CAETANI, Roffredo
Principe di Bassiano e ultimo duca di Sermoneta, nacque a Roma il 13 ott. 1871 da Onorato e dalla nobildonna inglese Ada Bootle-Wilbraham. Fu figlioccio di F. Liszt, il quale, riconosciuto ben presto il suo talento musicale, ne parlò in una lettera inviata al nonno del C. Michelangelo, suo amico. A Roma il C. studiò pianoforte con G. Sgambati, armonia e contrappunto con C. De Sanctis e N. Tacchinardi. Proseguiti poi gli studi a Berlino e a Vienna, dove conobbe Brahms, iniziò molto presto a comporre, soprattutto musica da camera, eseguita dapprima privatamente, come ad esempio il Quartetto in re op. 1 del 1887, composizione in un solo tempo nello stile fugato pervasa da una giovanile foga inventiva, e il Quartetto in fa maggiore op. 4, che in seguito verrà molto apprezzato a Parigi. Il primo concerto pubblico di sue composizioni, del quale si ha notizia, risale al 1889 allorché nella sala Palestrina di Roma venne eseguito l'Intermezzo sinfonico per grande orchestra op. 2, opera che già rivela la capacità di orchestrazione dell'ancor giovanissimo compositore. In seguito, però, le sue composizioni verranno eseguite prevalentemente all'estero - in Francia, in Inghilterra, in Russia e negli Stati Uniti - mentre il suo nome rimarrà pressoché sconosciuto nel mondo musicale italiano. Recatosi poi a Parigi il C. vi conobbe Marguerite Chapin, una giovane americana venuta a studiare in Europa, che sposerà poi a Londra nel 1911. Insieme si stabilirono nella villa Romaine di Versailles.
Frattanto nel periodo anteriore al matrimonio avevano avuto inizio gli studi del C. per il libretto dell'opera Hypatia, studi che si protrassero per molti anni e richiesero laboriose ricerche sulla filosofia neoplatonica e sulle varie dottrine eretiche sorte in Egitto nel V secolo.
Nel 1932 il C. ritornò definitivamente in Italia con la moglie e i figli Lelia e Camillo e si stabilì nel castello di Ninfa presso Sermoneta (la "Pompei medioevale" del Gregorovius); qui si riunivano artisti, letterati e musicisti di ogni nazionalità, in un'oasi di pace e di serenità che doveva ben presto infrangersi con la guerra e la tragica morte, avvenuta il 15dic. 1940 sul fronte d'Albania, del giovanissimo figlio Camillo. Cessata la guerra, la famiglia fece ritorno nella residenza romana di palazzo Caetani, il cui salotto tornò ad ospitare le personalità più significative del mondo letterario.
Nel 1943 fu rappresentata al teatro dell'Opera di Roma, sotto la direzione di Tullio Serafin, l'ultima opera del C.: L'isola del sole, una novella musicale in due atti con un epilogo su libretto proprio.
Nel 1939 era stato nominato accademico di S. Cecilia. Il C. morì a Roma l'11 aprile del 1961.
Fra le sue opere musicali, in gran parte pubblicate a Magonza dall'editore Schott, si ricordano in particolare, oltre a quelle citate: Sonata in la bemolle maggiore per pianoforte op. 3; Quintetto in fa maggiore op. 4 per pianoforte e archi; Trio in re maggiore op. 5 per pianoforte, violino e violoncello; Sonata in si bemolle maggiore op. 6 per violino e pianoforte; Dodici variazioni su un Preludio di Chopin in do minore op. 7; Cinq préludes symphoniques pour orchestre op. 8, n. 1, 2, 3; Composizioni per pianoforte op. 9; Suite in si minore op. 10 per orchestra (1902); Cinq préludes symphoniques op. 11, n. 4, 5; Quartetto in fa minore op. 12;inoltre pubblicate a Roma presso U. Fanfani: Una festa campestre in mi maggiore per violino e pianoforte; Il canto dei tre bimbi per pianoforte e 3 soprani; La commedia d'un musicista, 5 pezzi per pianoforte e infinel'opera teatrale Italia mia! (Domodossola 1926).
