BONIFACIO, San
Nato poco prima del 675 nel regno di Wessex nell'Inghilterra meridionale, morto il 5 giugno 754 presso Dokkum in Frisia. Di distinta famiglia anglosassone, Winfried (Wynfrith) - tale era il suo nome anglo-sassone - entrò all'età di 7 anni nel convento di Exeter; più tardi, per completare la sua cultura, a Nutshalling. Ivi divenne maestro e fu anche consacrato prete. Già si era segnalato nella vita ecclesiastica del suo paese; ma in lui si veniva maturando il desiderio di abbandonare la patria e di servire Dio, convertendo i suoi fratelli di razza, ancora pagani, sul continente, come aveva cominciato a fare presso i Sassoni e i Frisoni S. Willibrord sotto Pipino.
Quando Willibrord fu scacciato dalla reazione del paganesimo dopo la morte di Pipino (714), Winfried venne presso il duca frisone Radbo (716), senza ottenere risultati apprezzabili. Nel 718 egli riprese il suo viaggio missionario; si recò a Roma, dove ebbe dal papa Gregorio II il nome di Bonifacio e la missione di evangelizzare i pagani del regno franco, in modo speciale i Turingi, e di battezzarli col rito della chiesa romana. Il papato s'interessava forse più che alla conversione di nuovi pagani, alla riforma della chiesa franco-tedesca e all'organizzazione di essa secondo i concetti dogmatici e liturgici di Roma. Perciò Bonifacio venne in contrasto con i monaci scozzesi, che si dichiaravano liberi da legami disciplinari verso Roma. Nel maggio del 719 Bonifacio lasciò Roma e si recò presso i Turingi; presto però ritornò in Frisia, di cui la metà occidentale era stata conquistata da Carlo Martello, e andò ad Utrecht presso Willibrord. Rifiutato il vescovato di Utrecht, offertogli dallo stesso Willibrord, per compiere l'incarico avuto dal papa, nel 722 si recò presso gli Assiani. Qui la sua opera riscosse frutti importanti; ad Amöneburg eresse il suo primo monastero. Si recò nuovamente a Roma e fu consacrato vescovo (30 novembre 722); si assunse anche l'obbligo di evitare i rapporti con quei sacerdoti (gli Scozzesi e molti vescovi franchi), che non riconoscevano gl'insegnamenti degli antichi Padri della chiesa. Gli fu consegnato un testo del diritto canonico romano vigente, la Dionysiana, che gli servì poi sempre di norma nei suoi ordinamenti. Cercò sempre di condurre la chiesa franca sotto il primato di Roma, e ottenne in questo un grande successo; non cessò però del tutto, nemmeno ora, l'attività missionaria di B. presso i Sassoni. Quando lasciò Roma nel 723, il papa gli dette anche una raccomandazione per il maior domus Carlo Martello, che gli procurò un salvacondotto; da allora B. cominciò ad agire, forte dell'autorità dello stato, e questo contribuì molto ai suoi successi.
Nell'Assia, l'atto coraggioso di B. - l'abbattimento della quercia consacrata al dio Donar a Geismar - significò la vittoria sugli dei pagani. Poté allora fondare nella Turingia il convento di Ohrdruf (725) e dare alla regione un'organizzazione ecclesiastica. Rimase in continue relazioni con i papi, che consultava nelle questioni della pratica ecclesiastica, e anche con i suoi compaesani, gli Anglosassoni, che gli dettero la collaborazione di uomini come Lul, Burchard, Lioba, e con i quali egli mantenne un'animata corrispondenza. Circa il 732 fu innalzato da Gregorio III alla dignità di arcivescovo. Agli anni immediatamente successivi risale la fondazione dei conventi di Fritzlar nell'Assia, di Tauberbischofsheim e di varî altri.
Con un terzo viaggio a Roma (738) B. volle esimersi dall'incarico avuto dal papa, per potersi dedicare completamente all'evangelizzazione dei Sassoni. Ma Gregorio III lo rimandò al suo campo d'azione, incaricandolo anche dell'organizzazione delle chiese bavaresi e alemanne. Il duca Theodo di Baviera, recatosi a Roma nel 716, aveva preparato con Gregorio II il terreno per creare nella Baviera una provincia ecclesiastica a sé; quando B. venne in Baviera (738), creò, con l'aiuto del duca Odilo, i vescovati di Ratisbona, di Passavia, di Frisinga e di Salisburgo, e riformò il clero e i monasteri. Più tardi tuttavia il beato Virgilio di Salisburgo (745-784) ebbe di nuovo un aspro contrasto con Bonifacio, sicché il suo piano in Baviera non ebbe successo. Già sotto Carlo Martello, B. poté compiere l'organizzazione ecclesiastica dell'Assia e della Turingia. Vi creò i vescovadi di Büraburg, di Erfurt e di Würzburg (741). Più tardi, forse nel 745, fondò ancora il vescovado di Eichstätt, che fu dato all'anglosassone Willibald.
