SAN GIOVANNI di Moriana (fr. Saint-Jean-de-Maurienne; A. T., 35-36)
Cittadina della Francia sud-orientale, antica capitale della Moriana, e ora sottoprefettura della Savoia; con 4455 ab. È situata a 536 m. s. m., su un altipiano che domina la confluenza dell'Arc con l'Arvan ed è circondato da monti che arrivano ai 2500 m. È sede di vescovato, di sottoprefettura, di scuole primarie e secondarie e di seminario.
Sono molto sfruttate le vicine cave di ardesia e di gesso; ha floridi pascoli, che permettono un ricco allevamento di bestiame, ed è circondata dai migliori vigneti della Savoia. Per le comunicazioni, oltre ad essere attraversata dalla grande "Route nationale" è servita dalla ferrovia Parigi-Modane-Torino.
Monumenti. - Il principale edificio religioso di San Giovanni di Moriana è la cattedrale, iniziata nel sec. XII, ingrandita nel XV e abbellita nel sec. XIX dalla liberalità dei vicini certosini. Sotto l'edificio vi è una cripta del sec. VI in parte ostruita. Alla navata furono aggiunte le navatelle nel sec. XV. Nell'interno vi sono belle tombe, specialmente quella di Pietro di Lambert, vescovo di Moriana (1580); la parte più interessante è costituita dagli stalli del coro (43 stalli, più il seggio del vescovo) in legno scolpito e decorati con altrettante grandi statue in bassorilievo, eseguite nel sec. XV dal Mochet, di Ginevra. Un tabernacolo gotico in alabastro a forma di piramide, con nicchie ornate da statuette, è pure un lavoro interessante della fine del Medioevo.
Accanto alla cattedrale sono il chiostro (1454), con eleganti arcate in alabastro, e la Tour Bossue (sec. XV), resto dell'antica zecca dei vescovi di Moriana.
Storia. - Abitata dalla tribù dei Galli Graioceli o Garoceli, che lasciarono traccia di sé nel nome medievale S. Johannes Garocellius, è ricordata col nome di Maurienna alla fine del sec. VI da un documento e da S. Gregorio di Tours, che racconta come Santa Tigri vi avesse portato una reliquia di S. Giovanni Battista da Alessandria d'Egitto. Il nome di S. Giovanni le venne dato dopo che il re di Borgogna Gontranno ricostruì la cattedrale dedicandola al precursore e donando al vescovo le terre che costituirono il dominio di quei vescovi. Fu distrutta dai Saraceni; ricostituita, patì assedio da parte di Corrado II, che la prese e ne trasferì il dominio, ma per poco, ai vescovi di Torino. I conti di Savoia vi ottennero piena sovranità solo nel 1327 per un accordo intervenuto tra il conte Odoardo e il vescovo. La cittadina fu quasi distrutta da un'inondazione nel 1439.
Nella prima metà del sec. XVI venne in potere del re di Francia, per ritornare ad Emanuele Filiberto nel 1559. Fu riperduta dai suoi successori durante la rivoluzione e l'impero e ritornò ai Savoia dopo la caduta di Napoleone. Fu ceduta nel 1859 alla Francia col resto della Savoia.
Bibl.: J. L. Grillet, Dictionnaire historique des Départements du Mont Blanc et du Léman, III, Chambéry 1807; Abbé Truchet, Saint-Jean-de-Maurienne au XVIe siècle, in Mémoires de l'Académie de Savoie, s. 1ª, IV, ivi 1887; A. Gros, Maurienne. Origine et histoire de ce nom, Saint-Dié s. a.; id., La revolte des Arves (1326), S. Giovanni di Moriana 1928.
Il convegno di S. Giovanni di Moriana. - Ebbe luogo il 19 aprile 1917 fra i primi ministri inglese e francese, D. Lloyd George e A. Ribot, il presidente del consiglio P. Boselli, e il ministro degli esteri dell'Italia, S. Sonnino. L'occasione ad esso venne data dall'offerta di pace separata, fatta dall'imperatore d'Austria Carlo I con la sua lettera del 24 marzo 1917 al cugino principe Sisto di Borbone. Quell'offerta, che aveva suscitato vive speranze, non faceva però alcun accenno alle concessioni da farsi all'Italia. Occorreva perciò parlarne al governo italiano, senza tuttavia venir meno alla promessa fatta di mantenere l'assoluto segreto sulla persona dell'imperatore.
In un incontro a Folkestone dell'11 aprile fra Ribot e Lloyd George venne deciso d'incontrarsi coi ministri italiani per trattare delle questioni della Grecia e dell'Asia Minore. E così avvenne. Nel convegno si parlò anzitutto dell'Isola di Corfù, che era stata occupata da forze militari interalleate, e venne riaffermato il disinteressamento dei governi francese, inglese e italiano riguardo a quell'isola. Quindi venne riconosciuta al governo francese libertà di azione in Grecia, eventualmente sino a provocare l'abdicazione di re Costantino.
Più difficile a essere regolata sembrava, però, la questione dell'Asia Minore. Nella primavera del 1916, Francia, Russia e Inghilterra si erano spartite quelle regioni senza informarne l'Italia. Il governo italiano, venuto a conoscenza di quegli accordi, aveva protestato energicamente e aveva presentato le sue rivendicazioni. Trattative condotte a Londra nel gennaio e febbraio del 1917 non avevano portato ad alcun risultato di fronte all'opposizione a concedere Smirne all'Italia. Ora Ribot e Lloyd George si mostrarono arrendevoli, nella speranza d'indurre il governo italiano a limitare le sue richieste verso l'Austria, e, dopo lunghe discussioni, si mostrarono disposti ad accogliere le richieste dell'Italia e a riconoscere a questa i distretti di Conia, Aidin e Smirne. Però l'accordo definitivo, che sarebbe dovuto avvenire di concerto con la Russia, non venne mai.
Alla fine i convenuti passarono a parlare della pace separata con l'Austria, senza rivelare ai delegati italiani l'offerta di Carlo I. Ma Sonnino dichiarò subito e recisamente che l'Italia con la neutralità avrebbe potuto ottenere parte di quello che le era stato promesso col Patto di Londra; ora che era entrata in guerra, che aveva sostenuto sacrifici e perdite enormi, non poteva rinunciare a nessuna delle sue rivendicazioni. Egli inoltre riteneva che trattative separate avrebbero avuto il solo risultato di rallentare la compagine degli Alleati. Questo reciso atteggiamento pose fine alla manovra austriaca.
Bibl.: Prince Sixte de Bourbon, L'offre de paix séparée de l'Autriche, Parigi 1920; A. Ribot, Lettres à un ami, ivi 1924; R. Poincaré, L'année trouble: 1917, ivi 1932; E. Adamov, Die Aufteilung der Asiatischen Türkei, Dresda 1934; D. Lloyd George, War Memoirs, IV, Londra 1934.