Musicista ignorato in patria per la sua dedizione alla musica da camera, un genere verso il quale gli ambienti musicali italiani del primo '900 dimostrarono una profonda indifferenza, va riconosciuto al C. il merito di essere stato tra i primi sostenitori di un ritorno alla musica strumentale a lungo trascurata soprattutto per il perdurare del predominio del melodramma italiano su ogni altra forma d'espressione musicale. Comunque il C. trovò dei forti sostenitori in insigni musicisti italiani, tra i quali i suoi maestri; lo Sgambati suonò infatti il Trio op. 5 nel 1897 alla corte sabauda insieme con il violinista T. Monachesi che eseguì per primo la Sonata op. 6 per violino e pianoforte - pagine queste tra le più raffinate del giovane C. e pervase da una elegiaca, armoniosa ispirazione poetica, poi eseguite a Parigi da E. Ysaye. Il De Sanctis a sua volta fu tra gli esecutori del Quartetto op. 12, che segna in un certo senso il congedo del C. dal mondo della musica da camera, almeno per molti anni. è questa un'opera equilibrata e matura rispettosa dei canoni delle forme classiche; ma forse le composizioni che più ci preparano all'ulteriore sviluppo musicale del C. sono i Cinq préludes symphoniques op. 8 et 11, in particolare il Prélude op. 8n. 1, che rivela non soltanto la capacità di orchestrazione del giovane compositore, ma anche l'influenza che ebbe su di lui il sinfonismo tedesco, temprata da uno spirito e un sentimento profondamente italiani.
Peraltro assai interessante anche in questo senso appare l'opera teatrale Hypatia, ispirata alla storia ecclesiastica di Socrate da Costantinopoli e ad alcune lettere di Sinesios. L'importanza della vicenda, che si svolge nel 415 d. C. in Alessandria, è accentrata sulla protagonista Hypatia, filosofa a capo della famosa scuola neoplatonica, che per la sua bellezza e la sua sapienza suscita gelosie e nonostante l'amore di Oreste, prefetto d'Egitto, non potrà sfuggire a un complotto e morirà lapidata dalla folla delirante.
L'opera, che fu pubblicata da Schott a Magonza solo nel 1924, fu rappresentata per la prima volta il 23 maggio 1926 in versione tedesca al Deutsches Nationaltheater di Weimar e riscosse uno strepitoso successo di pubblico e di critica. Altre riprese si ebbero a Dusseldorf e a Basilea, ma solo nel 1957 fu trasmessa alla RAI in una versione ridotta diretta da F. Previtali.
Nell'Hypatia il C. riesce a fondere gli stilemi dell'opera wagneriana con spirito e caratteristiche musicali prettamente italiani; sottraendosi, infatti, alle influenze proprie del bel canto riesce pur tuttavia a mantenere tipiche inflessioni meridionali e un certo dinamismo impulsivo, ottenuto (come osserva Willi Reich nella Wiener Zeitung del 1937) da una sapiente orchestrazione con frequente divisione degli archi e dall'uso di due cori opposti secondo lo stile antico, che rafforzano l'azione e producono delicati e originalissimi effetti sonori. Non meno significativa si rivela una particolare forma di declamazione cantata, che soprattutto nelle scene culminanti dell'opera dà luogo ad effetti altamenti drammatici.
Non meno interessante L'Isola del Sole, ultimo lavoro teatrale del C., la cui vicenda anibientata verso la fine del Medioevo e ispirata all'amore contrastato di Rosario, cantore e poeta, per Musella, è immersa in un'atmosfera essenzialmente lirica pur contenendo episodi di carattere comico. Giulio Confalonieri dopo aver assistito ad una ripresa dell'opera a Basilea, ne sottolineò nella rubrica radiofonica Cronache Musicali (1950) la scrittura elegante e salda e la varietà della costruzione musicale.
