SAN MARINO (A. T., 24-25-26)
MARINO Piccolo antichissimo stato libero (repubblica), posto fra Romagna e Marche; morfologicamente e geneticamente può considerarsi come inizio della regione picena; anzi l'ardua acuta cresta calcarea del Titano (m. 749) intorno alla quale il territorio dello stato, d'alte e basse colline e vallecole torrentizie, è disposto, emergente tra le catene maestre del fascio di corrugamento appenninico e l'Adriatico, si può assumere quale termine naturale tra l'Italia settentrionale e centrale.
Il territorio dello stato è compreso tra le valli della Marecchia a N. e della Conca a S., tra le provincie di Forlì e di Pesaro-Urbino; esso ha forma di trapezio rettangolare con le due basi parallele secondo il meridiano, la maggiore a E. e la minore a O., con il lato ortogonale e minore a S. nelle Marche e quello obliquo e maggiore a N. nella Romagna; ha una lunghezza massima da SO. a NE. di km. 12,6, una larghezza massima da O. a E. di km. 8,6 e una superficie di kmq. 60,9: esso è tagliato dal meridiano iniziale di Roma (lo zero delle carte topografiche dell'Ist. Geogr. Mil.; il 12° 27′ 13″ di long. E. da Greenwich).
Le coordinate della sommità della torre campanaria della basilica di San Marino a 754 m. s. m. sono: 43° 55′ 8″ di lat. N. e 0° 0′ 3″ di long. O. (dal merid. di Roma).
Geneticamente e morfologicamente il Titano è l'estremo settentrionale di una ruga appenninica in prevalenza eocenica, che si stacca dalla catena maestra del Falterona e, diretta da SO. a NE., culmina nel Carpegna (m. 1415) e forma lo scheletro calcareo del Montefeltro. Il "sasso" di calcare siliceo, con le sue tre punte o "penne", lungo circa tre chilometri, emerso dal mare nello scorcio dell'Eocene, domina tutto il territorio orientale di sedimentazione ed emersione successive, in prevalenza miocenico e, in basso, pliocenico o subappenninico (estremità NE.), costituito dalle solite arenarie, marne, argille e gessi. Le acque della sezione occidentale sono raccolte dal torrente di San Marino, affluente a destra nella Marecchia, quelle della sezione orientale dai rami torrentizî, dell'Ausa verso nord e del Marano verso sud.
Il clima temperato è, in alto, mite per l'influenza termica del mare prossimo, delle brezze e della notevole insolazione; intorno alla isoipsa dei m. 600 e a San Marino città, gli estremi termici sono +26° e −7°; notevole è l'amplitudine termica giornaliera, onde le notti estive sono fresche; dominano i venti del I e del IV quadrante; la precipitazione media annua è minore nella sezione orientale, cioè d'intorno agli 800 mm., maggiore nella occidentale, ove supera i 900 mm.; a periodi più che decennali si hanno nevi anche superiori a 1 m.; le nebbie sono in genere in basso, inferiori cioè a quella isoipsa, e più frequenti durante i mesi di aprile e di ottobre-novembre.
La popolazione della repubblica, superiore già ai 9000 ab. alla fine del sec. XIX, saliva a 9535 all'inizio del secolo XX (dens. 162) e nel 1935 si calcolava in 13.400 ab. con l'altissima densità di 220 per kmq.; già notevole l'emigrazione per l'America Settentrionale.
L'economia è prevalentemente agricola; discreta l'estensione del bosco e dei pascoli; può calcolarsi di circa 5000 ha. il suolo, compreso tra gli estremi altimetrici di m. 749 e m. 90 (Dogana), sottoposto a coltura intensiva di grano, granoturco, viti, gelsi, foraggere, frutteti. I prodotti più importanti sono il grano, di circa 25.000 q. annui, superiori ai bisogni interni, il vino con qualità apprezzatissime, il bestiame bovino e suino, i derivati della pastorizia; sono esercitate la bachicoltura e l'apicoltura; notevoli sono le grandi fiere di bestiame nel Borgo Maggiore. Il contratto agrario è quello di mezzadria.
