JACOBBI, Ruggero
Nacque a Venezia il 21 febbr. 1920, unico figlio di Nicola e di Lucia Dentis. Nel 1922 la famiglia si trasferì a Genova, dove lo J. frequentò le scuole elementari, poi a Torino (1929), infine a Roma (1930), città in cui, compiuti gli studi classici (1937), si iscrisse alla facoltà di lettere.
Ancora studente liceale (1936-37) aveva cominciato a pubblicare articoli su poeti e scrittori contemporanei, come L. Sinisgalli, N. Savarese, A. Gatto, A. Soffici e A.G. Bragaglia nelle riviste Il Meridiano di Roma, Quadrivio, Letteratura.
Nel 1938 partecipò ai Littoriali della cultura di Palermo e vinse il VII premio per la critica letteraria.
In questa circostanza conobbe e cominciò a frequentare alcuni giovani intellettuali antifascisti; aderì anch'egli all'antifascismo partecipando alla Resistenza nell'ultima fase della seconda guerra mondiale. Politicamente lo J. fu uomo di sinistra, vicino al socialismo internazionalista, ma non volle mai legarsi ad alcun partito.
Dal 1938-39 aveva iniziato a collaborare con altre riviste, tra cui Il Bargello, Vita giovanile (che prese poi il nome di Corrente) e Circoli, dove pubblicava articoli letterari e curava la cronaca teatrale e cinematografica. Di grande importanza fu l'incontro con gli ermetici fiorentini di Campo di Marte, la rivista di A. Gatto e V. Pratolini; in quell'ambiente si aprì alla conoscenza delle letterature straniere e a nuove forme d'arte, e maturò la convinzione che al lavoro letterario dovesse corrispondere una funzione etica e civile.
L'interesse per il simbolismo e per l'ermetismo fu un caposaldo della critica letteraria dello J., il quale non trascurò, comunque, le avanguardie novecentiste (futurismo, dadaismo, surrealismo…), cogliendone i legami col pensiero di K. Marx e con la psicoanalisi, l'irrazionalismo di fondo e la proiezione nel mondo onirico, in parte riconducibili al perdurare di alcune componenti del romanticismo.
Agli anni Trenta-Quaranta risalgono i primi componimenti poetici e narrativi (cfr. gli scritti, da lui stesso datati, ora nel Fondo R. Jacobbi, conservato a Firenze, presso il Gabinetto G.P. Vieusseux, Archivio contemporaneo A. Bonsanti); nel 1940 cominciò a lavorare nel mondo dello spettacolo, come sceneggiatore e aiuto regista cinematografico e curando, a Teramo, le prime regie teatrali. Intanto continuava a frequentare l'università a Roma e preparava la tesi su S. Mallarmé, anche se non arrivò mai alla laurea.
Nel 1942 mise in scena Minnie la candida di M. Bontempelli (Roma, teatro del Gruppo universitario fascista-GUF) e si conquistò la stima di A.G. Bragaglia, che egli considerò un suo maestro e dal quale ebbe una scrittura per il teatro delle Arti. Dopo aver subito il carcere (1944), all'indomani della Liberazione si trasferì a Milano, dove conobbe e lavorò con P. Grassi e G. Strehler, che stavano progettando il primo teatro stabile italiano.
Insegnò recitazione e storia del teatro nella Scuola d'arte drammatica del Fondo Matteotti e curò la sceneggiatura del film Il sole sorge ancora di A. Vergano (1946), di cui fu anche uno degli interpreti.
La vera svolta nella vita dello J. avvenne nel 1946 con la partenza, come direttore artistico della compagnia di Diana Torrieri, per il Brasile, dove doveva rimanere fino al 1960, trovando in quel paese immenso, "vergine", un terreno fecondo per la sua creatività.
Visse a Rio de Janeiro, San Paolo e Porto Alegre, e operò soprattutto nel mondo dello spettacolo, contribuendo, insieme con altri registi e scenografi italiani che pure lavoravano in Brasile, alla "renovaçao" del teatro brasiliano: curò numerose regie di opere di drammaturghi italiani e stranieri, da lui tradotti in portoghese e adattati, e diresse alcuni lavori di autori brasiliani. In poco tempo infatti aveva appreso il portoghese tanto da scrivere in questa lingua due drammi: O outro lado do rio (L'altra riva del fiume), in prosa, andato in scena a Porto Alegre nel 1959 e Ifigenia, in versi, non rappresentato; tra le regie per il teatro lirico si ricorda un Don Giovanni di W.A. Mozart (Rio de Janeiro, 1956). Si dedicò anche alla televisione e al cinema, realizzando tre lungometraggi.
