Atto, costituito da un gesto, accompagnato per lo più da parole che si scambia con una persona nel momento in cui la si incontra o quando si prende commiato da lei, per manifestare rispetto, affetto, simpatia, devozione, sottomissione.
Nell’antica Roma la salutatio matutina («saluto mattutino») era quello che i clienti porgevano al loro patrono, con le parole Ave domine, Ave rex. Il s., che nella civiltà moderna è una pura formalità di cortesia, rivela tuttavia un’origine religiosa. Dal punto di vista formale è una formula, mentre il suo contenuto è spesso un augurio (per es., «buongiorno»; in greco, χαῖρε, «sii lieto»), il che presuppone che in origine si credesse nella sua efficacia di formula magica. Altri tipi di s. assumono la forma di una benedizione religiosa, ricorrendo al nome di Dio (it. addio, fr. adieu, ted. Grüssgott, e ingl. good-bye che è contrazione di God be with you «Dio sia con te»). Le origini di questo tipo di s.-benedizione si possono seguire fino alla prima dinastia babilonese, in un documento privato che contiene il s., «che Shamash e Marduk ti facciano vivere». Lo stesso significato di benedizione ha la formula di s. presso gli antichi Ebrei (shalom: «pace!») e gli Arabi (salām ‛alaik: «pace su di te!»). Presso altre popolazioni il s. è strettamente legato al senso del timore provato verso lo straniero, perché ogni estraneo al gruppo è potenzialmente nemico e avvicinarlo rappresenta sempre un pericolo. Il s. non consiste solo in parole: la formula, com’è frequente nelle religioni, è accompagnata da gesti. Nel mondo moderno questi gesti sono l’inchino, l’atto di levarsi il cappello, o un contatto fisico (stretta di mano, bacio alla mano, abbraccio, bacio), e presentano tutti un’origine antica. I gesti di ‘autoumiliazione’, come l’inchino, possono risalire all’intento di dare all’altro assicurazione della propria innocuità; ma spesso derivano invece da una generalizzazione delle forme di venerazione dovute al re divino. Il contatto fisico, di cui si hanno varie forme (per es., contatto dei nasi presso gli Inuit e i Melanesiani), suggella definitivamente il bando di ogni diffidenza e stabilisce una specie di comunione tra le parti.
Nelle forze armate il s. militare è eseguito di norma portando la mano destra distesa alla visiera del berretto. Nella marina, tra navi mercantili e militari in mare è in uso il s. con le sirene o quello con la bandiera (abbassando e rialzando cioè la bandiera nazionale); il s. con le artiglierie (sparando un determinato numero – sempre dispari, e al massimo 21 – di colpi a salve) si esegue in onore di autorità o all’arrivo in un porto estero, il s. alla voce (lanciando tre volte un grido di omaggio da parte dell’equipaggio schierato in parata sull’alberatura e sui ponti scoperti) in onore di capi di Stato, o dell’ammiraglio all’atto della cessione o assunzione del comando. numismatica Nome di varie monete recanti sul rovescio l’effigie della salutazione angelica, e in particolare della moneta d’oro emessa da Carlo I d’Angiò re di Sicilia (1226-1285). zoologia In etologia, l’insieme dei comportamenti aventi la funzione di neutralizzare la naturale aggressività che si manifesta allorché per motivi legati all’accoppiamento, a esigenze di contatto nei gruppi sociali ecc.viene superata la distanza che separa due individui della stessa specie. Tali comportamenti imitano, in genere, gesti degli immaturi (come la richiesta di cibo in molte specie di uccelli), ovvero tendono a dissimulare i segnali che risvegliano, normalmente, l’aggressività (come, per es., i gabbiani che girano il capo evitando così di mostrare la maschera nera), oppure consistono semplicemente nel volgere altrove le potenziali armi di offesa (come le cornacchie e le cicogne, che rivolgono il becco all’indietro).