Nell’arte libraria antica, la terra rossa usata per tingere l’asticella centrale del volume (umbilicus), la custodia di esso e l’index, cioè la membrana pendente del rotulus; inoltre per scrivere le prime lettere, il titolo dei capitoli, le segnature e i richiami. Tale uso, continuato nei libri a stampa, è oggi limitato ai libri liturgici.
Con riferimento a codici o incunaboli, si chiama r. sia il singolo titolo scritto in rosso, sia il prospetto (detto anche rubricario o tavola) che, al principio o alla fine del volume, riunisce i titoli dei singoli capitoli, o delle singole opere in esso contenute, con funzioni simili al nostro indice. Nelle officine librarie, l’operazione di rubricare, ossia scrivere in rosso le lettere iniziali (per queste, dal 12° sec., anche in azzurro e verde), i titoli e le didascalie dei capitoli e dei paragrafi, era affidata a uno speciale amanuense, detto rubricatore.
Nella liturgia latina, si dicono r. le norme rituali dei libri liturgici, che regolano la celebrazione e l’ordinato svolgimento delle azioni sacre; sono scritte in rosso per distinguerle dalle formule proprie di ogni rito.