L'attività industriale consiste in quella caratteristica e tradizionale, che si rannoda all'arte del santo fondatore della repubblica, del tagliapietra o scalpellino, che occupa un centinaio di operai; nelle altre delle fornaci di laterizî, gessi e calce; in quella enologica. Notevole sviluppo ha la confezione dei "ricordi" del luogo, in maiolica, vetro e metallo.
Nel campo minerario è in corso una ricerca di zolfo a Faetano, nelle formazioni mioceniche di gessi zolfiferi; una sorgente minerale è a Montelupo (Faetano) e poco oltre il confine, in Valle S. Anastasio, sono le notissime sorgenti sulfuree e ferruginose dette "acque di San Marino".
Una divisione del territorio dello stato, di duplice aspetto, ecclesiastica e catastale, è quella in 9 parrocchie: della capitale San Marino (o della "Pieve") con il Borgo Maggiore, ecclesiasticamente ora disgiunti, di Acquaviva, di Chiesanuova, di Domagnano, di Faetano, di Fiorentino, di Montegiardino, di Serravalle e di San Giovanni (unito ecclesiasticamente ad Acquaviva).
Una divisione politico-amministrativa è quella in 10 castelli o distretti, con magistrato rappresentante del governo centrale (delegazione), detto capitano del castello.
La giurisdizione ecclesiastica rientra nella diocesi del Montefeltro - vescovo di Pennabilli - eccettuato il territorio di ENE. (Serravalle e Faetano), che dipende dal vescovo di Rimini. L'antica "Pieve" della capitale, per ragioni storico-politiche, fu, con breve apostolico di Pio XI, elevata a basilica minore nel luglio 1926 (anno 1625° di fondazione della repubblica).
Circa la distribuzione della popolazione, gl'insediamenti e la politia, è da notare, in intimo rapporto con l'economia agraria dello stato, che essa è soprattutto sparsa, potendosi calcolare inferiore al 40 per cento quella dei centri maggiori o minori e superiore al 60 la sparsa.
San Marino, la capitale della repubblica, a m. 700 s. m. con circa 2000 ab., è una cittadina circondata da mura, con tre porte, di S. Francesco, della Rupe e della Fratta. È in sito dominante sul "sasso del Titano", immediatamente sotto la prima "penna", la più occidentale, della Rocca o della "Guaita" (dal dialettale "guaitare" far la guardia), ove la parete calcarea del "sasso" precipita a perpendicolo per quasi 300 metri. Da San Marino si sale comodamente alla Rocca e, da qui, sotto un lungo muro merlato e turrito, si raggiungono le altre due "penne", la Cesta o Fratta (da "fratta" o siepe di rovi), sormontata da torre pentagona, e il Montale, con torre minore.
Dalla Rocca che dista 17 km. in linea d'aria dall'Adriatico, una meravigliosa vista spazia dalle pinete ravennati al lido di Rimini e di Pesaro, alle dantesche collinette litoranee di Focara e delle Gabicce, al Conero.
Al piede della Rocca, a m. 520, è il Borgo Maggiore, - il Mercatale - centro commerciale dello stato, sede del consolato d'Italia; storicamente è parte della capitale, sobborgo, e costituiva con essa e le Piagge la prima Gualdaria della repubblica; la popolazione s'avvicina ai mille abitanti: la distanza altimetrica tra esso e la città è superata da una strada di 2 km., attraverso le Piagge, a metà della quale è il Montalbo, il comune camposanto monumentale.
Un notevole nucleo di 600 ab. è Serravalle (m. 148), il primo comune (parrocchia) che s'incontra sulla strada nazionale venendo dal regno d'Italia.