Personalità altrettanto brillante e attiva negli ambienti artistici fu quella della moglie Marguerite Chapin, nata a New London (Connectieut) il 24 giugno del 1880 da Lindley Hoffinan Chapin e Leila Gibert. Venuta all'età di 22 anni in Europa per studiare canto, fu allieva di Jean de Reske a Parigi ove frequentò il mondo artistico e letterario, rappresentato in quel periodo da figure di grande rilievo come P. Valéry, A. Léger, V. Larbaud, L.-P. Fargue, A. Monnier. Durante una delle riunioni tenute nella villa Romaine di Versailles nacque l'idea di fondare una rivista letteraria e per suggerimento di Léger venne scelto il nome di Commerce;l'iniziativa realizzata nel 1924 ebbe la durata di otto anni e la pubblicazione diretta dalla C. con entusiasmo e dedizione si rivelò come una delle manifestazioni culturali più significative del momento: vennero infatti presentate le opere migliori di scrittori e poeti già conosciuti e nello stesso tempo venne offerta a giovani artisti non ancora noti la possibilità di far conoscere le loro opere. La letteratura contemporanea, ad esclusione della critica letteraria, vi fu rappresentata dai nomi di P. Claudel, A. Gide, Hoffmannsthal, Jouhandeau, Limbour, B. Pasternak, R. M. Rilke, E. Sitwell, F. Kafka, V. Woolf, A. Malraux, P. Valéry, J. Prévert, J. Supervielle; e vi comparvero inoltre eccezionali traduzioni di T. S. Eliot reso da Saint-John Perse, di Garcla Lorca tradotto da Supervielle, James Joyce da Larbaud, Leopardi da Ungaretti.
Nel 1948 la C. fondò nel palazzo Caetani a Roma la nuova rivista Botteghe Oscure, più estesa ma non dissimile da Commerce, nella quale vennero pubblicati alcuni tra i migliori esempi di poesia e prosa in lingua originale sotto la redazione di Giorgio Bassani (vi apparvero per la prima volta una buona parte del Gattopardo, racconti di Arpino, Anna Banti, Bassani, Calvino, Cassola - La casa di via Valadier -, Dessì, Carlo Levi, Silone, Pratolini, Soldati - La giacca verde -, Petroni - La casa si muove -, Moravia - BeatriceCenci -, una commedia di Brancati, poesie di Saba e Montale; in francese furono pubblicate opere di Camus, René Char, Malraux e altri che avevano già contribuito a Commerce, mentre la letteratura anglo-americana vi fu rappresentata da T. Capote con La casa dei fiori, da D. Thomas con la prima versione di Under Milk Wood, da H. James, R. Graves, C. McCullers, T. Williams, Th. Roethke, Cummings, Auden, V. Watkins e infine quella tedesca da Rilke, Hoffmannsthal e B. Brecht). Sempre alla ricerca di nuovi talenti, sempre pronta ad aiutare uno scrittore in difficoltà, aperta all'amicizia e a nuove iniziative, la C. continuò a dirigere la rivista finché l'età e la stanchezza, le difficoltà economiche, la morte del caro amico editore Luigi De Luca la portarono nel 1960 all'ultimo numero di Botteghe Oscure.In questa occasione Robert Lowell le scrisse: "Credo che puoi esserne fiera… la tua rivista fa parte della storia di un'Europa che emerge dalla desolazione della guerra" (ined., Arch. Caetani).
La C. morì a Ninfa il 17 dic. 1963.
Fonti e Bibl.: Lettere, manoscritti e notizie nell'Archivio Caetani, Roma; O. G. Th. Sonneck, Library of Congress - Orchestral Music Catalogue, Washington 1912, p. 72; G. Grove's Dict. of Music and Musicians, II, London 1954, p. 14; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 361; La Musica, Diz., I, Torino 1968, p. 321. Per Marguerite Chapin, v. Hommage à "Commerce" (Lettres et arts à Paris entre 1920 et 1935), cat. a cura di V. Fougère, Rome 1958; G. Macchia, I tempi di Commerce, in IlMondo, 10febbr. 1959, pp. 11 s.; I. Origo, A Portrait of Marguerite, in The Cornhill, n. 1042 (1964-65), pp. 223-240; Id., Ritratto di Marguerite, in Tempo presente, X (1965), 3, pp. 21-32.