Sotto i successori di Carlo Martello, Carlomanno e Pipino, B. ebbe tutto il forte appoggio dello stato. Carlomanno affidò a B., allora arcivescovo di Austrasia, la direzione del primo sinodo generale in Germania (742), che aprì la via ad altri sinodi convocati per la riforma; nel 744 B. organizzò nel sinodo di Soissons la vita ecclesiastica anche per il regno franco occidentale di Pipino. Il sinodo generale dei regni franchi orientale e occidentale, del 744, rappresentò l'unità della chiesa franca sotto la direzione del legato papale, B., che avrebbe voluto avere sede fissa a Colonia, scelta come punto centrale della sua attività missionaria presso i Frisoni, dopo la morte di Willibrord (739). Però questo piano fallì; e B. stabilì la sua sede, dal 745 o 746, a Magonza, che non fu innalzata al grado di metropoli; B. tenne solo a titolo personale la dignità di arcivescovo. Nel 744 fondò in mezzo alle foreste demaniali della silva Buchonia il monastero di Fulda e vi insediò abate il suo discepolo prediletto, il bavarese Sturmi, educato a Roma e a Montecassino secondo le istituzioni dei bnedettini italiani. Carlomanno fece donazione di questo territorio, il papa Zaccaria prese il monastero sotto il patronato papale; nacque così il primo monastero autonomo in Germania, anzi nel regno franco. B. si trattenne spesso in questa sua istituzione prediletta. Nel 752 consacrò il suo compagno anglo-sassone Lul, sotto il quale Magonza fu innalzata più tardi alla dignità di prima metropoli di Germania.
Nella primavera del 747 B. tenne il suo ultimo sinodo. L'attività ecclesiastica di B. è finita; ebbe, invece, parte ancora a un avvenimento politico d'importanza universale: all'avvento di Pipino sul trono franco. Se è vero che non fu B. a provocare il consenso del papa Zaccaria al colpo di stato di Pipino, non è men vero che, senza la lunga opera sua, diretta ad attrarre la Phiesa franca nell'orbita e sotto la sovranità spirituale di Roma, le personalità più eminenti della vita politica e spirituale franca non avrebbero potuto concepire l'idea di cercare il consenso del papa Zaccaria (751) per legittimare l'allontanamento della dinastia merovingia e l'innalzamento al trono del maggiordomo Pipino. La forma esteriore, sotto la quale Pipino fu fatto re dei Franchi, la sua consacrazione a Soissons, ebbe per esecutore B. e corrisponde interamente alle sue idee.
Alla fine dei suoi giorni - egli aveva quasi 80 anni - B. poté esimersi dal pesante compito impostogli da Roma. Il desiderio, tanto vagheggiato nella sua gioventù, lo spinse di nuovo nella Frisia. Col consenso di Pipino si recò nel 753 ad Utrecht, dove ristabilì il vescovado insediandovi Eoban, e cominciò a predicare il cristianesimo nella parte pagana della Frisia. Qui egli trovò il martirio ardentemente agognato. Il 5 giugno 754 fu ucciso dai pagani insieme con Eoban e 50 compagni, sul fiume Borne presso Dokkum. Il suo corpo fu portato prima a Utrecht e poi a Magonza, e, secondo la sua volontà, fu sepolto nella sua prediletta Fulda, dal vescovo Lul. Da quel tempo egli è circondato dalla venerazione universale come apostolo della Germania.