Ordinamento dello stato. - In base allo statuto la suprema autorità costituente della repubblica risiede nell'Arengo dei padri di famiglia, i quali nel 1906 rivendicarono il loro diritto togliendo il potere legislativo al consiglio vitalizio e demandandolo a un'assemblea (Consiglio grande e generale) di LX consiglieri, non più distinti in ceti, rieleggibili ogni sei anni col sistema della proporzionale a suffragio universale. Il potere esecutivo è affidato a un Congresso di stato composto di nove membri del consiglio e a due capitani reggenti eletti anch'essi fra i consiglieri ogni sei mesi; alla metà di marzo e alla metà di settembre. Assumono questi il loro ufficio il 1° aprile e il 1° ottobre di ogni anno con grande solennità, detta la festa dell'ingresso. Sono i soli capi dello stato, presiedono le sedute del Consiglio dei LX e del Congresso, propongono leggi, decreti, ordinanze, rappresentano la repubblica nelle relazioni con gli altri stati e vigilano sul buon andamento del governo. Sono assistiti da due segretarî: uno per gli Affari interni, l'altro per gli Esteri e le Finanze, e negli atti pubblici sono rappresentati da due sindaci. Il potere giudiziario è esercitato da un legale forestiero, residente a San Marino, chiamato il Commissario della legge; il quale giudica in civile in base ai libri II e IV dello statuto, e in penale in base a un codice in vigore fin dal 1859.
Detto commissario per le cause penali è coadiuvato (sempre a mezzo di leggi sammarinesi) da un legale forestiero residente nel regno ed eletto dal governo della repubblica. Un altro legale forestiero, parimenti residente nel regno, giudica in appello tanto nelle cause civili quanto nelle penali. Il giudizio poi di 3ª istanza è affidato al Consiglio dei XII, tribunale contemplato dallo statuto ed eletto fra i membri del consiglio per un terzo ogni due anni. Sono due le cancellerie del tribunale commissariale: una per il civile e l'altra per il penale. Una legge speciale regola il casellario giudiziario. Vi è un giudice conciliatore per le piccole cause e vertenze di poca entità. Non esiste la pena di morte, abolita nel 1847. Vige una legge organica per gl'impiegati e salariati in genere, plasmata in gran parte su quelle affini del regno.
La repubblica ha titolo di "Serenissima"; la festa dello stato è il 3 settembre (S. Marino); la bandiera è di due bande orizzontali, bianca e azzurra; lo stemma è scudo d'azzurro con tre monti verdi sormontati da torri e "penne" di struzzo, circondato da un ramo di lauro e uno di quercia uniti dalla scritta "Libertas"; ebbe e ha moneta propria, con bimetallismo (argento e oro); dal 1877 ha francobolli proprî.
Il governo di San Marino conferisce distinzioni onorifiche in medaglie al merito di tre gradi: d'oro, d'argento, di bronzo (con nastro azzurro e rosso); e titoli equestri (ai forestieri benemeriti per opere di beneficenza e per sapere) dell'Ordine di San Marino di cinque gradi, e dell'ordine della compatrona S. Agata di quattro gradi. A uomini insigni nella politica, nelle scienze, nelle lettere e arti concede pure alcune volte la cittadinanza onoraria.
Per i rapporti internazionali la repubblica ha fin dal 1862 una convenzione d'amicizia e di buon vicinato col regno d'Italia, rinnovata nel 1872 e nel 1897, e accresciuta con articoli addizionali negli anni susseguenti. Fin dal 1874 v'è un consolato italiano in San Marino, che a sua volta tiene un console generale a Roma e altri consoli nelle principali città del regno, un'ambasciata presso il Vaticano, e incaricati d'affari presso varî governi d'Europa e d'America, coi quali ha leggi protettive per gli emigrati e trattati d'estradizione per reati comuni e per renitenti di leva.
Per meglio svolgere la vita civile ed economica tra San Marino e il regno d'Italia esistono convenzioni postali, telegrafiche e telefoniche.
