MORGARI, Rodolfo
MORGARI, Rodolfo. – Figlio di Giuseppe Maria e di Caterina Maccagno (o Macagno), nacque a Torino nel 1827.
Come il fratello Paolo Emilio apprese i primi rudimenti artistici dal padre, pittore, allievo di Lorenzo Pecheux e attivo presso la corte sabauda. Negli anni Quaranta studiò all’Accademia Albertina di Torino. Nel 1848 prese parte alla prima guerra d’Indipendenza. In questo stesso anno partecipò alla I esposizione della Promotrice di belle arti di Torino, dove continuò a esporre, in modo continuativo fino alla fine degli anni Novanta.
A partire dagli anni Cinquanta fu molto attivo anche come restauratore e, nel 1858, fu nominato «pittore e restauratore dei Regi Palazzi» da Vittorio Emanuele II. Tra i vari lavori, sia in edifici di culto sia in palazzi privati (Tomiato, 2006, pp. 72 s.) si ricordano quelli nella parrocchiale di Santhià, dove restaurò un polittico di Giovenone posto sull’altare della cappella di S. Antonio, e quelli all’interno del palazzo reale di Torino dove, in particolare, intervenne sulle pitture del soffitto dell’armeria realizzate nel XVIII secolo da Carlo Francesco Beaumont (Stella, 1893, p. 244).
Nel 1863, per il santuario di Nostra Signora della Salette a Viù, presso Torino, realizzò la Madonna vestita di primavera mentre appare a due pastorelli. Il dipinto rappresenta l’episodio che diede origine alla costruzione del santuario e, rispetto alle altre opere di Morgari, sembra quasi un ex-voto popolare, in cui colpisce il forte stacco cromatico fra la candida e luminosa veste della Madonna e gli abiti dei due astanti.
Nel 1866 affrescò i pennacchi della cupola della basilica di S. Sebastiano a Biella dipingendo il Profeta Daniele (firmato e datato) e, insieme ad alcuni collaboratori, altre figure di profeti, in stile neorinascimentale; per questa decorazione seguì i consigli del fratello Paolo Emilio che gli «ordinò», stando alle cronache, alcune piccole correzioni (Tomiato, 2006, pp. 72-74). Agli anni Settanta risalgono i lavori nella chiesa di S. Teresa a Torino (Manchinu, 2003, p. 345), dove affrescò l’Apparizione dell’angelo a s. Giuseppe (1878) sulla volta della cappella della Sacra Famiglia e, nel catino absidale, la Morte di s. Teresa e l’Apparizione di Gesù a s. Teresa.
In questi anni divenne assistente di Giuseppe Desclos, titolare della cattedra di ornato all’Accademia torinese di belle arti e avviò una fra le più importanti botteghe di restauro della città, nella quale erano impiegati stabilmente vari artisti e il nipote Luigi (Torino 1857- ivi 1935), figlio di Paolo Emilio. La bottega divenne famosa soprattutto perché si specializzò nell’arte dell’imitazione pittorica degli arazzi dei quali si riusciva a riprodurre anche l’effetto della scoloritura causata dalla luce e dal trascorrere del tempo. Di questo tipo di lavori si ricordano tre grandi tele murali, realizzate negli anni Ottanta, raffiguranti episodi legati alla storia dell’Ordine mauriziano, destinate alla decorazione del salone del Consiglio all’interno della nuova sede dell’Ordine a Torino (Stella, 1893, p. 245; Manchinu, 2003, p. 345).
Nel 1879 firmò e datò le figure allegoriche de La Pace (accompagnata da un putto con la falce e un mazzetto di grano e da un altro con la bandiera bianca), e de L’Armonia per la galleria del palazzo del duca d’Aosta a Torino (Puttini…, 1896, tavv. LXI, LXII). Stilisticamente vicini a questi dipinti appaiono quelli realizzati nel castello di Racconigi (ibid., tav. LIV), dove eseguì una serie di decorazioni celebrative di Casa Savoia e un olio su tela che ritrae, in modo estremamente realistico, Vittorio Emanuele II (1879; ripr. in Vittorio Emanuele II, 2010, p. 101).
Al di là dei giudizi severi di qualche critico (cfr. Monteverdi, 1984, p. 89) Morgari fu anche un buon ritrattista come si evince dal Ritratto di donna del 1879 (Francia, Saintes, Musée de l’Échevinage), in cui il delicato incarnato del volto e delle mani, raffigurati fin nei minimi particolari, risalta sullo sfondo scuro della tappezzeria e del mobilio.
Partecipò all’Esposizione nazionale di Torino nel 1880 con il quadro Raffaello morente (1880; Firenze, Galleria d’arte moderna) e, nuovamente, nel 1884, con Episodio di Casamicciola; in questa stessa occasione ottenne una medaglia d’oro per l’abilità dimostrata nella tecnica d’imitazione degli arazzi (Tomiato, 2006, p. 74; Gaito, 2006, p. 124). A questo stesso anno risale anche la decorazione della sala degli Arazzi nella palazzina di Giuseppe Poma a Biella, ora pensionato Cenacolo, con scene di genere in costumi settecenteschi e due sovraporta con le allegorie dell’Inverno e della Primavera (ibid., pp. 119 s.).
