SAN MARTÍN, José de
Nato a Yapegú (oggi San Martín, provincia di Corrientes nell'Argentina) il 25 febbraio 1778, morto a Boulogne-sur-Mer (Francia) il 17 agosto 1850; detto il "Liberatore del Sud" divide con Bolívar la gloria di aver reso indipendenti i paesi dell'America Meridionale soggetti alla Spagna. Figlio d'un distinto ufficiale spagnolo, S. M. fu inviato a nove anni a Madrid, al seminario dei nobili, ma ne uscì a undici per iscriversi allievo ufficiale. Sottotenente nel 1793, guadagnò tutti i gradi successivi fino a tenente colonnello (1808) sui campi di battaglia, combattendo alla frontiera portoghese, in Africa e da ultimo nel territorio della penisola contro l'invasione napoleonica. Quando nel 1812, sul punto di essere promosso colonnello, diede le dimissioni e s'imbarcò alla volta del Plata, recava in patria un'esperienza veramente completa e modernissima dell'arte della guerra: esperienza che soccorreva preziosamente le sue naturali attitudini.
Perché S. M. fu soprattutto un grande militare, sebbene fosse anche un efficacissimo ordinatore di vita civile. Difettò invece talora di senso politico sia in qualcuno degl'interventi nelle contese intestine della sua patria, sia nel proposito - pur assai tiepido - di "importare" principi europei di sangue reale per farli re nelle nascenti nazioni americane: proposito che era inspirato dalla speranza che il prestigio ancora grande della monarchia presso i creoli potesse sedare le sfibranti rivalità fra gli uomini politici, le quali egli prevedeva avrebbero ritardato lungamente il consolidamento costituzionale dei rispettivi paesi.
Appena arrivato a Buenos Aires, dove la rivoluzione trionfava ormai da due anni, ottenne che il governo provvisorio l'incaricasse di formare il corpo dei granatieri a cavallo, divenuto poi famoso da un estremo all'altro dell'America del Sud. Le prime apparizioni di questo corpo coincidono con i due interventi con cui S. M. entrò nella storia politica e militare dell'Argentina: l'8 ottobre 1812 si schierò in appoggio della sommossa che portò al rinnovamento del triumvirato esercente il potere; il 3 febbraio 1813 attaccò ed annientò a San Lorenzo sul Paraná i soldati del generale spagnolo Pedro José Zavala i quali, protetti dal fuoco radente di una flottiglia, erano sbarcati per una delle tante incursioni intimidatorie che i realisti solevano effettuare lungo quel litorale.
Un anno dopo (gennaio 1814) fu dato a S. M. - ormai promosso generale - l'increscioso incarico di sostituire Belgrano - sconfitto a Nilcapujio e ad Ayohuma - nel comando dell'esercito detto dell'Alto Perù. Il nuovo comandante pose mano senz'altro a riordinare l'esercito, istituendo per gli ufficiali un corso di perfezionamento in cui egli stesso impartiva le lezioni e che era anche una severa scuola di disciplina. Frattanto riuscì, pur senza impegnare quelle truppe che avevano bisogno di rifarsi, a respingere il nemico oltre le linee occupate prima di Ayohuma: e ciò esercitando pressione su di esso, con movimenti così improvvisi ed accorti da porlo sempre in situazioni svantaggiose e costringerlo a ritirarsi per evitare la battaglia.
Ma S. M. non tenne a lungo quel comando, dal quale si dimise alla fine dell'anno, facendosi invece nominare governatore nella regione di Cuyo - comprendente le odierne tre provincie di Mendoza, San Juan e San Luis - con sede a Mendoza. Egli aveva infatti maturato il suo grande disegno di attraversare le Ande meridionali, invadere il Chile e di lì, per mare, il Perù onde battervi le ultime più temibili resistenze spagnole. Due constatazioni lo portarono a questo divisamento; prima, che alle truppe dei patrioti sarebbe stato impossibile, data la configurazione del massiccio andino nella zona centrale e dato lo scaglionamento degli eserciti spagnoli, raggiungere dalle Ande centrali l'interno del Perù; la seconda che, sebbene al nemico sarebbe sempre riuscito di calare di là sul versante argentino, bastavano alla difesa di questo l'esercito da lui rinnovato, e, soprattutto, Güemes Martín che con i suoi gauchos formava una barriera non meno valida che mobile.
Verso la fine del 1816 tutto era pronto: ma tre mesi ancora dové lottare S. M. per vincere le ultime resistenze che si opponevano alla sua impresa. Al principio del 1817 poté finalmente affrontare la traversata, che è certo una memorabile prodezza militare, e che durò diciassette giorni. Nonostante il logorio di tanta fatica, una settimana dopo essere disceso sull'altipiano chileno, l'esercito fu in grado di dare vittoriosamente battaglia sul pendio di Chacabuco (12 febbraio). Mandò allora S. M. una parte dei suoi verso il sud, dove bisognava ancora distruggere diversi nuclei spagnoli, e col grosso invase il centro ed il nord, dovunque facendo retrocedere il nemico: talché, senza altri scontri importanti, poté entrare a Santiago il 17 marzo 1818. Di lì a due giorni però i suoi furono duramente sconfitti a Cancha Rayada, ciò che lo decise ad incontrare di nuovo il nemico il 5 aprile, sulle rive del fiume Maipú dove lo sbaragliò.
La campagna del Chile era virtualmente finita. E S. M. - che aveva rifiutato il governo - si dedicò alla seconda parte del suo disegno. Fece sì che il Chile, per provvedere alla propria sicurezza, costruisse una flotta capace di dominare il Pacifico, e di trasportare l'esercito fino al Perù.