Per ciò che riguarda gli ordinamenti militari la repubblica dispone di una compagnia di 60 militi cittadini, che veste l'uniforme nei servizî di parata insieme col concerto bandistico, che fa parte di essa; ha una guardia nobile di circa 50 cittadini che serve di scorta ai reggenti e veste l'uniforme durante le funzioni e feste patrie; una guardia di cittadini addetta ai forti e alle salve nei giorni solenni; una milizia repubblicana da poco istituita, di circa 40 cittadini, in divisa e in funzione permanente, per la sicurezza dello stato. Tutte queste milizie cittadine sono sotto gli ordini di ufficiali sammarinesi dipendenti da due comandanti generali.
Finanze. - La finanza presenta entrate per circa 5 milioni di lire, dovute, per quasi 1.000.000 ai monopolî, poi all'imposta sul reddito, alle tasse postali, ecc., e per 1.500.000 alla annua corrisposta del regno d'Italia, a seconda della convenzione del 24 giugno 1921, corollario dell'altra di "amicizia" del 12 giugno 1897 e in compenso degli obblighi assunti dalla repubblica di non emettere carta moneta, non esercitare coltivazione di tabacco e distillazione di spiriti, e per i passaggi doganali; presenta uscite corrispondenti per spese di amministrazione, diplomatiche, scolastiche, di lavori pubblici, ecc.
Istruzione. - All'istruzione presiedono due deputati agli studî: vi sono scuole rurali in tutte le parrocchie; scuola d'avviamento professionale agricolo; corsi integrativi; un collegio reputatissimo; un ginnasio-liceo classico. Esso è equiparato ai ginnasî-licei italiani; vi è in più l'insegnamento della storia e del diritto sanmarinense; annesso all'istituto di fisica, è un perfetto osservatorio meteorologico (alt. m. 700), corrispondente con Roma. Nella capitale vi sono pure l'archivio statale e un museo con una ricca pinacoteca e con biblioteca di oltre 20.000 volumi, importantissima per la storia della repubblica.
Comunicazioni. - Le comunicazioni esterne avvengono per le 3 strade ordinarie irradianti da San Marino-Borgo: la nazionale per Serravalle a Rimini o strada dell'Ausa lunga 25 km., la strada della Conca per Morciano a Cattolica lunga 37 km., la strada per Verucchio (m. 332) a Rimini lunga 28 km.; e per la recente (1932) ferrovia elettrica, San Marino-Borgo a Rimini, costruita per accordi con il regno (trattato 26 marzo 1927). Questa è lunga 32 km., di cui i 20 in territorio della repubblica sono di particolare interesse per arditezza, gallerie (17 per m. 3870) ordinarie ed elicoidali, vedute; dalla stazione del Borgo Maggiore si supera il dislivello della parete con molte gallerie e si raggiunge la stazione di San Marino, a 643 m. s. m. Infine, l'antica ferrovia ordinaria della Marecchia, da Rimini a Mercatino, tocca il confine della repubblica, nella valle del torrente San Marino, in località Tonello (stazione di San Marino), a metri 140 sul mare.
Monumenti. - È notevole la topografia delle architetture militari di San Marino, che ben ne definiscono la fisionomia panoramica, mentre indicano i varî sviluppi del piccolo stato durante i secoli. Esso mostra tracce di ben tre ampliamenti definiti da tre concentriche cinte murarie. La più antica d'esse risale ai secoli XIII-XIV. Sino a quell'epoca la città doveva limitarsi alla parte alta, tra la Pieve e il luogo detto dei Fossi, dove si trova la casetta Biordi che è indicata tradizionalmente come primo luogo di radunanza dell'Arengo. Lì presso troviamo tracce delle più vecchie costruzioni di S. Marino: archi tagliati nella roccia del monte (casa Biordi, Bonelli, Gozi, ecc.), due torri frammentarie (case Bonelli e Della Balda). Qui sorgeva anche la Rocca trecentesca (poi trasformata) e sorge tuttora la Pieve ricostruita nel sec. XIX, nella quale è qualche frammento scultoreo di età romanica riferentesi alla vecchia chiesa, il cui primo ricordo storico è del 1113; ma che risulta già trasformata nei secoli XVI e XVII. La seconda cinta di mura fu eseguita tra la fine del sec. XIV e il principio del XV, quando cioè la repubblica cominciò a fortificarsi contro i Malatesta. Fu aperta allora (1396) la porta, poi chiusa, detta "del Collegio Vecchio", fu ingrandita la Rocca, e la seconda cinta fu estesa fino al secondo scaglione del monte, sul quale fu edificata la torre detta la "Fratta". Tra l'epoca della prima e della seconda cinta, i minori conventuali costruirono la loro chiesa, poi trasformata, ma conservante tracce della sua origine trecentesca nella facciata, nell'abside e nell'attiguo chiostro. L'edificio fu cominciato da un mastro Manetto e fu completato nel 1361 da mastro Battista da Como. Vi sono conservati due quadri di Girolamo da Cotignola, un S. Francesco del Guercino, e per questa chiesa furono dipinti i quattro Santi di Niccolò Alunno, ora al municipio.