Nel 1887 realizzò le stazioni della Via Crucis per la chiesa parrocchiale di Cavaglià, vicino a Biella (Tomiato, 2006, p. 76). L’anno seguente firmò e datò, insieme al nipote Luigi, il medaglione centrale del soffitto della sala del Consiglio nel palazzo della prefettura di Torino, con allegorie riferite alla prosperità e alla pace di Casa Savoia (Puttini, 1896, tav. CX). Ancora nel 1888, a Roma, in occasione del soggiorno dell’imperatore Guglielmo II di Germania, dipinse la volta della sala dei Parati (sala delle Fabbriche di Paolo V) nel palazzo del Quirinale con una decorazione in stile Luigi XV, raffigurante uccelli, pavoni e rami fioriti, che ben si adattava alle tappezzerie settecentesche provenienti dal palazzo Reale di Torino collocate nella sala (rimosse nel 2006).
Dai primi anni Novanta in poi, pur continuando a partecipare alle maggiori esposizioni delle Società promotrici italiane e, con regolarità, a quelle torinesi, l’attività di Morgari si ridusse molto per mancanza di commissioni. Nel 1896, quando già poteva fregiarsi del titolo di commendatore, venne pubblicato a Torino il volume intitolato Puttini e figure decorative, allegorie, ricco di riproduzioni in fototipia di immagini tratte dai suoi lavori, da quelli della famiglia e di altri pittori della sua cerchia.
Da queste riproduzioni Morgari appare un artista eclettico che guarda a tratti alla pittura decorativa francese di fine Settecento, come ne L’Olimpo (tav. XCI), realizzato nel medaglione centrale del soffitto nella galleria del castello Rey di Vinovo (Torino); altre volte invece sembra prediligere uno stile influenzato dall’art nouveau (La primavera. Medaglia centrale di soffitto, tav. XXVI) o, in altri casi, un generico realismo (Alla fontana e La frutta del padrone, tavv. XXIII, XXV).
Al 1898 risalgono alcune tele per gli altari della chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo a Cortemilia (Cuneo), fra le quali quelle raffiguranti S. Francesco che riceve le stimmate e S. Margherita Maria Alacoque in contemplazione del Sacro Cuore di Gesù. In questo stesso anno Morgari fu definito da Stella come il miglior rappresentante dell’arte decorativa della nuova generazione (Manchinu, 2003, p. 345).
Fra le tante opere dipinte per chiese piemontesi si ricordano la pala d’altare con La predicazione del Battista (1862) per la cattedrale di S. Giovanni a Torino, quelle raffiguranti la Madonna con la Cintura e santi e La Vergine con s. Gioachino (entrambe 1874) nella chiesa di S. Antonio a Bra e l’affresco con il Trionfo di Cristo, nella volta della chiesa parrocchiale di S. Germano a Ottiglio (Alessandria). Fra i lavori appartenenti a collezioni pubbliche si segnalano: La bionda Aniceta, presentata all’Esposizione di Torino del 1865 (Torino, Galleria civica d’arte moderna) e L’angelo intercessore (Firenze, Galleria d’arte moderna). Si ricorda inoltre, per gentile segnalazione degli eredi, l’olio raffigurante un’Odalisca (Torino, collezione privata), firmato «Ro. Ma.»; tale sigla, attestata anche in altri lavori, sta a indicare, probabilmente, oltre alle prime lettere del nome, parte del cognome nella forma anglicizzata «Margary», con la quale veniva a volte citato, nella stampa dell’epoca, il figlio Pietro (1852-1885) pittore, divenuto famoso in Inghilterra e lì morto suicida.
Morì a Torino il 1° gennaio 1909.
Fu coniugato con Maria Bozoki. Dal matrimonio, oltre a Pietro, nacque Paolo (1851-1920).
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio storico del Museo nazionale del Risorgimento italiano, Fondo Tommaso Villa: lettere di R. M. a Tommaso Villa (in fase di ricollocazione); A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891, Torino 1893, pp. 244- 246; Puttini e figure decorative, allegorie, Torino 1896, passim; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, 1906, p. 314; A. Bonino, Miscellanea artistica della provincia di Cuneo, III, Cuneo 1935, ad ind.; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori…moderni e contemporanei, IV, 1973, p. 2135; C. Nuzzi, R. M., in Romanticismo storico (catal.), a cura di S. Pinto, Firenze 1973, pp. 389 s.; L. Mallé, I dipinti della Galleria d’arte moderna, Torino 1981, p. 231; M. Monteverdi, Sviluppi della pittura romantica in Italia, in Storia della pittura italiana dell’Ottocento, a cura di M. Monteverdi, Busto Arsizio 1984, I, ad ind.; A. Dragone, In dieci firmarono «Morgari», in Cronache d’arte italiana dell’Ottocento, Milano 1991, pp. 115 s.; R. Maggio Serra, La pittura in Piemonte nella seconda metà dell’Ottocento, in La Pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, I, Milano 1991, pp. 66, 69; A. Casassa, R. M., ibid., II, p. 931 (con bibl.); Pittori piemontesi dell’Ottocento e del primo Novecento: dalle Promotrici torinesi, a cura di E. Bellini, Torino 1998, pp. 276 s.; R. Breda, 1890-1940 Artisti e mostre, Roma 2001, p. 333; P. Manchinu, Famiglia Morgari, in P. Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte, Genova 2003, pp. 345 s. e ad ind.; M. Tomiato, Pittura del secondo Ottocento a Biella e nel Biellese, in Arti figurative a Biella e a Vercelli: l’Ottocento, a cura di V. Natale, Biella 2006, pp. 71-74, 76 s.; R. Gaito, Collezionismo a Biella nell’Ottocento, ibid., pp. 119 s., 122, 124; Vittorio Emanuele II. Il re galantuomo (catal.), a cura di E. Fontanella, Milano 2010, p. 101.