Per quanto concerne gli scritti critici, abbiamo notizia soltanto di tre saggi pubblicati dallo J. nel periodo brasiliano: A expressão dramática (L'espressione drammatica, Rio de Janeiro 1956); Goethe, Schiller, Gonçalves Dias (Porto Alegre 1958) e O espectador apaixonado (Lo spettatore appassionato), corso di arte drammatica (ibid. 1962), edito dopo il suo rientro in Italia.
Lo J. lasciò tracce profonde in Brasile soprattutto attraverso l'insegnamento, dapprima presso la Scuola d'arte drammatica di San Paolo, come docente di recitazione, di storia del teatro e del cinema, poi dal 1958 presso l'Università di Porto Alegre dove organizzò e diresse l'Istituto di studi teatrali. In questa città sposò in seconde nozze (il primo matrimonio risaliva al 1943) l'attrice Daisy Santana, dalla quale ebbe una figlia, Paola, nata nel 1960.
Nonostante l'intensa attività lo J., anche in questa fase della sua vita, riuscì a non trascurare la poesia. Ne offre testimonianza, conservata nel menzionato Fondo R. Jacobbi, la vastissima produzione poetica spesso da lui ordinata in sillogi, ma pubblicata in minima parte durante la vita. Il primo libro di versi edito, Poemi senza data (Porto Alegre 1955), comprendeva poesie scritte in tempi e stili diversi.
Questo specifico carattere di contaminazione stilistica e cronologica, presente nella prima raccolta, si riscontra anche nelle successive; S. Ramat, dopo aver sottolineato "l'impressionante quantità di toni e schemi, di timbri e forme" di cui fa uso lo J., aggiunge che "stupisce che Ruggero non abbia fatto ricorso - sulla traccia del suo amato Pessoa - al corredo degli eteronimi" (cfr. Nella distanza del tempo e del mare, in Diciotto saggi su R. J.…, a cura di A. Dolfi, Firenze 1987, p. 89).
Tornato in Italia nel 1960 e trascorsi a Roma alcuni mesi, si trasferì l'anno dopo a Milano, dove riprese contatto con P. Grassi e dove, fino al 1963, fu direttore della Scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro e condirettore dei Quaderni del Piccolo Teatro. Dal 1961 al 1965 fu critico teatrale dell'Avanti!, collaborando anche con Sipario e Il Dramma. Nel 1966 si sposò per la terza volta con Mara Dragoni e con lei partì per il Portogallo, da dove fu espulso, in settembre, per i suoi orientamenti politici, sgraditi al governo di A. Salazar.
Lo J. rimase legato all'esperienza brasiliana anche continuando a pubblicare testi fondamentali sul teatro e sulla poesia di quel paese, unitamente a scritti critici sulla letteratura italiana, europea e statunitense.
La raccolta antologica dei Lirici brasiliani dal modernismo a oggi (Milano 1960), da lui tradotti e annotati, diffuse in Italia la conoscenza di poeti fino ad allora ignoti al grande pubblico; seguì Teatro in Brasile (Bologna 1961), con un'introduzione in cui lo J. rievoca quella "seconda Europa" nella suggestione dei suoi paesaggi e atmosfere. Lo J. tradusse anche le Metamorfosi del poeta e amico M. Mendes (Milano 1964); successivamente in Arte e poesia (gennaio-febbraio 1969, n. 1, pp. 12-20) uscì il Diario di Copacabana (poi, con il titolo Diario brasiliano, in "Journal intime" e letteratura moderna, a cura di A. Dolfi, Roma 1989, pp. 339-350).