Nel sec. XVI l'ultima cinta muraria si protrasse fin sul terzo scaglione del monte sul quale fu costruita una terza torre detta del Montale. Allora la porta archiacuta di S. Francesco che i frati avevano costruito nel 1451 per il loro convento divenne - ed è tuttora - la porta della città. Fu inoltre edificata, nel 1525, la Porta della Ripa. Nel medesimo sec. XVI fu modificata la Rocca, detta "della Guaita", che fu costruita nel '300 e rifatta tra il 1416 e il 1482.
Ne restano le torri minacciose e le forti cortine merlate; mentre delle primitive e fortissime mura alzate a secco con grandi blocchi restano tracce sulla via che dalla Pieve mena alla Rocca. Molte costruzioni ancora esistenti appartengono al sec. XVI (casa Braschi a tre ordini di archi, casa Belluzzi-Filippi, ecc.). Un dipinto di F. Zuccari è conservato nella chiesa dei cappuccini, che fu costruita nel 1549 fuori della terza cinta. Barocca è invece la Pieve dei Valloni, presso la quale è un piccolo museo, con oggetti umbro-etruschi, marmi frammentarî medievali, tavolette greco-bizantine, un polittico attribuito a Giulio Romano, una tela del Batoni. Inoltre due Santi di Michele Giambono sono conservati al municipio.
L'età moderna ha lasciato in San Marino due costruzioni notevoli: il nuovo Palazzo del governo e la Pieve.
Quest'ultima fu riedificata su un precedente edifizio medievale, in stile neoclassico, dall'architetto bolognese Antonio Serra, che la disegnò a tre navate con vòlta a botte e possenti colonnati che si estendono nell'abside e nel portico della facciata. La sua costruzione si protrasse dal 1826 al 1855.
L'elevazione del Palazzo del governo, al Pianello, fu ideata invece da Francesco Azzurri nel 1894, con l'intento di rievocare nella sua fattura un edifizio medievale. Esso ha infatti un prospetto con portico a tre arcate gotiche e balconi similari: cornici con beccatelli e merlature, torre sopraelevantesi innestata alle sue murature, interno eseguito nel medesimo stile, con scalone e ricca sala del consiglio con affresco di Emilio Retrosi.
Dinnanzi al palazzo è il monumento alla Libertà, che è opera, anch'essa del secolo XIX, dello scultore Stefano Galletti.