Opere: Nei suoi scritti l'influenza di Aldhelm di Malmesbury (morto nel 709) è evidente. B. compose una grammatica, una metrica e delle poesie, fra le quali degli indovinelli, un genere prediletto dagli Anglosassoni. Edizioni delle opere: del Giles, voll. 2, Oxford 1846; del Migne, in Patr. Lat., LXXXIX. Ma l'opera sua più importante sono le lettere, che furono raccolte a Magonza poco dopo la sua morte. Edizioni delle lettere: di E. Dümmler, in Mon. Germ. Epist., III; di Ph. Jaffé, in Bibl. rer. Germanic., III, ambedue antiquate; l'ed. più recente è di M. Tangl, Die Briefe des hl. B. und Lullus, in Epist. selectae, I (1916), sulla quale v. M. Tangl in Neues Archiv, XL e XLI (1916-17); importante introduzione nella trad. tedesca, in Die Geschichtsschreiber der deutschen Vorzeit, 3ª ed., (1920). La sua biografia, scritta a Magonza dal presbitero Willibald per incitamento di Lul, non dà alcun concetto dell'importanza di B. Una biografia posteriore scritta da un presbitero di Utrecht, e quella scritta nel sec. XI dal monaco Othloh di St. Emmerau, non hanno alcun valore di fonte. Edizioni delle biografie di W. Levison, in Scriptores rerum Germanicarum, 1905.
Bibl.: A. Werner, in Herzog-Hauck, Realencyklopädie für protestantische Theologie und Kirche, 3ª ed., Lipsia 1897, III, pp. 301-306; Hase, in Allgemeine Deutsche Biographie, Lipsia 1876, III, pp. 123-127; Kessel, in Wetzer e Welte, Kirchenlexikon, 2ª ed., Friburgo in B. 1883, II, pp. 1067-1082; A. Werner, B. der Apostel der Deutschen, und die Romanisierung von Mitteleuropa, 1875; H. Hahn, B. und Lul, 1883; G. Schnürer, Die Bekehrung der Deutschen zum Christentum. B., in Weltgeschichte in Charakterbildern, Magonza 1909; A. Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, 3ª e 4ª ed., I, Lipsia 1904.
Per la sua attività missionaria: F. Flaskamp, Die Missionsmethode des heiligen B., in Zeitschrift für Missionswissenschaft, XV (1925); id., Das Bistum Erfurt, in Zeitschrift für vaterländische Geschichte und Altertumskunde, LXXXIII (Münster 1925); id., Das Hessen-Bistum Buraburg, Münster 1927; H. Nottarp, Die Bistumserrichtungen in Deutschland im 8. Jahrhundert, Stoccarda 1920; G. Krüger, Handbuch der Kirchengeschichte, II, rielaborato da G. Ficker e H. Hermelink, Tubinga 1912 (le parti relative a B. sono di G. Ficker).
Per questioni di carattere generale, v. E. Mühlbacher, Geschichte der Karolinger, Stoccarda 1896. Sull'anno della morte (754) v. M. Tangl, in Zeitschrift des Vereins für hessische Geschichte und Landeskunde, n. s., XXVII (1903); F. Flaskamp, in Historisches Jahrbuch, XLVII (1927); H. Boehmer, Zur Geschichte des B., in Zeitschrift des Vereins fürhessische Geschichte und Landeskunde, L (n. s. XL); M. Tange, in Neues Archiv, XLI (1916), p. 346; M. Tangl, Bonifatiusfragen, in Abhandlungen der Preussischen Akademie der Wissenschaften, Phil.-hist. Kl., 1919.
Per le questioni letterarie, per le lettere e le biografie: v. Wattenbach, Deutschlands Geschichtsquellen im Mittelalter, 7ª ed., I, Stoccarda 1904; M. Roger, L'enseignement classique d'Ausone à Alcuin, Parigi 1905; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, Monaco 1911, I.
Il Bonifatiusverein (Associazione di S. Bonifacio) è un'associazione cattolica che ha per scopo l'assistenza e la tutela dei cattolici tedeschi viventi in mezzo a popolazioni prevalentemente protestanti. Il progetto di tale associazione fu elaborato nel 1848, in occasione del grande congresso cattolico tedesco di Magonza, secondo il modello dell'analoga associazione protestante "Gustavo Adolfo" (Gustav-Adolf-Verein). L'anno appresso (1849) l'associazione fu ufficialmente fondata a Ratisbona e ne fu primo presidente il conte Giuseppe von Stolberg; i suoi statuti vennero stabiliti in quello stesso anno, e definitivamente ultimati nel 1850. La prima adunanza generale si tenne a Fulda egualmente nel 1850, nel giorno di S. Bonifacio (v. sopra), da cui l'associazione aveva preso il nome. Da quell'epoca la sua attività è andata sempre più sviluppandosi: sovvenziona chiese, organizza missioni temporanee e permanenti, pubblica fogli di propaganda (il periodico Bonifatius-Blatt, dal 1850) e favorisce la diffusione della buona stampa, fornisce assistenza agli studenti (dal 1867), ecc. Il consiglio direttivo, composto di 12 membri, risiede a Paderborn.