Alla letteratura italiana dedicò due brevi volumetti, Primo e Secondo Novecento (Milano 1965), sintesi acuta e personale della produzione nazionale fra il 1900 e il 1960, nonché due scelte antologiche: Poesia futuristica italiana (Parma 1968), in cui lo J. propone una visione nuova e originale del futurismo e di F.T. Marinetti, e, soprattutto, "Campo di Marte" trent'anni dopo. 1938-1968 (Firenze 1969), arricchita da pagine che ricreano il clima di anni vissuti dallo J. in prima persona e che approfondiscono i momenti significativi di quell'esperienza culturale.
Gli importanti saggi su W. Faulkner ed E. Hemingway apparvero nella collana "I premi Nobel" degli editori Fabbri (Milano, rispett. 1967 e 1968); lo J. curò anche i saggi premessi alle Opere di E. O'Neill (Torino 1962) e a quelle di M. Maeterlinck (Milano 1967) che egli considerava un grande drammaturgo surrealista.
Nel 1970 rientrò a Roma, dove gli nacque la figlia Laura e dove, nel 1973, ottenne l'incarico di docente di letteratura brasiliana al magistero, diventando titolare di cattedra nel 1980. Insegnò storia del teatro all'Accademia nazionale d'arte drammatica, di cui fu direttore dal 1975 al 1980, e nel 1976 fondò la Rivista italiana di drammaturgia; scrisse anche due brevi drammi: Il porto degli addii del 1965 (in Ridotto, gennaio 1971, n. 1, pp. 41-66) e Il cobra alle caviglie del 1969 (in Il Dramma, XLV [1969], 13, pp. 82-89); nel frattempo non aveva interrotto l'attività registica che proseguì fino al 1979.
Nel 1972, al teatro delle Arti di Roma, aveva allestito la rappresentazione di un altro suo testo teatrale, in versi, Edipo senza sfinge (il dramma apparve postumo in Ridotto, giugno-luglio 1982, n. 6-7, pp. 67-99), che fu poi portato in tournée in vari centri italiani: diviso in 2 tempi e in 18 episodi stabilisce un rapporto dialettico tra personaggi e autori della scena, da Sofocle a Seneca, da Corneille ai moderni.
Come storico del teatro lo J. pubblicò Teatro da ieri a domani (Firenze 1972; premio S. D'Amico per la critica teatrale), studio teorico-critico sulla drammaturgia italiana del Novecento.
Vi raccolse saggi scritti tra il 1962 e il 1972, suddivisi nelle sezioni Ragion pura, Ragion poetica, Ragion pratica, e in cui si sofferma sulla crisi del teatro italiano e sulle sue prospettive future, esaminando l'opera di autori sia maggiori (L. Pirandello, P.M. Rosso di San Secondo, U. Betti), sia minori.
Lo stesso criterio seguì ne Le rondini di Spoleto (Samedan [=Milano] 1977; n. ed., a cura di A. Dolfi, Trento 2001) con l'intento di allargare il discorso ai drammaturghi stranieri, tra i quali emerge A. Strindberg, visto come padre del teatro moderno. In particolare, poi, lo J. studiò l'opera di Rosso di San Secondo, curando i volumi secondo e terzo del Teatro (I-III, Roma 1976) di questo autore, "testimone dell'angoscia contemporanea" e "delle contraddizioni del vivere moderno" (in Le rondini di Spoleto, pp. 88 s.). Allo J. si deve, inoltre, il primo testo sul teatro per le scuole superiori: Guida per lo spettatore di teatro (Messina-Firenze 1973).
Nell'ultimo decennio di vita lo J. si misurò ancora con la traduzione, pubblicando una nuova antologia di Mendes (Poesia libertà, Milano 1971), una nuova raccolta di lirici brasiliani (Poesia brasiliana del Novecento, Ravenna 1973), e, con Invenzione di Orfeo di Jorge de Lima (Roma 1982), un'opera impegnativa di oltre 10.000 versi, alla quale si era dedicato fin dal 1952, interpretandola e dando "un esempio di trascreazione poetica" (L. Stegagno Picchio, R. J. e "Invenzione di Orfeo"…, in Stilb, settembre-ottobre 1982, n. 11, pp. 59 s.).