V. tavv. CXLIII e CXLIV.
Storia. - La tradizione vuole che verso la metà del sec. IV d. C. un tagliapietre di nome Marino, proveniente dall'isola di Arbe, approdasse con altri compagni sulla spiaggia di Rimini, per ivi attendere ai lavori di restauro del porto e delle mura; che da Rimini avesse occasione di salire più volte il monte Titano per cercarvi macigni e pietre; e dopo alcun tempo ivi si stanziasse, stanco della durezza del lavoro e delle continue persecuzioni che doveva soffrire per la fede cristiana abbracciata. Non tardarono molto a seguirlo altri compagni di mestiere e di religione, che si ritrassero con lui negli spechi del monte, dandosi (in una specie d'eremo) alle pratiche del nuovo culto. Pare che anche Gaudenzio, vescovo di Rimini, aiutasse a formare questo nascente aggregato cristiano coll'inviarvi nuovi profughi; e che Marino, raccolti attorno a sé pastori e boscaioli del vicinato, facesse ben presto dell'eremo una piccola congregazione religiosa e civile, erigendo sulla sommità del monte un sacello in onore di S. Pietro. Il bosco e il terreno circostante furono resi produttivi e la congregazione si accrebbe di proseliti e di abituri, che formarono in breve un paese, il quale assunse col tempo il nome del santo fondatore.
Dal sec. IV al X questo piccolo popolo, avvolto nella solitudine, continuò a reggersi prima con le consuetudini, poi secondo la legge longobarda. Un po' alla volta la congregazione si trasformò, si trasformarono i suoi istituti; divenne vico, indi pieve, infine castello, adottando ordinamenti di civile governo. In grazia della forte postura e a cagione, anche, della sua povertà, non ebbe a soffrire dapprincipio invasioni barbariche e poté viver per qualche tempo dimenticato, dedicandosi alla pastorizia e all'agricoltura.
Più tardi, quando fu minacciato dalle scorrerie degli Ungari, dei Saraceni, dei Normanni, il castello cominciò a fortificarsi. E così sulle fortezze naturali sorsero le tre torri: la Rocca, la Fratta, la Montale, che riunite da mura di difesa resero sempre più munito e saldo il nascente baluardo di libertà. Dopo il sec. XI, durante la lotta delle investiture, anche San Marino divenne comune con statuti e consoli proprî, ed ebbe modo di estendere il suo dominio con acquisti e spontanee dedizioni su alcuni feudi dei conti di Carpegna e dei monaci di S. Gregorio in Conca. Si addivenne poi alla redazione degli statuti. I più antichi rimontano al sec. XIII, l'ultimo (in parte ancora in vigore) è del 1600.
Il comune sammarinese ebbe a soffrire le insidie dei vescovi feudatarî delle limitrofe sedi di Rimini e di Montefeltro in conseguenza della pretesa donazione pipiniana, fu coinvolto nelle lotte tra guelfi e ghibellini, riportò diplomi di riconoscimento dai vicarî papali, cardinali E. Albornoz e Anglic de Grimoard, godé la protezione dei conti Feltreschi divenuti duchi d'Urbino, fu fatto segno ai soprusi dei Malatesta signori di Rimini e dintorni; ma sempre n'ebbe ragione con vantaggio della propria libertà e indipendenza e accrebbe il territorio con le giurisdizioni (gualdarie) dei villaggi vicini.
Assunto il nome di repubblica, acquistò maggiore importanza tra gli stati della penisola, in modo da essere ricercato per alleanze e amicizie. La più memorabile fu quella contratta negli anni 1460-1463 con papa Pio II e con Federico duca d'Urbino nella guerra contro Sigismondo Malatesta, onde accrebbe il suo territorio dei castelli di Fiorentino, Montegiardino, Serravalle e Faetano. Con tali acquisti, che furono gli ultimi nella sua storia, la repubblica vieppiù si affermò e si consolidò, tanto da essere considerata nel novero degli stati italiani, coi quali ebbe a trovarsi in continui rapporti; specie col dominio della Chiesa, divenutole confinante dopo la soppressione della signoria dei Malatesta, coi duchi d'Urbino sempre amici buoni e validi difensori, e con le repubbliche di Firenze e di Venezia.
