PREMARINO, Ruggero
– Ignoti sono data, luogo di nascita e genitori. La famiglia, probabilmente di origine tribunizia, giunse nel centro realtino intorno all’VIII-IX secolo dal territorio jesolano. Il cognome rinvierebbe alla familiarità dei Premarino col mare, i quali sarebbero stati imparentati coi Marini.
Premarino risiedette, a Venezia, nella parrocchia di San Polo. Ebbe il comando di flotte veneziane, ma anche incarichi politici, forse già sotto il dogado di Vitale II Michiel alla fine degli anni Sessanta del secolo XII. Nel 1172 fu uno degli elettori del doge Sebastiano Ziani e nel 1178 del successore Orio Mostropiero; nel 1181 divenne procuratore di san Marco; nel 1183 e nel 1192 sottoscrisse alcuni atti come consigliere ducale (consiliator).
Nello stesso periodo, inoltre, intervenne in alcuni negozi e vertenze anche fuori Venezia. Nel marzo del 1184 sottoscrisse infatti come testimone un documento rogato a Costantinopoli in cui Jocelino Michiel, della parrocchia veneziana di San Lio, s’impegnò a edificare a sue spese una casa per i propri affari su una terra ubicata nella capitale bizantina, datagli in concessione per dieci anni da Leonardo, abate di San Giorgio Maggiore. Il 23 settembre 1198 fu, invece, testimone in una citazione (rogata a Venezia) a Jacopo Viaro, canonico di San Marco, perché si presentasse a rispondere sulla vertenza che lo opponeva ‒ per conto di alcuni vicini della chiesa di San Severo ‒ a Tenda, badessa del monastero di San Lorenzo. La badessa rivendicava al monastero la chiesa di San Severo come sua cappella da quarant’anni, mentre i vicini ne sostenevano la condizione di parrocchia. Il 13 dicembre successivo fu emessa la sentenza in favore del monastero di San Lorenzo: arbitro della vertenza fu, tra gli altri, Ruggero Premarino.
Negli anni a cavallo fra XII e XIII secolo Premarino fu impegnato soprattutto al comando delle flotte veneziane. All’inizio del dogado di Enrico Dandolo, fra il 1192 e il 1195, fu inviato a liberare Pola attaccata dai Pisani, giunti in Adriatico per soccorrere in realtà Zara. Ad essi la città dalmata si era rivolta per contrastare i Veneziani, decisi a ristabilire il controllo sull’area, assicurandosi fedeltà e relazioni con le comunità istriane e dalmate della costa orientale, che nei tempi successivi si trasformarono in domini di fatto. I Pisani si allontanarono prima dell’arrivo della flotta comandata da Premarino, che li inseguì lungo tutto l’Adriatico sino a Modone (Peloponneso), costringendoli infine alla fuga. Nel marzo del 1196, insieme a Jacopo Querini, fu inviato ad Abido, all’entrata dei Dardanelli; dato che le autorità veneziane esitarono nel dar l’ordine di attaccare le navi pisane (ciò che poteva apparire provocatorio agli alleati bizantini), Premarino e Querini di propria iniziativa contrassero un prestito per consentire al corpo di spedizione di prolungare la permanenza in Romània, e lo stesso Premarino impegnò de suo habere la somma discreta di 82 perperi. La spedizione, infine, perse consistenza nel settembre 1196, quando l'imperatore Enrico VI impose a Pisa e Venezia una tregua decennale.
Non molti anni dopo Premarino partecipò ad alcune azioni militari in Adriatico e Romània in occasione della crociata, che, deviando dai suoi intenti originari, portò alla conquista di Costantinopoli. Nel 1202 fu comandante di galea (sopracomito) sotto la direzione dello stesso Enrico Dandolo, in occasione del recupero di Zara; forse ritornò poi in patria (secondo Ramusio, 1604, p. 28). L’anno successivo infatti, con Pietro Michiel, fece parte dell’ambasceria ad Alessio III Comneno, voluta dal vice doge Ranieri Dandolo (figlio di Enrico) e dal Maggior Consiglio, per informarlo, probabilmente, dell’arrivo dell’esercito crociato (febbraio-marzo 1203: Madden, 2009, p. 202). Premarino e Michiel, tuttavia, non raggiunsero mai la capitale bizantina; furono, infatti, catturati, depredati e, infine, rilasciati dai corsari zaratini, che si erano annidati sull’odierna isola croata di Pago.
Nel luglio dello stesso anno Ranieri Dandolo, a titolo risarcitorio, concesse loro proprietà zaratine, poste nel territorio di Arbe, per il valore di 900 lire veneziane. In seguito tali proprietà, per volere del nuovo doge Pietro Ziani (1205-29), furono restituite agli Zaratini e ai due ambasciatori fu concesso un indennizzo di 900 lire veneziane di piccoli. Perciò nel settembre del 1206 Premarino e Michiel garantirono, per il futuro, di rinunciare alle suddette concessioni e a qualsiasi rivalsa.
