rosolia
Malattia infettiva contagiosa avente come agente eziologico un virus a RNA del genere Rubivirus, di cui è noto un solo sierotipo appartenente alla famiglia Togaviridae.
La diffusione della r. è universalmente endemica; nei climi temperati l’infezione è prevalente in inverno e in primavera. Nelle popolazioni non vaccinate la r. è una malattia pediatrica, ma si manifesta in adolescenti e adulti più frequentemente del morbillo e della varicella. L’infezione conferisce una immunità quasi sempre permanente. Molto importante ai fini epidemiologici è che il 50÷60% dei casi di r. decorre senza esantema. L’infezione si trasmette per diffusione di goccioline di Flügge (quelle che si emettono spontaneamente parlando, respirando, starnutendo o tossendo) o per contatto diretto. Il virus penetra attraverso il nasofaringe; successivamente si ha una fase viremica con localizzazione ai linfonodi, soprattutto cervicali. L’esantema compare dopo circa 15 giorni dal contagio e dura 3÷5 giorni: si diffonde prima sulla fronte per poi estendersi al volto e successivamente al tronco e agli arti. Le caratteristiche cliniche principali sono febbre, faringite, linfoadenopatia. Qualora venga contratta durante la gravidanza, la r. può determinare l’infezione del feto e gravi malformazioni.
La diagnosi è principalmente clinica. La diagnosi differenziale rispetto al morbillo si effettua osservando l’eruzione (più lieve e leggera nella r.) e per l’assenza di macchie di Koplik, rinite, fotofobia o tosse. Inoltre la r. si distingue per il decorso più breve e con durata e rischio di complicazioni minori. Poiché la diagnosi clinica è talvolta imprecisa, è indispensabile l’esecuzione di una conferma di laboratorio con la ricerca di anticorpi specifici del virus nel siero. Nella donna gravida, la r. può essere confermata da un incremento di almeno 4 volte del titolo anticorpale specifico tra sieri prelevati in fase acuta e in fase di convalescenza.
Terapia. Poiché la malattia ha solitamente un decorso clinico autolimitante, non si intraprende nessuna terapia. Tuttavia è importante una strategia vaccinale per tutte le donne che superano la pubertà senza aver contratto la malattia. In caso di infezione in gravidanza risulta indicata una immunoprofilassi passiva che viene effettuata mediate infusione di immunoglobuline ad alto titolo anticorpale contro il virus della rosolia.