picot, Les italiens en France au XVI siècle, Bordeaux 1918, p. 12; B. Zambotti, Diario ferrarese, a cura di G. Pardi, Bologna 1934-1937, ad ind.; L. Cerioni, La diplomazia sforzesca nella seconda metà del Quattrocento e i suoi cifrari segreti, Roma 1970, ad ind.; F. Guicciardini, Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, Torino 1971, ad ind.; M. Sanuto, Diarii, a cura di R. Fulin et al., Venezia 1879-1903, I-XVI, XX-XXI, XXVII, ad indices; M. Pellegrini, Ascanio Maria Sforza. La parabola politica di un cardinale-principe del rinascimento, Roma 2002, ad ind.; S. Meschini, La Francia nel ducato di Milano. La politica di Luigi XII (1499-1512), Milano 2006, ad ind.; Ph. de Commynes, Mémoires, a cura di J. Blanchard, Paris 2009, pp. 551, 610, 643.