Frattanto nel luglio del 1205 Ruggero Premarino fece parte della delegazione, inviata da Ranieri Dandolo nella capitale bizantina. La situazione era delicata: il doge (suo padre Enrico) era morto da poco (a maggio) e il successore non era stato ancora eletto; con la designazione, inoltre, di Marino Zeno podestà dei Veneziani a Costantinopoli, senza interpellare la madrepatria, la situazione aveva rischiato di sfuggire al pieno controllo del Comune Veneciarum. La delegazione fu incaricata di chiedere allo Zeno ragione di quanto era accaduto.
Per altri (Caroldo, 2008, p. 180), invece, Premarino e compagni avrebbero raggiunto Costantinopoli su disposizione del nuovo doge Pietro Ziani per congratularsi con il neoeletto imperatore latino, Baldovino di Fiandra, della vittoria sui Bizantini e, quindi, per assicurarsi dell’obbedienza alla madrepatria dei Veneziani lì residenti e rinsaldare i rapporti con l’aristocrazia feudale latina e greca.
Il comune Veneciarum aveva avviato, intanto, l’acquisizione dei territori nella Grecia continentale e insulare, assegnatigli in base agli accordi stretti fra i conquistatori dell’impero bizantino. Obiettivo principale furono soprattutto quelli entrati nel frattempo nella sfera d’influenza genovese, compromettendo la libera e sicura circolazione dei navigli veneziani da e per l’Oriente. Già nel maggio del 1205 la flotta che conduceva in sede il neo patriarca latino di Costantinopoli, il veneziano Tommaso Morosini, era riuscita a conquistare Durazzo e Corfù (persa ad opera del corsaro genovese Leone Vetrano); inoltre Enrico Pescatore conte di Malta (v. la voce in questo Dizionario), per conto del Comune di Genova, aveva conquistato Creta nel 1206.
Con Ranieri Dandolo, Premarino ebbe il comando di navi mercantili, mentre capitano d’armata fu Giacomo Baseio. La flotta, partita da Venezia nell’autunno 1206, s’impadronì del borgo e del castello di Corfù. Dandolo e Premarino guidarono, quindi, un’azione dimostrativa nelle acque cretesi, catturando quattro galere genovesi all’ancora nel golfo di Mirabello presso Spinalonga, davanti a Candia; con l’intera flotta rientrarono, quindi, a Venezia per l’inverno.
L’anno successivo (7 aprile 1207), ancora col Dandolo Premarino comandò una nuova spedizione che catturò il Vetrano e lo fece impiccare a Corfù, liberando, così, basso Adriatico e Ionio dal nemico principale della navigazione commerciale nell’area nell’ultimo decennio. La flotta si diresse, quindi, verso il Peloponneso, dal 1205 occupato dai Franchi, liberando anche Modone e Corone dai corsari e ponendole sotto il controllo del Dandolo, prima che (dal 1208) passassero sotto quello diretto del Comune veneziano. Infine Premarino e compagni s’impegnarono nella conquista di Creta. Superata la resistenza genovese fu presa, intanto, la città di Candia. La guerra, che seguì, durò per altri quattro anni fra alterne vicende. Nel 1209, per la cattura e la morte del Dandolo, Premarino rimase solo al comando dell’esercito veneziano, che guidò prudentemente (Caroldo, p. 183). Fu, quindi, sostituito da Paolo Querini. Alla fine Enrico Pescatore fu costretto a cedere l’isola (all’inizio del 1211) al comune Veneciarum, primo passo per il suo definitivo passaggio nell’orbita marciana.
Nel 1209 il Premarino tornò a Venezia; nello stesso anno fu inviato come ambasciatore a Roma e, quindi, presso l’imperatore Ottone IV di Brunswick. Qualche anno più tardi (1212), invece, assunse l’ufficio di podestà forestiero a Treviso: primo veneziano ad essere ricordato con tale incarico. Nel giugno del 1214 fu nuovamente consigliere ducale. Nel 1217 in qualità di oratore fece parte dell’ambasceria che Pietro Ziani inviò a Roma per congratularsi con Onorio III della sua recente elezione al soglio pontificio e per assistere a San Lorenzo fuori le Mura all’incoronazione (9 aprile 1217) del nuovo imperatore latino Pietro II di Courtenay e della moglie Iolanda di Fiandra. In quell’occasione i delegati veneziani richiesero anche solenne conferma degli accordi esistenti fra l’Impero latino e Venezia. L’11 aprile 1217 Ruggero Premarino e compagni videro, perciò, riconfermati le decisioni assunte dalla commissione che aveva operato la spartizione dell’Impero bizantino, dopo la presa di Costantinopoli da parte dell’esercito crociato, e il trattato dell’ottobre 1205 col quale, fra l’altro, erano state stabilite regole in materia militare e giudiziaria e concessa ai Veneziani libertà di commercio e movimento. Nel 1217 e 1219 Ruggero Premarino con il titolo di iudex fu fra i testimoni di alcuni atti del doge in carica Pietro Ziani (concessioni e conferme di proprietà).