Fra i poeti e gli scrittori europei studiati dallo J. vanno senz'altro rammentati: il portoghese F. Pessoa, di cui sentiva affine la personalità plurima nell'uso degli eteronimi, nella frantumazione dell'io, nella propensione all'inedito; gli italiani A. Onofri e D. Campana (Invito alla lettura di Campana, Milano 1976), quest'ultimo considerato una fra le voci poetiche più alte di tutto il Novecento; i "maudits" francesi, S. Mallarmé, A. Pizzuto (A. Pizzuto, Firenze 1971). Si individuano così, tramite tali preferenze, le linee portanti della sua formazione culturale - simbolismo ed ermetismo, orfismo e un certo surrealismo, talvolta al limite dell'informale - che non a caso si ritrovano alla base anche della elaborazione poetica.
Lo J., che conosceva bene lo spagnolo (tradusse J. Benavente, F. García Lorca e Lope de Vega), l'inglese e il croato - almeno quanto bastava per apprezzare l'opera di M. Krleža e di altri suoi connazionali -, scrisse e fu poeta in tre lingue: italiano, portoghese e francese.
Su invito dell'amico O. Macrì, pubblicò, nel 1972 col titolo di Sonetti e poemi (1941-1966), una piccola raccolta, traendola da suoi inediti (in L'Albero, 1972, n. 49, pp. 205-237); egli scrisse a Macrì: "Non ho mai creduto al libro composto di liriche isolate, ma ho sempre pensato un libro di versi come un romanzo in progresso" (cit. in A. Piromalli, L'attività letteraria di R. J., Napoli 2000, p. 26). Nella premessa alla nuova edizione di Le rondini di Spoleto, Anna Dolfi, sottolineando uno specifico carattere della produzione poetica dello J., afferma che "l'antologia costringe in un'unica voce quelle voci diverse nelle quali altrove si moltiplica l'io poeta […] e adombra soltanto, nella forzata elisione, quella molteplicità di volti, di autori, per Jacobbi fondamentale" (p. XIII). Lo J. fece uscire successivamente alcune "plaquettes": Angra ("insenatura", in portoghese) con tre sonetti (in Foglio di poesia [Gela-Caltanissetta], novembre 1973, n. 27); Novecento letto & erario (Roma 1975), scherzi, epigrammi e "convivalia"; Despedidas ("addii", in portoghese, Pisa 1976). Più consistenti sono le due raccolte Le immagini del mondo (1966-1976) (Venezia 1978), con cui vinse il premio Vallombrosa; e l'altra, composta seguendo sempre il criterio di mettere insieme poesie scritte in anni diversi, intitolata E dove e quando e come (ibid. 1980).
Numerose furono le voci curate dallo J. per varie enciclopedie dello spettacolo, per il Grande Dizionario enciclopedico (UTET, Torino 1966) e per l'Appendice IV dell'Enciclopedia Italiana (Roma 1978), riguardanti il teatro e le letterature latino-americane. Suoi contributi sono apparsi in Letteratura italiana. I contemporanei (Milano 1979) e in Teatro contemporaneo (Roma 1981 e 1983).
Lo J. morì a Roma il 9 giugno 1981.
Dello J. sono state ordinate e pubblicate postume: L'avventura del Novecento, a cura di A. Dolfi, Milano 1984; Lettere 1947-1981, con un'appendice di testi inediti o rari (carteggio con O. Macrì), a cura di A. Dolfi, Roma 1993; Maschere alla ribalta. Cinque anni di cronache teatrali 1961-1965, a cura di F. Polidori, introd. di A. Dolfi, Roma 2002; l'antologia L'Italia simbolista, a cura di B. Sica, introd. di A. Dolfi, Trento 2003; Quattro testi per il teatro (traduz. da W. Shakespeare, Lope de Vega, Molière), a cura di A. Dolfi, Roma 2003.
Fonti e Bibl.: Il già citato Fondo R. Jacobbi dell'Archivio Bonsanti è consultabile anche in Cd-Rom, per cura di F. Polidori, allegato a Le rondini di Spoleto, cit. (2ª ed.), con una bibliografia esaustiva sullo J. fino al 2000; è in corso di stampa, a cura di A. Dolfi, L'eclettico J.: percorsi multipli tra letteratura e teatro. Atti del Convegno tenuto presso il dipartimento di italianistica dell'Università di Firenze (gennaio 2002).