BOIARDO (Boiardi), Salvatico (Saludego da Rubiera)
Di nobile famiglia derivata probabilmente da quei Bianchi di Lunigiana che, sullo scorcio del sec. XII, avevano ottenuto in feudo il castello di Panzano nella diocesi di Carpi, il B. era figlio di Gherardo e signore, assieme col fratello Feltrino, della terra di Rubiera, il cui castello apparteneva però al Comune di Reggio e pertanto a Feltrino Gonzaga che di quel Comune si era fatto signore.
Nel 1354 il B., approfittando del fatto che il Gonzaga era stato incarcerato in Verona da Cangrande Della Scala, s'impadronì, con l'aiuto del fratello, del castello di Rubiera e lo consegnò ai Visconti dai quali lo riebbe in custodia con ricca provvigione. Ma nel 1362, fatta una convenzione con il cardinale Egidio Albornoz, che riconosceva al B. e al fratello il mero e misto imperio su tutti i luoghi già in possesso dei Boiardi, il B., il 15 0 16 luglio, scacciò dal castello di Rubiera le milizie di Bernabò Visconti e v'introdusse quelle della lega guelfa.
In seguito militò probabilmente al servizio dei Carraresi, signori di Padova, per conto dei quali il padre Gherardo era stato per anni capitano nel Friuli. Passò quindi al servizio del marchese Niccolò II d'Este in data sicuramente precedente al 1367, anno in cui il B. accompagnò il marchese estense ad ossequiare a Viterbo Urbano V, di ritorno da Avignone. Niccolò II accompagnò il pontefice a Roma e qui, sulle scalinate della basilica di S. Pietro, il 16 ottobre, per ordine di Urbano, creò tra gli altri il B. cavaliere "a sperun d'oro".
Mantenutosi da allora sempre fedele alla casa estense, il B. collaborò attivamente alla politica espansionistica del marchese che, già padrone di Modena, sperava di riprendersi anche Reggio. Nel 1369 risulta tra i firmatari della breve pace tra i Visconti e la lega guelfa ma nel 1371, accordatosi con Gabriello Cavasecchi, segretario di Feltrino Gonzaga, riuscì a far entrare in Reggio per porta S. Pietro un buon nerbo di milizie estensi al comando del fratello e di Bichino da Marano. Ma la rocca, difesa da Feltrino Gonzaga, resistette: l'intervento successivo dei Visconti e il tradimento del conte Lund di Svevia, che passò con la sua compagnia dalla parte viscontea, indussero il B. ad abbandonare l'impresa. Conquistato dai Visconti il 3 maggio 1372 anche il suo castello di Rubiera, il B. preferì cederlo alla Chiesa ottenendone in cambio Meldola, nel contado faentino.
Quando, poi, nel 1377 Niccolò II acquistò la città di Faenza per 40 mila fiorini d'oro, il B. vi fu inviato come governatore del marchese. La sua missione durò poco tempo: entrato in Faenza il 6 aprile, il 24 luglio egli fu costretto ad abbandonare la città da un colpo di mano di Astorgio Manfredi che si valeva dell'appoggio dei Fiorentini e dei Viscontei. Ritiratosi allora a Ferrara il B. trascorse vari anni presso la corte degli Este, dai quali ricevette numerosi benefici.
L'ultima impresa del B. è del 1395, anno in cui il consiglio di reggenza che governava in nome di Niccolò III d'Este gli affidò il compito di portar guerra a Francesco della Rosa, signore di Sassuolo, uno dei castellani più riottosi al dominio estense. Il B. si recò alla guerra con i due figli maggiori e riuscì a conquistare la forte rocca di Fiorano ed a scacciare i della Rosa da Sassuolo. Nel 1397 era già morto, come risulta dai Libri Commemoriali dello Stato veneziano che ricordano in quell'anno un "Gerardus de Boiardis q. Selvatici".
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