All’intensissima attività svolta per oltre mezzo secolo, con esiti alterni ma sostanzialmente positivi, al servizio di Venezia ‒ affiancando spesso più noti esponenti del patriziato contemporaneo ‒ Ruggero Premarino associò investimenti privati diversificando i propri interessi, com’era consuetudine per il corpo dirigente veneziano del tempo. Da un paio di attestazioni del maggio 1204 si evincerebbe la sua compartecipazione in società create a scopo di lavoro lagunare e agrario a Oriago, nell’immediato entroterra veneziano (SS. Ilario e Benedetto e S. Gregorio, 1965, p. XXXII).
Dopo gli anni Venti del Duecento di Ruggero si perdono le tracce.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea codici, I, Storia veneta 22, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, reg. 6 (P-S), pp. 209-212; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It. VII, 17 (8306), G.A. Capellari Vivaro, Campidoglio veneto, in cui si hanno l’armi, l’origine, la serie de gl’huomini illustri […] che hanno goduto e godono della nobiltà patritia di Venetia, III, cc. 240v-242r; Paolo Rannusio [Ramusio], Della guerra di Costantinopoli per la restitutione de gl’imperatori Comneni fatta da sign. Venetiani et Francesi l’anno MCCIV, libri sei, Venezia 1604, p. 28; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane raccolte ed illustrate, Venezia 1842, V, pp. 189 s.; Urkunden zur älteren Handels- und Staatsgeschichte der Republik Venedig, mit besonderer Beziehung auf Byzanz und die Levante, a cura di G.L.F. Tafel - G.M. Thomas, I, Wien 1856, doc. CLVII, pp. 566-569; Listine o odnošajih izmedju južnoga slavenstva i mletačke republike, I, Od godine 960 do 1335 (Documenti sui rapporti tra Slavi meridionali e Repubblica di Venezia, I, Dall'anno 960 al 1335), a cura di S. Ljubić, Zagabria 1868, doc. XXXII, pp. 23 s.; Andreae Danduli ducis Venetiarum Chronica per extensum descripta, a cura di E. Pastorello, in RIS2, Bologna 1938-1958, pp. 273, 282-284, 286; G. Liberali, Gli statuti del comune di Treviso, I, Statuti degli anni 1207-1218, Venezia 1950, p. XXII; San Lorenzo (853-1199), a cura F. Gaeta, Venezia 1959, doc. 50, pp. 81 s.; doc. 54, pp. 88-90; Venetiarum Historia vulgo Petro Iustiniano Iustiniani filio adiudicata, a cura di R. Cessi - F. Bennato, Venezia 1964, pp. 132 s., 146, 149, 304, 344; SS. Ilario e Benedetto e S. Gregorio, a cura di L. Lanfranchi - B. Strina, Venezia 1965, p. XXXII; San Giorgio Maggiore, III, Documenti 1160-1199 e notizie di documenti, a cura di L. Lanfranchi, Venezia 1968, doc. 437, pp. 212-214; Martin da Canal, Les estoire de Venise. Cronaca veneziana in lingua francese dalle origini al 1275, a cura di A. Limentani, Firenze 1972, cap. LXV, p. 69; capp. LXVIII-LXIX, pp. 70-72; SS. Trinità e S. Michele arcangelo di Brondolo, III, Documenti 1200-1299, a cura di B. Lanfranchi Strina, Venezia 1987, doc. 611; Gli atti originali della cancelleria veneziana, a cura di M. Pozza, I, (1090-1198), Venezia 1994, doc. 30, pp. 112 s.; II, (1205-1227), 1996, docc. 12, 16, 19, rispettivamente pp. 49-52, 62-65, 73-76; I patti con l’impero latino di Costantinopoli, a cura di M. Pozza, Roma 2004, pp. 10-40, 48-74; Giovanni Giacomo Caroldo, I, De la originile Cetatii la moartea dogelui Giacopo Tiepolo (1249) [= Dalla fondazione della città alla morte del doge Giacomo Tiepolo (1249)], a cura di S. Marin, Bucaresti 2008, pp. 180-183, 198.
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