Sennonchè la partenza dovette ancora ritardarsi notevolmente, perché sia il governo chileno che quello argentino - impigliati in questioni politiche interne - non adempirono gli obblighi assunti.
Finalmente il 23 agosto 1820 riuscì a salpare da Valparaiso.
L'8 settembre sbarcò a Paracas ed occupò una striscia di litorale internandosi fino a Pisco, mentre mandava il generale J. I. Arenales, alla testa di metà del contingente, verso il nord. Il viceré del Perù, J. de la Pezuela, iniziò trattative che però fallirono per l'esigenza di S. M. che si riconoscesse incondizionatamente l'indipendenza del Perù. Diversi fatti d'arme minori, in cui gli Americani vinsero ininterrottamente, condussero il 6 dicembre alla battaglia di Pasco; gli Spagnoli lasciarono in mano dei patrioti condotti da Arenales non solo il loro capo ma quasi tutte le bandiere e l'artiglieria. S. M. intanto manovrava per arrivare a Lima, sloggiando gli Spagnoli senza impegnare la battaglia perché le sue truppe molto soffrivano del clima tropicale cui non erano avvezze. Il nuovo viceré J. de la Serna tentò altre trattative nella Conferenza di Puchanca (2 giugno 1821), ma anche qui la condizione dell'indipendenza assoluta posta da S. M. fece fallire gli accordi che sembravano ormai doversi concludere. Iniziò allora S. M. un'avanzata decisiva su Lima, dove entrò il 9 luglio, integrando subito questa operazione con un'altra per mare contro il porto di Callao che bloccò per togliergli ogni efficacia come minaccia alla vicinissima capitale. Il 28 luglio 1821 proclamò l'indipendenza, e assunse il potere supremo col titolo di protettore del Perù.
Prese misure severissime, facendo evacuare la città dalla maggioranza degli Spagnoli, riformò l'inumano regime di lavoro degli indiani, abolì la schiavitù provvedendo anche al riscatto, per quote annuali, degli schiavi esistenti, fondò la Biblioteca nazionale e istituì l'ordine equestre "del Sol". Mandò inoltre 1500 uomini al comando del generale Andrés Santa Cruz in rinforzo delle truppe bolivariane di A. J. de Sucre, cui diedero validissimo concorso nelle giornate di Riobamba e di Pichincha. Poi, avendo ideato un piano d'operazioni per terminare rapidamente la guerra, andò incontro a Bolívar.
Su questo incontro - avvenuto a Guayaquil il 26 luglio 1822 - molto e molto variamente si è scritto, in una polemica in cui i nomi dei due eroi sono stati usati l'uno a denigrazione dell'altro. Il fatto storico importante è che San Martín andò fondamentalmente a proporre a Bolívar il suo piano detto "dell'invasione traverso i porti interni", piano nell'attuazione del quale ambedue avrebbero potuto svolgere un'azione egualmente brillante e decisiva, l'uno andando dalla costa verso l'interno e l'altro calando dalle Ande Colombiane: ma ne uscì avendo solo ottenuto 1400 uomini, assolutamente insufficienti alla bisogna. Onde egli preferì ritirarsi.
Tornato a Lima, appena il 20 settembre si fu riunito il primo parlamento peruviano, rassegnò il potere e, lanciato un proclama di commiato e di esortazione, s'imbarcò per rifare, come semplice cittadino, lo stesso itinerario che aveva percorso in senso inverso alla testa dell'esercito liberatore. Nel 1824 partì alla volta dell'Europa, dove seguitò a cooperare attivamente alla causa americana, appoggiando anche gli emissarî che Bolívar mandava in missioni diplomatiche o in cerca di risorse.
Compiuta l'educazione dell'unica figlia, si ritirò a Boulogne-sur-Mer dove morì. Nel 1880 le sue ceneri furono tumulate nella cattedrale di Buenos Aires.
Le fonti essenziali per la vita di S. M. sono i Documentos del Archivo de San Martín, voll. 12, Buenos Aires 1910-12; la Correspondencia del S. M., 3ª ed., Buenos Aires 1911; le Cartas históricas del Perú. Correspondencia de los generales S. M., Bolívar, Sucre, ecc., voll. 2, Lima 1920-21; il diario dell'inglese B. Hall dal 1820 al 1822 (Extracts from a journal, voll. 2, Edimburgo 1824) e l'opera di W. Stevenson, Historical and descriptive Narrative, ecc. (1804-1824), voll. 3, Londra 1925.
Bibl.: Fondamentale sempre B. Mitre, Historia de S. M. y de la emancipación sudamericana, voll. 3, Buenos Aires 1888-1889. E cfr. A. P. Carranza, S. M., Buenos Aires 1905; P. Dávalos y Lissón, S. M., Barcellona 1924; C. A. Villanueva, La monarquía en América, Parigi 1913; R. M. Martínez, J. de S. M. intimo, Parigi 1913; H. Bertling, Estudio sobre el paso de la Cordillera de los Andes efectuado par S. M. en 1817, Santiago del Chile 1917; J. M. Goenaga, La entrevista de Guayaquil, Roma 1915; E. de la Cruz, J. M. Goenaga, B. Mitre, C. A. Villanueva, La entrevista de Guayaquil, Madrid 1917. E cfr. C. I. Galas, Bibliografía del general J. de S. M. y de la emancipación sudamericana, voll. 5, Buenos Aires 1910.