rondò letteratura Componimento poetico originariamente musicato e cantato che accompagnava un ballo in tondo. Derivante dal rondeau (o rondel) francese, ebbe scarso seguito in Italia, dove fu detto anche rotondello. Ha forma metrica simile alla ballata, con ritornello di 2 o 3 versi e brevi strofe indivise che ne riprendono le rime, per es. con schema: ab aaab aaab, dove il primo verso del ritornello è integralmente ripetuto nella seconda sede delle strofe. Dopo qualche saggio trecentesco (nei trattati di Antonio da Tempo e Gidino da Sommacampagna), cadde in disuso, a differenza della forma musicale. Ne scrissero ancora M. Boiardo e G. D’Annunzio. musica Forma musicale caratterizzata dal periodico ritorno di un’idea principale, in sé conclusa, o anche di uno o più periodi secondari, lungo l’intero svolgimento della composizione. Genere praticato sin dal Medioevo, assunse nel Settecento la sua moderna fisionomia. Con l’affermazione del classicismo, divenne una delle forme privilegiate per l’ultimo movimento di una sonata. Usato anche nel genere vocale dalla seconda metà del 18° sec., il r. è stato impiegato, sia pure con molta libertà, anche nel 20° sec. (B. Bartók, A. Schönberg, A. Webern). Rondello Componimento discantistico a due o tre voci in imitazione a canone e caratterizzato dalla forma del testo poetico, dove una data strofa ritorna (come nel r.) tra altre diverse.