Circa la metà del sec. XV, l'arengo dei capifamiglia, o per spontanea dedizione o per altre cause, demandò il potere a un consiglio di 60 cittadini con diritto di cooptazione. Così sorse il Gran Consiglio chiuso e selettivo, che con l'andar degli anni s'intitolò principe e sovrano, e rimase in funzione per circa quattro secoli, composto di 20 nobili, 20 borghesi, 20 terrieri. La repubblica ebbe a soffrire per varî mesi, all'inizio del sec. XVI, il dominio di Cesare Borgia; più tardi gli attentati di Fabiano da Monte per conto di Pier Luigi Farnese, e di Leonardo Pio da Verucchio che desiderava estendere il dominio. Per opera di Guidobaldo della Rovere, duca d'Urbino, fu salva nel 1556 da una minacciata occupazione di papa Paolo IV. Nel sec. XVII accennò a corrompersi e a decadere per l'abuso del diritto di asilo, per la non retta amministrazione della giustizia e per la trascuranza della pubblica istruzione. Nel Gran Consiglio, ridotto di numero, per l'influenza spagnola prese il sopravvento il ceto nobile, acquistando non pochi privilegi; per cui nacque l'oligarchia, quindi la discordia civile. Si ricorse ad alcuni rimedî affidando l'amministrazione della giustizia a un giudice forestiero (commissario della legge), limitando il diritto d'asilo e provvedendo a regolare l'istruzione a mezzo di una congregazione di studî, fondata dal sacerdote concittadino don Ascanio Belluzzi dell'Oratorio di S. Filippo di Roma. Perdurando le tristi condizioni interne, poco mancò nel Settecento non venisse San Marino per sempre aggregato allo Stato della Chiesa; prima per opera del cardinal G. Alberoni prolegato di Romagna, che il 25 ottobre 1739 l'occupò con milizie mercenarie e lo tenne fino al 5 febbraio 1740; poi per le insidie del cardinal Luigi Valenti Gonzaga, altro prolegato papale, che nell'anno 1786 pose l'assedio ai confini con le sue soldatesche, molestando per qualche tempo i Sammarinesi e intralciandone il commercio.
Nell'anno 1797 il piccolo stato fu riconosciuto da Napoleone Bonaparte, che inviava sul Titano lo scienziato G. Monge a salutare l'antica repubblichetta a nome della sorella maggiore e ad offrirle allargamento di territorio, derrate, armi e munizioni. Ma i reggenti d'allora, per consiglio di Antonio Onofri, stimarono savio avviso restar dentro la cerchia antica, accettando solo un po' di grano per far fronte alla carestia che in quell'anno infieriva. E come il rappresentante della rivoluzione aveva rispettato il piccolo stato, così il primo artefice della restaurazione, il principe di Metternich, ne fece riconoscere nel congresso di Vienna del 1815 la legittima esistenza.
Durante il periodo del Risorgimento italiano la bicocca sammarinese si raccolse a quello che fu ufficio nobilissimo dalla natura e dalle origini assegnatole nella storia: "assicurare l'asilo ai vinti dalla forza o dalla sfortuna, ai perseguitati dalla malvagità o dalla sventura", a onta delle minacce di Leone XII, di Gregorio XVI, di Pio IX. I profughi italiani delle rivoluzioni del 1799, del 1820-21, del 1831, del 1844-45 salirono a frotte il Titano per sfuggire alle persecuzioni dei loro governi. Fra i più illustri: lo storico Melchiorre Delfico, l'archeologo Bartolomeo Borghesi, il latinista don Cesare Montalti, il giureconsulto Luigi Zuppetta, il letterato Francesco Mestica, il medico scienziato Giuseppe Bergonzi, il conte Eduardo Fabbri, Eugenio Valzania. E dopo che la repubblica francese ebbe sopraffatto nel 1849 la Repubblica romana "questa piccola repubblica di San Marino (come ben disse il Carducci) raccolse con Garibaldi gli sforzi supremi dell'italica virtù combattente". Sul Titano scamparono, con Garibaldi, la moglie Anita, Francesco Nullo, Ugo Bassi, Ciceruacchio. Per aver protratto l'asilo ad alcuni ex-deputati della costituente romana, ebbe la repubblica a soffrire nel giugno del 1851 un'invasione austro-papale, guidata dal generale Marziani, che non liberò il territorio finché non ebbe ottenuta la vergognosa consegna dei medesimi.
