Botticelli, Sandro
, La cronologia dei disegni della Commedia dell'illustre pittore fiorentino (1444 o '45 - 1510) è ancora incerta. Quanto all'inizio, non lo si anticipa molto al di là del 1481, data dell'edizione dantesca a stampa per i tipi di Niccolò della Magna, con il commento del Landino. Infatti, poiché quelle illustrazioni presentano qualche affinità con l'opera botticelliana, si è pensato che l'incisore Baccio Baldini avesse avuto presenti i disegni del B. e si è spiegato anche l'esiguo numero delle illustrazioni, 19 negli esemplari più completi, con la partenza di B. per Roma, chiamato ad affrescare la Cappella Sistina.
Si avrebbe quindi, in certo senso, una doppia serie di opere botticelliane per la Commedia, la prima iniziata prima del 1481 e realizzata dal Baldini, e la seconda dopo il ritorno a Firenze, e di questa farebbero parte i fogli che (v. oltre) sono ora a Berlino o alla Vaticana.
La testimonianza del Vasari è stata portata a sostenere questa ipotesi; infatti egli parla dell'opera botticelliana per la Commedia dopo aver parlato degli affreschi romani: " se ne tornò subitamente a Firenze dove, per essere persona sofistica, commentò una parte di Dante, e figurò l'Inferno, e lo mise a stampa, dietro al quale consumò di molto tempo: per il che, non lavorando, fu cagione di infiniti disordini alla vita sua ". Contro tale ipotesi si è battuto il Donati, sostenendo che Vasari allude a una rappresentazione figurativa dell'Inferno che non ci è giunta, e della quale abbiamo come una riduzione nella veduta d'insieme conservata nella Biblioteca Vaticana, non di mano botticelliana.
Anche l'Anonimo Gaddiano accenna all'opera dantesca del B.: " dipinse e storiò un Dante in cartapecora a Lorenzo di Piero Francesco de' Medici, il che fu cosa meravigliosa tenuta ". Queste parole, senza possibilità di dubbio, sono riferite ai disegni berlinesi e della Vaticana. In quanto alla datazione per il termine dell'opera dantesca del B., seguendo l'indicazione dell'Horne, i critici propendono per il 1497, anno in cui il committente del B. dovette fuggire da Firenze per ragioni politiche con il fratello Giovanni, per opera del quale un anno più tardi, secondo la cronaca di Simone Filipepi, il Savonarola fu catturato. Quindi parve improbabile che il B., simpatizzante per il frate, lavorasse ancora per Lorenzo dopo quella data. Recentemente a uno studioso americano, Toby Yuen, il 1497 è parso un terminus ante quem troppo immediato, data l'evidente diversità stilistica che appare nella serie dei disegni danteschi. Lo stesso studioso corrobora questa ipotesi asserendo che le architetture del disegno per Pg X, relative ai vv. 67-69, attestano la conoscenza botticelliana di palazzi romani della prima decade del '500, ad es. la loggia del Belvedere di Bramante.
Abbiamo le parole del Vasari " dietro al quale consumò di molto tempo " che ci attestano una lunga consuetudine, un lungo interesse del B. per Dante. La figurazione dell'Inferno che si trova nel primo foglio, conservato alla Vaticana (e che secondo il Donati non è l'originale botticelliano, ma una sua fedelissima copia) attesterebbe per i suoi motivi pollaioleschi uno studio su D. iniziato già dagli anni '70.
Si volle vedere anche un'allusione a questo studio prolungato nella frase contenuta nella denuncia al catasto fatta dal padre nel 1481: " Sandro di Mariano di età d'anni 33 è dipintore e lavora in chasa quando e' vole " (Salvini).
La massima parte dei disegni del B. per la Commedia riapparve nel mondo della critica, provenendo dalla collezione Hamilton, a Londra, nel 1882. La raccolta era lacunosa: anziché 100 come i canti del poema dantesco, i fogli erano 88, dei quali 85 con disegni. Fra questi 85 due fogli uniti contengono la figura di Lucifero. Dunque nella collezione Hamilton vi erano i disegni per 83 canti, cioè If VIII, If XVII fino a Pd XXX, Pd XXXII.
Vennero acquistati per il Gabinetto delle Stampe di Berlino dal Lippmann che li pubblicò. A causa della trascrizione dei canti sul recto di ogni disegno e per il fatto che i fogli erano legati in volume, il Lippmann, seguito dallo Ulmann, ritenne che il testo fosse stato scritto prima che il B. eseguisse i disegni e che si dovesse parlare di " codice ". Ma recentemente il Donati ha dimostrato esaurientemente che non può trattarsi di un codice essendo i fogli stati imbrachettati solo in un secondo tempo; infatti, ad esempio, in alcuni casi il B. arrivò fino al margine interno eseguendo i disegni.
Quattro anni più tardi il Reitzenstein identificò altri otto fogli conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana, fondo della regina Cristina, codice Reginense lat. 1896, cioè i disegni per If I, IX, XII, XIII, XV, XVI e inoltre una veduta d'insieme dell'Inferno, la cui attribuzione è ancora controversa.
Questi disegni, che erano già stati menzionati, pur senza il nome dell'autore, nella Bibliografia dantesca di P. Colomb de Batines, facevano parte di un codice miscellaneo di 18 opere d'ogni genere, epoca, contenuto, che erano state fatte legare da Pio IX. Eppure lo Strzygowski, che per primo pubblicò i fogli vaticani, ritenne, come il Lippmann e l'Ulmann per i berlinesi, che formassero un codice. Anche contro di lui naturalmente si appunta la critica serrata del Donati, a sostenere che il testo fu scritto posteriormente all'esecuzione dei disegni, come posteriormente avvenne il tentativo di miniare alcuni fogli: la sezione dell'Inferno, più i disegni relativi a If X, XV, XVIII. È infatti chiaro come nelle intenzioni del B. i disegni non dovessero seguire fedelmente il testo. Inoltre, come già nei disegni berlinesi, il tracciato botticelliano arriva fino al margine interno della pergamena, così che è possibile escludere che fossero cuciti prima che B. vi lavorasse.
Al Kupferstichkabinett come alla Biblioteca Vaticana si provvide a separare i fogli, sciogliendoli dalla loro recente legatura, e fissandoli su cartoni. Ma i disegni vaticani furono poi tolti dalle loro custodie per essere riuniti nel codice miscellaneo, ed è immaginabile con quale pericolo per la loro incolumità, costretti da una grande pressione e continuamente sottoposti a un attrito inevitabile.
Dopo la guerra si ritenne erroneamente che i disegni berlinesi fossero andati perduti; furono invece smembrati in due gruppi: If VIII, XVII-XXXIV, e Pg I-VIII al Museo di Dahlem nella Berlino occidentale; Pg IX-XXXIII, Pd I-XXX e XXXII al Kupferstichkabinett di Berlino Est.
Del B. sarebbe anche, secondo la Becherucci, un ritratto a intarsio su una porta di Palazzo Vecchio compiuto verso il 1478, lavorando accanto a Giuliano da Maiano, al quale era stato precedentemente attribuito.
Al B. viene anche attribuito, seppure con qualche incertezza, un ritratto di D. su tela, già nella collezione Burns e di cui non si conosce l'attuale proprietario, databile verso il 1495.
Bibl. - Anonimo Gaddiano, in K. Frey, II Codice Magliabechiano, XVII, 17, Berlino 1892, 105; G. Vasari, Le vite, II red. (1568), a c. di G. Milanesi, Firenze 1878-80, III, 317; F. Lippmann, Die Zeichnungen des S.B. zur Göttliche Komödie, " Jahrbuch der K. Preussichen Kunstsammlungen " Berlino Iv (1883) 63-72; ID., Zeichnungen von S.B. zu Dante's Göttliche Komödie, Berlino 1884; J. Strzygowski, Die acht Zeichnungen von S.B.... im Vatican, Monaco 1887; H. Ulmann, Eine verschollene Pallas Athena des S.B., in Bonner Studien... Reinard Kekulé gewidmet, Parigi 1890; F. Lippmann, Drawings... for Dante's Divina Commedia, Londra 1896; H. Horne, A. Filipepi called B., ibid. 1908; A. Venturi, Il B. interprete di Dante, Milano 1921; P. ToESCA, S.B. e Dante, in " La Bibliofilia " XXIV (1922-23) 1-19; Y. Batard, La Divine Comédie de B., in Atti del V Congresso internazionale di Lingue e letterature moderne, Firenze 1951, 93-98; ID., Les dessins de S.B. pour la Divine Comédie, Parigi 1952; R. Salvini, Tutta la pittura del B., Milano 1958; L. Donati, Il B. e le prime illustrazioni della D. C., Firenze 1962; T. Yuen, New aspects of Botticelli's late works: a suggestion for the dating of the Dante illustrations, in " Marsyas " XLI (1964-65) 22-23; L. Donati, Vicende dei disegni botticelliani per la D. C., in " Accademie e Biblioteche d'Italia " XXXIII (1965) 52-61; L. Becherucci, I disegni danteschi del B., in " L'Arte " 1966, 3-19.