Il piccolo stato concorse in Roma nel 1911 alla grande esposizione storico-artistica e celebrò ufficialmente il cinquantenario dell'unità italiana; inoltre partecipò alla guerra italo-austriaca (1915-18) favorendo la spedizione di una quindicina di volontarî a combattere sul fronte, due dei quali rimasero sul campo dell'onore e gli altri ritornarono feriti o mutilati.
Ebbe anche, con personale proprio, un ospedale da campo in zona di guerra, accantonato dapprima a San Lorenzo di Fiumicello, indi ad Aidussina, dove occupò i locali di un ex-ospedale austriaco.
Dopo l'annessione di Arbe (1918) all'Italia, governo e popolo sammarinese esultarono inviando messaggi all'isola madre redenta. E quando questa, in conseguenza dei trattati di pace, fu assegnata alla Iugoslavia, il tricolore italiano, che aveva sventolato per qualche tempo sul castello di Arbe, dai profughi dell'isola fu portato via e affidato alla comunità sorella di San Marino (16 agosto 1923), nel cui museo viene religiosamente conservato a fianco della bandiera della legione della Repubblica Romana lasciata dal quartiermastro garibaldino Torricelli nella storica ritirata dei mesi luglio-agosto 1849.
Dal governo sammarinese fu celebrato in più maniere il trionfo delle armi italiane e l'avvento del fascismo nel regno.
Bibl.: La bibliografia dell'antichissimo stato, storica e, anche, artistica e naturalistica, è particolarmente ricca; non si dànno che alcuni cenni e riferimenti e nomi di autori: in parte o per tutto quello che si riferisce a tutto il secolo XIX possono sopperire: il Dizionario bibliografico e istorico della Rep. di S. Marino di Carlo Padiglione, Napoli 1872, e il Dizionario bibliografico della repubblica di San Marino (Parigi 1898) del duca Amedeo Astraudo. In particolare si vedano: Leges Statutae Reipublicae Sancti Marini, Forlì 1834; M. Delfico, Memorie storiche della Repubblica di San Marino, Milano 1804 (altre ediz., Capolago 1842, Firenze 1842-44); M. Valli, Dell'origine e governo della Repub. di San Marino, Padova 1633; Saint-Hippolite Auger, Essai historique sur la République de Saint-Marino, Parigi 1827; O. Brizzi, Quadro storico-statistico della Serenissima Repubblica di San Marino, Firenze 1842; A. Zuccagni Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica della Repubblica di San Marino, Firenze 1845; G. B. Fascioli, La Repubblica di San Marino, Firenze 1875; C. Malagola, L'archivio governativo della Repubblica di San Marino, Bologna 1891; id., Il cardinale Alberoni e la Repubblica di San Marino, ivi 1886; P. Franciosi, Garibaldi e la Repubblica di San Marino, ivi 1891; M. Fattori, Ricordi storici della Repubblica di San Marino, Firenze 1893; P. Boschi, Antonio Onofri e le sue ambascerie; note storiche, Torino 1894; E. Ricci, in Studi marchigiani, Macerata 1907 (pp. 399-450 per la parte fisica); id., in Le Marche, parte fisica gen. e cap. 16°: La Repub. di San Marino, pp. 207-213, con illustrazioni e carte topografiche al 50.000; Corrado Ricci, La Rep. di San Marino, Bergamo 1903; F. Balsimelli, Repubblica di San Marino, Guida storico-artistica illustrata, 3ª ed., ital., San Marino 1928; E. N. I. T. (ferrovie dello stato), La repubblica di San Marino, 1933 (ediz. in più lingue, con molte illustrazioni e carta). Per la numismatica della repubblica è notizia completa nel Corpus Nummorum Italicorum di S. M. Vittorio Emanuele III, ove, nel vol. X (pp. 725-29), sono descritte le monete sanmarinesi precedenti alle attuali.